Archivi giornalieri: 21 febbraio 2013

DEO NO ISCO PROITE SOS CADDOS MANNOS ITALIANOS BENINT IN SARDIGNA

 

 

pubblicata da Francesco Casula il giorno Giovedì 21 febbraio 2013 alle ore 10.50 ·
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PARTITI ITALIANI

 

LO SBARCO DEI GERARCHI

 

di Francesco Casula

 

Prosegue, ininterrotta e quotidiana, la calata in Sardegna dei gerarchi dei Partiti italiani. E mi sovvengono i versi di Peppino Mereu:”Deo no isco sos carabineris/in logu nostru proite bi suni/e non arrestan sos bangarutteris”. Parafrasando il poeta di Tonara: che vengono a fare nelle nostre città? Perché non se ne stanno a Roma e Milano, magari a “bonificare” i loro partiti  e i loro pretoriani, invischiati in ruberie di ogni sorta? Vengono in Sardegna per fare pubblicità alle loro succursali e ai vassalli che hanno deciso di mettere in lista e dunque, grazie al Porcellum, di eleggere, semplicemente “nominandoli”. Con quale criterio? Lo descrive, in modo plastico ed incisivo Matteo Marteddu, dirigente del Movimento “La Base”, riferendosi al Pd, ma che può estendersi a tutti i Partiti o quasi:”Il meccanismo è quello della fedeltà ai capobastone, in una sorta di condiviso criterio medievale: a chi procura truppe da combattimento sul territorio delle periferie dell’impero, vanno benefici e prebende. Già letto sui libri di storia: per chi lo ha fatto, naturalmente”.

 

E la Sardegna con i suoi immani problemi? Cancellata, derubricata dalle Agende dei Governi italiani: da almeno 20 anni. Macellata economicamente e socialmente – e culturalmente – dal Governo Monti come da quelli precedenti e di Berlusconi in primis. Ed oggi, alla vigilia delle elezioni, senza alcun pudore, i responsabili dello sfascio sbarcano nell’Isola a promettere ai sardi magnifiche e progressive sorti. Monti promette addirittura di risolvere La vertenza entrate, che si trascina da anni: quella stessa cui, da capo del Governo, si è ben guardato dal mettere mano.

 

Ma c’è dell’altro: i politici italiani persistono con la loro lingua biforcuta. In Sardegna, per accalappiarsi i voti, parlano demagogicamente un lessico filosardo, a Roma ne parlano uno contrapposto. Così  qui cianciano di continuità territoriale e a Roma sostengono la Tirrenia, storicamente ostile ai sardi.

 

Persino il leader di 5 stelle, in genere spiritoso e creativo, è venuto a comunicarci una verità disarmante: la Sardegna “è colonizzata”. Grazie Grillo, ma lo sapevamo già. Ma tu, non aggiungere altro colonialismo politico. Ma passi Grillo. Gli è che abbiamo avuto l’affronto di veder sbarcare nella nostra Isola persino figuri impresentabili, come un certo Er pecora e altri neofascisti, che vengono a farci la lezione. Intollerabile!

 

*Pubblicato su Sardegna Quotidiano del 21-2-2013

Legge di stabilità 2013

Legge di stabilità 2013. Le novità per le pensioni dei pubblici dipendenti

Agli iscritti ex Cpdel, Cps, Cpi e Cpug, cessati dal servizio senza diritto a pensione entro il 30 luglio 2010, viene rinnovata la possibilità di costituire a domanda la posizione assicurativa presso l’Inps ai sensi della legge n. 322/58. Per attenuare i guasti prodotti dalla legge n. 122/10 (abrogazione della legge n. 322/58 e modifica della legge n. 29/79), la legge n. 228/12 introduce una nuova modalità di cumulo dei periodi di contribuzione accreditati in più gestioni.

Con questo intervento legislativo si è in qualche misura posto rimedio alle criticità  sorte in seguito all’entrata in vigore della legge n. 122/10 (art. 12-undecies) che ha statuito l’abrogazione della legge n. 322/58, cioè la possibilità ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni, cessati dal servizio senza aver maturato il diritto a pensione, di trasferire senza alcun onere a loro carico la contribuzione accreditata nelle diverse casse gestite dall’Inpdap all’Inps e, conseguentemente, di ottenere una prestazione pensionistica  determinata con le regole del fondo lavoratori dipendenti privati.

Una differenza sostanziale risiedeva, però, nella procedura di attivazione della legge 322. Infatti, se per il personale iscritto alla cassa Stato, la costituzione della posizione assicurativa presso l’Inps operava d’ufficio; diversamente, per i dipendenti iscritti alle ex casse Cpdel, Cps, Cpi e Cpug essa avveniva esclusivamente a domanda da parte dei diretti interessati.

La repentina abrogazione della legge n. 322, con riferimento alle cessazioni dal servizio senza diritto a pensione avvenute prima del 31 luglio 2010, ha di conseguenza prodotto effetti diversi tra gli iscritti alle casse dell’Inpdap.  

Per gli iscritti alla cassa Stato, in considerazione dell’attivazione d’ufficio, la costituzione della posizione assicurativa ha continuato ad operare anche dopo il 30 luglio 2010. Invece, per quelli delle casse ex Cpdel, Cps, Cpi e Cpug tale possibilità è rimasta in vigore solo per i soggetti che alla data del 30 luglio 2010 avevano presentato la prescritta domanda.

Con il correttivo introdotto dalla legge di stabilità viene di nuovo resa praticabile la possibilità di chiedere il trasferimento dei contributi all’Inps da parte di quegli iscritti alle succitate ex casse che, cessati dal servizio senza diritto a pensione entro il 30 luglio 2010, non avevano presentato entro la medesima data la relativa istanza di costituzione della posizione assicurativa.

In estrema sintesi, la legge n. 322/58 continua ad applicarsi a tutti gli iscritti  all’Inpdap cessati dal servizio senza diritto a pensione entro il 30 luglio 2010, indipendentemente dalla presentazione della domanda entro la medesima data. Ovviamente gli iscritti alle ex Casse degli II.PP potranno presentare la relativa domanda in qualsiasi momento, ma in tal caso, diversamente dagli iscritti alla CTPS, non avranno diritto ad arretrati di pensione.

Per le cessazioni avvenute a partire dal 31 luglio 2010 non si procederà più alla costituzione della posizione assicurativa all’Inps.  

Tuttavia, la modifica normativa ha risolto solo in parte i guasti prodotti dalla legge n. 122/10. Nessuna forma di salvaguardia è prevista, ad esempio, per quei soggetti ai quali la costituzione della posizione assicurativa all’Inps è revocata in caso di instaurazione di un nuovo rapporto di lavoro (ancorché di un solo giorno) presso una pubblica amministrazione. 

A questi lavoratori, una volta ricondotta all’Inpdap la posizione già costituita all’Inps, sarà in seguito preclusa ogni possibilità di trasferire nuovamente la contribuzione all’Inps in caso di cessazione dal servizio senza diritto a pensione.  

Fuor di dubbio, la decisione di estendere anche agli iscritti all’Inpdap  l’istituto della pensione differita (cfr circ. Inpdap n. 18/10) ha in qualche misura attenuato gli effetti negativi conseguenti l’abrogazione della legge 322/58. Restano, tuttavia, ancora aperte tutte le problematiche riconducibili al mancato riconoscimento, a tutt’oggi, della pensione supplementare e dei supplementi di pensione. Il che costituisce, in un quadro di tendenziale armonizzazione delle regole, fattore di disparità tra iscritti Inps e iscritti Inpdap. 

A peggiorare il quadro normativo ha inoltre concorso un’altra disposizione, peraltro con effetto retroattivo, introdotta sempre dalla legge n. 122/10. Si tratta della norma (art 12-septies) che ha reso oneroso il ricorso all’art. 1 della legge n. 29/79 che consentiva ai pubblici dipendenti, con contributi accreditati in Inps, in alternativa alla costituzione della posizione assicurativa, di ricongiungere gratuitamente l’anzianità contributiva maturata in Inpdap all’Inps. 

Per completezza va altresì ricordato che la legge n. 122/10 è intervenuta anche sull’articolo 2 della legge 29/79 (art. 12-decies) , rendendo ancor più oneroso il suo ricorso attraverso l’applicazione dei nuovi coefficienti attuariali introdotti dal DM del 31 agosto 2007.

Per effetto dell’abrogazione della legge n. 322/58 e della contestuale modifica della legge n. 29/79, sempre più frequenti sono divenuti i casi di ricongiunzioni, fino ad allora gratuite, che hanno raggiunto importi al di fuori di ogni ragionevole parametro. Come pure non sono mancati casi di lavoratori che si sono trovati nella condizione di non poter valorizzare ai fini pensionistici periodi di contribuzione, anche  di una qualche entità, accreditati in Inpdap.

Rispetto a questo nucleo di problemi, la soluzione individuata dalla legge n. 228/12 (art. 1 commi 239-249) consiste in una nuova modalità di accesso ai trattamenti pensionistici che non sostituisce, ma va ad aggiungersi a quella introdotta dal Dlgs n. 42/06  (totalizzazione),  la cui validità resta comunque confermata.

Si tratta, in sostanza, della possibilità di cumulare gratuitamente anzianità contributive accreditate in più forme pensionistiche dell’assicurazione obbligatoria dei lavoratori dipendenti ed autonomi, ivi compresa la gestione separata, e nelle forme sostitutive ed esclusive della medesima al fine di conseguire un’unica prestazione. Sono escluse dal cumulo tutte le anzianità contributive maturate nelle casse libero-professionali.

Rapporto Eures

Rapporto Eures- Cgil Lazio

Ben il 78,4% dei cittadini del Lazio intervistati dice di sentirsi vulnerabile in termini economici; il 63,7% si sente vulnerabile in ambito occupazionale e il 60,6% in quello sociale.

E’ quanto emerge dall’indagine “Rapporto Eures-Cgil su “La vulnerabilita’ sociale nel Lazio. Le cause, l’impatto sulle famiglie, le risposte possibili”,  presentata oggi a Roma.

L’indagine è stata realizzata lo scorso ottobre 
attraverso la somministrazione diretta e telefonica di 2.005 questionari ad un campione casuale di cittadini maggiorenni, rappresentativo della popolazione.

Dai dati si evince che la vulnerabilità economica colpisce in particolare i disoccupati (96,5%), le famiglie monoparentali (92,5% delle indicazioni), le fasce sociali ‘a rischio di poverta” (92,5%) e gli anziani (80,2%). A denunciare la maggiore vulnerabilità occupazionale sono prevedibilmente i disoccupati (93%) e i giovani (78,6%), ma anche i “laureati deboli” (82,8%), mentre vulnerabili in 
ambito sociale, come già emerso per l’ambito economico, sono soprattutto le famiglie monoparentali (81,7%), i disoccupati (72,8%) e
gli intervistati ‘a rischio poverta” (71,9%).

La percezione di vulnerabilità si lega strettamente all’impatto della crisi: ben il 79,6% dei nuclei familiari dichiara infatti di averne direttamente subito gli effetti negativi; una indicazione, questa, che assume valori ancora superiori nel campione “a rischio di povertà’ (93,2%), tra le persone sole (84,8%), tra gli anziani (86,4%), i meno scolarizzati (84,6%) e le donne (81,2% contro il 77,9% degli uomini).

Nei questionari somministrati da Eures, commercianti, artigiani e lavoratori delle piccole imprese, dichiarano di sentirsi vittime di un mercato senza orizzonti. Pur confermandosi i disoccupati maggiormente vulnerabili in tutti gli ambiti considerati,
la successiva gerarchia dell’incertezza vede al primo posto gli artigiani e i commercianti: tra questi l’82,9% afferma di sentirsi vulnerabile sotto il profilo economico, il 77,7% in termini occupazionali ed il 69,7% sociali. Anche i lavoratori dipendenti, colpiti dalla forte riduzione del potere d’acquisto dei salari, si dicono nell’82% dei casi “vulnerabili” sotto l’aspetto economico.

Questi dati confermano come l’elevata pressione fiscale gravi in misura particolarmente onerosa sui lavoratori a reddito fisso; il 73,4% dei lavoratori dipendenti si sente inoltre vulnerabile sotto il 
profilo occupazionale: un valore, questo, che sale all’81,1% tra i dipendenti delle piccole imprese private, contro il 64,6% di quelli della Pubblica Amministrazione. La vulnerabilità è una dimensione 
latente, si sottolinea nel Rapporto, che diviene nel tempo consapevole.

Stando ai risultati dell’indagine, tale presa di coscienza è avvenuta nella maggior parte dei casi a fronte del perdurare della crisi. Ben l’85,4% dei rispondenti ha infatti cominciato a sentirsi “vulnerabile” tra il 2008 e il 2012, mentre il restante 14,6% in anni precedenti.

In particolare è nel 2010, dopo tre anni di ciclo negativo, che si registra la percentuale più alta di indicazioni (23%), anche se gia’ nel 2009 (18,5%) e nel 2008 (18%) tali valori risultavano significativamente elevati; le percentuali scendono nel 2011 (13,7%) e nel 2012 (12,2%) non per un miglioramento delle condizioni, spiega l’istituto di ricerca, ma per la preesistente generale consapevolezza della vulnerabilità. 

Considerando quanti hanno dichiarato di sentirsi 
vulnerabili già prima del 2008 (il 14,6% del campione), sono soprattutto i lavoratori in proprio, con il 35,1% delle indicazioni, ad aver colto prima degli altri gli effetti dei mutamenti legati alla 
globalizzazione e alla frenata dei consumi e del potere d’acquisto dei salari, gia’ in atto prima del 2008.

Tante sono le Grandi Paure che scaturiscono dall’incertezza tipica del nostro secolo. La graduatoria stilata dall’indagine Eures-Cgil colloca al primo posto la paura di non riuscire ad affrontare spese impreviste (25,9% delle citazioni), seguita dalla perdita del lavoro (20,3%) e dalla disoccupazione (16,1%).

Seguono la paura di una forte riduzione del tenore di vita (15,3%, che sale al 37,5% nella “classe agiata”), quella di non poter garantire un futuro dignitoso ai propri figli (12,9%), di non riuscire a risparmiare (10,7%), della sottoccupazione (10,2%). Segue la 
preoccupazione riguardo l’impossibilità di ascesa sociale (9,4%) e la paura della povertà (9%). Numerosi sono inoltre i timori riferiti alla condizione sociale: la malattia (9,2%), la perdita delle tutele 
sociali (6,8%), dei riferimenti familiari (6,2%) e 
l’invecchiamento/isolamento (5,7%).

Congedo obbligatorio e facoltativo lavoratore padre – aiuti economici lavoratrice

 

Il Decreto del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 37 del 13.2.13 modifica sostanzialmente le possibilità per i genitori che lavorano.

La riforma del mercato del lavoro  ha stabilito la concessione, dal 1 gennaio 2013, del tanto atteso congedo obbligatorio per il padre lavoratore dipendente. Si tratta di un giorno solo, utilizzabile entro il quinto mese di vita del figlio, anche durante il congedo  obbligatorio della madre. Il padre ha diritto, inoltre, a due giorni di congedo facoltativo, anche continuativi, sottraendoli però al periodo di congedo della madre: la madre di conseguenza avrà un giorno o due in meno, a seconda della scelta del padre, di congedo obbligatorio post -partum. Il congedo facoltativo è usufruibile dal padre anche contemporaneamente al congedo obbligatorio della madre.

Al congedo obbligatorio e facoltativo  hanno diritto sia il padre adottivo od affidatario o il padre che già usufruisce del congedo di paternità di cui all’art. 28 del Testo Unico di tutela della maternità e paternità (Dlgs 151/2001), ovvero in caso di morte o grave infermità della madre, di abbandono o di affidamento esclusivo al padre stesso. Il congedo obbligatorio e quello facoltativo non possono essere fruiti ad ore.

Il giorno di congedo obbligatorio ed il giorno o i due di congedo facoltativo sono indennizzati al 100% della  retribuzione a carico dell’Inps ed accreditati figurativamente ai fini del diritto e della misura della pensione. Il lavoratore padre dovrà comunicare in forma scritta al datore di lavoro i giorni che intende utilizzare, con un anticipo “non minore di quindici giorni” ,  “ove possibile in relazione all’evento nascita”, sulla base della data presunta del parto.

Voucher per baby sitting

Una significativa novità modifica le possibilità per l’accudimento dei figli per la lavoratrice madre. 
Viene, infatti, stanziato un finanziamento di 20 milioni di euro annui per un primo periodo di sperimentazione che riguarda il triennio 2013, 2014, 2015.

La madre, al termine del congedo obbligatorio, e negli undici mesi successivi, potrà richiedere, al posto del congedo parentale, un contributo utilizzabile alternativamente o per un servizio di baby-sitting o per la rete pubblica dei servizi  per l’infanzia o per i servizi privati accreditati.

Il contributo che consiste in un importo pari a trecento euro mensili erogato per un massimo di sei mesi, può essere richiesto anche da chi ha già usufruito in parte del congedo parentale. 
La lavoratrice dovrà, quindi,  presentare domanda all’Inps in via telematica, specificando se vuole utilizzare i voucher o richiedere il contributo alle strutture, indicando di quante mensilità vuole usufruire e, di conseguenza, a quante mensilità di congedo parentale intende rinunciare. Infatti ogni quota mensile, sia in voucher,  sia come contributo alle strutture per l’infanzia prescelte, riduce di un mese il congedo parentale spettante alla lavoratrice. 
Alle domande dovranno essere allegate le dichiarazioni Isee, per consentire la formazione di una graduatoria nazionale.

Le lavoratrici con contratto di lavoro a part-time usufruiscono dei voucher o del contributo in misura proporzionale all’orario ridotto della propria prestazione lavorativa.
Le lavoratrici iscritte alla Gestione separata potranno usufruire dei benefici previsti per un massimo di tre mesi, che è il periodo massimo previsto per il congedo parentale.
Il decreto non nomina le lavoratrici autonome, quindi riteniamo che siano escluse dal beneficio.

L’Inps dovrà provvedere ad emanare apposite istruzioni, che saranno pubblicate sul sito istituzionale www.inps.it per rendere note le strutture dei servizi per l’infanzia disponibili e le modalità di pagamento per le strutture medesime. Sempre nell’elenco, devono risultare in tempo reale le domande delle madri aventi diritto, in modo che si confrontino la domanda e l’offerta.

Le sedi dell’Inca, dislocate su tutto il territorio nazionale, sono in grado di fornire ulteriori e più approfondite informazioni.

malattie professionali in agricoltura

Inca e Cgil dell’Umbria avviano un’indagine sulle malattie professionali in agricoltura

Ha mai sofferto di attacchi di affanno, tosse, respiro con il fischio? Ha mai avuto l’asma? Soffre di tosse con catarro per molti giorni all’anno?  Sono soltanto alcune delle domande contenute nel questionario che l’Inca e la Flai Cgil dell’Umbria hanno iniziato a distribuire tra i lavoratori e le lavoratrici stagionali dell’agricoltura che in questo periodo affollano gli uffici del sindacato e del patronato per le domande di disoccupazione e per gli assegni familiari. 

L’idea di indagare sulle condizioni di lavoro e di salute degli addetti agricoli nasce su suggerimento dei medici esperti del patronato della Cgil, che hanno segnalato il problema della grande diffusione di patologie respiratorie, dovute spesso all’inalazione di polveri. Patologie che, quasi sempre, vengono scambiate per malattie comuni, ma che in realtà non lo sono. 

Per questo, Inca e Flai Cgil hanno deciso di interrogare i lavoratori e di andare a scovare le malattie professionali nascoste, per poi procedere da un lato nella tutela collettiva della salute in sede di contrattazione sindacale e dall’altra agevolare il riconoscimento degli indennizzi Inail. 

La raccolta dei dati proseguirà per tutto il mese di marzo e interesserà tutte le sedi umbre del patronato. L’obiettivo è di ottenere almento 2000 questionari compilati, che rappresentano una solida base di partenza per far emergere il fenomeno delle mlattie da lavoro, fortemente sottostimato.

Con questa iniziativa, la Flai Cgil e l’Inca intendono incoraggiare una nuova cultura della sicurezza e una maggiore difesa della salute dei lavoratori e delle lavoratrici.

La tutela assicurativa dei tumori professionali in Europa

 

Un’approfondita disamina dei dati statistici rileva che i lavoratori che decedono ogni anno per malattia professionale (e i tumori rappresentano una percentuale assai significativa) sia superiore al numero di lavoratori deceduti per infortunio.

Ad oggi si è riusciti a porre all’attenzione dei mass-media (con andamento oscillante pur tuttavia) il fenomeno infortuni mentre il tema delle malattie professionali continua ad essere sottostimato e sottopercepito.

I dati disponibili ci dicono che: 
1) ogni 3,5 minuti qualcuno nella UE-27 muore per cause lavorative;

2) ogni anno 167.000 morti sono provocati da incedenti o malattie da lavoro (fonte ILO), di cui: 
* 159.500 morti sono causati da malattie da lavoro e di queste 74.000 sono causate da sostanze nocive
* 5.720 morti sono causati da infortuni sul lavoro.

n 3° 2013 numero newsletter.doc

Camusso: ricostruire il Paese con obiettivi e risposte alle persone


“In gran parte del nostro Paese si vive in una condizione di miseria e non di povertà, di rassegnazione ed impossibilità di cambiamento”. In questi anni di crisi infinita – ha detto Susanna Camusso – c’è stata l’interruzione della relazione tra lavoro e dignità.

La parola dignità al fianco del lavoro è stata una conquista che è venuta insieme alla libertà del nostro Paese ed era legata al fatto che il tema non era semplicemente non essere più poveri”.

“Un Paese come il nostro, – ha aggiunto il segretario generael della Cgil – che ha segnato straordinari avanzamenti ma anche straordinarie contraddizioni e difficoltà, non può sopravvivere nell’attesa di qualcosa. Deve ricostruire se stesso perchè è di ricostruzione che in realtà bisogna parlare. Ricostruire se stesso intorno ad un’idea che dia obiettivi e risposte alle persone”.

“Bisogna agire – ha aggiunto – sul fatto che la qualità del lavoro è fondamentale per la crescita dell’impresa e del Paese. Dobbiamo cercare di ricostruire una capacità di retribuzione del lavoro che permetta alle persone di non sentirsi povere e precarie, ma di essere in grado di progettare la loro vita”.

ansa

2012 anno nero occupazione

Cgil – 2012 anno nero occupazione, 9 milioni in difficoltà

Sarebbero circa 9 milioni i lavoratori in “drammatica difficoltà'” in Italia. Il calcolo è della Cgil che conferma così come il 2012 sia “l’anno nero dell’occupazione”. Una cifra “stratosferica” che emerge sommando quanti si trovano nella cosiddetta “area del disagio”, cioè precari o part time involontari, a quelli della cosiddetta “area della sofferenza occupazionale”, disoccupati, scoraggiati immediatamente disponibili a lavorare, e persone in cassa integrazione, si può stimare la stratosferica cifra di circa 9 milioni di persone in drammatica difficoltà con il lavoro.

Solo negli ultimi tre mesi del 2012, spiegano ad una sola voce il presidente della Fondazione Di Vittorio, Fulvio Fammoni e il segretario confederale, Serena Sorrentino, si sono persi quasi 200 mila posti di lavoro, con un numero di occupati a dicembre prossimo a quello di sette anni prima.

La disoccupazione, cresciuta su valori estremamente elevati ci riporta indietro di 14 anni e la progressione 
nei dodici mesi risulta molto più marcata rispetto alla media europea, sia riferita ai 27 Paesi dell’Unione, che ai 17 dell’Area Euro: circa un quarto dell’aumento dei disoccupati in Europa nel 2012 è italiano. 

Ma è la disoccupazione giovanile, per la Cgil, che continua a “pesare come un macigno”; da 4 anni la cassa integrazione supera il miliardo di ore autorizzate e le domande di disoccupazione e mobilità sono cresciute nel 2012 di oltre 280 mila 
unità rispetto all’anno precedente. Anche gli “scoraggiati”, dopo un periodo di calo, sono tornati ad aumentare e la contrazione del volume di lavoro, prosegue il sindacato, è assai più marcata per effetto della riduzione degli orari e per il ricorso alla cassa integrazione di quanto dica la già alta diminuzione del numero di occupati.

Il lavoro a tempo parziale, involontario e con un numero molto basso di ore, interessa infatti un numero sempre crescente di lavoratori. A dicembre, si legge ancora nel dossier, gli occupati risultano ancora in diminuzione, sia su base congiunturale (-104 mila rispetto a novembre 2012, pari a -0.5%) che su base tendenziale (-278 mila rispetto a dicembre 2011, pari a -1.2%) e il loro numero è 
stimato in 22 milioni 723 mila, più o meno lo stesso registrato sette anni prima, nel dicembre del 2005.

Il tasso di occupazione (15-64 anni) continua a scendere e si attesta a dicembre al 56.4%, il valore più basso dal 2002, dato che colloca il nostro paese al terz’ultimo posto in Europa solo prima di Spagna e Grecia. Il tasso di inattività, invece, si attesta al 36.4%.

I disoccupati formali sono 2 milioni 875 mila, il numero più alto registrato negli ultimi vent’anni, ancora in forte crescita su base annua (+474 mila pari a +19,7%). I giovani di 15-24 anni che a 
dicembre cercavano un impiego sono 606 mila e il tasso di disoccupazione in quella fascia di età è pari al 36,6%, in calo di 2 decimi di punto rispetto a novembre ma in aumento di quasi 5 punti (+4.9) se calcolati su dicembre 2011.Per quanto riguarda la qualità dell’occupazione secondo l’Istat, tra il 2008 e il 2012, il lavoro ”tipico” ha perso piu’ di un milione di unita’; il lavoro temporaneo è in rapida ascesa
dal 2010, nonostante il forte calo consistente registrato nel 2009, quando i precari furono i primi espulsi per effetto della crisi.

Nel 2012 i dati riferiti alle Comunicazioni Obbligatorie 
confermano la progressiva sostituzione di lavoro stabile con lavoro flessibile: l’80% circa delle nuove assunzioni è temporanea e riguarda più di un contratto (il numero medio di contratti infatti è
pari a 1.25 per persona).

Nuove regole per i voucher


In una circolare del Ministero del lavoro sono stati rivisti tre aspetti importanti riguardanti i voucher ossia i ticket con i quali vengono remunerate le prestazioni lavorative accessorie di studenti e pensionati.

E’ stato rideterminato il valore dei 10 euro orari, stabiliti nel decreto del 2005. Infatti, si farà riferimento, in agricoltura, alle retribuzioni orarie stabilite nei c.c.n.l..

L’altro aspetto riguarda la scadenza dei buoni-lavoro che era stata fissata in 30 giorni. In attesa di modificare le procedure di rilascio dei voucher, anche per via telematica, la scadenza dei ticket rimane congelata.

Ultima novità riguarda il datore di lavoro che non sarà più sanzionato, così come prevedeva la vecchia normativa, nel caso in cui il lavoratore avesse fornito dichiarazioni non corrispondenti al vero per quanto riguardava il compenso annuale che, per questo tipo di prestazioni, non doveva superare i 5mila euro.

Cgil – Accordo pilota all’Ifoa che coniuga diritti padri e figli


Accordo “pilota” all’Istituto Formazione Operatori Aziendali, un’azienda con 83 dipendenti e 74 lavoratori co.co.pro., sulla riorganizzazione delle attività e la verifica dei rapporti di lavoro dei collaboratori a progetto: al centro dell’intesa un accordo di solidarietà espansiva che attraverso
un taglio dell’orario di lavoro di personale già dipendente, ha permesso di liberare risorse per la contestuale assunzione di nuovi lavoratori. A darne notizia una nota della Cgil

Nonostante la situazione di crisi, l’intesa, “al momento unica nel suo genere”, ha trasformato buona parte delle collaborazioni in lavoro dipendente, sia attraverso la stabilizzazione a tempo indeterminato del personale (29 unità) con funzioni strutturali, sia attraverso l’uso della somministrazione (20 unità), con l’inserimento dei lavoratori in un bacino di prelazione triennale che garantisce la 
continuità occupazionale e la precedenza in caso di nuove assunzioni.

E’ stato poi inserito, spiega ancora la nota Cgil,
un ulteriore elemento di garanzia per i parasubordinati: quelli che svolgono il proprio lavoro con modalità autonome, in regime di pluricommittenza o in attività diverse da quelle svolte dai lavoratori dipendenti di Ifoa, saranno oggetto di uno specifico protocollo che disciplini le varie tipologie (collaborazioni, partite Iva, occasionali, ecc.) sia in relazione a quanto disposto dalla recente riforma del mercato del lavoro, sia per quanto attiene le 
condizioni economiche.

“L’accordo – conclude la nota- è la dimostrazione di come la solidarietà fra padri e figli, quando non usata strumentalmente solo per ridurre i diritti di tutti, può essere una realtà nei posti di lavoro in presenza di norme e strumenti idonei. L’utilizzo della 
solidarietà espansiva è uno di quegli strumenti, soprattutto per favorire la stabilizzazione dei rapporti di lavoro precario, e per il quale occorrerebbe l’aggiornamento da parte del legislatore”.

Detenuti

Aumentano i detenuti, ma diminuiscono quelli che lavorano

Diminuisce nel 2012 il numero dei detenuti che lavorano, così come il budget assegnato per la loro 
remunerazione, confermando una tendenza in atto negli ultimi anni. Il calo riguarda sia il lavoro alle dipendenze degli istituti penitenziari sia quello svolto fuori, per il quale la legge 193 del 2000, la cosiddetta Legge Smuraglia, prevede sgravi e contributi 
fiscali.

Sono i dati forniti nella relazione che il ministro della 
Giustizia, Paola Severino, ha trasmesso alla Camera, ”relativa allo svolgimento da parte di detenuti di attività lavorative o corsi di formazione professionale per qualifiche richieste da esigenze territoriali”.

Il numero totale dei detenuti lavoranti, 13.278 al 30 giugno 2012, pari al 19,96% dei presenti, conferma la riduzione in atto negli ultimi due anni: erano 14.116 a giugno 2010, pari al 20,68% dei 
presenti, poi 13.765 al 30 giugno 2011, pari al 20,42% dei presenti. 
Una diminuzione anche percentuale rispetto al numero totale dei detenuti presenti: infatti, si legge nella relazione, ”a fronte di un consistente aumento della popolazione detenuta, negli ultimi anni, non
è stato possibile, da parte dell’Amministrazione penitenziana, rispondere con un uguale aumento, in termini percentuali, del numero dei detenuti lavoranti”.

Il problema è ovviamente legato alla riduzione delle 
assegnazioni ottenute per le remunerazioni, in rapporto alle presenze annuali, passate da 71,4 milioni nel 2006, per 59.523 detenuti, a 49 
milioni e 664 mila euro per 66.897 detenuti nel 2012. Il budget largamente insufficiente, spiega la relazione, ”ha condizionato in modo particolare le attività lavorative necessarie per la gestione 
quotidiana dell’istituto penitenziario (servizi di pulizia, cucina, manutenzione ordinaria del fabbricato, ecc.) incidendo negativamente sulla qualità della vita all’interno degli istituti.

Sicurezza sul lavoro

Mai abbassare la guardia sulla sicurezza sul lavoro

”Mai abbassare la guardia quando si parla di sicurezza sul lavoro – detto Cesare Damiano,
capogruppo Pd nella Commissione Lavoro di Montecitorio – io sono il ministro  che ha fatto il decreto 81, quindi credo di avere portato avanti la legislazione sulla sicurezza con grande forza. Non si tratta di fare nuove leggi – ha spiegato – bensì di non indietreggiare dalla normativa esistente, che il governo di centrodestra aveva un pò indebolito, ad esempio sulla documentazione relativa al rischio. Noi insistiamo sulla documentazione, è necessaria.
Naturalmente non bisogna controllare indiscriminatamente le imprese, ma si deve andare dove c’è maggiore rischio certificato, ci sono infatti tipologie di lavoro che hanno bisogno di un controllo più accurato”.  

Un altro tema da affrontare, ha aggiunto Damiano, è ”la vecchia questione di utilizzare risorse per migliorare le tabelle di rimborso per le malattie professionali”.