Archivi giornalieri: 8 aprile 2023

SU COSTUMENE = L’abito tradizionale sardo (e non “costume”!)

SU COSTUMENE = L’abito tradizionale sardo (e non “costume”!)
di Francesco Casula
Viene indossato, opportunamente nelle Feste, ad iniziare da quelle Pasquali. Ma parlerò dell’abito tradizionale delle donne, quello degli uomini ha avuto sempre meno importanza. Fra la donna e il suo vestito tradizionale in Sardegna vi è stato un grande rapporto, profondo e significativo, quasi sacrale: esprimendo nella semantica, nelle forme e nei colori del vestiario, la memoria della propria esistenza. La donna infatti segna e comunica con il proprio vestito gli avvenimenti che caratterizzano la propria vita e quello del clan di appartenenza, rappresentando l’abito, in definitiva, il “dipinto” della propria esistenza ed essenza, in un articolato sistema ben codificato. Colorando le proprie vesti, attraverso precisi codici linguistici e semantici, le donne segnano tutta la speranza, la felicità, la preoccupazione, il dolore, l’afflizione e il lutto propri e delle loro comunità. Il massimo grado di lutto veniva raggiunto con l’abito da vedova, completamente tinto in nero. A significare il profondo significato del simbolismo cromatico. E con il “nero” (simbolo di lutto) vi sono altri due colori fondamentali, ugualmente profondamente simbolici e significativi della stessa condizione umana: il rosso e il bianco. Il rosso era il colore più importante (e prevalente in moltissimi abiti tradizionali sardi). Simboleggiava in tutta la sua potenza, l’energia e la salute. Ed anche la fertilità e la sensualità, la forza e l’autorità, il coraggio e la libertà: non a caso è sempre stato simbolo autentico delle rivoluzioni. Esprimeva il sangue che scorre nelle vene, che dà la vita. Ed è anche il colore del potere: di re ed imperatori ma anche delle autorità religiose: vescovi, cardinali. Il bianco invece (in genere della camicia) ha un ruolo neutro ma anche catartico, purificatorio e liberatorio. Di pulizia e purezza. Oltre ai colori, grande simbolismo esprimevano i ricami con motivi geometrici: esprimevano infatti profondi significati magico-religiosi: il potere di allontanare le forze del male. E poiché si pensava che le forze del male attaccassero le persone nei punti vitali del corpo, passando attraverso le aperture dell’abito, nei bordi e negli orli, occorreva che i polsini, il collo, i bordi del corsetto, le maniche, le spalle fossero le parti più ricamate e decorate. Essendo infatti le zone più vulnerabili, bisognava allontanare gli spiriti maligni con raffinati ricami, fatti di motivi geometrici che rappresentavano per la mitologia antica, i sistemi più efficaci, Certo oggi non è più così: gli antichi vestiti, preziosi per le loro lavorazioni, per i gioielli che spesso li accompagnavano, per la loro bellezza, sono ormai visti solo come opere d’arte e non più come semplici lavorazioni artigianali. Tessuti e ricami costituiscono per la loro minutissima manifattura e i preziosi materiali utilizzati, un considerevole patrimonio economico. E le donne che indossano queste vesti si possono oramai apprezzare solo nelle manifestazioni religiose o turistiche o paesane: senza peraltro esprimere più segni e significati, simboli e metafore. Siano esse di allegria o di lutto, di speranza o di disagio.
 
 
 
 
 
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Sabato Santo

 

Sabato Santo


Sabato Santo

autore: Domenico Beccafumi anno: 1530-1535 titolo: Discesa di Cristo al Limbo luogo: Pinacoteca nazionale, Siena
Nome: Sabato Santo
Titolo: La discesa agli inferi
Ricorrenza: 8 aprile
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Solennità
 
Il terzo giorno del Triduo Pasquale è il Sabato santo che commemora la discesa agli inferi di Nostro Signore Gesù. Gesù resta negli inferi per un breve tempo compiendo la sua vittoria sulla morte e sul diavolo, liberando le anime dei buoni e giusti morti prima di lui apre loro le porte del Paradiso.

Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Adamo fu il primo ad incontrare Gesù e percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: « Sia con tutti il mio Signore ». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: « E con il tuo spirito ».

E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: «Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà.Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell’inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un’unica e indivisa natura.

Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta.

Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all’albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell’inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te.

Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio.

Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l’eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli »

Compiuta tale missione, l’anima di Gesù si ricongiunge al corpo nel sepolcro: e ciò costituisce il mistero della risurrezione, centro della fede di tutti i cristiani, che verrà celebrato nella seguente domenica di Pasqua.

Questo giorno è dunque incentrato sull’attesa dell’annuncio della risurrezione che avverrà nella solenne veglia pasquale. Viene professato da alcuni Simboli antichi e tuttora dalla preghiera eucaristica, quale annuncio di salvezza per ogni uomo: nessuno è escluso dalla salvezza che Dio ha preparato per gli uomini in Cristo, nessuno è smarrito, Dio si fa solidale anche nella morte.

Per quanto le tradizioni delle Chiese siano unanimi nel ritenere per fede questo aspetto della Pasqua, si tratta di un articolo del Simbolo sovente trascurato. Introducendo la celebrazione comunitaria dell’Ufficio delle Letture e delle Lodi del mattino o come breve omelia, questo mistero può essere adeguatamente presentato quale tesoro di fede della Chiesa.

La Chiesa cattolica considera degno di lode protrarre il digiuno ecclesiastico e l’astinenza dalla carne anche per tutto il sabato santo, tuttavia non ne fa un obbligo per i fedeli.

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