Immigrati

Immigrati: Inca-Flai, a Tunisi uno sportello per i lavoratori in partenza per l’Italia

Per combattere le illegalità e favorire un’immigrazione consapevole, l’Inca insieme alla Flai,  hanno annunciato l’apertura di uno sportello di orientamento e di informazione a Tunisi per i lavoratori del Nord Africa che vogliono venire in Italia per trovare un’occupazione. Si comincia con i tunisini per poi estendere la presenza del sindacato e del patronato nelle altre comunità di lavoratori stranieri che soprattutto negli ultimi anni scelgono l’Italia come paese di ingresso verso l’Europa.

“Dare ai lavoratori tunisini tutte le informazioni sulla realtà che troveranno in Italia” – ha detto Morena  Piccinini, presidente dell’Inca, patronato della Cgil – perché sono tanti  i cittadini tunisini che si rivolgono all’Italia per motivi di studio. Sicuramente sono molti di più coloro che vengono nel nostro paese per trovare un’occupazione, senza però conoscere il mercato del lavoro”.

“Con questo sportello – ha continuato Morena Piccinini- cercheremo di dare tutte le informazioni possibili prima che il lavoratore parta. Mi riferisco alla conoscenza dei contratti, dell’organizzazione del lavoro, del mercato del lavoro e dei diritti sul lavoro. Visto che buona parte dei cittadini tunisini lavorano in agricoltura – sottolinea- stiamo partendo con la collaborazione della Flai che appunto organizza i lavoratori agricoli. Per questo motivo, la tutela individuale si sposta sempre di più insieme con la tutela collettiva”.

Quella tunisina, d’altra parte è una delle comunità più estese in Italia. Su 3,5 milioni di immigrati non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia al 1° gennaio 2011, circa un milione proviene dal continente africano, in grande prevalenza dalla regione dell’Africa settentrionale (760.673). I cittadini della Tunisia rappresentano il 3,3% del totale degli immigrati non comunitari e la loro incidenza sale al 16% dei cittadini provenienti dall’Africa settentrionale. I tunisini rappresentano l’ottava comunità per numero di presenze tra i cittadini non comunitari”.

Per quanto riguarda il sistema di welfare, nel corso del 2010, il numero dei beneficiari tunisini di trattamenti di integrazione salariale ordinaria è stato di 4.198 persone, mentre quelli che hanno usufruito dei trattamenti di integrazione salariale straordinaria è stato di 1.111 persone, pari rispettivamente al 4 e al 2% del totale dei cittadini extracomunitari presenti nel nostro paese.

In mobilità soltanto 428 tunisini nel 2011 (per lo più uomini,  402), con una incidenza sul totale dei beneficiari non comunitari pari al 3,5%. Sono 5.403 le persone in disoccupazione ordinaria non agricola, con una incidenza del 3,7% sul totale dei paesi non comunitari. Mentre 6.086, nel 2010, erano in disoccupazione agricola (quasi la totalità uomini, 5.620), pari al 13% del totale dei non comunitari. Inoltre, 2.436 hanno ricevuto l’indennità di disoccupazione con requisiti ridotti, anche in questo caso soprattutto uomini, pari a una incidenza del 6,4% del totale dei non comunitari.

“Ma per la Flai l’obiettivo è soprattutto quello di impedire che i lavoratori e le lavoratrici della Tunisia cadano vittime di una nuova schiavitù” – ha detto Stefania Crogi, segretario generale Flai Cgil -. “Si tratta –ha spiegato – di persone che vengono a cercare una speranza di vita e di lavoro, assolutamente diversa in Italia e che appena sbarcati qui possono subito incappare in quelle che sono le maglie della schiavitù, del caporalato e della criminalità organizzata”.

“Ciò ” – ha proseguito la Crogi – avviene in virtù dell’ancora vigente legge Bossi-Fini che lega il permesso di soggiorno al permesso di lavoro. Spesso queste persone vengono in Italia perché hanno un ingaggio di lavoro falso o perché viene loro promesso un posto. Diventano così dei clandestini, degli invisibili e delle braccia da sfruttare e quindi abbiamo aperto uno sportello direttamente a Tunisi, insieme all’Inca, mentre con  la regione Campania abbiamo sperimentato di aprire degli sportelli Cgil sul territorio, in modo che questi lavoratori, una volta arrivati, sappiano già dove andare e, soprattutto abbiano la certezza che non sono abbandonati”.

Immigratiultima modifica: 2013-11-22T18:17:57+01:00da vitegabry
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