Rapporto Eures

Rapporto Eures- Cgil Lazio

Ben il 78,4% dei cittadini del Lazio intervistati dice di sentirsi vulnerabile in termini economici; il 63,7% si sente vulnerabile in ambito occupazionale e il 60,6% in quello sociale.

E’ quanto emerge dall’indagine “Rapporto Eures-Cgil su “La vulnerabilita’ sociale nel Lazio. Le cause, l’impatto sulle famiglie, le risposte possibili”,  presentata oggi a Roma.

L’indagine è stata realizzata lo scorso ottobre 
attraverso la somministrazione diretta e telefonica di 2.005 questionari ad un campione casuale di cittadini maggiorenni, rappresentativo della popolazione.

Dai dati si evince che la vulnerabilità economica colpisce in particolare i disoccupati (96,5%), le famiglie monoparentali (92,5% delle indicazioni), le fasce sociali ‘a rischio di poverta” (92,5%) e gli anziani (80,2%). A denunciare la maggiore vulnerabilità occupazionale sono prevedibilmente i disoccupati (93%) e i giovani (78,6%), ma anche i “laureati deboli” (82,8%), mentre vulnerabili in 
ambito sociale, come già emerso per l’ambito economico, sono soprattutto le famiglie monoparentali (81,7%), i disoccupati (72,8%) e
gli intervistati ‘a rischio poverta” (71,9%).

La percezione di vulnerabilità si lega strettamente all’impatto della crisi: ben il 79,6% dei nuclei familiari dichiara infatti di averne direttamente subito gli effetti negativi; una indicazione, questa, che assume valori ancora superiori nel campione “a rischio di povertà’ (93,2%), tra le persone sole (84,8%), tra gli anziani (86,4%), i meno scolarizzati (84,6%) e le donne (81,2% contro il 77,9% degli uomini).

Nei questionari somministrati da Eures, commercianti, artigiani e lavoratori delle piccole imprese, dichiarano di sentirsi vittime di un mercato senza orizzonti. Pur confermandosi i disoccupati maggiormente vulnerabili in tutti gli ambiti considerati,
la successiva gerarchia dell’incertezza vede al primo posto gli artigiani e i commercianti: tra questi l’82,9% afferma di sentirsi vulnerabile sotto il profilo economico, il 77,7% in termini occupazionali ed il 69,7% sociali. Anche i lavoratori dipendenti, colpiti dalla forte riduzione del potere d’acquisto dei salari, si dicono nell’82% dei casi “vulnerabili” sotto l’aspetto economico.

Questi dati confermano come l’elevata pressione fiscale gravi in misura particolarmente onerosa sui lavoratori a reddito fisso; il 73,4% dei lavoratori dipendenti si sente inoltre vulnerabile sotto il 
profilo occupazionale: un valore, questo, che sale all’81,1% tra i dipendenti delle piccole imprese private, contro il 64,6% di quelli della Pubblica Amministrazione. La vulnerabilità è una dimensione 
latente, si sottolinea nel Rapporto, che diviene nel tempo consapevole.

Stando ai risultati dell’indagine, tale presa di coscienza è avvenuta nella maggior parte dei casi a fronte del perdurare della crisi. Ben l’85,4% dei rispondenti ha infatti cominciato a sentirsi “vulnerabile” tra il 2008 e il 2012, mentre il restante 14,6% in anni precedenti.

In particolare è nel 2010, dopo tre anni di ciclo negativo, che si registra la percentuale più alta di indicazioni (23%), anche se gia’ nel 2009 (18,5%) e nel 2008 (18%) tali valori risultavano significativamente elevati; le percentuali scendono nel 2011 (13,7%) e nel 2012 (12,2%) non per un miglioramento delle condizioni, spiega l’istituto di ricerca, ma per la preesistente generale consapevolezza della vulnerabilità. 

Considerando quanti hanno dichiarato di sentirsi 
vulnerabili già prima del 2008 (il 14,6% del campione), sono soprattutto i lavoratori in proprio, con il 35,1% delle indicazioni, ad aver colto prima degli altri gli effetti dei mutamenti legati alla 
globalizzazione e alla frenata dei consumi e del potere d’acquisto dei salari, gia’ in atto prima del 2008.

Tante sono le Grandi Paure che scaturiscono dall’incertezza tipica del nostro secolo. La graduatoria stilata dall’indagine Eures-Cgil colloca al primo posto la paura di non riuscire ad affrontare spese impreviste (25,9% delle citazioni), seguita dalla perdita del lavoro (20,3%) e dalla disoccupazione (16,1%).

Seguono la paura di una forte riduzione del tenore di vita (15,3%, che sale al 37,5% nella “classe agiata”), quella di non poter garantire un futuro dignitoso ai propri figli (12,9%), di non riuscire a risparmiare (10,7%), della sottoccupazione (10,2%). Segue la 
preoccupazione riguardo l’impossibilità di ascesa sociale (9,4%) e la paura della povertà (9%). Numerosi sono inoltre i timori riferiti alla condizione sociale: la malattia (9,2%), la perdita delle tutele 
sociali (6,8%), dei riferimenti familiari (6,2%) e 
l’invecchiamento/isolamento (5,7%).

Rapporto Euresultima modifica: 2013-02-21T10:08:03+01:00da vitegabry
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