Legge 40

Legge 40, la Corte Europea respinge il ricorso. L’Italia deve adeguarsi

I giudici della Corte di Strasburgo si erano pronunciati definendo “incoerente il sistema legislativo italiano in materia di diagnosi preimpianto degli embrioni”, su un ricorso presentato da R.C. e N.P., entrambi portatori del gene mutato della fibrosi cistica, una malattia genetica che si trasmette in un caso su quattro al nascituro. Per questo, volevano quindi poter ricorrere alla fertilizzazione in vitro per poter fare uno screening embrionale.

“Il rigetto della difesa del Governo della legge 40 – sottolinea l’Associazione L.Coscioni – conferma l’orientamento delle Corti Internazionali che avevano già condannato l’Italia con decisione all’unanimità e della Corte interamericana dei diritti dell’uomo che lo scorso dicembre ha stabilito che l’accesso alla fecondazione assistita rientra tra i diritti umani meritevoli di tutela.

Attualmente solo le coppie infertili hanno accesso a trattamenti di procreazione medicalmente assistita e possono chiedere di conoscere lo stato di salute dell’embrione; oggi anche a tante coppie fertili sarà possibile accedere a queste tecniche e non trasmettere gravi malattie di cui esse sono portatrici”.

“Con la bocciatura del ricorso del Governo– afferma l’Associazione – la legge 40 dovrà essere adeguata alla Carta europea dei diritti dell’Uomo, come previsto dalla sentenza della stessa Corte lo scorso 28 agosto, prevedendo l’accesso alle tecniche di fecondazione medicalmente assistita anche per le 
coppie fertili portatrici di patologie trasmissibili ai figli”.

Legge 40ultima modifica: 2013-02-16T11:42:04+01:00da vitegabry
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