Archivi giornalieri: 21 dicembre 2015

Il dovere dell’esemplarità

          Il dovere dell’esemplarità           

21 dicembre 2015

Nel discorso natalizio di Papa Francesco alla curia non poteva mancare il richiamo a quello fondativo di Paolo VI del 1963. Rivolto ai suoi collaboratori il 21 settembre, esattamente tre mesi dopo l’elezione e alla vigilia della ripresa del concilio sospeso alla morte di Giovanni XXIII, il calibratissimo testo di Montini sul dovere dell’esemplarità ha di certo sostenuto la riflessione del suo successore, che con ogni evidenza ha meditato a lungo per preparare il suo impegnativo intervento, esplicitamente riallacciato a quelli degli anni scorsi.E come i discorsi precedenti, anche questo catalogo di virtù che deve proporsi ogni curiale può essere applicato, come ha detto Bergoglio, a «ogni cristiano, ogni curia, comunità, congregazione, parrocchia e movimento ecclesiale». Dodici coppie di virtù, le cui iniziali formano la parola “misericordia” e che il Pontefice ha presentato come «antibiotici» per le malattie spirituali: missionarietà e pastoralità, idoneità e sagacia, spiritualità e umanità, esemplarità e fedeltà, razionalità e amabilità, innocuità e determinazione, carità e verità, onestà e maturità, rispettosità e umiltà, doviziosità e attenzione, impavidità e prontezza, affidabilità e sobrietà. Antidoti, dunque; dei quali c’è palese bisogno, al punto che nel successivo incontro con i dipendenti vaticani il Papa ha chiesto perdono per gli scandali provocati dalle vicende, davvero penose, degli ultimi tempi. Assicurando al tempo stesso che quanto è accaduto ha costituito e costituirà «oggetto di sincera riflessione e decisivi provvedimenti. La riforma andrà avanti con determinazione, lucidità e risolutezza, perché ecclesia semper reformanda». Non a caso nell’ora del concilio, Paolo VI rivolse ai curiali parole che vale la pena rammentare anche oggi: «Da tutte le parti si guarda a Roma cattolica, al pontificato romano, alla Curia romana. Il dovere d’essere autenticamente cristiani è qui sommamente impegnativo. Non ricorderemmo a voi questo dovere, se a noi stessi non lo ricordassimo ogni giorno. Tutto a Roma fa scuola: la lettera e lo spirito. Come si pensa, come si studia, come si parla, come si sente, come si agisce, come si soffre, come si prega, come si serve, come si ama; ogni momento, ogni aspetto della nostra vita ha intorno a noi un’irradiazione, che può essere benefica, se fedele a ciò che Cristo vuole da noi; malefica, se infedele». È infatti in questa stessa luce che va letto il discorso del Pontefice: così Francesco ha ripetuto, con il suo predecessore, la gratitudine e l’apprezzamento per «l’efficienza dei servizi, che la Curia Romana con fatica, con responsabilità, con impegno e dedizione rende al Papa e a tutta la Chiesa», aggiungendo nel solco della spiritualità ignaziana che questa è una «vera consolazione» a sostegno della volontà di «andare avanti nella via del bene». Nella consapevolezza cristiana della limitatezza di ogni sforzo personale, che il Pontefice ha espresso citando una preghiera che ripeteva una grande figura del cattolicesimo statunitense, il cardinale John Francis Dearden. – See more at: http://www.osservatoreromano.va/it/news/il-dovere-dellesemplarita#sthash.r2upwGq1.dpuf

San Pietro Canisio

San Pietro Canisio

Nome: San Pietro Canisio
Titolo: Sacerdote e dottore della Chiesa
Ricorrenza: 21 dicembre

È un degno figlio di S. Ignazio di Loyola, destinato da Dio a risplendere di luce vivissima nella Germania, nel tempo in cui Lutero si ribellava alla Chiesa, seminando la zizzania infernale dell’eresia protestante.

Nacque Pietro a Nimega in Olanda l’8 maggio del 1521, da Giacomo ed Egidia Houweningen, pii e nobili signori. Ancora piccolo, dimostrava la sua inclinazione alla pietà imitando le cerimonie sacre. Fatto più grandicello, il padre per dargli una formazione più completa, lo mandò all’università cattolica di Colonia, ove progredì rapidamente negli studi, ma specialmente nella via della santità.

Quivi s’incontrò con l’uomo che lo consigliò ad entrare nella Compagnia di Gesù, il B. Pietro Fabro, uno dei confondatori della medesima.

Molto lottò e molto soffrì per seguire la sua vocazione, ma la sua costanza fu coronata brillantemente. Pietro fu uno dei primi figli di S. Ignazio, ma un figlio preziosissimo : fondò vari collegi, fu provinciale di Germania, partecipò a tre Congregazioni Generali, intervenne al Concilio Tridentino ed ebbe altri delicati uffici che disimpegnò sapientemente. Conquistò e formò altri degnissimi figli al nuovo ordine. Dotato del dono della sacra eloquenza, ed assistito dalla divina grazia, illuminava le menti, toccava i cuori e muoveva le volontà nella via della giustizia, operando prodigi di grazia; per parecchi anni fu il predicatore della Cattedrale di Vienna e tenne innumerevoli missioni in altre città; fu il difensore della dottrina cattolica in cinque congressi contro gli errori di Lutero.

Monumenti preziosi del Canisio sono i molteplici suoi scritti, tra i quali primeggia il « Catechismo », opera latina che godette dell’universale ammirazione e presto si divulgò e fu adottata in tutto il mondo cattolico. In essa sono esposte in forma facile e chiara le prime verità cristiane, e si difende strenuamente la morale cattolica contro gli assalti dei novatori.

Il filo d’oro che raccolse e radunò tanta forza e tanta attività in quest’uomo santo, che lo rese così attivo, fu il suo spirito di orazione: questo era l’anima del suo apostolato. Egli è maestro di vita interiore. Questa sua vita d’unione divina culmina colla visione del S. Cuore, avuta nella Basilica Vaticana.

Grandemente onorato da prìncipi, da uomini chiarissimi per santità e da quattro Sommi Pontefici, sentiva così bassamente di sé, da reputarsi l’ultimo di tutti. Ricusò tre volte il vescovado viennese. Ossequientissimo ai suoi superiori, ad un loro cenno era pronto a lasciare o intraprendere tutto, anche con pericolo della salute e della vita. Colla volontaria mortificazione di sè custodì sempre la castità. Morì il 21 dicembre 1597.

Avendo con la sua penna servito degnamente la S. Chiesa, questa lo premiò coll’aureola di Dottore.

PRATICA. Il Catechismo è la dottrina della Chiesa Cattolica: devono studiano non solo i fanciulli, ma anche gli adulti, intervenendo alle istruzioni parrocchiali.

PREGHIERA. Dio, che per difendere la fede cattolica fortificasti il beato tuo confessore Pietro, concedi propizio che, mercè i suoi esempi ed insegnamenti, gli erranti si ravvedano ed i fedeli perseverino nel professare la verità.