Osservatore Romano

Una conversazione celeste

 

La musica secondo sant’Ambrogio ·

05 dicembre 2015

 
 

 

Attraverso una lettura orientata di Ambrogio è possibile ricostruire un aspetto significativo della sua opera che lo vede attento e sensibile all’espressione musicale come forma privilegiata per cogliere le armonie della natura, per manifestare i sentimenti dell’uomo e per entrare in contatto con Dio.

Non a caso è stata notata in lui «un’anima eminentemente musicale» (Amelli, 1907). Lo scrive Lucio Coco aggiungendo che già nella sua cosmologia infatti i cieli, con le loro più o meno rapide rivoluzioni, fanno una musica che noi non siamo più in grado di percepire perché vi siamo immersi da sempre oppure perché (è la seconda ipotesi, quella più accattivante) «gli uomini, presi dalla sua soavità e dolcezza, determinate da quel moto assai celere dei cieli, da oriente fino a occidente, non abbandonassero le proprie attività e opere e trascurassero qui ogni cosa a motivo di un certo qual trasporto dell’anima umana verso i suoni celesti» (Hexameron, ii, 2, 7).

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Osservatore Romanoultima modifica: 2015-12-05T19:21:00+01:00da vitegabry
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