Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell’incontro con gli studenti dell’Istituto Statale Italiano “Leonardo Da Vinci”

 

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell’incontro con gli studenti dell’Istituto Statale Italiano “Leonardo Da Vinci”

 Parigi, 07/06/2023 (II mandato)

Care studentesse e cari studenti, anzitutto complimenti al coro e all’accompagnamento musicale che hanno straordinariamente seguito i due Inni nazionali.

Sono davvero lieto di essere oggi qui con voi, in questo prestigioso edificio storico in cui, oltre a costruire le fondamenta del vostro sapere, avete l’opportunità di trarre ogni giorno beneficio dall’integrazione, dal dialogo, dalla compenetrazione tra due culture: quella della Francia e quella dell’Italia, per gli italiani del vostro Paese d’origine e del Paese che vi ospita.

Mi fa piacere avere l’opportunità di rivolgervi un saluto. È un saluto particolarmente caloroso. Vorrei farvi i complimenti per l’impegno che dedicate allo studio, alla cultura, alla lingua italiana, in un luogo che ben rappresenta l’amicizia e il costruttivo incontro dei nostri popoli e della nostra cultura. Voi studenti, dai più giovani, all’inizio del percorso scolastico, a coloro che stanno per concludere il ciclo degli studi, rappresentate una realtà importante non soltanto per la Francia e l’Italia, ma anche per l’Europa. Perché l’Europa non è soltanto l’ambito in cui sussistono i nostri Paesi. Ma è soprattutto un luogo ideale fatto di persone, di esperienze, di affinità, di valori, di sogni: tutti elementi che, anche se non li vedete, si trovano all’interno dei vostri zaini, perché crescono con voi ogni giorno.

È qui, in luoghi come questo, che più che altrove cresce l’Europa. So che vi state impegnando a fondo, con risultati evidenti, anche in importanti competizioni internazionali. Complimenti!

Andrete certamente avanti così, con sempre maggiore impegno. I brillanti risultati sono merito vostro e dei vostri docenti, che saluto con cordialità e che ringrazio per l’impegno, la passione e la dedizione con cui svolgono un ruolo primario nell’insegnamento in Francia, così legata all’Italia da profondi legami storici e culturali.

Il nome di questo Istituto evoca questa stretta interrelazione. Leonardo da Vinci unisce Francia e Italia; le sue opere sono in Francia e in Italia; la sua vita trascorsa in Italia e in Francia. Il suo genio è emblematico di quanto vi sia di comune tra le culture francese e italiana.

Saluto anche tutto il personale che presta qui la sua opera ogni giorno. So che questo Istituto vanta importanti ex allievi e che da qui sono uscite, nella sua ormai quasi centennale esperienza, generazioni di studenti preparati, affidabili, coscienziosi, che hanno testimoniato la validità del percorso formativo che qui si realizza. Ne risulta arricchito il bagaglio culturale e, grazie al confronto fra esperienze diverse, la capacità di affrontare il futuro con fiducia e con determinazione.

In definitiva, venite formati ad essere cittadini di una società aperta.

Care studentesse e cari studenti, la cultura è il miglior biglietto di presentazione. Per definizione, per ciascun Paese, è un patrimonio costituito da custodire e da sviluppare con cura e con applicazione costante.

Anche per questo, dopo avervi salutato, mi recherò al Louvre per inaugurare, insieme al Presidente Macron, una splendida mostra: “Napoli a Parigi”, progettata proprio per mettere in luce le tante connessioni tra Francia e Italia.

Mi auguro che, nei prossimi giorni, possiate anche voi visitarla, per comprendere ancor meglio i legami così profondi che uniscono i nostri due Paesi.

Sarete voi, in futuro, ad avere il compito di mantenere vivi questi legami, approfondendoli, anche attraverso le amicizie che tesserete su questi banchi, attraverso le esperienze che farete, e grazie a quanto saprete restituire alla società di questa vostra così importante esperienza.

Certamente siete consapevoli che il vostro impegno quotidiano è il migliore investimento che possiate fare per voi stessi e per il futuro dei nostri Paesi. Un futuro che è nelle vostre menti, ed è anche realmente nelle vostre mani. Auguri.

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Domanda: nella sua recente visita a Barbiana abbiamo avuto modo di ascoltare le sue parole, che hanno evidenziato come don Milani sia stato veramente il battistrada di una cultura che va contro i privilegi e le emarginazioni. Per questo le vogliamo chiedere qual è il suo pensiero riguardo al modello pedagogico promosso da questo grande priore.

Presidente: grazie, è una bella domanda. Don Milani è stata una figura straordinaria, con una profetica forza prorompente che, da un piccolissimo centro delle montagne toscane, si è diffusa non soltanto in tutta Italia, ma ben oltre i confini italiani. Ha seminato influenza molto più di quanto si possa immaginare. Nel corso del tempo, anche la scuola italiana è cambiata. Anche sulla base delle sensibilità che lui manifestava e che esprimeva e sollecitava. Le varie riforme che si sono succedute hanno preso come punto fondamentale quello per cui una scuola che offre opportunità soltanto a chi è in condizioni economiche adeguate, e non a tutti, non è una scuola. Perché non forma realmente la comunità, che è lo scopo della cultura. In questo l’influenza di don Milani sulla vita scolastica italiana è stata molto più alta di quanto si immagini, perché è stata condivisa. Anche nel Corpo dei docenti italiani è sempre più cresciuta la sensibilità, la consapevolezza di questa responsabilità. È stata quindi un’influenza molto grande che tuttora continua.

Domanda: di recente l’Italia è stata ospite d’onore al Festival du livre di Parigi, a conferma del valore riconosciuto a tutta la letteratura italiana, anche all’estero, classica e contemporanea. A tal proposito le vorremmo chiedere, signor Presidente, come secondo lei la variegata produzione letteraria italiana può portare alla crescita di noi giovani, sviluppando capacità critiche utili all’analisi dei fenomeni che ci circondano nonché dei fenomeni che ci aspettano.

Presidente: lo scambio culturale tra Francia e Italia risale nel tempo, il più antico possibile da quando esistono espressioni culturali. Ha dato un contributo alla cultura europea, che sempre più trova valori e parametri comuni. Ed è fondamentale per la crescita delle società. La cultura è il veicolo con cui si percorre la strada del futuro. Non ce n’è un altro. Senza cultura si rimane immobili, non c’è un avanzamento sociale, non c’è un avanzamento storico, perché non si riesce a comprendere né il presente né il futuro, né a progettare il futuro. I parametri di valutazione e i criteri di considerazione che la cultura offre sono indispensabili per poter procedere. Per questo è fondamentale quello che state facendo: l’approfondimento, il senso critico. Quello di porsi costantemente domande per sviluppare la capacità critica, elaborare un proprio pensiero autonomo è fondamentale. Perché questa creatività, combinata con quella di tutti gli altri, fa avanzare davvero le società. Ed è quello che dovete fare e che state facendo. Auguri.

Domanda: qual è, secondo lei, la migliore cosa della nostra Patria e a cosa pensa quando sente la parola Italia?

Presidente: non è un pensiero mio, ma un pensiero diffuso nel mondo: pensando all’Italia si pensa alla bellezza anzitutto. In fondo, siamo consapevoli, come nazioni latine, di avere delle origini comuni, una visione comune della persona. E questa visione, che è nata nell’antica Grecia, soprattutto in Europa – si è sviluppata a Roma e si è diffusa in tutta Europa – è quella che accomuna Francia e Italia. Però questa della bellezza forse è la cosa che più viene richiamata quando si pensa all’Italia. Per la verità, io sono anche attratto molto da altri Paesi: dalla Francia, dalla Germania, dalla Spagna, da altri paesi europei. Vi sono delle straordinarie attrattive affascinanti in tutti i Paesi d’Europa, e in realtà in tutti i Paesi del mondo. Però registro, quando parlo con stranieri – europei o di altri continenti – che, quando pensano all’Italia, pensano essenzialmente alla bellezza. Questa è una cosa che ci fa piacere, sapendo che non deve farci inorgoglire perché la bellezza, in realtà, è ovunque.

Domanda: l’apprendimento interculturale e la comprensione reciproca sono fondamentali per la promozione di una società di multiculturale. Vorrei chiederle per lei, nell’ambito sia politico che professionale, quali sono le esperienze che ricorda maggiormente.

Presidente: una domanda impegnativa. Ti ringrazio. È vero che la disponibilità reciproca, l’apertura reciproca, il rispetto reciproco, l’interesse all’altro, sono quello che fa avanzare la condizione umana. C’era un vecchio detto nell’antica Roma, che era alla base anche di parte del diritto dell’antica Roma: la tua libertà finisce quando comincia quella dell’altro. Non è così, in realtà. È un bel principio per l’epoca. La tua libertà, la mia libertà, si realizza con quella degli altri, insieme a quella degli altri. Non trova un limite in quella degli altri, ma un completamento in quella degli altri. Non c’è vera libertà, se non ne godono tutti. Perché la libertà non è un bene divisibile. Quindi questa integrazione vicendevole, il sentirsi corresponsabili anche della sorte degli altri, di integrarsi con la propria attività con quella degli altri, è quello che fa andare avanti la storia, il mondo, le società, la civiltà. Per questo alla tua domanda su che cosa ricordo particolarmente, rispondo che sono tanti i momenti molto belli e significativi che rammento. Però forse potrei citarne un paio, proprio in questo senso. Le zone di confine sono state nella storia d’Europa sempre zone molto travagliate, oggetto anche di contrasti, di contrapposizioni. Così è stato anche per l’Italia. Il confine orientale d’Italia è stato oggetto di grandi sofferenze. Tra Italia e Slovenia, come con gli altri Paesi dell’ex Jugoslavia, vi sono state sofferenze vicendevolmente inferte e subite. Qualche anno fa, sono andato con il Presidente sloveno di fronte a due cippi che a Trieste ricordano le foibe, i tanti gettati ingiustamente a morire in quei baratri e i quattro sloveni fucilati dal fascismo. Lo abbiamo fatto insieme, abbiamo reso omaggio a entrambi i cippi, tenendoci per mano, indicando che il modo in cui si vive in zone di confine, con popolazioni che hanno culture diverse, non è un limite o un motivo di contrapposizione. È un arricchimento. Tant’è che nell’anno venturo – ne parlavo ieri con il Ministro della cultura italiano, che è qui – due città, una italiana e una slovena, saranno capitale europea della cultura: Gorizia e Nova Gorica, separate a suo tempo da un confine rigido, da un filo spinato che divideva in due persino il cimitero di quella città. Ora non c’è più confine. Lavorano insieme, vivono insieme. Sono insieme, adesso, capitale della cultura europea per l’anno venturo. Perché questo è il messaggio che intendiamo lanciare. Vivendo insieme, rispettandosi, capendo che vi è da apprendere sempre qualcosa dagli altri, si realizza davvero la storia della civiltà. Un’altra cosa da ricordare è questa: tra le varie iniziative che abbiamo assunto alla Presidenza della Repubblica c’è quella di aprire la residenza estiva che ha il Presidente della Repubblica italiana, vicino Roma, a Castelporziano – una riserva naturale molto bella, ampia – ad alcuni gruppi di disabili. Questi gruppi vengono, utilizzano la spiaggia con il mare, girano, guidati per i boschi molto fitti e molto antichi come formazione, vedono gli animali, apprendono come si fanno alcune attività per la cura degli animali e vivono una settimana da protagonisti in questa residenza presidenziale. La cosa straordinariamente bella è come questo li induce a essere più protagonisti, non soltanto della vita propria, ma anche di quella sociale. Perché quello di offrire opportunità fa esprimere protagonismi che altrimenti resterebbero non espressi. Ecco, queste due cose rispondono a quello stesso criterio che tu indicavi prima.

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell’incontro con gli studenti dell’Istituto Statale Italiano “Leonardo Da Vinci”ultima modifica: 2023-06-12T12:11:46+02:00da vitegabry
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