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Riforma pensioni

 

Riforma pensioni/ Cgil a favore di Quota 41

Pubblicazione: 28.07.2020 Ultimo aggiornamento: 17:13 – Lorenzo Torrisi

Oggi è ripreso il confronto tra Governo e sindacati sulla riforma pensioni. Le parole di Daniela Barbaresi, Segretaria generale della Cgil Marche,

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Lapresse
 

CGIL A FAVORE DI QUOTA 41

Oggi è ripreso il confronto tra Governo e sindacati sulla riforma pensioni e secondo Daniela Barbaresi, Segretaria generale della Cgil Marche, occorre “una vera riforma della previdenza che garantisca a tutti la possibilità di andare in pensione a 62 anni, o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, il riconoscimento ai fini previdenziali del lavoro di cura, soprattutto a carico delle donne, i lavori manuali e gravosi come peraltro sosteniamo con la piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil”. Come riporta ilcittadinodirecanati.it, secondo la sindacalista “occorre pensare soprattutto ai più giovani e a tutti coloro che fanno i conti con lavori poveri e discontinui introducendo una pensione contributiva di garanzia senza la quale non potrà che esserci un futuro di pensione che non permetterà una vita dignitosa per un’intera generazione che ha conosciuto troppa precarietà”. Per Barbaresi “servono poi misure urgenti per rispondere alle emergenze create dal Covid, consentendo l’uscita anticipata dal lavoro in caso di particolare rischio di contagio correlato all’età, soprattutto in determinate attività”.

 

ESECUTIVA LA DELIBERA SUL CONTRIBUTO COVIP

Il sito di Ipsoa ricorda che “è divenuta esecutiva la Deliberazione COVIP dell’11 marzo 2020 recante ‘Determinazione della misura, dei termini e delle modalità di versamento del contributo dovuto alla COVIP da parte delle forme pensionistiche complementari nell’anno 2020’”. Viene anche specificato che “la Deliberazione è in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale”. C’è da tenere presente che “a causa dell’emergenza sanitaria in corso determinata dal contagio del virus Covid-19 e avuto conto delle richieste avanzate dai soggetti vigilati, per il tramite di proprie associazioni rappresentative, l’ordinario termine di versamento del contributo di vigilanza viene posticipato al 15 settembre 2020”. Infine, “il versamento del contributo è effettuato da ciascuna forma pensionistica complementare che al 31 dicembre 2019 risulti iscritta all’albo di cui all’art. 19 del decreto 252 del 2005, nella misura dello 0,5 per mille dell’ammontare complessivo dei contributi incassati a qualsiasi titolo nell’anno 2019”.

LA PROPOSTA DI CATALFO AI SINDACATI

Secondo quanto riporta Adnkronos, nel corso dell’incontro con i sindacati la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo avrebbe proposto “una riforma delle pensioni da attuare con legge delega a partire dal 2022 una volta scaduta quota 100 che arriverà al termine del triennio sperimentale a fine 2021”. Sembra inoltre che vi sia l’intenzione di disegnare “due percorsi paralleli: uno che avrà come orizzonte la legge di bilancio e gli interventi più urgenti; e l’altro che avrà come obiettivo invece il disegno complessivo sulla riforma generale. Il primo si svolgerà l’8 settembre, il secondo il 16 settembre”. Infine, “dal governo sarebbe anche arrivata la disponibilità a ragionare sul rafforzamento del contratto di solidarietà per traghettare dal lavoro alla pensione i lavoratori e al tempo stesso liberare risorse per nuova occupazione”. Si accoglierebbe così una richiesta fatta proprio dai sindacati. Resterebbe in ogni caso da capire quali interventi più urgenti potrebbero essere inseriti nella Legge di bilancio per entrare quindi in vigore nel 2021.

IL PIANO DI MACRON

Il Sole 24 Ore evidenzia che Emmanuel Macron non ha abbandonato l’idea di far approvare la riforma pensioni in Francia. “L’intenzione è quella di ricominciare a trattare a gennaio, malgrado la perplessità dei sindacati”. Sembra che si voglia seguire una strategia per una riforma in due parti: normativa e finanziaria. “La riforma normativa prevede l’introduzione del sistema universale a punti in sostituzione dell’attuale complicato meccanismo, che prevede una molteplicità di regimi diversi: il 3% dei pensionati riceve un solo trattamento pensionistico, il 36% due, il 28% tre, il 18% quattro, l’11% cinque e il 4% sei o più. Il tema del finanziamento sarà a sua volta diviso nei due aspetti del breve e del lungo termine”. Non sarà in ogni caso facile portare a casa una riforma che per il Presidente è comunque importante. La partita è delicata e potrebbe influire anche sulle prossime presidenziali. Resta in ogni caso da capire quale sarebbe l’effetto concreto sui requisiti di accesso alla pensione per i cittadini francesi.

I PROBLEMI ALLE POSTE DI BURCEI

Da ieri sono cominciati, presso gli uffici postali e alle condizioni già vigenti nel corso degli scorsi mesi, i pagamenti in contanti delle pensioni di agosto. L’Unione Sarda segnala però che “nonostante l’Ufficio Postale di Burcei stia garantendo l’apertura quotidiana, il servizio non riesce spesso a coprire le esigenze degli utenti. Un solo impiegato che fa anche da direttore, eseguendo le operazioni di sportello: pensioni, pagamenti di bollettini”. Nel piccolo centro del Sud Sardegna, come spiega la consigliera comunale Paola Zuncheddu, “c’è stata la chiusura tassativa alle 13:45 con gli utenti, per lo più anziani, tornati a casa a mani vuote dopo ore di attesa sotto il caldo torrido. Intanto monta la protesta dei cittadini che chiedono all’Ufficio Poste Italiane il potenziamento del personale al fine di garantire l’apertura di più sportelli, evitando estenuanti attese per potersi vedere consegnare una pensione o poter pagare un bollettino o effettuare qualsiasi altra operazione allo sportello”.

RIFORMA PENSIONI, IL PUNTO DI BRAMBILLA E MUNDO

In un articolo su L’Economia, il supplemento del Corriere della Sera, Alberto Brambilla e Antonietta Mundo fanno alcune precisazioni circa i dati circolati nella scorsa settimana che hanno fatto parlare di sorpasso delle pensioni erogate rispetto al numero di pensionati, evidenziando che nel Casellario centrale dei pensionati “sono conteggiate tutte le tipologie di pensioni, tra cui alcune pensioni complementari, le pensioni di guerra e le pensioni ai superstiti che sono liquidate insieme al trattamento principale di vecchiaia o anzianità”. Il numero di pensionati è quindi inferiore rispetto alle pensioni erogate. Per gli autori, è possibile stimare che a fine maggio 2020 ci siano 1,415 per ogni pensionato, contro gli 1,45 del 2018. I due ricordano che sarebbe ideale raggiungere 1,5 per dare sicurezza al sistema previdenziale.

LE STIME SUL DISAVANZO INPS

In ogni caso non c’è da fare allarmismo, mentre preoccupano altri tre aspetti. Il primo è il fatto che bisognerà procedere all’innalzamento dell’importo delle pensioni di invalidità dopo la sentenza della Corte Costituzionale in materia. Il secondo è che la stessa Consulta dovrà pronunciarsi a fine ottobre sul taglio delle pensioni d’oro varato dal Governo Conte-1. Il terzo riguarda “l’effetto combinato di Quota 100 e del Sars-CoV2 che aumenterà il disavanzo dell’Inps dai 20 miliardi del 2018 ai 25 del 2019 e ai circa 48 del 2020”. Insomma, i conti per l’Inps rischiano di farsi pesanti, chiamando quindi lo Stato a ripianare il deficit, specie per le spese di carattere assistenziale.

Pensioni

Pensioni ultime notizie: Misiani su Quota 100 “servono misure diverse”

Pubblicato il 28 Luglio 2020 alle 08:17 Autore: Daniele Sforza

Pensioni ultime notizie: anche il viceministro dell’Economia Antonio Misiani interviene su Quota 100, dichiarando che servono misure differenti.

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Pensioni ultime notizie: Misiani su Quota 100 “servono misure diverse”

Pensioni ultime notizie: il viceministro dell’Economia Antonio Misiani è intervenuto su Quota 100, affermando che c’è la necessità di soluzioni differenti. Dopo aver annunciato il rinvio delle cartelle esattoriali a novembre, Misiani ha parlato anche della misura di pensione anticipata, al centro delle discussioni da diverso tempo ma ancor di più oggi, vista l’attenzione dell’Europa nei nostri confronti e gli obiettivi di riduzione della spesa pensionistica.

Pensioni ultime notizie: Quota 100 resterà fino a scadenza naturale

Governo e sindacati dovranno incontrarsi nuovamente e confrontarsi sul tema della riforma generale del sistema pensionistico. Quota 100, però, resterà in piedi fino a scadenza naturale, ovvero fino al 31 dicembre 2021. Lo ha ribadito di recente il viceministro dell’Economia, intervistato dal Quotidiano Nazionale. Quota 100, ha detto, “era una misura transitoria, scade a fine 2021, non verrà prorogata”. Tutto quello che già sappiamo e ripetiamo da giorni, ormai, ma prima che il tavolo di discussione con i sindacati riprenda è necessario chiarire alcuni aspetti.

Riprende dialogo tra governo e sindacati

Su cosa verterà il dialogo con le sigle sindacali? “Bisogna discutere con le forze sociali meccanismi diversi di flessibilizzazione dell’età di pensionamento”, ha affermato Misiani, che dunque ha ribadito l’intenzione del governo di non cancellare Quota 100 anzitempo, ma di mantenerla fino a scadenza naturale, per poi evitare lo scalone di 5 anni che si andrebbe a creare a partire dal 1° gennaio 2022. Invece non è ancora chiaro se la discussione con i sindacati ripartirà dalla definizione delle misure che partiranno giustappunto dal 2022 oppure se verterà sull’analisi degli strumenti, rinviando di fatto la decisione all’anno prossimo, ma già con una base di partenza ben solida. Altro tema importante è capire se nel 2021 ci saranno nuove misure sul fronte previdenziale: tra le più attese la proroga di Opzione Donna, gli interventi per le categorie dei lavori gravosi e l’ultima salvaguardia per gli esodati rimasti.

Pensioni

Pensioni: perché i giovani sono penalizzati da Quota 100?

 

Pensioni: perché i giovani sono penalizzati da Quota 100? Ma non solo da quella. Lo sono anche dalle baby pensioni. Cioè dalle pensioni di coloro che hanno smesso di lavorare molto presto. Anche prima dei 40 anni, a volte. Quindi, perché Quota 100 e le baby pensioni penalizzano i giovani? Lo scoprirete presto. Continuate a leggere.

Non è un dato realmente sorprendente, poiché si tratta di uno scandalo assai noto, e da tempo. Fa comunque impressione constatare quanto ci costino ogni anno. Diversi esperti hanno calcolato il costo delle baby pensioni. Esse costano alle casse dello Stato circa 7 miliardi di euro all’anno. Basta recuperare i dati INPS riferiti ai pensionati baby presenti nel nostro Paese, per saperlo. E confrontarli. Nello specifico, con la dimensione economica del reddito di cittadinanza e di quota 100. Due misure, queste ultime, che sono nel mirino dall’Unione Europea. In totale sono quasi 562 mila le persone che non timbrano più il cartellino da almeno 40 anni. E che pesano enormemente, da sole, sul debito pubblico.

Di queste, oltre 386 mila sono costituite in massima parte da invalidi o ex dipendenti delle grandi aziende. Giova ricordare come abbiano fatto ad andare in pensione molte di queste persone. Molti hanno potuto lasciare definitivamente la scrivania dell’ufficio in età giovanissima grazie ad una legge, ovviamente. Nello specifico, la legge approvata nel 1973 dal governo allora presieduto da Mariano Rumor. I dettagli si trovano nell’art. 42 del DPR 1092 di quell’anno.

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Pensioni: perché i giovani sono penalizzati da Quota 100?

E quota 100? Cosa c’entra? Beh, è piuttosto facile. Anche quota 100 è una misura tipo le baby pensioni. Infatti è parecchio distruttiva. Perché fino alla sua conclusione naturale, nel 2021, manderà in pensione 350.000 persone. Un numero che andrà in pensione prima di quanto avrebbe dovuto fare. In questo modo, ovviamente, gravando sulle casse dello Stato. Cioè sul debito pubblico. Non è un caso, infatti, che il debito pubblico italiano sia iniziato a salire proprio a partire dal 1970. Quando, guarda caso, era Presidente del Consiglio proprio Rumor.

Tutto ciò, però, è stato reso possibile dall’affermazione di una diffusa cultura politica. E, in particolare, dall’abbandono di ogni atteggiamento improntato a serietà e frugalità. Ora pretendiamo di vivere grazie a sussidi. Questo lo si deve a un’involuzione che ha radici profonde. È quindi giusto che ora, anche dopo le elargizioni dell’Unione, si ponga sotto i riflettori la riforma di Quota 100. Misura che contribuisce a tenere bassi i redditi dei giovani. E molto spesso li costringe a emigrare.

I giovani sono penalizzati da ogni politica che anticipi l’età pensionabile. Questo fatto potrebbe porre le premesse per un conflitto intergenerazionale. Oltre che per un’imprenditoria politica che cavalchi il tema. Invece non è così. Molti giovani non sanno di subire conseguenze. Purtroppo l’ignoranza impera sovrana. E lo fa anche la “società signorile di massa” teorizzata dal sociologo Luca Ricolfi. Che, purtroppo, ha creato una diffusa empatia a favore di ogni beneficio solidale senza niente in cambio.

Santi Nazario e Celso

 

Santi Nazario e Celso


Nome: Santi Nazario e Celso
Titolo: Martiri
Ricorrenza: 28 luglio
Tipologia: Commemorazione

S. Nazario ebbe la fortuna di avere una piissima madre per nome Perpetua la quale era stata ammaestrata nella fede da S. Pietro, o almeno da alcuni dei suoi primi discepoli. Benchè suo marito, che occupava un posto distinto nell’impero, fosse pagano, ella tuttavia si studiò di ispirare al giovanetto Nazario, suo figlio, un ardente desiderio di consacrarsi a Gesù Cristo. Le sue lezioni ebbero un successo che superò le sue speranze. Nazario divenne un perfetto modello di tutte le virtù cristiane. Ardente di zelo per la salute delle anime, abbandonò Roma, sua patria, si recò a predicare la fede in molti luoghi con un fervore e con una generosità degna di un discepolo degli apostoli. Giunto a Milano i pagani lo arrestarono con un giovane di nome Celso, che lo accompagnava per assisterlo nei suoi viaggi e l’uno e l’altro furono condannati a perdere la testa sotto la mannaia. Soffrirono il martirio verso l’anno 68, poco dopo che Nerone aveva scatenata la prima persecuzione sanguinosa contro la Chiesa.

Il ricordo dei due martiri si perse fino al ritrovamento dei corpi da parte di sant’Ambrogio che nel 395 grazie ad un’ispirazione decise la riesumazione di due corpi sepolti negli orti fuori città. Uno dei corpi, decapitato ma incorrotto, fu ritenuto quello di Nazario e fu trasportato davanti a Porta Romana, dove venne eretta una basilica in suo onore. Nel luogo del ritrovamento delle ossa del secondo, ritenute quello di Celso, sorse un’altra basilica.

PREGHIERA La santità di Naziario e Celso già da te coronati, o Signore, ci difenda ed implori soccorso per la nostra debolezza.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Milano, santi Nazario e Celso, martiri, i cui corpi furono rinvenuti da sant’Ambrogio.