Archivi giornalieri: 2 dicembre 2015

Osservatore Romano

Anteprima
per i senzacasa

 

Il film su Papa Francesco 

02 dicembre 2015

 
 

 

«Benvenuti nella casa del Signore. Questa serata si concluderà con una cena al sacco. È la carezza del Papa, se non ne avete bisogno per voi portatela a chi è rimasto a guardare le vostre valigie o le vostre cose perché voi poteste venire». 

Si è rivolto così l’arcivescovo elemosiniere pontificio Konrad Krajewski ai settemila poveri e rifugiati che nel tardo pomeriggio di ieri, martedì 1° dicembre, hanno assistito nell’aula Paolo VI alla prima del film Chiamatemi Francesco.

Per volontà dello stesso Pontefice sono stati infatti invitati senzatetto e persone bisognose — tra cui un gruppetto di carcerati di Rebibbia che ha ottenuto un permesso speciale e cento profughi di diversa provenienza aiutati dal Centro Astalli — insieme ai volontari, religiosi e laici che ne prendono cura. Con loro i produttori, il regista e il cast, che hanno anche partecipato all’udienza generale del giorno dopo in piazza San Pietro.

«L’anteprima di ieri — racconta il produttore, Pietro Valsecchi — è stata molto emozionante proprio per la presenza di tanti poveri, invitati dal Papa. Credo che questo film possa dare proprio agli ultimi, tra i quali metto anche i giovani disorientati e senza riferimenti, una parola di speranza, fiducia e solidarietà»

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Osservatore Romano

Tutto il viaggio del Papa

 

Edizione monografica del settimanale in lingua italiana ·

02 dicembre 2015

 
 

 

 

Trentadue pagine per rivivere tutti i momenti del primo viaggio di Papa Francesco in Africa. A poche ore dalla conclusione della storica visita, il settimanale in lingua italiana dell’Osservatore Romano offre ai propri abbonati un’edizione monografica con i testi e le immagini delle varie tappe: dal Kenya, all’Uganda, alla Repubblica Centrafricana.

Nel numero, in stampa giovedì, vengono riproposti tutti i discorsi e le omelie pronunciati dal Pontefice in terra africana, insieme con i quattro editoriali firmati dal direttore. Completano la documentazione, la conferenza stampa tenuta dal Papa sul volo di ritorno da Bangui e l’udienza generale di questa mattina, anch’essa interamente dedicata all’Africa, insieme con un’intervista rilasciata da Francesco al settimanale “Credere” sulla misericordia nella vita della Chiesa. E ad arricchire ulteriormente la pubblicazione in allegato il mensile “donna chiesa mondo”.

 
  •  
    Osservatore Romano
 
 

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Un uomo perdonato

Un uomo perdonato

 

 La misericordia nella vita della Chiesa ·

02 dicembre 2015

 
 

 

 

Anticipiamo l’intervista che Papa Francesco ha rilasciato al settimanale «Credere». Il testo viene pubblicato sul numero 49 con la data del 6 dicembre.

 

Padre Santo, ora che stiamo per entrare nel vivo del Giubileo, ci può spiegare quale moto del cuore l’ha spinta a mettere in risalto proprio il tema della misericordia? Quale urgenza percepisce, a tale riguardo, nell’attuale situazione del mondo e della Chiesa?

Il tema della misericordia si va accentuando con forza nella vita della Chiesa a partire da Paolo VI. Fu Giovanni Paolo II a sottolinearlo fortemente con la Dives in misericordia, la canonizzazione di santa Faustina e l’istituzione della festa della Divina Misericordia nell’Ottava di Pasqua.

Su questa linea, ho sentito che c’è come un desiderio del Signore di mostrare agli uomini la sua misericordia. Non è quindi venuto in mente a me, ma riprendo una tradizione relativamente recente, sebbene sempre esistita. E mi sono reso conto che occorreva fare qualcosa e continuare questa tradizione. Il mio primo Angelus come Papa fu sulla misericordia di Dio e in quell’occasione parlai anche di un libro sulla misericordia regalatomi dal cardinale Walter Kasper durante il conclave; anche nella mia prima omelia come Papa, domenica 17 marzo nella parrocchia di Sant’Anna, parlai della misericordia. Non è stata una strategia, mi è venuto da dentro: lo Spirito Santo vuole qualcosa. È ovvio che il mondo di oggi ha bisogno di misericordia, ha bisogno di compassione, ovvero di “patire con”. Siamo abituati alle cattive notizie, alle notizie crudeli e alle atrocità più grandi che offendono il nome e la vita di Dio. Il mondo ha bisogno di scoprire che Dio è Padre, che c’è misericordia, che la crudeltà non è la strada, che la condanna non è la strada, perché la Chiesa stessa a volte segue una linea dura, cade nella tentazione di seguire una linea dura, nella tentazione di sottolineare solo le norme morali, ma quanta gente resta fuori. Mi è venuta in mente quell’immagine della Chiesa come un ospedale da campo dopo la battaglia; è la verità, quanta gente ferita e distrutta! I feriti vanno curati, aiutati a guarire, non sottoposti alle analisi per il colesterolo. Credo che questo sia il momento della misericordia. Tutti noi siamo peccatori, tutti portiamo pesi interiori. Ho sentito che Gesù vuole aprire la porta del suo cuore, che il Padre vuole mostrare le sue viscere di misericordia, e per questo ci manda lo Spirito: per muoverci e per smuoverci. È l’anno del perdono, l’anno della riconciliazione. Da un lato vediamo il traffico di armi, la produzione di armi che uccidono, l’assassinio d’innocenti nei modi più crudeli possibili, lo sfruttamento di persone, minori, bambini: si sta attuando — mi si permetta il termine — un sacrilegio contro l’umanità, perché l’uomo è sacro, è l’immagine del Dio vivo. Ecco, il Padre dice: «Fermatevi e venite a me». Questo è quello che io vedo nel mondo.

Lei ha detto che, come tutti i credenti, si sente peccatore, bisognoso della misericordia di Dio. Che importanza ha avuto nel suo cammino di sacerdote e di vescovo la misericordia divina? Ricorda in particolare un momento in cui ha sentito in maniera trasparente lo sguardo misericordioso del Signore sulla sua vita?

Sono peccatore, mi sento peccatore, sono sicuro di esserlo; sono un peccatore al quale il Signore ha guardato con misericordia. Sono, come ho detto ai carcerati in Bolivia, un uomo perdonato. Sono un uomo perdonato, Dio mi ha guardato con misericordia e mi ha perdonato. Ancora adesso commetto errori e peccati, e mi confesso ogni quindici o venti giorni. E se mi confesso è perché ho bisogno di sentire che la misericordia di Dio è ancora su di me. Mi ricordo — l’ho già detto molte volte — di quando il Signore mi ha guardato con misericordia. Ho avuto sempre la sensazione che avesse cura di me in un modo speciale, ma il momento più significativo si verificò il 21 settembre 1953, quando avevo 17 anni. Era il giorno della festa della primavera e dello studente in Argentina, e l’avrei trascorsa con gli altri studenti; io ero cattolico praticante, andavo alla messa della domenica, ma niente di più… ero nell’Azione Cattolica, ma non facevo nulla, ero solo un cattolico praticante. Lungo la strada per la stazione ferroviaria di Flores, passai vicino alla parrocchia che frequentavo e mi sentii spinto a entrare: entrai e vidi venire da un lato un sacerdote che non conoscevo. In quel momento non so cosa mi accadde, ma avvertii il bisogno di confessarmi, nel primo confessionale a sinistra — molta gente andava a pregare lì. E non so cosa successe, ne uscii diverso, cambiato. Tornai a casa con la certezza di dovermi consacrare al Signore e questo sacerdote mi accompagnò per quasi un anno. Era un sacerdote di Corrientes, don Carlos Benito Duarte Ibarra, che viveva nella Casa del Clero di Flores. Aveva la leucemia e si stava curando in ospedale. Morì l’anno successivo. Dopo il funerale piansi amaramente, mi sentii totalmente perso, come col timore che Dio mi avesse abbandonato. Questo è stato il momento in cui mi sono imbattuto nella misericordia di Dio ed è molto legato al mio motto episcopale: il 21 settembre è il giorno di san Matteo, e Beda il venerabile, parlando della conversione di Matteo, dice che Gesù guardò Matteo miserando atque eligendo. Si tratta di un’espressione che non si può tradurre, perché in italiano uno dei due verbi non ha gerundio, neppure in spagnolo. La traduzione letterale sarebbe «misericordiando e scegliendo», quasi come un lavoro artigianale. «Lo misericordiò»: questa è la traduzione letterale del testo. Quando anni dopo, recitando il breviario latino, scoprii questa lettura, mi accorsi che il Signore mi aveva modellato artigianalmente con la sua misericordia. Ogni volta che venivo a Roma, poiché alloggiavo in via della Scrofa, andavo nella chiesa di San Luigi dei Francesi a pregare davanti al quadro del Caravaggio, appunto laVocazione di san Matteo.

Secondo la Bibbia, il luogo dove dimora la misericordia di Dio è il grembo, le viscere materne, di Dio. Che si commuovono al punto da perdonare il peccato. Il Giubileo della misericordia può essere un’occasione per riscoprire la “maternità” di Dio? C’è anche un aspetto più “femminile” della Chiesa da valorizzare?

Sì, lui stesso lo afferma quando dice in Isaia che si dimentica forse una madre del suo bambino, anche una madre può dimenticare… «io invece non ti dimenticherò mai». Qui si vede la dimensione materna di Dio. Non tutti comprendono quando si parla della “maternità di Dio”, non è un linguaggio popolare — nel senso buono della parola — sembra un linguaggio un po’ eletto; perciò preferisco usare la tenerezza, propria di una mamma, la tenerezza di Dio, la tenerezza nasce dalle viscere paterne. Dio è padre e madre.

La misericordia, sempre se ci riferiamo alla Bibbia, ci fa conoscere un Dio più “emotivo” di quello che talvolta ci immaginiamo. Scoprire un Dio che si commuove e si intenerisce per l’uomo può cambiare anche il nostro atteggiamento verso i fratelli?

Scoprirlo ci porterà ad avere un atteggiamento più tollerante, più paziente, più tenero. Nel 1994, durante il Sinodo, in una riunione dei gruppi, dissi che si doveva instaurare la rivoluzione della tenerezza, e un Padre sinodale — un buon uomo, che io rispetto e al quale voglio bene — già molto anziano, mi disse che non conveniva usare questo linguaggio e mi diede spiegazioni ragionevoli, da uomo intelligente, ma io continuo a dire che oggi la rivoluzione è quella della tenerezza perché da qui deriva la giustizia e tutto il resto. Se un imprenditore assume un impiegato da settembre a luglio, gli dissi, non fa la cosa giusta perché lo congeda per le vacanze a luglio per poi riprenderlo con un nuovo contratto da settembre a luglio, e in questo modo il lavoratore non ha diritto all’indennità, né alla pensione, né alla previdenza sociale. Non ha diritto a niente. L’imprenditore non mostra tenerezza, ma tratta l’impiegato come un oggetto — tanto per fare un esempio di dove non c’è tenerezza. Se ci si mette nei panni di quella persona, invece di pensare alle proprie tasche per qualche soldo in più, allora le cose cambiano. La rivoluzione della tenerezza è ciò che oggi dobbiamo coltivare come frutto di questo anno della misericordia: la tenerezza di Dio verso ciascuno di noi. Ognuno di noi deve dire: «Sono uno sventurato, ma Dio mi ama così; allora anche io devo amare gli altri nello stesso modo».

È famoso il “discorso alla luna” di Papa Giovanni XXIII, quando, una sera, salutò i fedeli dicendo: «Date una carezza ai vostri bambini». Quell’immagine divenne un’icona della Chiesa della tenerezza. In che modo il tema della misericordia potrà aiutare le nostre comunità cristiane a convertirsi e a rinnovarsi?

Quando vedo i malati, gli anziani, mi viene spontanea la carezza… La carezza è un gesto che può essere interpretato ambiguamente, ma è il primo gesto che fanno la mamma e il papà col bambino appena nato, il gesto del “ti voglio bene”, “ti amo”, “voglio che tu vada avanti”.

Ci può anticipare un gesto che intende fare durante il Giubileo per testimoniare la misericordia di Dio?

Ci saranno tanti gesti che si faranno, ma un venerdì di ogni mese farò un gesto diverso.

 
  •  
    Papa Francesco
 
 

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Pensioni: Italia maglia nera

 

Pensioni: Italia maglia nera

 

Pensioni in Italia adeguate ma nel futuro a rischio povertà per giovani e donne, imponendo a imprese e dipendenti il livello contributivo più elevato: report OCSE.

 – 2 dicembre 2015
Pmi TVPensioni: riforme in discussione
 

 

Pensions at a glance

Il sistema previdenziale italiano è troppo oneroso per le imprese e a rischio povertà in termini di pensioni future per giovani e donne: è l’allarme lanciato dall’OCSE nel rapporto“Pensions at a glance 2015“, che analizza i sistemi pensionistici delle economie del G20. L‘Italia risulta il paese con il più alto livello contributivo con un’aliquota al 33%, per due terzi a carico dell’impresa e per un terzo a carico del dipendente. Le riforme degli ultimi anni, infatti, fra innalzamento età pensionabile e calcolo contributivo, hanno sì migliorato la sostenibilità di lungo periodo ma non risolto  delle pensioni future.

=> Scaricail Report OCSE

 

Il livello delle prestazioni per gli attuali pensionati assicura un reddito superiore del 95% rispetto a quello della media nazionale, un livello fra i più alti della classifica internazionale, guidata da Lussemburgo, Francia e Grecia.
Redditi da pensione più alti che in Italia (sempre in termini di percentuale rispetto alla media), anche in Israele, mentre Spagna, Portogallo e Messico sono allo stesso livello. Il problema è che il rischio povertà si è trasferito nel tempo dagli anziani ai giovani: circa il 15% delle persone fra i 18 e i 25 anni sono povere, contro il 9% degli ultra65eeni.

=> Pensioni INPS: sistema previdenziale più sostenibile

Circa un quarto dei giovani fra i 16 e i 29 anni non studiano e non lavorano (i cosiddetti Neet). Complice la crisi degli ultimi anni, c’è anche un problema legato al crescente numero di lavoratori che si sono confrontati con periodi di disoccupazione, lavoro part-time o precario, con una conseguente interruzione del pagamento dei contributi, e questo avrà un effetto negativo sulle prestazioni future.

«L’effetto di interruzioni di carriera o di ritardi nell’entrata del mercato del lavoro potrebbe essere più elevato in Italia che nei paesi OCSE» si legge nel report, anche perché «nonostante la presenza di alcuni meccanismi che permettono di ridurre in parte l’effetto di carriere interrotte (come l’aumento dei coefficienti di trasformazione per le donne con figli e i contributi versati durante i periodi di disoccupazione), in Italia mancano degli ammortizzatori efficaci che proteggano la pensione dall’effetto di interruzione di carriera».

Le interruzioni di carriera riguardano in particolare le donne:  il 12% delle donne fra i 25 e i 49 anni, contro una percentuale pari all’1% fra gli uomini della stessa età. Altri dari relativi alla questione femminile: le donne cominciano il lavoro retribuito più di due anni più tardi rispetto agli uomini, i tassi di occupazione delle madri sono bassi, molte donne lavorano part-time. Sono tutti elementi che rischiano di «danneggiare l’adeguatezza dei redditi pensionistici del futuro».

Il report presenta una serie di dati emblematici relativi all’impatto delle interruzioni di carriera sulla pensione futura: dopo cinque anni senza lavoro, l’Italia registra una delle maggiori riduzioni della pensione futura (insieme a Germania, Israele, Islanda, Messico e Portogallo), mentre in un terzo dei paesi OCSE le pensioni non subiscono alcuna riduzione in queste circostanze. Per un lavoratore italiano a basso reddito, l’interruzione di cinque anni dal lavoro sarà del 10%, contro il 3% di media OCSE.

Fra i consigli all’Italia, quello di promuovere carriere complete e di maggior durata, concedendo la necessaria flessibilità in termini di conciliazione famiglia-lavoro, oltre a una maggior informazione su contributi versati e pensione futura (la famosa busta arancione), e sulle possibilità di previdenza complementare

 

 

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Legge stabilità

 

Legge di Stabilità, il punto sugli emendamenti

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Emendamenti Legge di Stabilità, le ultime novità: obblighi POS anche sotto i 30 euro, superammortamento al 160% nel Sud, congedo obbligatorio di 15 giorni per i papà.

 – 2 dicembre 2015
Pmi TVLa Legge Stabilità secondo il ministro dell’Economia
 

 

stabilità

Proseguono alla Camera i lavori sulla Legge di Stabilità 2016, con circa 5mila emendamenti presentati, ora al vaglio della commissione Bilancio. Entro domenica prossima, 6 dicembre, termineranno i lavori relativi alla prima scrematura degli emendamenti, e si passerà poi al dibattito e alle votazioni. Fra i capitoli già affrontati, l’obbligo di POS per commercianti e professionisti, il tetto all’uso del contante, laconciliazione lavoro-famiglia. Vediamo tutto.

=> Esenzione obbligo POS, emendamenti in Stabilità

 

 

In relazione all’obbligo di POS, è stato chiesto di eliminare la soglia dei 30 eurosotto la quale attualmente si possono rifiutare i pagamenti con carte di credito o bancomat. Le proposte di modifica riguardano anche un calo delle comissioni e dei costi di esercizio dei terminali per i pagamenti. Su questo punto, si registra il dissenso delle imprese.

In tema, di fiscalità per le imprse, proposta di alzare al 160% il superammortamento per le imprese del Meridione (attualmente la manovra prevede un superammortamento al 140% per tutte le aziende).

Sulla conciliazione lavoro famiglia, c’è un emendamento trasversale per portare a 15 giorni il congedo obbligatorio dei neo papà (attualmente la misura approvata al Senato lo porta da uno a due giorni). Ci sono anche proposte che chiedono di rivedere il tetto del contante, che come è noto la manovra porta a 3mila euro, dagli attuali mille euro.

=> Pensioni: la Tobin Tax finanzia l’Opzione Donna

Infine, le pensioni, uno dei nodi che alla fine non è stato affrontato al Senato e su cui potrebbero essere introdotte novità alla Camera. Al momento, ci sono le proposte emndative approvate in commissione Lavoro (in sede consultiva), fra le quali l’estensione dell’Opzione Donna anche alle lavoratrici nate negli ultimi tre mesi del 2015, un’estensione della platea esodati, nuove possibilità di cumulo pensioni.

lavori sulla Legge di Stabilità proseguiranno in commissione Bilancio per l’intera settimana, in base all’iter stabilito l’obiettivo è quello di arrivare nell’aula di Montecitorio entro l’11 dicembre.

 

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L.Stabilità

 

Esenzione obbligo POS: emendamenti in Stabilità

 

Pagamenti elettronici via POS, emendamenti in Legge di Stabilità (tetto minimo, sanzioni) e richiesta di esenzioni per artigiani e operazioni B2B.

 – 2 dicembre 2015
Pmi TVDEF 2015: Padoan annuncia PIL +0,7%
 

 

POS

La Legge di Stabilità potrebbe eliminare il tetto minimo dei 30 euro per il pagamento con bancomat e carte di credito presso gli esercenti: lo prevedono diversi emendamentipresentati in commissione alla Camera, che introducono anche sanzioni per commercianti e professionisti che non si mettono in regola. Immediata la reazione delle PMI, con la richiesta della CGIA di Mestre di esenzione dall’obbligo di accettare transazioni elettroniche via POS per una serie di attività artigiane, in particolare quelle che lavorano esclusivamente con altre aziende. Prima di introdurre sanzioni, inoltre, si ritiene opportuno un accordo con le banche per ottenere la riduzione dei costi dei terminali.

=> POS per imprese: costi a confronto

 

 

 

Esenzioni

Si tratta di «costi del tutto inutili», spiega Paolo Zabeo, coordinatore dell’ufficio studi dell’associazione di commercianti:

«si pensi agli autotrasportatori, alle imprese di costruzioni che lavorano per il pubblico, alle aziende metalmeccaniche, a quelle tessili, a quelle dell’abbigliamento o della calzatura che lavorano in subfornitura, alle imprese di pulizia che prestano servizio presso gli studi privati o negli enti pubblici, ai commercianti all’ingrosso. Tutte attività che nella prassi quotidiana ricevono già adesso pagamenti tracciabili»

Inutile quindi gravarle di nuovi obblighi. La CGIA chiede l’esenzione anche per artigiani come idraulici, elettricisti, falegnami, antennisti, manutentori di caldaie, nonché i loro dipendenti e collaboratori, che spesso si recano singolarmente presso la dimora o l’immobile del committente:

«questo comporta che ciascun dipendente e collaboratore dovrà essere dotato di un POS. Chi vuole obbligare anche queste attività, ha idea di quali costi dovranno sostenere?».

=> Obbligo POS: stop alle sanzioni

Emendamenti

Ricordiamo che attualmente la legge obbliga commercianti e professionisti ad accettare pagamenti elettronici per somme superiori a 30 euro, ma non prevede sanzioni per gli inadempienti. Gli emendamenti previsti, invece, introdurrebbero multe da aprile 2016.

Ma anche sconti sui costi di gestione: niente commissione per le transazioni sotto i 5 euro, tetto massimo a 7 millesimi per le commissioni sulle carte di debito e a un centesimo per quelle di credito.

 

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