Archivi giornalieri: 4 febbraio 2013

n. 555 del 31 gennaio 2013

                                                                                                                                    

NEWSLETTER LAVORO

n. 555 del 31 gennaio 2013

 

 newsletter settimanale per gli operatori del mercato del lavoro

 

  Le Novità in materia di Lavoro                                        

29-01 INPS: cir.13 – riepilogo delle disposizioni aventi riflesso sulla contribuzione nel corso del 2013

L’INPS ha fornito una sintesi, per l’anno 2013, delle principali disposizioni in materia di contribuzione dovuta dai datori di lavoro in genere e dalle aziende agricole per gli operai a tempo determinato e indeterminato .

 

28-01 Min.Lavoro: cir.6 – la circolare sui Lavoratori “Salvaguardati”

Il Ministero del Lavoro ha pubblicato, sul proprio sito internet, la circolare n. 6 del 25 gennaio 2013, contenente le istruzioni operative per le Direzioni territoriali del lavoro corredata dal modello di istanza che dovrà essere presentata dal lavoratore che rientri nella sotto indicata categoria.

 

28-01 Parlamento: la legge in materia di professioni non organizzate

Il Parlamento ha pubblicato la legge n. 4 del 14 gennaio 2013, contenente le disposizioni in materia di professioni non organizzate.

 

28-01 Min.Lavoro: buone prassi in materia di salute e sicurezza sul lavoro

La Commissione Consultiva Permanente per la salute e sicurezza sul lavoro del Ministero del Lavoro ha validato, nella seduta del 23 gennaio 2013, alcune buone prassi finalizzate a promuovere la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.

 

25-01 INPS: cir.11 – calcolo automatizzato delle retribuzioni figurative

L’INPS ha illustrato le modalità di calcolo automatizzato delle retribuzioni da attribuire ai periodi riconosciuti figurativamente e le nuove modalità di esercizio del diritto di accredito figurativo.

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  Gli Interpelli del Ministero del Lavoro                         

> Nozione di “consolidati sistemi di bilateralità”

> DURC – posizione non regolare del socio di una società di capitali

> Sospensione del rapporto di lavoro con i soci lavoratori

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  Le Sentenze della Corte di Cassazione                          

> Immediatezza della contestazione e licenziamento disciplinare

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  Gli Approfondimenti di DPL Modena                              

> Aggiornamento del Sistema informatico delle comunicazioni (Camera)

> Licenziamenti individuali e tentativo obbligatorio di conciliazione (Massi)

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Cgil: urgente, per prossimo governo, fare del lavoro una priorità


I dati sulla disoccupazione “confermano l’urgenza per il prossimo governo di fare del lavoro la priorità e di un piano del lavoro la risposta”. E’ quanto afferma il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, in merito alle rilevazioni diffuse dall’Istat. Nel dettaglio, osserva, “la crescita della disoccupazione e il calo dell’occupazione sono segnali negativi che dimostrano non solo l’assenza di ripresa ma che la crisi investe in maniera ancora forte il nostro Paese e a farne le spese sono lavoro e produzione”. Inoltre, continua, “il dato circa il tasso di occupazione al 56.4 % è ben lontano dall’obiettivo che l’Europa si è data per il 2020 di raggiungere il 75%: per arrivarci nel nostro Paese l’occupazione dovrebbe crescere intorno al 3% all’anno per i prossimi sette anni”.

Per Sorrentino poi, il dato di circa tre milioni di disoccupati, “ci parla di un Paese dove l’area della povertà si allarga e, allo stesso tempo, pone l’urgenza di una politica economica che affronti il tema di come accompagnare e tutelare le persone durante la crisi, con ammortizzatori sociali adeguati, e di come garantire un reinserimento socio-lavorativo, attraverso un sistema vero di politiche attive”. Secondo la dirigente sindacale, poi, “tra le emergenze da risolvere ci sono lo sblocco delle risorse per gli ammortizzatori sociali in deroga del 2012 e il rendere disponibili quelle per il 2013”.

Ma più di tutto, aggiunge la dirigente sindacale, “non c’è politica sociale che possa affrontare il nodo della disoccupazione se non riparte la crescita e l’occupazione: per questo la priorità per il prossimo governo deve essere un piano del lavoro che parli soprattutto ai giovani”. Nei confronti di questi ultimi Sorrentino rilancia le proposte della Cgil: “Come ci chiede l’Europa, il sistema della ‘Garanzia Giovani’ deve essere la risposta di lavoro e formazione per tutti coloro che non studiano e non lavorano”. Il Paese, conclude Sorrentino, “ha bisogno di risposte e di progetti veri che affrontino problemi drammatici, come il crollo delle iscrizioni all’università, la mole di giovani disoccupati, il calo delle produzione e del reddito delle famiglie, non di promesse fantomatiche e propagandistiche”.

Appello dell’Auser alle forze politiche

 

Che si ascolti la voce del volontariato, e che le questioni legate alla condizione anziana, a partire dai cittadini   più fragili ed esposti,  siano messe subito in agenda, che la lotta alla povertà – arrivata ormai a livelli inaccettabili-  sia  un impegno immediato.

L’Auser  a poche settimane dalle elezioni, fa sentire  la sua voce e rivolge un Appello a tutte le forze politiche  coinvolte in questa  campagna elettorale.
In primo luogo l’associazione chiede  che ci sia un impegno per una maggiore equità e giustizia sociale e critica fortemente il modello sociale che  ha mostrato, in questa crisi dilaniante,  tutti i propri difetti.

“La crisi economica che ci affligge– sottolinea l’Appello –  è frutto di un modello che ha sparso precarietà e insicurezza a piene mani e ha accentuato le diseguaglianze in una misura che offende il senso comune ancora prima che qualsiasi principio di giustizia.”  “Un aumento del Pil dello 0,5% che incorpori obiettivi di equità è meglio di un aumento del 2% che li ignori  -prosegue l’Appello dell’Auser-  anche perché il primo forse si può ottenere, mentre il secondo non è credibile.”
Centralissima inoltre la questione  del lavoro della quale i giovani fanno l’esperienza più dolorosa, “ma  non dimentichiamoci  delle  tante persone mature che sono espulse dai processi produttivi e, come i giovani, avvertono la sensazione, terribile, di essere superflue.”

Ricordarsi  degli anziani
L’Auser chiede inoltre alle forze politiche che venga messo in agenda al più presto la questione della non autosufficienza “una delle grandi emergenze sociali che il nostro Paese deve affrontare. Siamo convinti – prosegue l’Appello- che un Fondo destinato a sostenere i cittadini anziani non autosufficienti possa essere definito in modo equo, efficiente e sostenibile. Sappiamo come si può fare e anche per questo ogni rinvio sembra inaccettabile.”

Gli anziani sono inoltre un  patrimonio di “impegno civile”  che va valorizzato e riconosciuto.  Una realtà del nostro Paese straordinaria e diffusa. Per questo l’Auser chiede nell’Appello “il varo di un quadro normativo di sostegno che valorizzi adeguatamente quanto di autonomo e creativo si manifesta nella società civile formata dalle persone anziane”.   Il volontariato degli anziani e delle anziane – nell’aiuto alla persona e nella cura dei beni comuni è vario, ricco, articolato,  costituisce un fatto ben visibile, anche perché su di esso, in tanti casi, riposa la possibilità di affrontare problemi che altrimenti sarebbero del tutto disattesi. Contribuisce in modo decisivo alla tenuta dei ‘tessuti sociali’, da molto tempo, ben prima della crisi, esposti a gravi processi di logoramento e di lacerazione.

Il volontariato: risorse e rappresentanza
“Volontariato significa gratuità. Ma questo non toglie che servano risorse. Dunque facciamo appello alle forze politiche affinché il 5 per 1000 sia stabilizzato in via definitiva e reso più efficiente per quanto riguarda le procedure di accertamento,  liquidazione e rendicontazione.  
Volontariato  significa gratuità, ma non è il caso di ostacolarlo con troppi adempimenti burocratici  – a maggior ragione se deve essere un’opportunità per tutti, senza richiedere disponibilità diverse da quelle che riguardano il proprio tempo, le proprie energie.
Infine il volontariato è oggi una realtà diversa da quella dell’epoca in cui fu approvata la legge 266: una realtà più consistente,  più strutturata.  Occorre  un adeguamento normativo, soprattutto con riguardo al riconoscimento delle ‘reti’, e di sviluppo delle forme di rappresentanza.

Per quest’ultimo aspetto, i “corpi intermedi” rivendicano il contributo che possono fornire all’obiettivo, essenziale, di rivitalizzare il processo democratico. In parte, la questione va affrontata sul piano delle regole, del quadro istituzionale. Ma anche, e forse soprattutto, su quello degli assetti organizzativi e dei comportamenti. In particolare, facciamo appello alle forze politiche affinché diventino più propense a riconoscere e valorizzare il ruolo del volontariato nella formazione delle scelte collettive, definizione delle politiche pubbliche, nel disegno delle strategie di welfare non meno che nella realizzazione degli interventi nei quali si concretano.”

Il “Passaporto dei diritti” in Europa


Un passaporto per attraversare l’Europa del lavoro. Per orientarsi tra le differenti e complesse normative nazionali in tema di sicurezza sociale e, così tutelarsi e agire in modo consapevole.

Si tratta del “Passaporto dei diritti”, un agile e prezioso vademecum in lingua italiana, inglese e francese, rivolto a cittadini e lavoratori europei che, superando le frontiere nazionali per lavorare, studiare o semplicemente vivere in altri Paesi europei, desiderano conoscere i loro diritti in tema di sicurezza sociale.

Studenti, lavoratori distaccati, frontalieri, lavoratori atipici, disoccupati, cittadini di paesi terzi, possono trovare nella guida delle prime risposte alle loro domande in tema di cure mediche, maternità, paternità, invalidità, assegni in caso di morte, infortuni sul lavoro, malattie professionali, disoccupazione, etc.

Il passaporto si inserisce nell’ambito di un più ampio progetto di cooperazione internazionale denominato “Tesse” (“Transnational Exchanges on Social Security in Europe”), che coinvolge istituzioni nazionali specializzate in materia di sicurezza sociale e parti sociali con lo scopo di favorire lo scambio di pratiche e di esperienze tra Paesi membri dell’Unione Europea in tema di sicurezza sociale e libera circolazione delle persone.

Il “Passaporto dei diritti” , curato da Carlo Caldarini, responsabile dell’Osservatorio Inca Cgil (il centro di studi e documentazione per le politiche sociali in Europa del patronato Inca Cgil), in collaborazione con Paola Cammilli,  è cofinanziato dalla Commissione europea.

La crisi fa fuggire i migranti dall’Italia

La crisi fa fuggire i migranti dall’Italia, ormai è un dato di fatto. I dati raccontano di una nuova tendenza, legata alla congiuntura economica critica che dal 2008 ha colpito l’Europa. La Fondazione Moressa, ha voluto analizzare il fenomeno.

Secondo gli ultimi dati, infatti, le cancellazioni dall’anagrafe di cittadini stranieri sono aumentate nel 2011, mentre le iscrizioni sono diminuite. La partenza dell’Italia “non si traduce sempre, ovviamente, nella conclusione dell’esperienza migratoria e, quindi, con il rientro in patria, ma spesso si concretizza nel proseguimento di questa esperienza in un altro paese estero, maggiormente indicato per garantire quelle opportunità e quelle chances di vita da cui la migrazione prende avvio”.

Una spiegazione della diffusione dell’abbandono dell’Italia da parte di una significativa fetta della popolazione straniera, spiega la ricerca, “è dovuta sicuramente all’effetto che la crisi economica ha avuto sulle condizioni occupazionali degli stranieri”. Tra il 2008 e il 2011, infatti, il numero di disoccupati stranieri è praticamente raddoppiato, con un incremento di oltre 148 mila unità (+ 91,8%), mentre quello degli italiani è aumentato di 267 mila unità. Tra il 2008 e il 2011 il tasso di disoccupazione degli stranieri è cresciuto di 3,6 punti percentuali, passando dall’8,5% al 12,1%, mentre nello stesso periodo il tasso di disoccupazione degli italiani è passato dal 6,6% all’8,0%.
 
“E’ importante sottolineare che il tasso di disoccupazione è il rapporto tra il numero di disoccupati e le forze lavoro (che includono occupati e persone in cerca di lavoro), quindi non tiene conto dei diversi tassi di attività delle due popolazioni. – dicono alla Fondazione Leone Moressa – I dati sembrano, infatti, confermare che anche in periodo di crisi, a causa della maggiore debolezza delle reti familiari e amicali di supporto e del vincolo tra la regolarità del soggiorno e il possesso di un impiego, gli stranieri hanno minori probabilità rispetto agli italiani di passare all’inattività. Di conseguenza si tratta di una popolazione che presenta una maggiore fragilità rispetto a quella italiana di fronte alla crisi.