Archivi giornalieri: 16 febbraio 2013

Ilva

Ilva: incontro tra garante Aia, Enti locali e sindacati

Primo giro di consultazioni oggi a Taranto tra il Garante nominato dal governo per il monitoraggio dell’esecuzione delle prescrizioni contenute nell’Autorizzazione Integrata Ambientale per lo stabilimento Ilva, i rappresentanti degli enti locali e i sindacati.

In una nota congiunta, i sindacati confederali fanno presente che l’incontro ”seppur interlocutorio, è servito a chiarire alcune delle richieste avanzate dal sindacato tarantino rispetto alla difficile fase che sta vivendo l’impianto siderurgico di Taranto. Abbiamo ancora una volta ribadito – scrivono i sindacati – il nostro apprezzamento rispetto alla decisione di
nomina di un garante che abbia capacita’ di rafforzare e rendere immediatamente esigibili tutte le azioni di controllo, verifica ed eventuale sanzione nei confronti della fabbrica che oggi deve garantire la sua ambientalizzazione”.

Un processo che gli stessi sindacati hanno ”sin dal principio rivendicato con forza e che proprio per questa ragione vogliono ancora considerare corale tanto da rimarcare nella riunione di oggi la necessita’
di procedere di pari passo non solo con i centri di controllo e gli apparati istituzionali (Arpa, Asl, Ispra, Comuni di Taranto e Statte e Provincia) ma anche, così come previsto dalla legge, con il sindacato e in particolar modo con i rappresentanti dei lavoratori delegati sia al controllo della sicurezza che a quello dell’ambiente”.

”Abbiamo chiesto al Garante – concludono i
sindacati – di rendere questo processo di comunicazione ancora più trasparente e socializzante, per mettere nelle condizioni tutti i cittadini di Taranto, Statte e zone limitrofe di seguire
non solo il cronoprogramma degli interventi ma anche gli esiti che questi avranno sulla qualità dell’aria e sull’andamento dei livelli emissivi della stessa fabbrica”.

ansa

Mafia

Mafia: Cgil, in Italia 1.663 aziende confiscate, manca legge

”In Italia ci sono 1.663 aziende confiscate alla mafia. Le nostre stime al ribasso parlano di 80 mila lavoratori coinvolti. Tale fenomeno non ha una strumentazione che consenta di trovare la via della legalità e di risolvere i problemi economici delle imprese e, soprattutto, dei lavoratori”.

Lo ha affermato a Pescara il responsabile Legalità e sicurezza della Cgil nazionale, Luciano Silvestri.
Il sindacalista ha preso parte ad un’iniziativa organizzata in Abruzzo per promuovere e per avviare la raccolta firme relativa al progetto di legge di iniziativa popolare finalizzato a restituire alla collettività i beni e le aziende sottratte
alla mafia. Promotori dell’iniziativa, oltre alla Cgil, sono, tra gli altri, le associazioni Libera, Arci, Acli, Sos Impresa e Legacoop.  

”Al momento, l’80% delle aziende, dopo la confisca, cessa l’attività – ha evidenziato Silvestri -. La nostra iniziativa ha l’obiettivo di aumentare la percentuale, oggi ferma al 20%, delle imprese che riscoprono la via della legalità e  sopravvivono. Il rischio – ha aggiunto – è che passi il messaggio devastante che quando c’è la mafia si lavora, mentre quando subentra lo Stato no. Questa è una sconfitta che non
possiamo permetterci”.

Caritas

Caritas – Nei Paesi UE aumento richieste aiuto

Si aggrava sempre più la situazione sociale nei Paesi europei maggiormente toccati dalla crisi economica. In Grecia, Italia, Irlanda, Spagna e Portogallo si registra un aumento del rischio di conflitti, sistemi sociali indeboliti e persone e famiglie sempre più in difficoltà a causa del forte calo dell’occupazione, dell’aumento della disoccupazione e degli livelli elevati di povertà, anche infantile.

E’ quanto emerge da un Rapporto di Caritas Europa,
dal titolo ”L’impatto della crisi europea”. Nel documento si sottolinea come la risposta dei governi
all’aumento del debito pubblico stia determinando in questi paesi un circolo vizioso: i tagli alle spese stanno facendo calare i consumi e determinano costi sociali elevati, legati al mancato accesso ai servizi da parte di una porzione significativa di popolazione colpita dalla disoccupazione.  

Dal punto di vista sociale, nei cinque paesi si registrano elevati livelli di povertà, anche infantile e consistenti riduzioni nell’accesso ai servizi essenziali. Alla fine del 2010, il 23,4% della popolazione europea era a rischio di povertà o esclusione sociale, 2 milioni in più rispetto all’anno precedente.   

Le organizzazioni aderenti alla rete europea Caritas sono quindi sempre più impegnate nel sostegno delle persone colpite dalla crisi e dalle conseguenze delle misure di austerita’ e dei tagli al settore socio-assistenziale messi in campo negli ultimi anni. Aumentano infatti le richieste di aiuto, anche per il
soddisfacimento di bisogni materiali di sopravvivenza, da parte di un numero crescente di persone e famiglie.   

Particolarmente preoccupante la condizione, in Grecia, delle persone che stanno ricevendo le ultime mensilità dell’indennità di disoccupazione (che dura un anno), degli anziani costretti ad anticipare le spese sanitarie in attesa di rimborsi che giungono con ritardo, degli immigrati che perdono il lavoro e di
conseguenza i requisiti legali per il soggiorno. In Spagna, nel 2011 le Caritas hanno erogato 33 milioni di euro per aiuti economici diretti (per bollette, spese scolastiche e sanitarie, etc.). In Portogallo, cresce il numero di bambini che hanno carenze di cibo in famiglia.

In Italia, emergono nuove tipologie sociali a forte rischio povertà, come i 40-50enni che rimangono
senza lavoro, i giovani precari, i piccoli imprenditori che devono fronteggiare bancarotta, fallimenti, indebitamento, anziani che attingono ai risparmi per farsi carico di figli e nipoti disoccupati.

ansa

Legge 40

Legge 40, la Corte Europea respinge il ricorso. L’Italia deve adeguarsi

I giudici della Corte di Strasburgo si erano pronunciati definendo “incoerente il sistema legislativo italiano in materia di diagnosi preimpianto degli embrioni”, su un ricorso presentato da R.C. e N.P., entrambi portatori del gene mutato della fibrosi cistica, una malattia genetica che si trasmette in un caso su quattro al nascituro. Per questo, volevano quindi poter ricorrere alla fertilizzazione in vitro per poter fare uno screening embrionale.

“Il rigetto della difesa del Governo della legge 40 – sottolinea l’Associazione L.Coscioni – conferma l’orientamento delle Corti Internazionali che avevano già condannato l’Italia con decisione all’unanimità e della Corte interamericana dei diritti dell’uomo che lo scorso dicembre ha stabilito che l’accesso alla fecondazione assistita rientra tra i diritti umani meritevoli di tutela.

Attualmente solo le coppie infertili hanno accesso a trattamenti di procreazione medicalmente assistita e possono chiedere di conoscere lo stato di salute dell’embrione; oggi anche a tante coppie fertili sarà possibile accedere a queste tecniche e non trasmettere gravi malattie di cui esse sono portatrici”.

“Con la bocciatura del ricorso del Governo– afferma l’Associazione – la legge 40 dovrà essere adeguata alla Carta europea dei diritti dell’Uomo, come previsto dalla sentenza della stessa Corte lo scorso 28 agosto, prevedendo l’accesso alle tecniche di fecondazione medicalmente assistita anche per le 
coppie fertili portatrici di patologie trasmissibili ai figli”.

Pensioni invalidità

Mastrapasqua (Inps) – Pensioni invalidità, per ora, nulla cambia …

Su possibili limiti reddituali nuovi per le pensioni di invalidità civile “Stiamo aspettando una sentenza della cassazione che alcune anticipazioni fanno
intendere in modo diverso rispetto a quello che  stato
l’orientamento dell’Inps dopo un intervento del ministero”.

E’ quanto ha detto presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua a una trasmissione  su Rai radio 1. “Aspettiamo e vedremo cosa dice la sentenza, poi questo dossier dovrà essere risolto dal Governo, l’Inps si limita ad attenersi alle disposizioni. Fino a
quando non ce ne saranno delle nuove l’Inps garantirà lo stato attuale che è quello più favorevole agli invalidi civili”, ha concluso Mastrapasqua.

Cgil – Occorre ripartire dal lavoro


”Il nostro è un Paese che vive una caduta drammatica del Pil che ha raggiunto una percentuale di -2,7% mai registrata nella storia del nostro
Paese”. Lo ha detto a Gioia Tauro la segretaria della Cgil, Susanna Camusso.  

”Ecco perchè – ha aggiunto – occorre ripartire dal lavoro e soprattutto scegliere la strada necessaria per rimettere in moto l’economia. Prima hanno negato la crisi poi hanno fatto una politica dei tagli che ha indebolito il tessuto economico. Una
strategia che ha reso più fragile il sistema Italia”.

Il segretario generale della Cgil sottolinea anche che ”Stiamo assistendo ad una forte e drammatica ripresa dell’emigrazione dalle regioni del Mezzogiorno e soprattutto assistiamo in questa terra ad un aumento vertiginoso di famiglie e di lavoratori, che
dicono che non possono più fare studiare i figli”.   

”Manca il lavoro, quindi – ha aggiunto – e si sta riducendo terribilmente l’istruzione. Noi invece su questi temi abbiamo fondato il nostro Piano per il lavoro”.

Ma al nuovo Governo che verrà la Camusso chiede anche che “venga chiusa la stagione dei commissariamenti nella sanità”.    ”Perchè il commissariamento – ha aggiunto – ha in sè un
conflitto di interesse. Serve invece un Paese normale, un governo ordinario del sistema sanitario. La salute è un diritto delle persone e non un mercato delle prestazioni ed il cittadino di fronte ad una malattia ha bisogno di risposte chiare”.  

Il segretario della Cgil ha poi evidenziato che ”ciò che
conta è la prevenzione, che rappresenta la strada del
risparmio. Proprio per questo motivo non è giusto avere il numero chiuso nelle facoltà di medicina. Se si vuole che la sanità funzioni, i lavoratori non devono avere un precariato perenne. Accade invece che si chieda al cittadino tagli e compartecipazioni alla spesa e quando i tagli sono lineari non fanno altro che aumentare i costi”.

Disoccupazione

Crisi – Per la Bce l’economia resta debole, peggiora la disoccupazione

Mentre le economie forti dell’Europa, Germania e Francia, rallentano o addirittura arretrano, la Bce annuncia che la situazione a livello di Eurozona non è destinata a migliorare nell’immediato, ma soltanto fra alcuni mesi, dalla metà del 2013. Per l’area dell’euro – scrive la Bce nell’ultimo bollettino, quello di febbraio – “ci si attende una debolezza dell’economia nella prima parte del 2013. In particolare, gli aggiustamenti di bilancio necessari nei settori pubblico e privato seguiteranno a gravare sull’attività economica. Nel prosieguo del 2013 l’attività dovrebbe recuperare gradualmente, sostenuta dall’orientamento accomodante della politica monetaria, dal miglioramento del clima di fiducia nei mercati finanziari e dalla loro minore frammentazione, nonché dal rafforzamento della domanda mondiale”.

Le aspettative di crescita del pil nell’area dell’euro per il 2013 e il 2014 sono state riviste al ribasso rispetto all’indagine precedente di 0,3 e 0,2 punti percentuali, rispettivamente, e si collocano rispettivamente allo 0,0 e all’1,1%.

Nota particolarmente negativa sul mercato del lavoro, che nell’area dell’euro “ha continuato a deteriorarsi, mentre dalle più recenti indagini emergono segnali di ulteriori dinamiche negative nel prossimo futuro”. In particolare, aggiunge l’Eurotower, “i lavoratori giovani e scarsamente qualificati sono stati particolarmente colpiti dalla crisi”. Nel contempo, si riscontrano andamenti della disoccupazione eterogenei nei vari paesi dell’area dell’euro.

Secondo le previsioni degli analisti interpellati dalla Bce, il tasso di disoccupazione dell’Eurozona è destinato ad attestarsi al 12,1% nel 2013 per poi scendere all’11,9% nel 2014 e all’11,2% nel 2015. Si tratta di un deciso peggioramento rispetto alle proiezioni del trimestre precedente, quando era stato calcolato un tasso di disoccupazione pari all’11,6% nel 2013 e all’11,2% nel 2014.

Censis

Censis – Due milioni di anziani tagliano i farmaci

La crisi fa male non solo al portafoglio ma anche alla salute agli italiani, soprattutto i più anziani e quelli che già soffrono una condizione socio-economica di difficoltà. Circa due milioni di over 65, infatti, stringono la cinghia rinunciando alle cure e anche
limitando l’acquisto dei farmaci non rimborsati dal Servizio sanitario nazionale e se proprio sono costretti a curarsi, anzichè scegliere la via rapida della visita privata, si ”rassegnano” alle attese del pubblico.

La fotografia è stata scattata dal Censis che, dopo aver certificato a metà 2012 che sono 9 milioni in totale gli italiani che risparmiano sulla salute perchè non se lo possono più permettere, è andato a vedere più da vicino la composizione di questo gruppo, constatando che quattro italiani su dieci che rinunciano alle prestazioni sanitarie appartengono
a nuclei familiari con basso livello socio-economico (il 39,8%).
   Si tratta, ha spiegato il Censis, ”di due fasce a rischio. Sono stati costretti a rinunciare alle cure proprio quelle persone che ne avrebbero più bisogno”. Altro dato significativo emerso dall’analisi è il fatto che sulla popolazione generale il 35% degli italiani (e di questi il 40% è over 65%) ”ha comunque detto “grazie che il welfare c’è ” perchè ha
cercato una risposta sanitaria ”rassegnandosi alle lunghe liste di attesa in strutture pubbliche o convenzionate, mentre in altri tempi avrebbero fatto ricorso alle strutture private, pagando interamente di tasca propria la prestazione”. Anche
perchè, sottolinea il Censis, ”si sta progressivamente erodendo la ricchezza delle famiglie, che hanno sempre meno possibilità di rispondere ai bisogni del loro “doppio carico” da sostenere, da un lato i figli che non riescono a trovare lavoro, o che rientrano nel nucleo familiare perchè precari, e dall’altro gli
anziani”.

Gli italiani, insomma, anche quando non rinunciano a curarsi, hanno a disposizione sempre meno mezzi per farlo. E lo dimostra il fatto che uno su cinque, e il 20,8% degli anziani, fascia di popolazione che in generale è grande consumatrice di medicinali, ha anche ridotto l’acquisto di farmaci pagati direttamente di tasca propria.   

Dati ”agghiaccianti” secondo Carla Cantone, segretario generale dello Spi-Cgil, che dimostrano senza appello che ormai ”per potersi curare in Italia bisogna essere ricchi e facoltosi”. Di fronte a uno scenario ”drammatico viene da domandarsi – aggiunge – che cos’altro deve succedere affinchè
la politica si svegli e rilanci sanità e welfare?”.

Madri lavoratrici

Voucher alle madri lavoratrici

Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto del ministro del lavoro del 22 dicembre u.s. di cui abbiamo parlato nell’ultimo numero di Esperienze (ved. sui banner del sito)  che stabilisce, in alternativa al congedo parentale, la possibilità  per la madre lavoratrice di acquistare dei voucher per i servizi di baby-sitting.

Con lo scopo di facilitare il rientro al lavoro delle mamme lavoratrici, dopo il periodo di congedo obbligatorio, lo Stato contribuirà con 300 euro al mese, per un massimo di sei mesi, alle spese dell’asilo nido o della baby sitter, in cambio la mamma dovrà rinunciare, per ogni mese di incentivo, al corrispondente periodo di astensione facoltativa. Il 
contributo per la baby sitter sarà erogato col sistema dei buoni lavoro, mentre quello per l’asilo nido consisterà in un pagamento diretto alla struttura prescelta tra quelle comprese in un apposito elenco che sarà istituito e gestito dall’Inps.

Il bonus sarà riproporzionato per le lavoratrici part-time, mentre per le mamme iscritte alla gestione separata sarà concesso per un massimo di tre mesi. Per ottenere il bonus bisogna fare domanda all’Inps che redigerà una graduatoria, sulla base della situazione economica delle richiedenti, risultante dalle dichiarazioni Isee. La cifra messa a disposizione dallo Stato per questa sperimentazione è pari a 60 milioni di euro, 20 per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015.

L’Inca Cgil, oggi a “Codice a barre”, su Rai 3

Pensioni e pratiche Inps

Pensioni, si avvicina la scadenza per la presentazione dei modelli Red e Cud. Questo il tema trattato nella puntata di Codice a Barre, in onda oggi su Rai3, alle 11.

In studio alcuni cittadini che denunceranno la difficoltà nel reperire la documentazione necessaria per la gestione delle pratiche Inps.

La trasmissione si pone l’obiettivo di fornire indicazioni e informazioni ai pensionati insieme a Gabriele Uselli, direttore centrale pensioni dell’Inps e Luigina De Santis, collegio di presidenza Inca Cgil.

Cig in deroga

Lavoro: reperite risorse per Cig in deroga, ma….

Il ministero del lavoro ha autorizzato il pagamento della cassa in deroga per il 2013 e ha reperito le risorse per coprire le esigenze residue per il 2012.
Lo si legge in una nota del ministero. Il ministro Fornero ha detto alla Conferenza delle Regioni di aver stabilito l’avvio all’utilizzo delle risorse per gli ammortizzatori sociali in deroga relativi al 2013 ”mano a mano che saranno sottoscritti i verbali di accordo con le singole Regioni. Questi consentiranno
all’Inps di effettuare i relativi pagamenti”.

In risposta al comunicato del ministero, Cesare Damiano, capogruppo Pd alla Commissione lavoro di Montecitorio ha detto che “L’incontro di oggi tra le 
Regioni e il ministro Fornero sul tema della cassa integrazione in deroga ha consentito di fare un passo avanti, anche se non risolutivo”. Al centro delle perplessità del Pd infatti la disponibilità di 200 milioni per la copertura delle esigenze residue della Cig in deroga 2012  a fronte dei 380 milioni stimati complessivamente.

“Con queste risorse si può sbloccare la situazione facendo diminuire la giustificata tensione sociale che si è determinata ma non si risolve il problema”, aggiunge Damiano, ribadendo come “il tema della 
copertura finanziaria degli ammortizzatori sociali, stante il prolungarsi della crisi, è tutto aperto e davanti ai nostri occhi. Sarà compito del nuovo governo affrontarlo come una delle priorità se si vuole davvero imboccare la strada dell’equità sociale e della crescita del paese e non soltanto quella del rigore fine a se stesso”.

Disabili

Disabili: Cgil, il programma si deve tradurre in un piano concreto

La Cgil plaude all’approvazione del primo Programma d’azione italiano sulla disabilita’, ma chiede che si traduca in un piano concreto dotato di “congrue risorse”.

“L’approvazione da parte dell’Osservatorio Nazionale del primo Programma d’azione italiano per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità rappresenta un importante primo passo” afferma Nina Daita, responsabile delle
politiche per la disabilità della Cgil, che auspica “una
maggiore attenzione del prossimo governo ai bisogni e ai diritti delle persone con disabilità e alle loro famiglie”.

“Le buone politiche però – sottolinea Daita – devono essere accompagnate da congrue risorse, non come l’ultima finanziaria che ha azzerato il fondo nazionale per il lavoro delle persone con disabilità. L’auspicio – conclude – è che il piano nazionale che ha visto l’impegno delle parti sociali si traduca in un piano concreto di azioni positive verso le persone
svantaggiate”.

ansa