Archivi giornalieri: 7 febbraio 2013

Lo spettacolo della sinistra

 

 

 

NORMA RANGERI
03.02.2013

 
Quotidiano, rovente, distruttivo, soprattutto disarmante. È lo spettacolo delle nostre divisioni a sinistra, ogni giorno più acute e plateali. Una cartina al tornasole della irresponsabile sottovalutazione della posta in gioco nel voto del 24 febbraio.

 

Quotidiano, rovente, distruttivo, soprattutto disarmante. È lo spettacolo delle nostre divisioni a sinistra, ogni giorno più acute e plateali. Una cartina al tornasole della irresponsabile sottovalutazione della posta in gioco nel voto del 24 febbraio. Che ormai rasenta l’assenza di una seria presa di responsabilità verso quella parte del paese che spera (ancora), che crede (da troppo tempo), nella possibilità di andare a votare per una vera svolta politica. Lo scontro tra Vendola e Ingroia, tra Sel e la Lista capeggiata dal magistrato, il continuo rinfacciarsi l’un l’altro il «tradimento» della comune causa, ne è la clamorosa, deprimente testimonianza. 
Una diaspora che ieri ha toccato il livello più basso con la reciproca accusa di scomparire il giorno dopo il voto. Da una parte si dice che l’alleanza di Sel con il Pd si sfascerà quando sarà chiaro che il partito di Bersani andrà al governo con Monti. Dall’altra si prevede che le forze riunite sotto l’insegna di Ingroia torneranno a dividersi nei mille pezzi che la compongono.
Non si tratta di lanciare appelli all’unità di facciata, né resuscitare ramoscelli d’ulivo o arcobaleni radiosi. Le divisioni ci sono, sono importanti, coinvolgono giudizi sullo stato delle forze in campo e vanno guardate senza veli. La scelta di coalizzarsi con il Pd per affrontare la sfida del governo del paese, o quella di dare forza elettorale a un movimento-partito per condizionare dall’esterno il Pd sono non solo due opzioni legittime, ma anche il frutto di una sconfitta storica della sinistra. Quel che non persuade e anzi semina un disorientamento crescente, è assistere a uno scontro sterile, persino fittizio, utile solo a prosciugare consensi a entrambi gli schieramenti.
Se lasciamo da parte le modalità (pure importanti) con cui si è giunti a queste tattiche di «coalizione», e guardiamo ai contenuti, non si potrà negare la prossimità dei due campi e le ragioni di un’affinità politico-culturale che li unisce. Sull’antiliberismo e sulla pace, sul neoambientalismo e sul modello di sviluppo c’è una stretta parentela tra Vendola e la lista Ingroia, più di quanta non se ne riesca a vedere tra Vendola e Bersani, o, per converso, tra Ferrero e Di Pietro. Così come su «la rotta d’Europa» si scontrano, invece, in questa parte della sinistra, due orientamenti, e forse due culture politiche diverse.
E’ troppo chiedere di mantenere alto il livello del confronto? E’ possibile evitare di ferirsi con le armi spuntate del «tradimento» da scagliare contro i rispettivi eserciti? L’elettorato di sinistra non si convince con le sceneggiate televisive, troppe e brucianti le delusioni accumulate negli ultimi anni per sopportare ancora le schermaglie mediatiche. Utili solo a seminare la voglia di restarsene a casa.

– INAIL-

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Ollolai. Luana Bussu è campione d’Italia di taekwondo.

 

Da sinistra: Andrea Bussu, Alba Delussu e Gianluca Lostia

Luana Bussu conquista il titolo italiano della classe Junior femminile a Genova imponendosi nella categoria -46 kg. riservata alle cinture nere.                                                  L’atleta della Polisportiva Barbagia di Ollolai dopo una fase eliminatoria piuttosto impegnativa ha potuto chiudere la partita battendo nettamente, in finale, l’agguerrita avversaria campana, data per favorita alla vigilia, ma che niente ha potuto contro la lucidità e la determinazione della barbaricina che le ha imposto un ritmo incalzante.
7 a 3, il verdetto finale a favore della giovane ollolaese che è potuta così approdare sul gradino più alto del podio tricolore e portare a casa il titolo di campionessa italiana 2013, un titolo che Luana inseguiva da tempo e che l’anno scorso aveva sfiorato a Verona dove si era dovuta poi accontentare della medaglia di bronzo.
Quest’anno ha fatto la differenza la maggiore esperienza, l’assiduità negli allenamenti e soprattutto un impostazione tattica adeguata alle sue qualità tecniche, maturate in faticose sedute di allenamento, sotto la guida esperta del suo preparatore, il M° Efrem Arbau e mirate specificamente al tipo di gara che andava ad affrontare.
L’atleta della scuola barbaricina, cintura nera 1° Dan, un curriculum agonistico degno di nota: detentrice di diversi titoli regionali, sempre presente alle competizioni di alto livello, nazionali ed internazionali, quest’anno ha conquistato una  tappa importante, mettendosi in evidenza nella manifestazione nazionale più importante, manifestazione dove i tecnici federali osservano con attenzione le nuove promesse per un eventuale convocazione in azzurro.
Come commenta Arbau, Luana, al momento, ha tutte le carte in regola e non le manca certo la determinazione, una conoscenza tecnica raffinata, una adeguata preparazione fisica e soprattutto la piena consapevolezza delle sue ottime potenzialit

Collaboratrici familiari

Inca Cgil – La tassa sui licenziamenti delle collaboratrici familiari incentiva solo il lavoro nero.

“Sarebbe inaccettabile imporre una tassa sui licenziamenti delle collaboratrici familiari”. E’ questo il duro commento di Morena Piccinini, presidente Inca, al provvedimento, inserito nella legge di riforma del mercato del lavoro (n.92/2012) che impone al datore di lavoro il pagamento all’Inps di una somma una tantum  di circa 1.500 euro, nel caso di licenziamento del dipendente, qualora fosse applicato rigidamente anche alle famiglie-datori di lavoro di colf o assistenti domiciliari.

“E’ un’assurdità – sostiene la Presidente Inca – che rischia solo di scoraggiare la regolarizzazione di queste lavoratrici, alimentando in questo modo il sommerso, già molto esteso e non tiene conto neppure delle ragioni che sono alla base della risoluzione del rapporto di lavoro. Spesso, il licenziamento è dovuto perché viene meno la necessità  e altre volte perché le famiglie non sono in grado di sostenerne il costo per tanto tempo. Perciò non è un atto contro le lavoratrici”.   

“Peraltro – osserva Piccinini -, la somma da pagare non tiene conto neppure delle ore effettivamente lavorate. Per questo rischia di tradursi in una vera e propria batosta per i tanti anziani che con grandi sacrifici, spesso, destinano parte delle loro pensioni per pagarsi l’assistenza e la cura, non sufficientemente garantite dai servizi sociali pubblici”.    

“Per queste ragioni, chiediamo che Inps e Ministero del lavoro – conclude la Presidente Inca – facciano chiarezza al più presto precisando la non applicabilità di questa norma alle famiglie, evitando che si trasformi in un vero e proprio incentivo a non assumere a tempo indeterminato il lavoratore che presta attività di sostegno alle famiglie”.