Atipici

Atipici, un esercito di 1,8 milioni con compensi bassi e senza protezioni sociali

Quasi 1,8 milioni di lavoratori, di cui la metà donne, la gran parte parasubordinati, il resto (circa 282 mila persone) professionisti con partita Iva individuale. E’ l’esercito dei lavoratori atipici , fatto da collaboratori a progetto, occasionali, partite Iva, che produce nel nostro Paese numeri importanti: circa 25,8 miliardi di euro di compensi ai parasubordinati nel 2011, a cui si aggiungono i 5.297.852.914 euro dei professionisti con partita Iva iscritti alla gestione separata, per oltre 31 miliardi di compensi percepiti.

Emerge dallo studio dall’Osservatorio lavoro atipico dell’associazione ”20 maggio – Tutelare i lavori”, effettuato sulla base dei dati Gestione Separata Inps,  presentato oggi a Roma.

Non solo. Gli atipici reggono sulle loro spalle un pezzo importante del welfare, grazie ai circa 5,8 mld di contributi versati ogni anno dai lavoratori parasubordinati e dai loro committenti, a cui vanno sommati i circa 1,2 mld versati interamente dai professionisti con partita Iva. Dunque, circa 7 miliardi di euro di contributi versati all’Inps ogni anno.

Eppure, nonostante questo valore, i collaboratori a progetto e occasionali guadagnano poco: i loro compensi sono molto bassi (un subordinato ”puro”, che vive solo di quello, in media guadagna 8.290 euro annui, il 50% in meno rispetto alla media della retribuzione dei dipendenti); le donne sono le più penalizzate (le collaboratrici guadagnano poco più di 6 mila euro annui); scarse tutele sociali in caso di malattia, maternità, infortunio e, pur avendo perso in 5 anni di crisi circa 208 mila posizioni lavorative, sono gli unici a non aver beneficiato di alcun tipo di ammortizzatore sociale. 

Insomma, denuncia lo studio dell”associazione ”20 maggio – Tutelare i lavori”, i lavoratori atipici sono “una parte molto rilevante del mondo del lavoro, ma non sono realmente considerati in termini di futuro previdenziale, tutele sociali e diritti”. “Malgrado versino i loro contributi nelle casse dell’Inps da oltre 17 anni e costituiscano una parte stabile del mondo del lavoro da prima del 1996, vengono percepiti come un fenomeno perennemente transitorio”.

Una disattenzione grave per una fetta del mondo del lavoro, costituita da giovani e adulti fortemente scolarizzati, specializzati e con una componente femminile molto ampia, e che dipende “dall’errata percezione che il lavoro atipico sia solo ”di passaggio” e, quindi, non degno di attenzione, regolazione, sostegno”.

Pur essendo considerate erroneamente attività legate alla condizione giovanile, l’età media dei parasubordinati si aggira attorno ai 40 anni. La fascia d’età dove è concentrato il maggior numero di lavoratrici e lavoratori è quella tra i 30 e i 49 anni (sono 699.828), seguita da quella over 50 (430.052) e quella fino a 29 anni (334.860). Questo dato conferma che queste attività sono tra le principali occasioni d’accesso al lavoro dei giovani, ma poi diventano sempre di più una condizione permanente e si ripropongono costantemente nell’arco di tutta la vita lavorativa.

Atipiciultima modifica: 2013-05-31T12:24:23+02:00da vitegabry
Reposta per primo quest’articolo