Archivi giornalieri: 22 luglio 2010

Trasferimento Enam nell’Inpdap

Restano salvi diritti e patrimonio assistiti

Con la soppressione dell’Enam (Ente nazionale di assistenza magistrale) e il trasferimento delle sue funzioni assistenziali all’Inpdap non si sopprime un ente inutile “poichè le sue funzioni altamente meritorie sono da tutti riconosciute”, ma si tratta di una semplificazione burocratica che comporta risparmi gestionali perchè l’Inpdap continuerà a svolgere verso gli insegnanti delle scuole elementari e primarie le stesse funzioni fin qui svolte dall’Enam. Questa  l’assicurazione fornita dall’Inpdap alla vigilia della conversione in legge del decreto n. 78/2010 che porta la norma che sopprime l’Enam e trasferisce le funzioni all’Inpdap.

“Questa disposizione sta provocando alcune perplessità tra gli organi e le parti sociali – spiega la nota Inpdap – che rappresentano le categorie dei dipendenti e degli iscritti all’Enam, che non ne vedono, apparentemente, né l’utilità né le ragioni”. “‘Anche con Inpdap – conclude la nota – le funzioni fn qui svolte dall’Ente rimarranno  ad esclusivo vantaggio della categoria che versa il contributo previsto e cioè a favore degli insegnanti e dei dirigenti scolastici delle scuola dell’infanzia e primaria e dei loro familiari e, occorre esserne certi, l’Inpdap proseguirà, anche attraverso il suo riconosciuto know-how nel campo socio assistenziale, a fornire garanzie e supporti necessari a tutti coloro che si trovano in situazione di necessità”.

Per quanto riguarda il patrimonio Enam, infine, la nota Inpdap spiega che il suo trasferimento “non comporterà un “esproprio” verso tutti quegli insegnati e dirigenti della scuola dell’infanzia e primaria ma continuerà, con strutture ad esso dedicate, ad essere al loro servizio, sia in attività che in quiescenza. Non esproprio dunque, ma razionalizzazione e risparmi gestionali e quindi maggiori risorse  da dedicare alla categoria”.

(ANSA).

Sud, una famiglia su cinque senza cure

NEWS

L’Italia in affanno

italiarotta1.jpg

Un Sud in piena recessione che da otto anni cresce meno del Centro-Nord e il cui PIL nel 2009 è tornato ai livelli di dieci anni fa, a causa di un impatto negativo – generato dalla crisi economica – che ha colpito tutti i settori. Un´area dove 6 milioni e 830mila persone sono a rischio povertà e dove il tasso di disoccupazione ‘effettivo´ sfiora il 24%. E´ questa la fotografia scattata dal rapporto Svimez sull´economia del Mezzogiorno 2010.

Al Sud una famiglia su cinque rinuncia al medico perché non può permetterselo. Un dato da brivido, ma che non sorprende considerando che il 14% delle famiglie meridionali vive con meno di 1.000 euro al mese.

La povertà “morde” particolarmente nelle piccole scelte quotidiane: nel 2008 nel 30% delle famiglie al Sud sono mancati i soldi per vestiti necessari e nel 16,7% dei casi si sono pagate in ritardo bollette di luce, acqua e gas. Otto famiglie su cento hanno tirato la cinghia rinunciando ad alimentari necessari (il 12% in Basilicata), il 21% non ha avuto soldi per il riscaldamento (27,5% in Sicilia) e il 20% per andare dal medico (il 25,3% in Campania e il 24,8% in Sicilia). Nel 2008 è arrivata con difficoltà a fine mese oltre una famiglia su 4 (25,9%) contro il 13,2% del Centro-Nord.

Calo infortuni e crisi economica

NEWS

Calo infortuni e crisi economica

Per una corretta lettura dei dati

infortuni1.jpg

Al calo degli infortuni rilevato dall’Inail nel suo Rapporto, presentato ieri, la Cgil ribadisce che i dati vanno letti in rapporto alla crisi economica in corso.

Mentre l’Inail sottolinea che sulla diminuzione degli infortuni (-30%) hanno inciso gli investimenti in sicurezza, secondo Paola Agnello Modica, responsabile salute e sicurezza della Cgil, “è alla crisi economica che va ricondotto il miglioramento , e al calo degli occupati dell’1,6% così come rilevato dai dati Istat, contrappone un tasso tendenziale di disoccupazione del 12,1% comprensivo anche dei lavoratori in Cassa integrazione”.

“Inoltre –  prosegue l’Agnello Modica –  già da anni abbiamo segnalzioni sempre più frequenti di “non denunce” di infortuni che potrebbe essere interpretata come l’altra faccia della crisi e della precarietà: sono gli infortuni sul lavoro non denunciati come tali con danno ai lavoratori e alla collettività”.

“Questo – aggiunge Agnello Modica – può riguardare in maniera particolare i lavoratori e le lavoratrici più “ricattabili”, ovvero i precari e gli immigrati”. Infine – conclude – non riusciamo a ritenerci soddisfatti perchè anche solo una morte è troppo. Moltissimo va ancora fatto e la manovra in discussione in Parlamento va nel senso opposto quando taglia nei fatti risorse ai sistemi di vigilanza e quando persegue la mera libertà di impresa”.

Danno patrimoniale alle casalinghe infortunate

Casalinghe tutelate a 360°

casalinga1.jpg

La  sentenza n. 16896/10 della Corte di Cassazione ha stabilito un  risarcimento più ampio per la casalinga infortunata. Il caso discusso dalla Corte è quello di una donna  che, ferita in un incidente stradale,  ha richiesto un risarcimento per la diminuita capacità lavorativa a svolgere i lavori di casa. I giudici ribadendo una serie di principi di diritto, primo dei quali quello che sottolinea che chi esegue un’attività domestica, anche se non è percettore di reddito, svolge comunque un’attività meritevole di valutazione economica. Con la conseguenza che il danno subito va incasellato nella categoria del danno patrimoniale.

In merito all’utilizzo di un’eventuale colf la Cassazione ha condiviso il principio per cui “il pregiudizio economico che subisce una casalinga menomata nell’espletamento della sua attività in conseguenza di lesioni subite è pecuniariamente valutabile come danno emergente e può essere liquidato in via equitativa anche nell’ipotesi  in cui sia solita avvalersi di collaboratori domestici, perché i  suoi compiti risultano di maggiore  ampiezza, responsabilità, etc. rispetto a  quelli espletati da un prestatore d’opera”.