Donne e giovani

Su donne e giovani il peso della crisi. Difficile conciliare maternità e lavoro

I giovani italiani hanno subito piu’ di tutti le conseguenze della crisi. A sostenerlo l’Isfol, l’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, che in occasione del convegno ‘Lavoro e crisi economica’, ha reso noto i risultati degli studi condotti “sulle dinamiche piu’ recenti e sulle riforme varate negli ultimi anni”. L’Isfol ha svolto una indagine su 45 mila giovani, fra i 20 e i 34 anni, che ha consentito di avere l’immagine che i giovani italiani hanno del lavoro. Da quanto emerge, ormai per i giovani il lavoro ha una “funzione strumentale”: solo in secondo luogo e’ finalizzato al perseguimento “dei propri interessi”. In primo luogo e’ teso al sostentamento economico.

Per i giovani italiani, la coerenza tra il percorso di studi e le attivita’ di lavoro assume sempre meno peso nella scelta del lavoro (per il 62,8% degli intervistati), a favore di un contesto occupazionale che garantisca buone relazioni tra pari (89,8%), una retribuzione adeguata (per il 92,5%) e soprattutto un livello elevato di salute e sicurezza sul luogo di lavoro (93,7%). Ad emergere, quindi, una generazione che misura le proprie difficolta’, ma che ha mantenuto il lavoro al centro del proprio progetto.

In sintesi, i giovani vogliono vivere e lavorare “in un paese dove siano garantiti i diritti minimi di cittadinanza attiva e dove la questione della tutela e sicurezza sul luogo di lavoro diventa prioritaria, anche prima della realizzazione personale”. Sempre secondo quanto emerge dall’indagine, l’investimento nell’istruzione e la specializzazione in materie scientifiche e tecniche “promuovono maggiori opportunita’ occupazionali rispetto a quelle garantite da discipline con orientamento professionale o umanistico”.

Ma la crisi economica ha avuto un impatto anche sui comportamenti riproduttivi e sulle intenzioni di fecondita’ delle famiglie. L’ultima indagine campionaria sulle nascite condotta dall’Istat in collaborazione con l’Isfol ha evidenziato, infatti, come la contrazione del comportamento riproduttivo (1,37 figli per donna nel 2014) abbia avuto solo parzialmente carattere volontario, dal momento che la numerosita’ familiare “attesa”, ovvero il numero medio di figli che le donne vorrebbero avere nella loro vita, risulta superiore a 2 figli per donna. La crisi ha impattato, in particolare, sulla vita professionale delle neo-madri. Alcune di queste, che risultavano occupate al momento della gravidanza, non lo sono piu’ dopo la nascita del figlio (22,3% delle occupate in gravidanza) e il dato e’ in aumento rispetto al 2005 (18,4%).

Piu’ della meta’ delle madri che hanno smesso di lavorare ha dichiarato di essersi licenziata o di avere interrotto l’attivita’ che svolgeva come autonoma (52,5%): quasi una madre su quattro ha subito il licenziamento. Mentre per una su cinque si e’ concluso un contratto di lavoro o una consulenza. Tra i motivi che hanno spinto le madri a lasciare il lavoro si osserva che, rispetto al 2005, diminuiscono – pur restando decisamente prevalenti – le motivazioni riconducibili a difficolta’ di conciliazione dei ruoli (dal 78,4% al 67,1%), mentre aumentano quelli legati all’insoddisfazione per il tipo di lavoro svolto. Sia in termini di mansioni che di retribuzione (dal 6,9 % al 13,5 %).  Tra le occupate si registra, invece, un aumento delle difficolta’ di conciliazione: dal 38,6% nel 2005 al 42,7% nel 2012. Tra gli aspetti del lavoro che causano piu’ frequentemente difficolta’ di conciliazione ci sono: la quantita’ di ore di lavoro, la presenza di lavoro a turni o di orari disagiati (pomeridiano, serale o nel fine settimana) e la rigidita’ dell’orario di lavoro.

Donne e giovaniultima modifica: 2015-12-11T16:55:48+01:00da vitegabry
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