Archivio mensile:luglio 2010

Rapporto Inail: in aumento (+15,7%) le malattie professionali

Nonostante la crescita Sartori rileva una”cronica forma di sottodenuncia” e riconosce l’importanza del ruolo dei patronati

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Il 2009 è stato un anno record per le malattie professionali. Le denunce complessive sono state 34.646: il valore più alto degli ultimi 15 anni, con un aumento pari al 15,7% rispetto ai quasi 30 mila casi del 2008 e al 29,3% in 5 anni (meno di 27 mila nel 2005). E’ quanto emerge dai dati presentati dall’Inail in occasione del bilancio annuale.

L’agricoltura è il comparto più colpito: le segnalazioni pervenute all’Inail sono, infatti, più che raddoppiate in un solo anno, passando dalle 1.834 del 2008 alle 3.914 del 2009 con un incremento del 113,4%; triplicate nell’ultimo quinquennio.

A registrare un’impennata sono le malattie dell’apparato muscolo-scheletrico, come le tendiniti e la sindrome del tunnel carpale, dovute a sovraccarico biomeccanico: quasi 18 mila i casi denunciati, con un aumento del 36% rispetto al 2008; raddoppiati in cinque anni (erano poco meno di 9 mila nel 2005).

Nel commentare il “boom” dell’andamento, il presidente dell’Inail, Marco Fabio Sartori, indica una serie di fattori che da alcuni anni stanno “finalmente portando all’emersione di tante patologie fino a ieri nascoste o non denunciate”.

Anche l’Inail “da tempo segnala come questo fenomeno soffra di una cronica forma di sottodenuncia”, rileva ancora Sartori sottolineando “la positività dell’opera di sensibilizzazione e di informazione messa in atto dall’Istituto” così come da sindacati, associazioni di categoria e patronati.

A ciò, prosegue il presidente, si aggiunge l’entrata a regime delle nuove tabelle, in base al decreto ministeriale del 9 aprile 2008 che ha incluso alcune malattie, prima escluse, tra cui anche quelle da sovraccarico biomeccanico e da vibrazioni meccaniche, che nel 2009 hanno registrato un “sensibile aumento”, appunto.

Peraltro, viene ricordato che, in passato, per queste patologie era necessario provare il nesso con la causa professionale; adesso beneficiano della presunzione legale di origine.

(ANSA).

Rapporto Inail: riduzione degli infortuni (-9,7%) per effetto della crisi

Oltre mille le morti sul lavoro nel 2009

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Continua a calare il numero degli incidenti mortali sul lavoro, che tocca il minimo storico. Nel 2009 sono stati 1.050 i decessi, in flessione del 6,3% sul 2008 (quando erano stati 1.120), il numero più basso mai registrato dall’inizio delle relative rilevazioni statistiche nel 1951.

Nel complesso diminuiscono gli infortuni in generale, scesi a 790.000  (85 mila in meno degli 875.144 del 2008) con un calo annuo del 9,7%, che segna la flessione più alta dal 1993.

Sono i dati del bilancio annuale presentato dall’Inail. Sulla riduzione dei casi registrati e denunciati all’Istituto incide,in parte, anche la crisi del 2009, con il calo degli occupati (-1,6% per l’Istat) e delle ore effettivamente lavorate, dai tagli di straordinario al ricorso alla cassa integrazione.    

“E’ dal 1993, quando c’è stato un calo dell’11,7% degli incidenti rispetto al 1992, che nell’andamento complessivo degli infortuni non si registrava una flessione di questo livello”- ha sottolineato il presidente dell’Inail, Marco Fabio Sartori -. Nel 2008, anno pure molto positivo, la riduzione si era attestata invece intorno al 4,1%”.
Per quanto riguarda, invece, la diminuzione dei casi mortali, il margine di contenimento di per sé è minore, trattandosi di cifre già sensibilmente ridotte nel corso di questi ultimi anni: basti pensare che, nel 2001, i decessi erano stati 1.546.

Tuttavia sui dati del 2009 pesa, in parte, anche la crisi con i suoi riflessi sul piano produttivo e occupazionale. Secondo l’Inail si stima che la quantità di lavoro e quindi di esposizione al rischio di infortuni abbia subito nell’anno una contrazione media del 3%. Una percentuale che porterebbe la riduzione reale al 7% per gli infortuni in generale e al 3,4% per quelli mortali.

“L’effetto della crisi in termini di riduzione degli infortuni sul lavoro di sicuro c’è stato, ma ha riguardato solo una componente minoritaria del fenomeno – valuta Sartori -. Le riduzioni più significative in termini numerici sono, invece,da attribuire all’effettivo miglioramento dei livelli di sicurezza in atto ormai da molti anni nel Paese e vanno interpretate, pertanto, come il risultato delle politiche messe in atto da governi, parti sociali, aziende e sindacati, e da tutti i soggetti che agiscono in materia di prevenzione, a partire dall’Inail”.

Sartori sottolinea quindi che si tratta “di un dato in linea con un trend storico consolidato, visto che l’andamento infortunistico dal 2002 al 2009 ha registrato una riduzione del 20,4% e i casi mortali del 29%”.

L’Inail e il prezzo della sicurezza

Da ente assicuratore ad assistenziale

Pochi accantonamenti e poca tutela agli assicurati, pur in presenza di fondi che potrebbero cancellare sia la prima che la seconda carenza. Tra riforme e obblighi di legge – dice Francesco Rampi, consigliere Civ (Consiglio di Indirizzo e Vigilanza) Inail, in un’intervista pubblicata ieri su un quotidiano nazionale –  l’Inail, l’ente che si occupa di assicurare i lavoratori contro gli infortuni, vive una profonda crisi esistenziale. Le riserve coprono appena il 12%delle risorse necessarie a pagare gli infortunati nel tempo. E le prestazioni erogate dal Sistema sanitario nazionale spesso non sono all’altezza di quanto potrebbe permettersi di spendere l’Inail.

Da qui la profonda contraddizione in cui l’ente si trova che pur essendo dotato di forti risorse economiche, non solo non riesce ad accantonare riserve come dovrebbe fare una buona compagnia assicurativa, ma non riesce neppure a garantire prestazioni di prim’ordine ai propri assicurati.  E – prosegue Rampi – particolarmente dannosa è risultata quella norma che, su interpretazione della Ragioneria generale dello Stato, ha preteso il deposito infruttifero presso la Tesoreria unica delle riserve dell’Inail, 14 miliardi di euro che non rendono niente a differenza di quanto avviene nel mondo assicurativo in cui le compagnie riescono a mettere a frutto i propri patrimoni. 

Ma oltre alla scarsa copertura finanziaria degli infortunati, l’Inail – continua il consigliere del Civ  –deve affrontare anche le carenze del Sistema sanitario nazionale, infatti l’accentramento presso le Asl delle prestazioni sanitarie precedentemente gestite direttamente dall’Istituto ha,nei fatti, ridotto i livelli di tutela degli assicurati e ha svuotato l’idea della presa in carico globale degli stessi da parte dell’Inail. Oggi – prosegue Rampi – l’Inail versa al SSN un corrispettivo forfettario di circa 130 milioni di euro, poco se si pensa che l’avanzo economico del 2009 è stato di oltre due miliardi di euro.

Ma l’analisi dei costi sanitari dell’Inail – spiega il consigliere – conferma che ci sono gli spazi per favorire interventi integrativi a quelli del SSN infatti l’Istituto per ogni infortunato spende mediamente per prestazioni sanitarie, cura, riabilitazione meno di 400 euro.  Anche il presidente del Civ, Franco Lotito ha confermato che “è importante il miglioramento dell’offerta sanitaria e a questo proposito è indispensabile fare in modo che le strutture di cui disponiamo siano ancor più valorizzate”.

Class-action pubblica

NEWS

L’Iva sul gas in condominio

L’Agenzia delle Entrate potrebbe essere una delle prime vittime della class-action pubblica. Infatti il Sunia, il sindacato degli inquilini, ha già presentato una diffida a nome dei propri associati per risolvere l’annosa questione dell’Iva maggiorata applicata al gas consumato in condominio.

Chi utilizza il combustibile in impianti autonomi sconta infatti un’imposta del 10% contro coloro che sono allacciati alla caldaia centralizzata che pagano il 20%.

Per abbattere questa evidente disparità di trattamento il Sunia ha deciso di utilizzare la nuova procedura prevista dal Dlgs 198/2009, presentando innanzitutto una diffida direttamente all’ufficio responsabile dell’inadempimento.

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Impegno primario del Patronato – Informare i cittadini sui loro diritti

Dal sostegno al reddito alle prestazioni sociali

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Pubblichiamo alcuni stralci dell’intervista di Luigi Dell’Olio a Morena Piccinini, da poco eletta presidente dell’Inca, il patronato della Cgil, pubblicata ieri su “Le Guide – Lavoro” di Repubblica.

D: Superata la fase più dura della crisi economica e finanziaria, non c’è stata la svolta attesa sul piano occupazionale. Come vi muoverete
in questo contesto?

R: Le dinamiche del mondo del lavoro solitamente si muovono con un po’ di ritardo rispetto ad altre grandezze economiche. La disoccupazione è
l’emergenza numero uno in questo momento e probabilmente lo resterà ancora per diversi mesi. Il nostro impegno primario sarà di far conoscere ai cittadini i loro diritti, dal sostegno al reddito
all’insieme delle prestazioni sociali.

D: Nota un deficit di conoscenza in questi campi?

R: Certamente. Sono ancora molte le persone che non ottengono le prestazioni previste per legge perché non conoscono i canali da attivare. Ad esempio non tutti sanno che i servizi offerti dal
patronato sono assolutamente gratuiti.

D: Un altro tema che resta sempre attuale è quello previdenziale. Le ultime riforme si sono mosse tutte nella direzione di un allungamento
della vita lavorativa, ma senza trovare una soluzione al progressivo impoverimento che caratterizzerà gli assegni pensionistici nei
prossimi decenni. Come se ne esce?

R: L’unica soluzione possibile è in una presa di conoscenza dei lavoratori. Con la svolta del regime contributivo spetterà a ciascuno
di noi attivarsi per colmare il buco, sempre più ampio, della pensione pubblica. Inca è impegnata in un piano di sensibilizzazione in tal
senso: cerchiamo di spiegare ai giovani che, se rimandano la scelta sulla previdenza complementare, si troveranno a fare i conti con pensioni da fame.

D: Negli ultimi anni gli infortuni sul lavoro sono progressivamente calati. Siamo in presenza di un’inversione di tendenza strutturale?

R: E’ ancora presto per dirlo, anche se il dato è senza dubbio significativo. Nel primo semestre del 2009, gli infortuni sul lavoro sono stati 397.980 contro i 444.958 del primo semestre 2008, mentre i casi mortali sono stati 490 a fronte dei 558 dello stesso periodo dell’anno precedente. Si tratta di una contrazione significativa, che conferma un trend discendente già rilevato nell’anno precedente. Occorre, però, che non venga abbassata la guardia: Inca ha siglato
negli ultimi mesi diversi accordi con associazioni imprenditoriali per organizzare corsi di formazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Penso, ad esempio, al distretto calzaturiero di Fermo, dove i corsi sono attivi da tempo e si registra una brusca contrazione degli
incidenti. In questa realtà, l’Inca ha contribuito a far emergere anche il fenomeno delle malattie professionali che finora non venivano denunciate. È necessario che tutti siano consapevoli dei danni che gli infortuni provocano sia sulla salute dei singoli individui, sia sui conti della sanità pubblica.

D: Le statistiche dicono che un numero elevato di infortuni coinvolge situazioni di lavoro nero. Un fenomeni in crescita in tempi di crisi. Quali soluzioni sono prospettabili?

R: Sono convinta che un rafforzamento dei controlli sia indispensabile, ma non risolutivo. Perché non c’è solo la piaga del lavoro nero, ma anche quella del lavoro grigio, che si verifica ad
esempio in presenza di ore di lavoro pagate “fuori busta” con finalità elusive o perché superano i limiti orari previsti per legge. Si tratta di un risparmio illusorio, che in realtà produce danni sia al mondo imprenditoriale, falsando le regole della concorrenza, sia al lavoratore perché ogni contributo in meno versato oggi ridurrà la sua
pensione futura. Dal canto nostro, continueremo a fare informazione su questo punto: siamo convinti che la ripresa economica, per essere sostenibile, debba basarsi su basi nuove rispetto al passato.

Messaggio INPS

Gentile Cliente,
Le inviamo gli ultimi Messaggi Hermes pubblicati sul sito www.INPS.it > Informazioni > INPS comunica > normativa INPS: circolari e messaggi

 

>>> Titolo:  Messaggio numero numero 18572 del 13-07-2010
  Contenuto:  Al fine di verificare il rispetto della norma citata, l?Istituto ha avviato un?operazione per la verifica delle retribuzioni dichiarate, ai fini dell?imposizione contributiva, dai datori di lavoro nei modelli DMAG per la manodopera occupata negli anni 2006-2007-2008.
Tipologia:  MESSAGGIO

Lo staff di NewsLetter Hermes

Verifica sulle retribuzioni per le aziende agricole

Data pubblicazione: 19/07/2010

Testo NewsAi fini dell’imposizione contributiva, l’Inps ha avviato un’operazione per la verifica delle retribuzioni dichiarate dalle aziende agricole per tutte le categorie di lavoratori agricoli occupati negli anni 2006-2007-2008.
Alle aziende, per le quali è stata rilevata una differenza di retribuzione rispetto all’importo determinato per legge, sarà inviata una comunicazione con l’indicazione delle anomalie retributive riscontrate distinte per ogni singolo trimestre.
La comunicazione non costituisce avviso di addebito contributivo in quanto la medesima è finalizzata a verificare, in questa prima fase, la bontà dei dati in possesso dell’Inps.
Nella lettera sarà precisato inoltre che l’azienda potrà produrre tutta la documentazione ritenuta utile all’acquisizione degli elementi per la predisposizione del provvedimento definitivo. È facoltà dell’azienda richiedere all’Istituto la regolarizzazione spontanea ed immediata per il versamento della contribuzione dovuta per la differenza retributiva riscontrata.

Messaggio numero 18572 del 13-07-2010.pdf

Termini di revisione per le malattie professionali


Nuova sentenza della Corte Costituzionale

La Corte Costituzionale, con sentenza n. 46 /2010, ha affermato un principio del tutto innovativo relativamente alla possibilità, in caso di malattia da lavoro, di veder riconosciuto un maggior grado di inabilità, anche oltre i termini revisionali (15 anni), allorché il lavoratore continui ad essere esposto allo stesso rischio che ha determinato la patologia.

La sentenza si riferisce al caso di un lavoratore, dipendente di una cava di marmo al quale era stata riconosciuta nel 1978 la sordità da rumori (37% inabilità); aveva continuato l’attività lavorativa, fino al 2002 “senza che fossero mutate le condizioni ambientali, tempi e modalità di svolgimento della prestazione”. Ciò aveva provocato un peggioramento delle condizioni invalidanti – accertato dal consulente tecnico – nella misura del 41% nel 2003 e del 44% nel 2008.

L’Inail, eccepiva la inammissibilità della domanda di aggravamento, essendo trascorsi i 15 anni previsti dall’art. 137 del T.U.1124/1965.

La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale degli artt. 137 e 80 T.U.,sollevate dal Tribunale di Brescia cui il lavoratore si era rivolto per veder tutelati i suoi diritti, ed ha affermato che: “quando il maggior grado di inabilità dipende dalla protrazione dell’esposizione al rischio patogeno, si è in presenza di una “nuova malattia” (seppure della stessa natura della prima).

L’interpretazione, quindi, da dare all’art. 80 citato – secondo la Corte – è quella che esso riguarda anche il caso in cui, dopo la costituzione di una rendita per una determinata malattia professionale, l’ulteriore esposizione al medesimo rischio patogeno determina una “nuova” inabilità che risulta superiore a quella già riconosciuta.

L’Inail non ha ancora dato alcuna indicazione alle proprie strutture circa la portata di tale pronunciamento.

Morti sul lavoro

NEWS

40 morti al mese

La ricerca condotta dall’Osservatorio sulla Sicurezza di Vega Engineering  ha stilato una nuova mappatura dell’emergenza basata sul rapporto tra infortuni mortali e lavoratori occupati, relativa ai primi cinque mesi dell’anno.

Sale a 192 il numero delle vittime del lavoro in Italia, solo nel mese di maggio sono stati 51 i morti per infortunio nel nostro Paese. Un vero e proprio bollettino di guerra che vede in cima alla triste graduatoria della tragedia la Lombardia con 34 morti e il 17 per cento di tutti gli incidenti mortali sul lavoro verificatisi in Italia nei primi mesi del 2010, seguita dal Veneto (19 casi) e dalla Puglia (17).

Ed è ancora una volta l’agricoltura a proporre lo scenario peggiore. Perché è ancora sui campi, utilizzando macchinari pesanti e praticando percorsi piuttosto accidentati che si verifica il maggior numero di morti (38%) tanto da segnalare così un incremento nell’incidenza rispetto al mese di aprile quando le morti degli agricoltori arrivavano a rappresentare il 31,9 per cento degli infortuni mortali sul lavoro. Segue il settore delle costruzioni che continua ad essere in cima alla graduatoria  con il 21,4 per cento dei casi.

L’Osservatorio sulla Sicurezza va oltre nell’indagare l’emergenza delle morti sullavoro con l’identikit anagrafica delle vittime. Ad essere più colpita è la fascia di lavoratori ultrasessantenni (circa un terzo delle vittime registrate da gennaio a maggio). Seguita da quelli che hanno un’età compresa tra i 40 e i 49 anni (47 le vittime da gennaio a maggio).

Infortuni e malattie professionali – Protesi e dispositivi con finalità terapeutiche

Per un recupero della capacità lavorativa

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“L’Inail deve garantire agli infortunati e ai tecnopatici la continuità di un’assistenza sanitaria per tutto quanto necessario ed utile al recupero della capacità lavorativa, senza oneri a loro carico. Si intendono così superati i dubbi interpretativi riguardanti la possibilità da parte dell’Istituto di erogare  le protesi e i  dispositivi concedibili nel periodo di inabilità temporanea”.

E’ quanto viene affermato in una recente nota della Direzione Generale Inail  che, in contrasto con le direttive emanate nel 2008 dalla Sovraintendenza Medica dell’Istituto, dà finalmente ragione a quanto da noi sostenuto.

E’ bene ricordare infatti che, da più di due anni l’Inail non concedeva più, ovvero non rimborsava, i dispositivi aventi finalità terapeutiche, quali ad esempio i tutori usati per immobilizzazione delle lesioni degli arti (ginocchiere, corsetti spinali per fratture, ecc.) cui sono costretti a far ricorso gli invalidi del lavoro durante il periodo di inabilità temporanea. L’Inail, cioè, rimborsava solo i dispositivi concessi dopo la stabilizzazione dei postumi.

Come Inca e Cgil, in accordo con il CIV dell’Inail, siamo più volte intervenuti nei confronti dell’Istituto assicuratore per riaffermare il diritto alla piena tutela dei lavoratori, sancita dalla Costituzione (art. 38), nonché dagli artt. 86 e 90 del T.U.1124/1965, che prevedono l’obbligo dell’Inail di erogare cure e protesi gratuitamente, non ultimo dall’art.57 della legge n.833/1978 che garantisce agli invalidi del lavoro le prestazioni di assistenza sanitaria e riabilitativa “con l’esclusione di qualsiasi concorso al pagamento delle prestazioni stesse”.
E, proprio mentre alcune Sedi Inca (es. Reggio Emilia) hanno intrapreso le azioni legali, l’Istituto fa marcia indietro indicando in un elenco, suscettibile di modifiche e ampliamento, i presidi che è possibile concedere nel periodo di inabilità temporanea assoluta.

Se, comunque, parrebbe risolto (ancora il condizionale è d’obbligo), in termini positivi, il problema dei presidi curativi, ancora nulla è espressamente detto dall’Istituto riguardo alle altre prestazioni sanitarie (esempio: cicli di fisiokinesiterapia, di ultrasuonoterapia, laserterapia, magnetoterapia, ecc., trattamenti ritenuti necessari per il recupero dell’integrità psico-fisica).

E’ noto infatti che l’accentramento presso le Asl delle prestazioni sanitarie, gestite prima della riforma sanitaria (1978) direttamente dall’Inail, ha di fatto costretto i lavoratori a farsi carico di costi aggiuntivi, in relazione ai limiti che il Servizio Sanitario (o meglio i Servizi Sanitari Regionali) si sono dovuti imporre per compatibilità economiche.

L’art. 11 del D.lgvo 81/2008 (così come modificato dal D.lgvo 106/2009), citato dallo stesso Inail nella recente nota, nel riaffermare il diritto degli infortunati e dei tecnopatici a tutte le cure necessarie, senza oneri a loro carico,  prevede la definizione di accordi quadro con le Regioni per consentire l’erogazione dei servizi sanitari da parte dell’Inail attraverso o l’esercizio diretto o il convenzionamento con soggetti pubblici e privati.

In attesa dell’attuazione di tali convenzioni, l’onere delle spese di alcune prestazioni sanitarie ricadono sugli infortunati e tecnopatici. Anche su questo aspetto, nell’ambito del seminario, si sono condivise alcune linee di intervento di contenzioso.

Umbria Olii: non c’era un piano di sicurezza

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Umbria Olii: non c’era un piano di sicurezza

Futuri colpi di scena?

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Il processo Umbria Olii, il cui primo grado di giudizio si sta celebrando presso il tribunale di Spoleto, ha vissuto ieri e oggi due giornate molto importanti, con l’audizione dei 4 periti della procura, gli stessi che hanno stilato il documento alla base del rinvio a giudizio di Giorgio Del Papa, titolare dell’azienda di Campello sul Clitunno, accusato dell’omicidio colposo dei 4 lavoratori che vi persero la vita il 25 novembre 2006.

Ieri, i 4 esperti, due dei quali sono impegnati anche nel processo ThyssenKrupp, hanno ricostruito nel dettaglio gli eventi che hanno portato alla devastante esplosione che ha causato la morte degli operai della ditta Manili, impegnata in lavori di manutenzione per conto di Umbria Olii. E secondo i consulenti della procura sono evidenti le responsabilità dell’imputato, per l’assenza di un’adeguata valutazione dei rischi e quindi per la mancata informazione ai lavoratori della Manili dei rischi che avrebbero potuto correre effettuando delle saldature sui silos.

Oggi la difesa ha controinterrogato i periti, cercando di smontare la tesi accusatoria. Gli avvocati di Del Papa hanno anche adombrato l’ipotesi, mai emersa prima, di una responsabilità dell’unico superstite, Claudio Demiri, che avrebbe effettuato una manovra errata con la gru. Tuttavia le immagini riprese dalla telecamera a circuito interno non sembrano lasciare molto spazio per questa teoria.

L’udienza di oggi è stata l’ultima prima di una lunga pausa estiva. Il processo riprenderà infatti il prossimo 21 settembre. Da lì, la conclusione del primo grado, nelle intenzioni del giudice Alberto Avenoso, dovrebbe arrivare nel giro di 4-5 udienze. Ma secondo gli avvocati dei familiari delle vittime sarà comunque difficile che si possa avere una sentenza entro l’anno. E poi, come già accaduto molte volte in questa vicenda processuale, non si possono mai escludere colpi di scena.