Archivi giornalieri: 1 luglio 2020

Contributi a fondo perduto

Contributi a fondo perduto lavoratori dipendenti e pensionati con partita IVA

Il contributo a fondo perduto previsto dal decreto Rilancio Italia spetta anche ai lavoratori dipendenti e i pensionati con partita IVA.

Anche i lavoratori dipendenti e i pensionati con partita IVA possono accedere ai contributi a fondo perduto 2020 previsti dal decreto Rilancio Italia in considerazione dell’emergenza economica-sanitaria da covid-19.

Ecco in chiaro a quali condizioni e in che misura i soggetti citati possono richiedere i contributi.

Contributo a fondo perduto Agenzia delle entrate

Per contrastare i gravi effetti economi negativi legati al covid-19, il Governo ha introdotto specifici contributi a fondo perduto.  I contributi spettano a a Imprenditori, lavoratori autonomi e titolari di reddito agrario con partita Iva. Soggetti che devono presentare un monte ricavi 2019 non superiore a 5 milioni di euro.

L’importo del contributo spettante è calcolato applicando le seguenti percentuali alla differenza tra  l’importo del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 e quello di aprile 2019:

  1. 20%, se i ricavi e i compensi dell’anno 2019 sono inferiori o pari a 400.000 euro;
  2. 15%, se i ricavi e i compensi dell’anno 2019 superano i 400.000 euro ma non l’importo di 1.000.000 di euro;
  3. 10%, se i ricavi e i compensi dell’anno 2019 superano 1.000.000 di euro ma non l’importo di 5.000.000 euro.

Il contributo è comunque riconosciuto per un importo non inferiore a 1.000 euro per le persone fisiche e a 2.000 euro per i soggetti diversi dalle persone fisiche.

L’importo spettante è erogato tramite bonifico diretto da parte dell’Agenzia delle entrate.

Leggi anche: Domanda di contributi a fondo perduto: istanza on line dal 15 giugno

Gli ulteriori requisiti da possedere

Oltre a rispetto del monte ricavi/compensi fisso a 5 milioni di euro, è inoltre necessario che sia presente almeno uno tra i seguenti requisiti:

  1. ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 inferiore ai due terzi dell’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2019;
  2. inizio dell’attività a partire dal 1° gennaio 2019;
  3. domicilio fiscale o sede operativa situati nel territorio di Comuni colpiti da eventi calamitosi (sisma, alluvione, crollo strutturale), i cui stati di emergenza erano in atto alla data del 31 gennaio 2020 (data della dichiarazione dello stato di emergenza da Coronavirus). E’ possibile trovare l’elenco di tali Comuni è riportato  nelle istruzioni del modello dell’istanza.

Leggi anche: Contributi a fondo perduto 2020: chiarimenti dall’Agenzia delle Entrate

Contributo a fondo perduto: a chi non spetta

I contributi a fondo perduto non possono essere richiesti da:

  • soggetti con attività cessata alla data di richiesta del contributo;
  • coloro che hanno iniziato l’attività dopo il 30 aprile 2020 (tranne per le partite Iva aperte dagli eredi per la prosecuzione dell’attività dei deceduti);
  • enti pubblici di cui all’art. 74 del TUIR;
  • intermediari finanziari e società di partecipazione di cui all’art. 162-bis del TUIR.

L’esclusione vale anche per i lavoratori dello spettacolo iscritti al Fondo pensioni dello spettacolo nonché per  i collaboratori coordinati e continuativi attivi alla data del 23 febbraio 2020 e iscritti alla Gestione separata. Sono inoltre esclusi  i professionisti con o senza cassa. Tuttavia, possono richiedere “il fondo perduto”le Società tra professionisti”.

Contributi a fondo perduto dipendenti e pensionati con partita IVA

In linea generale non possono richiedere il contributo i lavoratori dipendenti e pensionati. E se tali soggetti sono dotati di partita Iva?

In tale caso non opera esclusione alcuna. Nel rispetto dei requisiti sopra individuati, possono accedere ai contributi.

Difatti, come da circolare 15/2019, le persone fisiche, imprenditori o lavoratori autonomi che sono anche assunti come «lavoratore dipendente» possono comunque fruire del contributo a fondo perduto COVID-19.

Le medesime indicazioni valgono anche per coloro che  esercitano un’attività d’impresa o di lavoro autonomo (o siano titolare di reddito agrario) e  contestualmente siano titolari di pensione.

Laddove siano svolte più attività, non tutte ammessa al contributo, il requisito dei ricavi non superiori a 5 mln di euro, va verificato in relazione alle attività ammesse al contributo stesso. Stesso discorso per la verifica del calo di fatturato.

Il contributo può essere richiesto anche da lavorato dipendenti e pensionati che hanno avviato l’attività dopo il 3o aprile 2020. In tale caso, la richiesta è ammessa solo per le partite iva aperte in qualità di erede per continuare l’attività di un soggetto deceduto.

Restituzione contributi a fondo perduto

In data 26 giugno l’Agenzia delle entrate ha approvato, i codici tributo per la restituzione del fondo perduto eventualmente richiesto in maniere illegittima. Codici tributo indicati nella risoluzione 37/2020.

Il versamento va effettuato  tramite “F24 Versamenti con elementi identificativi” (c.d. F24 ELIDE), utilizzando  i seguenti codici tributo:

  •  “8077” denominato “Contributo a fondo perduto – Restituzione spontanea – CAPITALE – art. 25 decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34”
  • “8078” denominato “Contributo a fondo perduto – Restituzione spontanea – INTERESSI – art. 25 decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34”
  •  “8079” denominato “Contributo a fondo perduto – Restituzione spontanea – SANZIONE – art. 25 decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34”.

Difatti, il soggetto che ha percepito il contributo in tutto o in parte non spettante, anche a seguito di rinuncia, può regolarizzare spontaneamente l’indebita percezione. Restituendo  il contributo ed i relativi interessi nonché la sanzione ravveduta (art.13 comma 5 d.Lgs 471/1997).

E se non provvedo spontaneamente a restituire il dovuto?

Qualora dai controlli eseguiti dall’Agenzia delle entrate emerga che il contributo sia in tutto o in parte non spettante, anche a seguito dei successivi riscontri di regolarità antimafia, l’Agenzia delle entrate applica la sanzione non più ravvedibile nella misura dal 100% al 200% dell’importo indebitamente percepito . Per tale sanzione è esclusa la possibilità di definizione agevolata.

Nel medesimo caso, ci sono anche risvolti dal punto di vista penale. Infatti, si applica, inoltre, la pena prevista dall’articolo 316-ter del Codice penale in materia di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, che prevede alternativamente:

  • la reclusione da 6 mesi a 3 anni;
  • nel caso di contributo erogato di importo inferiore a 4.000 euro, la sanzione amministrativa da 5.164 euro a 25.822 euro, con un massimo di tre volte il contributo indebitamente percepito.
Attenzione dunque a valutare attentamente tutti i requisiti d’accesso.

Pensioni di inabilità

Pensioni di inabilità: per la Consulta l’assegno è da aumentare a 516 euro

Importante pronuncia della Corte Costituzionale sulle pensioni di inabilità: necessario aumentare l’importo dell’assegno almeno a 516 euro

Le pensioni di inabilità ora fissate in 285,66 euro sono da aumentare almeno a 516 euro, la Corte Costituzione tende la mano in favore degli invalidi civili totali, disciplinati dall’art. 12, co. 1 della L. n. 118/1971. Questi ultimi, si ricorda, a causa dell’infermità psicofisica riconosciuta dalla Commissione medica, hanno diritto a un assegno – denominato pensione di inabilità civile – nella misura, per il 2020, di 285,66 euro. Secondo la Consulta, l’importo riconosciuto agli invalidi civili è assolutamente da rivedere, in quanto non è sufficiente per soddisfare i bisogni primari della vita dell’invalido.

La questione di legittimità costituzionale si è aperta a seguito di un caso di un soggetto affetto da tetraplegia spastica neonatale, incapace di svolgere i più elementari atti quotidiani della vita e di comunicare con l’esterno.

Vediamo quindi nel dettaglio la pronuncia della Corte Costituzionale sulle pensioni di invalidità civile.

Pensione di inabilità: cos’è e quanto spetta

La pensione di inabilità civile è una prestazione economica, erogata a domanda, in favore dei lavoratori per i quali viene accertata l’assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa. Possono usufruirne i soggetti con un’età ricompresa tra i 18 anni e i 67 anni. L’assegno, inoltre, ha carattere assistenziale, cioè slegato dalla presenza di un rapporto assicurativo e contributivo del beneficiario. Per il quale è necessario, pertanto, il rispetto di determinati requisiti reddituali.

Per avere diritto alla pensione di invalidità civile gli interessati devono rispettare determinati limiti reddituali, In particolare, per l’anno 2020, il limite di reddito annuo da rispettare è pari a 16.982,49 euro. Nella determinazione del reddito rilevante si rammenta che sono valutabili i redditi di qualsiasi natura calcolati ai fini Irpef al netto degli oneri deducibili e delle ritenute fiscali. Non entra quindi nella valutazione del reddito:

  • l’importo stesso della prestazione di invalidità;
  • le rendite INAIL;
  • le pensioni di guerra;
  • l’indennità di accompagnamento;
  • gli importi assoggettabili ad imposta sostitutiva dell’IRPEF.

L’importo mensile, rivalutato annualmente, è pari per quest’anno a 286,81 euro. Mentre quello annuale è pari a 3.728,53 euro.

Sono previsti, altresì, degli importi maggiori a determinate condizioni. Ad esempio, al raggiungimento dell’età anagrafica di 60 anni il legislatore riconosce una maggiorazione della prestazione (il cd. “incremento al milione”), sino a 649,45 euro mensili. Ciò a condizione di possedere:

  • un reddito personale non superiore a 8.442,85 euro;
  • un reddito coniugale, se trattasi di invalido coniugato, non superiore a 14.396,72 euro annui.

Importo pensione di inabilità per invalidi civili: il parere della Consulta

In merito all’importo della pensione di invalidità civile, la Consulta ha sollevato una questione di legittimità in merito all’art. 38 della Costituzione, in base al quale:

  • “ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto di mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale”.

Nello specifico, ritiene la Consulta, l’importo della pensione di inabilità attualmente riconosciuto non garantisce alle persone totalmente inabili al lavoro di età inferiore a 60 anni i mezzi necessari per vivere. In altri termini è necessario che il cd. “incremento al milione” debba essere assicurato agli invalidi civili totali senza attendere il raggiungimento del 60esimo anno di età.

Ciò significa che anche gli invalidi civili totali di età compresa tra 18 e 59 anni potranno ottenere, alle medesime condizioni degli over 60, l’incremento della pensione di inabilità civile da 285,66 euro al mese a 649,45 euro.

La pronuncia della Corte Costituzionale non ha effetto retroattivo, nel senso che dovrà applicarsi soltanto per il futuro: ossia a partire dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza sulla Gazzetta Ufficiale.

Infine, specifica la Consulta, l’incremento non si avrà per tutti gli invalidi civili totali. Infatti, i requisiti reddituali per la concessione della maggiorazione non coincidono con quelli previsti per la pensione di inabilità civile. Pertanto,

Pertanto, solo gli invalidi tra 18 e 59 anni sprovvisti di significativi redditi al di fuori della stessa pensione di inabilità civile potranno concretamente agguantare l’incremento.

Sant’ Aronne

 

Sant’ Aronne


Sant' Aronne

Nome: Sant’ Aronne
Titolo: Fratello di Mosè
Nascita: Egitto
Morte: Monte Hor
Ricorrenza: 1 luglio
Tipologia: Commemorazione

Sant’Aronne Il fratello maggiore di Mosè e Maria nacque in Egitto dal levita Amram, figlio di Caath, e da lochabed. Sposò Elisabetta, sorella di Naasson, che era capo della tribù di Giuda. Ebbe quattro figli: Nadab e Abiu che morirono senza prole; Eleazaro e Ithamar invece perpetuarono il sacerdozio fino alla venuta di Cristo (il quale fu sacerdote secondo l’ordine molto più antico di Melchisedec, non di Aronne).

Col fratello minore (Dio nella Bibbia non sceglie mai i primogeniti) guidò gli ebrei dall’Egitto alla Terra Promessa. Aveva ottantatré anni quando il Signore nel roveto ardente lo designò quale interprete di Mosè (il quale aveva difficoltà a esprimersi). Sempre con Mose si recò dal faraone Ramses 11 a chiedere il permesso per gli ebrei di recarsi a tre giorni di cammino nel deserto per celebrare una festa in della Concezione di Maria.
onore del loro Dio. Il faraone non solo rifiutò ma obbligò gli ebrei a procurarsi da soli la paglia per la fabbricazione dei mattoni (attività cui erano adibiti in condizione di semischiavitù dagli egizi).

La cosa provocò il malumore degli ebrei contro i due profeti. Tornati dal faraone, venne loro chiesto di provare la loro autorità. Aronne trasformò in serpente la verga data da Dio a Mosè nel roveto. Ma anche i maghi egizi fecero lo stesso con le loro. Solo che il serpente di Aronne uccise e divorò gli altri. La verga di Aronne cambiò l’acqua egiziana in sangue e provocò le altre piaghe: rane, zanzare, mosche, grandine, locuste, tenebre, morte dei primogeniti.

Fu Aronne a raccogliere un po’ di manna da custodire nel Tabernacolo. Fu lui con Hur a sostenere le braccia di Mosè levate in preghiera nel corso della battaglia contro gli Amaleciti (gli ebrei perdevano quando Mosè, stanco, le abbassava). Sostituì Mosè salito sul Sinai (a ricevere i Comandamenti), ma cedette alle pressioni del popolo e permise la costruzione del vitello d’oro (e dire che poco prima aveva avuto una meravigliosa visione sulle pendici del monte GebelMusa: per gli arabi, “Monte di Mosè”). Dopo i rimproveri del fratello, fu perdonato da Dio e consacrato sommo sacerdote con i figli (ma nello stesso giorno i primi due di essi perirono nelle fiamme sprigionatesi dall’altare: non avevano osservato le prescrizioni divine).

In seguito Aronne e la sorella Maria cercarono di svincolarsi dalla leadership di Mosè, ma Dio li rampognò e punì lei con la lebbra (poi guarita da Mosè). In realtà il sacerdozio sarebbe spettato al primogenito, cioè alla tribù di Ruben; ma Dio volle premiare la tribù di Levi per la fedeltà dimostrata nel fatto del vitello d’oro. La cosa provocò la rivolta del cugino Core, ma i ribelli furono inghiottiti dalla terra. La folla accusò Mosè e Aronne di questa strage, e venne dispersa dal fuoco divino. Dio ordinò poi che nel Tabernacolo venissero poste le verghe delle dodici tribù e quella di Aronne. Solo questa si trovò fiorita. Dopo la morte di Maria a Cades, tale verga colpì la roccia e ne fece scaturire acqua.

Ma i due fratelli non entrarono nella Terra Promessa. Aronne morì sul monte Hor e gli succedette Eleazaro. Aveva centoventitré anni. Dalla sua discendenza nacque il Battista. Il monte l lor, vicino a Petra, è venerato dagli islamici come Gebel Nebi Harún (Monte di Aronne). La protezione dei fabbricanti di bottoni forse proviene dalle gemme che portava sul pettorale da sommo sacerdote.

MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di sant’Aronne, della tribù di Levi, da suo fratello Mosè unto con l’olio sacro sacerdote dell’Antico Testamento e sepolto sul monte Hor.