Osservatore Romano

La sconfitta dell’Is 
secondo John Kerry

 

Per il segretario di Stato americano i jihadisti possono essere battuti solo da truppe di terra locali 

04 dicembre 2015

 
 

 

Belgrado, 4. Il segretario di Stato americano, John Kerry ha detto che è necessario trovare truppe di terra per combattere il sedicente Stato islamico (Is) in Siria, perché la guerra contro il gruppo jihadista non si vincerà dai cieli. «Senza la capacità di trovare truppe di terra pronte ad affrontarlo, non sarà possibile batterlo completamente», ha affermato, precisando di pensare a forze di Paesi arabi o siriane, nel senso di milizie dei cosiddetti ribelli moderati. Le dichiarazioni di Kerry sono arrivate durante il vertice dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) a Belgrado, che lo ha visto ieri impegnato anche in diversi colloqui bilaterali, uno dei quali con il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov,

 

Il segretario di Stato americano al momento della partenza da Belgrado (Ap)

Sull’ipotesi di interventi di truppe straniere sui teatri di guerra contro l’Is ci sono forti obiezioni da più parti. Il primo ministro iracheno Haider Al Abadi secondo quanto pubblicato sulla sua pagina di Facebook citata dal «Jerusalem Post», ha dichiarato che un dislocamento di truppe straniere in Iraq sarà considerato un atto di aggressione. Il quotidiano mette la dichiarazione in relazione all’annuncio che circa cento uomini delle forze speciali statunitensi saranno inviati in Iraq per combattere contro l’Is, ma in merito Saad al Hadithi, portavoce di Al Abadi intervistato dal sito Iraqi News, aveva precisato che le forze speciali statunitensi si limiteranno a segnalare gli obiettivi da colpire, ma non avranno alcun ruolo attivo sul campo di battaglia.

Sulla questione degli interventi stranieri è intervenuto oggi anche il Governo di Teheran, con il viceministro degli Esteri Hossein Amir Abdollahian, secondo il quale la decisione di Gran Bretagna e Francia di combattere l’Is in Siria sarebbe legittima solo se fosse presa in coordinamento con il Governo di Damasco. Ieri, infatti, anche la Gran Bretagna ha avviato i raid aerei in Siria, subito seguiti da minacce di ritorsione sui siti riconducibili all’Is.

Secondo il viceministro iraniano la ragione del successo del suo Paese e della Russia nella lotta al terrorismo in Siria, sta proprio nel coordinamento con il Governo e l’esercito siriano. Amir-Abdollahian ha anche annunciato che il prossimo incontro multilaterale di Vienna sulla crisi siriana si svolgerà in due-tre settimane ed entrerà più nel merito del rafforzamento della lotta al terrorismo e delle strategie politiche per la Siria. In merito, ha ammonito che incontri separati sulla Siria in Arabia Saudita e Giordania sarebbero in violazione dell’accordo tra i Paesi che partecipano agli incontri di Vienna, e condurrebbero al fallimento degli sforzi diplomatici.

Sempre in margine al vertice dell’Osce c’è stato anche un incontro tra Lavrov e il ministro degli esteri turco, Mevlüt Çavuşoğlu, che non è servito a stemperare la tensione dei due Paesi avviata con l’abbattimento del jet russo e accresciuta dalle reciproche accuse di finanziare l’Is acquistandone il petrolio di contrabbando.

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Osservatore Romanoultima modifica: 2015-12-04T17:42:15+01:00da vitegabry
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