Elezioni sarde

di Redazione Cadoinpiedi.it – 14 febbraio 2014

Al voto del 16 febbraio, il governatore dell’isola Ugo Cappellacci (Forza Italia) sfida Francesco Pigliaru (Pd) e la lista indipendente guidata dalla scrittrice Michela Murgia. Cadoinpiedi.it ha chiesto a Carlo Porcedda, giornalista e autore dell’ebook La Rivoluzione di Michela Murgia (Chiarelettere, 2014) quali sono gli equilibri in campo in un’elezione dove l’astensionismo rischia di essere il vero vincitore.

SARDEGNA, CICLONE  MURGIA

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Redazione Cadoinpiedi.itLa Sardegna si prepara a scegliere il suo prossimo governatore. In campo sono scesi il presidente uscente Ugo Cappellacci (Forza Italia), Francesco Pigliaru (Pd) alla guida della coalizione di centrosinistra in sostituzione di Francesca Barracciu e l’indipendente Michela Murgia, scrittrice, alla sua prima prova politica con la coalizione Sardegna Possibile.
Gli ultimi sondaggi danno in testa Cappellacci, ma Murgia risulta prima per notorietà e per fiducia: un risultato interessante per una campagna elettorale iniziata e costruita in sette mesi e che, al di là del voto del 16 febbraio, ha già conquistato “un risultato assolutamente inaspettato secondo i parametri della politica tradizionale”, ha detto a Cadoinpiedi.it Carlo Porcedda, giornalista e autore dell’ebook La Rivoluzione di Michela Murgia (Chiarelettere, 2014) in cui racconta e analizza il cammino di questi mesi mettendo in risalto quella che probabilmente è la novità più rilevante, ovvero il fatto che la politica può partire dal basso dando risalto alle istanze dei cittadini.

D: Qual è il clima pre-voto?
R: C’è una non preventivata affermazione di una proposta politica che in questo momento è identificata in Michela Murgia e che potrebbe anche nella peggiore delle ipotesi – quella dell’affermazione personale ma non della coalizione – essere comunque un segnale molto pesante della politica sarda. Questo progetto nasce in sette mesi. Dal punto di vista delle dinamiche elettorali iniziare una campagna sette mesi prima è una scelta particolare, ma ha pagato perché in questo lasso di tempo secondo i sondaggi il movimento passato da zero a venti.

D: Qual è la novità della strategia della Murgia?
R: Direi che la vera rivoluzione è proprio come l’hanno fatta questa campagna elettorale, portandola avanti sul territorio con più di 150 iniziative in tutta l’isola che hanno coinvolto tante persone, e tutto con 100mila euro, in un contesto dove costi e campagne sono ben diversi. Seguendoli ci si accorge di quanto entusiasmo c’è, anche se può essere un limite quando si va a governare.

D: Chi sono gli altri protagonisti?
R: Anche loro sono molto interessanti. Abbiamo il segretario politico di Progress che ha 29 anni, poi Romina Congera, ex Rifondazione Comunista nella giunta di Renato Soru che è una persona con una solida esperienza politica, e alla guida della terza lista l’ex presidente del Pd che ha lasciato il partito. Un ragazzo, tre donne di cui una è una scrittrice che usa il modello partecipativo e così guadagna consenso. Direi che il modo per raggiungere il traguardo coincide con il traguardo stesso. Ed è bello lo slogan “Abbiamo altri traguardi” come a dire che l’obiettivo non è vincere le elezioni.

D: Le vicissitudini della politica romana avranno conseguenze sul voto?
R: Roma può contribuire al patatrac ma le presenze dei big qui in Sardegna non sono state significative. Berlusconi ha fatto una performance che rimarrà negli annali della comunicazione politica in negativo, e Cappellacci rimane in testa ai sondaggi anche se Pigliaru lo segue a stretto giro. Renzi ha sintetizzato in maniera originale la situazione: bisogna dare il voto a Pigliaru per mandare a casa destra, votare Murgia sarebbe solo ripulirsi la coscienza.

D: L’assenza del Movimento 5 Stelle quanto può favorire la Murgia?
R: Abbiamo da un lato la proposta di un candidato nuovo e interessante, dall’altra assenza di un partito che ha fatto di protesta e opposizione nuda e pura al sistema la sua bandiera, e che fu il primo partito in Sardegna alle elezioni nazionali. Il 29% di chi ha votato l’altra volta non ha simboli ora. Per questo si può intercettare quella parte dei grillini che non condivide la svolta barricadera degli ultimi tempi. Faccio un esempio. Antonello Zappadu, che è sempre stato vicino al M5s e ha avuto ruolo organizzativo in esso, doveva essere candidato. Ma i grillini si sono spaccati in quattro parti e si sono visti negare il simbolo. Ora Zappadu è candidato con Sardegna possibile, dichiarando di rimanere grillino ma di credere che le istituzioni vadano rispettate.

D: Crede che in molti faranno lo stesso ragionamento?
R: Sicuramente almeno parte di quel movimento vede in Sardegna possibile qualcosa che assomiglia e che può portare magari agli stessi risultati. Ovvero mandare a casa Cappellacci e dare uno schiaffone al Pd renziano.

D: Perché avercela col Pd renziano?
R: Perché Pigliaru è stato messo alla guida di dodici liste, che inevitabilmente dovranno soddisfare dodici visioni politiche. Non dimentichiamo che le primarie le aveva vinte Barracciu, poi siccome ha ricevuto avviso garanzia nell’ambito dell’inchiesta sui consiglieri regionali ha dovuto fare un passo indietro. Pigliaru ha preso il suo posto ma subisce il  fatto che nelle liste ci sono candidati che come Barracciu hanno avuto l’avviso di garanzia. E non solo. Pigliaru è un economista stimatissimo, un nome che si è prestato alla politica ma per primo dice che in caso di sconfitta valuterebbe se stare in consiglio o tornare all’università. Non è un bel segnale.

D: Intanto molti stanno restituendo le schede elettorali in segno di protesta.
R: In Sardegna sono zone di criticità altissima, tale da motivare un vero e proprio allarme sociale. Il Sud non ha registro tumori e ha due poligoni, una delle più vecchie raffinerie del Mediterraneo, alcune delle più inquinanti zone industriali, il Sulcis, e poi c’è stata l’alluvione. Io l’ho visto succedere, si presentano dai candidati con 1200 schede e dicono “Come risolvi il problema e come fai mangiare la mia famiglia? se non ci convincete noi non andiamo a votare”. Ma Sardegna Possibile è riuscita a guadagnare terreno anche nell’area dell’astensionismo.

D: Qual è la portata del non voto sull’isola?
R: I sondaggi di metà gennaio davano Cappellacci al 17%, Pigliaru al 15% e Murgia all’11%. La somma dei tre candidati era inferiore all’area di astensionismo – non voto – indecisione. Ma Murgia era seconda per notorietà e prima per fiducia: vedremo quello che succederà nelle urne, ma il messaggio la politica tradizionale l’ha già avuto forte e chiaro.

Elezioni sardeultima modifica: 2014-02-15T14:04:30+01:00da vitegabry
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