Archivi giornalieri: 18 luglio 2010

Termini di revisione per le malattie professionali


Nuova sentenza della Corte Costituzionale

La Corte Costituzionale, con sentenza n. 46 /2010, ha affermato un principio del tutto innovativo relativamente alla possibilità, in caso di malattia da lavoro, di veder riconosciuto un maggior grado di inabilità, anche oltre i termini revisionali (15 anni), allorché il lavoratore continui ad essere esposto allo stesso rischio che ha determinato la patologia.

La sentenza si riferisce al caso di un lavoratore, dipendente di una cava di marmo al quale era stata riconosciuta nel 1978 la sordità da rumori (37% inabilità); aveva continuato l’attività lavorativa, fino al 2002 “senza che fossero mutate le condizioni ambientali, tempi e modalità di svolgimento della prestazione”. Ciò aveva provocato un peggioramento delle condizioni invalidanti – accertato dal consulente tecnico – nella misura del 41% nel 2003 e del 44% nel 2008.

L’Inail, eccepiva la inammissibilità della domanda di aggravamento, essendo trascorsi i 15 anni previsti dall’art. 137 del T.U.1124/1965.

La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale degli artt. 137 e 80 T.U.,sollevate dal Tribunale di Brescia cui il lavoratore si era rivolto per veder tutelati i suoi diritti, ed ha affermato che: “quando il maggior grado di inabilità dipende dalla protrazione dell’esposizione al rischio patogeno, si è in presenza di una “nuova malattia” (seppure della stessa natura della prima).

L’interpretazione, quindi, da dare all’art. 80 citato – secondo la Corte – è quella che esso riguarda anche il caso in cui, dopo la costituzione di una rendita per una determinata malattia professionale, l’ulteriore esposizione al medesimo rischio patogeno determina una “nuova” inabilità che risulta superiore a quella già riconosciuta.

L’Inail non ha ancora dato alcuna indicazione alle proprie strutture circa la portata di tale pronunciamento.

Morti sul lavoro

NEWS

40 morti al mese

La ricerca condotta dall’Osservatorio sulla Sicurezza di Vega Engineering  ha stilato una nuova mappatura dell’emergenza basata sul rapporto tra infortuni mortali e lavoratori occupati, relativa ai primi cinque mesi dell’anno.

Sale a 192 il numero delle vittime del lavoro in Italia, solo nel mese di maggio sono stati 51 i morti per infortunio nel nostro Paese. Un vero e proprio bollettino di guerra che vede in cima alla triste graduatoria della tragedia la Lombardia con 34 morti e il 17 per cento di tutti gli incidenti mortali sul lavoro verificatisi in Italia nei primi mesi del 2010, seguita dal Veneto (19 casi) e dalla Puglia (17).

Ed è ancora una volta l’agricoltura a proporre lo scenario peggiore. Perché è ancora sui campi, utilizzando macchinari pesanti e praticando percorsi piuttosto accidentati che si verifica il maggior numero di morti (38%) tanto da segnalare così un incremento nell’incidenza rispetto al mese di aprile quando le morti degli agricoltori arrivavano a rappresentare il 31,9 per cento degli infortuni mortali sul lavoro. Segue il settore delle costruzioni che continua ad essere in cima alla graduatoria  con il 21,4 per cento dei casi.

L’Osservatorio sulla Sicurezza va oltre nell’indagare l’emergenza delle morti sullavoro con l’identikit anagrafica delle vittime. Ad essere più colpita è la fascia di lavoratori ultrasessantenni (circa un terzo delle vittime registrate da gennaio a maggio). Seguita da quelli che hanno un’età compresa tra i 40 e i 49 anni (47 le vittime da gennaio a maggio).