Archivi giornalieri: 2 aprile 2023

Sa chida santa e le feste pasquali fra sacro e profano

Sa chida santa e le feste pasquali fra sacro e profano

di Francesco Casula

Il connubio e l’ibridazione fra sacro e profano è presente in tutta la cultura popolare sarda come nelle tradizioni e le Feste: che sono nello stesso tempo religiose e profane. Alcuni studiosi fanno risalire alcune feste popolari e religiose addirittura al periodo prenuragico o comunque a quello nuragico in cui le comunità sarde periodicamente si ritrovavano e si riunivano nei “santuari” di allora: a Santa Cristina di Paulilatino come a Santa Vittoria di Serri.
L’intelligenza e la flessibilità della Chiesa cattolica è stata nel sopprimere ma nello stesso tempo di recuperare e mediare quel senso di segno magico-pagano e profano, quell’universo mitico di estrazione folclorico-rurale, proveniente da antichissime abitudini precristiane, mai completamente sradicate, nell’ambito sacro del Cristianesimo e delle sue feste. tanto che oggi non esiste scadenza liturgica importante che non presenti innesti di tipo pagano-profano, che la Chiesa comunque renderà compatibili con la simbologia cristiana, riplasmandoli in questo modo dal Natale alla Pasqua, dalla Quaresima alla Festa dei morti, dalla festa di San Giovanni a quella di Sant’Efisio.
Così un’ampia gamma di soluzioni sincretistiche punteggerà in modo discreto ma persistente lo sviluppo dell’intero anno liturgico, per non parlare della loro presenza nel ciclo esistenziale di ciascun individuo: dalla culla alla bara.
Dicevo della Pasqua (in sardo sa Pasca manna per distinguerla dae sa Paschixedda). Ebbene nelle Feste pasquali, nella settimana santa, nel ricordo rituale e drammatizzato della Passione di Cristo, l’elemento sacro e religioso si coniuga e si unisce a quello profano, riferibile al cosiddetto ciclo dell’anno e a rituali magico propiziatori legati, soprattutto in ambito rurale, alla rigenerazione primaverile della natura. Cosicché nell’elemento che accomuna la liturgia ufficiale della Chiesa e gli usi locali, le cosiddette paraliturgie, vi è la consapevolezza di vivere in quei giorni, una fase di passaggio e di rinnovamento interiore, di transito da una condizione di negatività a una, auspicata e propiziata, di benessere e prosperità di nuova vita.
Abbiamo così due tipologie di rituali: quelli propriamente liturgici, con i riti del sacro oggetto della liturgia di Santa romana chiesa (fino a non molto tempo fa celebrati in latino) e quelli paraliturgici, in genere tramandati dalle Confraternite, dalla gente comune che spesso riprendono e riadattano a uso del popolo, i cerimoniali ufficiali, altre volte si sovrappongono ad essi introducendo, sincreticamente, usi e credenze di origine precristiana. Due tipologie di rituali insomma che a volte convergono a volte sembrano configgere fra loro e, per questo motivo hanno subito talvolta nel corso dei secoli e persino oggi, l’ostracismo e l’opposizione delle autorità ecclesiastiche.
Persino oggi il rapporto fra parroci e sodalizi confraternali, vere e proprie macchine collaudate per trasmettere le paraliturgie, non sempre è stato o tuttora è idilliaco: ma a scontrarsi più che il sacro con il profano spesso è la tradizione sostenuta dalle comunità locali dei credenti con la linea ufficiale della Chiesa. Finché i due binari quello dell’ufficialità e quello della località scorrono paralleli e in rapporto di buon vicinato, non si verifica alcun problema. Le difficoltà emergono invece quando vi sono dei reali o presunti sconfinamenti di campo.
Persino nelle cronache giornalistiche assistiamo a contrasti cuntierras e brias fra Parroci, Confraternite e Pro Loco.

Domenica delle Palme

 

Domenica delle Palme


Domenica delle Palme

autore: Pedro Orrente anno: 1620 titolo: Entrata a Gerusalemme luogo: Museo di Stato dell’Ermitage, St. Petersburg
Nome: Domenica delle Palme
Titolo: Ingresso di Gesù a Gerusalemme
Ricorrenza: 2 aprile
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Solennità

Nella Domenica delle Palme la liturgia ricorda l’entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme a dorso di un asino mentre tutta la folla stendeva mantelli a terra ed agitava palme. Si tratta del giorno nel quale si dà inizio alla Settimana Santa che terminerà con la resurrezione di Gesù, commemorata nella Domenica successiva, la Domenica di Pasqua. Con la Domenica delle Palme non termina la Quaresima, la quale, invece, terminerà il giovedì santo, giorno nel quale prende avvio il Triduo pasquale. La Domenica delle Palme è conosciuta anche come seconda Domenica di Passione, poiché nella Messa Tridentina, la Domenica di Passione si celebra una settimana prima.

Si tratta di una festività ricca di simbolismo e condivisa da cattolici, protestanti e ortodossi: la palma da sempre indica l’anno solare poiché produce una foglia ogni mese. La palma è anche simbolo di risurrezione poiché rinasce dalle proprie ceneri e per questo in greco è conosciuta, come “phoinix”, ovvero fenice mentre, nell’occidente cristiano, laddove non ci sono palme viene spesso sostituita dall’ulivo, simbolo dell’unzione di Gesù, o da rametti intrecciati con fiori, se non ci sono palme o ulivi, come nelle zone del nord Europa.

Momento introduttivo della liturgia della Domenica delle palme è la benedizione delle palme, o degli ulivi, e la successiva processione, che inizia fuori dalla chiesa e termina dentro la chiesa, a memoria, appunto, dell’ingresso glorioso di Gesù a Gerusalemme.

Nella liturgia cristiana il tono festoso della commemorazione rimane solamente per la processione introduttiva, mentre le Letture del giorno ripercorrono la passione di Gesù.

Entrata di Cristo a Gerusalemme

titolo Entrata di Cristo a Gerusalemme
autore Giovan Santi di Tito anno 1570

Lettura (Gv 12, 12-16)

Il giorno seguente, la grande folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando:

«Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore,
il re d’Israele!».

Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto:

Non temere, figlia di Sion!
Ecco, il tuo re viene,
seduto su un puledro d’asina.

I suoi discepoli sul momento non compresero queste cose; ma, quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che di lui erano state scritte queste cose e che a lui essi le avevano fatte.

PREGHIERA. O Divino Gesù, o Dio che Ti facesti uomo per noi, soffristi, amasti e moristi, noi Ti adoriamo, e Ti veneriamo soffrendo con Te il ciclo della Tua agonia. Così sia.

PRATICA. È tradizione da millenni che i rametti di palma o di ulivo benedetti vengano conservati dai fedeli e portati a casa, per essere usati sia come dono con le persone più care che non hanno potuto presenziare alla benedizione e processione delle palme, sia per benedire la casa e la tavola del pranzo pasquale, da parte del capofamiglia, intingendo il rametto stesso nell’acqua benedetta durante la veglia di Pasqua.

MARTIROLOGIO ROMANO. Domenica delle Palme: Passione del Signore, in cui il Signore nostro Gesù Cristo, secondo la profezia di Zaccaria, seduto su di un puledro d’asina, entrò a Gerusalemme, mentre la folla gli veniva incontro con rami di palma nelle mani.

ICONOGRAFIA

Tradizionalmente l’iconografia della Domenica delle Palme rappresenta Gesù che entra a Gerusalemme la città santa in sella a un’asina, mentre la folla lo osanna, stende dei mantelli a terra, simbolo di incoronazione, e agita rami di palma appena tagliati dagli alberi.

L'ingresso di Cristo in Gerusalemme

titolo L’ingresso di Cristo in Gerusalemme
autore Peter Paul Rubens anno 1632

Nell’immaginario collettivo gli animali degni di essere cavalcati da un re erano solamente i cavalli esenti dalle corse e dal lavoro nei campi. Gesù, invece, entrò a Gerusalemme sul dorso di un’asina. Come diceva il profeta Zaccaria: Gesù è un re diverso sceglie di essere trasportato dall’animale più umile e servizievole, che è sempre accanto alla gente che lavora; le sue insegne sono la pace e il perdono. Con questo ingresso trionfale nella Città Santa, tuttavia, Gesù mostra a tutti di essere il Figlio di Dio. L’asina, inoltre, può rappresentare anche l’elemento istintivo e terreno dell’uomo, che Gesù conduce verso la salvezza. Nel testo evangelico, infatti, gli animali sono sciolti da quegli stessi apostoli che poi porteranno agli uomini l’annuncio della Resurrezione.

Entrata di Cristo a Gerusalemme

titolo Entrata di Cristo a Gerusalemme
autore Antoon van Dyck anno 1617

La palma è un forte elemento simbolico presente nella scena, è la pianta come detto che si rinnova ogni anno con una foglia, ma riporta anche all’immagine messianica di creazione un ponte tra il monte e la città, tra Dio e l’uomo. Fino al IV secolo, a Gerusalemme una tradizione locale indicava fisicamente la palma da cui erano stati staccati i rami con cui i fanciulli avevano inneggiato a Gesù. In Occidente la palma è stata sostituita dall’ulivo sia perchè simbolo di pace sia per le dimensioni ridotte e in assenza di esso vengono usati rametti di fiori intrecciati.

Entrata di Cristo a Gerusalemme

titolo Entrata di Cristo a Gerusalemme
autore Willem van Herp anno XVII sec

Entrata di Gesù a Gerusalemme

titolo Entrata di Gesù a Gerusalemme
autore Giotto anno 1304/1306

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Domande Frequenti

  • Quando si festeggia Gesù che entra a Gerusalemme nel 2023?

     

  • Perché la Domenica delle Palme si chiama così?

     

  • Perché il simbolo della Domenica delle Palme e l’ulivo?

     

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Oggi 2 aprile si venera:

Domenica delle Palme

Domenica delle Palme
Ingresso di Gesù a GerusalemmeNella Domenica delle Palme la liturgia ricorda l’entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme a dorso di un asino mentre tutta la folla stendeva mantelli a terra ed agitava palme.

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