Corte giustizia europea

Corte Giustizia Europea sui diritti lavoratori italiani

Due sono le sentenze della Corte di giustizia europea che hanno emanato importanti pronunciamenti riguardanti i diritti dei lavoratori italiani che hanno prestato lavoro all’estero.

La prima sentenza è relativa  a “Lavoro all’estero e pensione di vecchiaia” (Cgue – Sentenza 4 luglio 2013 – Causa C 233/12) . 
La Corte ritiene che la legislazione italiana   sia contraria al diritto europeo laddove non consente di valorizzare ai fini pensionistici la contribuzione versata per lavoro svolto presso un’organizzazione internazionale situata in un altro stato membro dell’Unione europea. Nel caso in questione l’interessato, che aveva lavorato presso l’Ufficio europeo brevetti con sede in Germania, ha fatto ricorso alla Corte perché, malgrado il principio della libera circolazione dei lavoratori sia tra i principi posti a base dei Trattati europei, i contributi versati per attività svolta presso l’UEB non venivano presi in conto per la maturazione del requisito a pensione di vecchiaia.

La seconda sentenza, “ Maggiori garanzie al lavoro per i disabili” (Cgue – Sentenza 4 luglio 2013 – Causa C 312/11) sanziona l’Italia per la non corretta applicazione del principio della parità di trattamento dei lavoratori disabili rispetto agli altri. La Corte si è pronunciata a seguito del ricorso per inadempimento presentato dalla Commissione, in cui osservava come “le garanzie e le agevolazioni previste a favore dei disabili in materia di occupazione dalla normativa italiana non riguardano tutti i disabili tutti i datori di lavoro e tutti i diversi aspetti del rapporto di lavoro”, come invece stabilisce la direttiva Ue in materia di impiego.

In base alla Direttiva 2000/78, nella loro legislazione gli Stati membri devono stabilire un obbligo per i datori di lavoro di adottare provvedimenti efficaci e pratici, in funzione delle esigenze delle situazioni concrete, a favore di tutti i disabili, che riguardino i diversi aspetti dell’occupazione e delle condizioni di lavoro e che consentano a tali persone di accedere ad un lavoro, di svolgerlo, di avere una promozione o di ricevere una formazione, senza imporre al datore di lavoro un onere sproporzionato.

Corte giustizia europeaultima modifica: 2013-07-19T13:19:41+02:00da vitegabry
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