Archivi giornalieri: 5 aprile 2023

In Italia e in altri paesi Ue sono aumentati i divari di reddito Europa

In Italia e in altri paesi Ue sono aumentati i divari di reddito Europa

Nonostante le condizioni materiali siano mediamente migliorate, la disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza sono rimaste pressoché invariate in Europa. L’Italia non costituisce un’eccezione.

 

La ricchezza aumenta e le condizioni di vita migliorano. Tuttavia questo progresso non è distribuito equamente né tra i vari paesi che compongono l’Unione europea né, al loro interno, tra le diverse classi socio-economiche. Se in alcuni stati membri la situazione è migliorata, in altri si è verificato un marcato peggioramento, e nel complesso la situazione dell’Ue è rimasta sostanzialmente invariata.

Lo stesso si può dire dell’Italia, dove oggi è ancora visibile una marcata divisione tra una maggioranza di persone che dichiara di guadagnare poco (meno di 20mila euro lordi l’anno) e una minoranza che afferma di guadagnare molto (poco più dell’1% dei cittadini guadagna più di 100mila euro l’anno).

Le disuguaglianze sono ancora un problema in Europa

Le disuguaglianze a livello economico possono essere definite da diversi fattori. Per esempio il reddito oppure il capitale accumulato ereditato per via familiare, o ancora le proprietà immobili. Il principale indicatore della disuguaglianza si riferisce alla distribuzione del reddito all’interno di una società: si tratta dell’indice di Gini. Esso indica le differenze tra i redditi percepiti.

Per misurare le differenze che sussistono tra i redditi percepiti, si utilizza l’indice di Gini. Vai a “Cos’è l’indice di Gini”

Tale indicatore può avere valori compresi tra 0% e 100%. Più è basso, più ci si avvicina a una situazione di perfetta uguaglianza in cui tutte le persone hanno il medesimo reddito. Più è alto invece più i redditi sono concentrati in un piccolo gruppo di persone. Se l’indice è pari a 100% significa che un’unica persona possiede tutto il reddito del gruppo considerato.

Come riporta la banca mondiale, in Europa mediamente i salari sono aumentati e le condizioni di vita sono migliorate nel corso degli ultimi decenni. Tuttavia ciò non ha comportato un parallelo appianamento delle disuguaglianze tra i cittadini. Soprattutto a partire dalla crisi finanziaria del 2008. Questo fenomeno si manifesta in particolare attraverso l’aumento relativo degli stipendi più alti e il calo di quelli più bassi, in alcuni stati come quelli dell’Europa centro-orientale. Altrove, gli stipendi bassi sono comunque aumentati poco e lentamente rispetto a quelli medi e alti.

A questo si aggiunge il fatto che il capitale e le ricchezze si sono progressivamente concentrate all’interno di un numero minore di persone, in particolare negli stati più ricchi. Questi due fenomeni entrano in una dinamica di circolo vizioso, condizionandosi a vicenda. Il Covid ha dato poi un ulteriore contributo, penalizzando soprattutto i paesi economicamente più fragili e, all’interno dei singoli stati, le persone più vulnerabili o con le situazioni lavorative più difficili.

Certo si tratta di una dinamica che non ha riguardato soltanto l’Europa e che anzi ha colpito l’Europa in misura minore rispetto ad altri paesi ricchi e sviluppati come gli Stati Uniti.

Le disuguaglianze nella ricchezza sono lesive dei valori democratici.

Tuttavia la stagnazione se non l’incremento delle disuguaglianze pone una serie di problemi. Per esempio la questione di come alcuni meccanismi del nostro sistema economico ledano i valori democratici. A maggior ragione se consideriamo che, se non verranno implementate specifiche politiche per affrontare questo problema, esso è destinato ad aumentare. O almeno a lasciare alle proprie spalle pesanti strascichi e conseguenze. Infatti i bambini che nascono in contesti svantaggiati hanno meno opportunità nella vita, e quindi le disuguaglianze economiche sono in tutto e per tutto un circolo vizioso.

La distribuzione del reddito nei paesi Ue

Come accennato, il principale indicatore per misurare le disuguaglianze è il coefficiente di Gini. Mediamente in Europa il valore si attesta al 30,1% nel 2021, con un calo molto lieve rispetto a 10 anni prima.

-0,3 punti percentuali il coefficiente di Gini in Ue tra 2012 e 2021.

Analizziamo i dati relativi ai paesi membri, per vedere quanto la ricchezza risulta equamente distribuita nei vari contesti nazionali, e se la situazione è cambiata negli ultimi anni.

Dei 27 paesi membri dell’Ue, in 11 l’indice di Gini è aumentato negli ultimi 10 anni. Tra questi anche l’Italia (+0,5 punti percentuali). L’aumento più marcato si è registrato in Bulgaria (+6,1 punti percentuali). Mentre il calo maggiore si è verificato in Slovacchia (-4,4, dove però il dato più recente è relativo al 2020) e in Polonia (-4,1).

Nel complesso, nel 2021 il dato più alto è quello bulgaro che sfiora il 40%. Seguito da quello della Lettonia e della Lituania (al di sopra del 35%). Mentre il più basso è quello slovacco (21%). L’Italia è da questo punto di vista lievemente al di sopra della media Ue (30,1%), attestandosi, nel 2021, al 33%.

In Italia i redditi sono ancora distribuiti in modo diseguale

Come accennato, l’Italia ha un coefficiente di Gini leggermente superiore alla media Ue, che, come in vari altri stati membri, è lievemente aumentato nel corso dell’ultimo decennio.

Anche analizzando i dati relativi alle dichiarazioni dei redditi forniti dal ministero dell’economia e delle finanze, si può constatare che nel nostro paese gli stipendi sono molto lontani dall’essere equamente distribuiti. Sono ancora molti infatti i contribuenti che guadagnano meno di mille euro lordi al mese, prima di qualsiasi detrazione fiscale. E oltre la metà di tutti i contribuenti che dichiarano il proprio reddito non arriva comunque a 20mila euro annui.

57% dei contribuenti in Italia dichiara di guadagnare meno di 20mila euro lordi l’anno.

La fascia più rappresentata è quella dei redditi compresi tra i 10mila e i 20mila euro l’anno. Tuttavia sono quasi 12 milioni gli italiani che guadagnano meno di 10mila euro l’anno, il 29,6% del totale.

Mentre meno del 3% di tutti i contribuenti guadagna più di 70mila euro, una quota che arriva poco sopra l’1% nel caso di chi dichiara più di 100mila euro (meno di mezzo di milione di persone in tutto il paese). Oltre 1 milione di persone afferma di guadagnare zero o addirittura di avere un reddito negativo.

Si tratta comunque di dati che vanno considerati con attenzione, in quanto si riferiscono esclusivamente al reddito dichiarato e quindi non tengono conto di fenomeni come il lavoro in nero o l’evasione fiscale o la sotto-dichiarazione, e in generale tutto ciò che avviene nell’ambito dell’economia sommersa, che le istituzioni non riescono a rilevare e che da sola ha registrato un valore pari a 203 miliardi di euro nel 2019.

Foto: Elyse Chia – licenza

San Vincenzo Ferreri

San Vincenzo Ferreri


San Vincenzo Ferreri

autore: Alonso Cano anno: 1644 titolo: San Vincenzo Ferrer Predicazione
Nome: San Vincenzo Ferreri
Titolo: Sacerdote
Nascita: 23 gennaio 1350, Valencia, Spagna
Morte: 5 aprile 1419, Vannes, Francia
Ricorrenza: 5 aprile
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Canonizzazione:
3 giugno 1455, Roma, papa Callisto III
S. Vincenzo Ferreri nacque a Valenza nella Spagna il 23 gennaio 1350 da Guglielmo Ferreri e Costanza Miguel. Prima ancora che nascesse, la madre aveva avuto un segno della futura grandezza di lui: perciò lo tenne sempre come dono speciale di Dio e come tale lo andava educando. Frequentò le prime scuole nella natia Valenza, ove studiò la grammatica e la dialettica; in questa, per felice disposizione del suo carattere, superò tutti i condiscepoli.

A 17 anni vestì l’abito di S. Domenico, mostrandosi per tutta la vita un modello di osservanza religiosa. Per l’elevatezza del suo ingegno, venne tosto designato a maestro di filosofia dei suoi condiscepoli di Valenza. A 28 anni conseguiva la laurea di dottore. Il cardinal Pietro De Luna lo ebbe carissimo e lo volle con sè in importanti uffici. Rifiutò però ripetutamente le dignità ecclesiastiche che di continuo gli venivano offerte.

Spinto da celeste visione, domandò ed ottenne titolo e facoltà di missionario apostolico per cui, novello Paolo, si diede a evangelizzare tutti i paesi più importanti d’Europa: Spagna, Francia, Inghilterra, Italia, Germania; i principi e i vescovi andavano a gara per averlo. La predicazione fu il campo dove impiegò il suo grande ingegno e profuse l’ardente suo zelo: la sua fu una vita veramente apostolica, poiché in mezzo a tante fatiche, viaggi e predicazioni, non smorzò mai il rigore con cui trattava se stesso.

Molto si adoperò per l’estinzione dello scisma d’Occidente e per far convocare un concilio generale a questo scopo: concilio che fu poi convocato nel 1417, a Costanza, e nel quale venne eletto Papa, con unanime consenso, Martino V. A lui Vincenzo rese prontamente omaggio della dovuta ubbidienza come al solo pastore legittimo.

Oltre che essere un uomo di grande zelo S. Vincenzo era pure un uomo di pari virtù: era solito dire di sé; « Io sono un servo inutile e un povero religioso: tutta la mia vita non è che fetore, io non sono che corruzione nel corpo e nell’anima ». Digiunava tutti i giorni eccetto la domenica, e vegliava buona parte della notte in orazione. Il demonio, invidioso di tanta virtù, cercò coi più formidabili assalti di indurlo a peccare, ma fu tutto inutile, essendo egli forte della preghiera e della devozione a Maria SS. Immacolata.

Dio fece molti miracoli per mezzo di lui, a conferma della sua santa vita e predicazione.

Dopo tante fatiche, avendo speso tutte le sue forze per il servizio di Dio, andò a ricevere il premio degli Apostoli il 5 aprile del 1419. Fu canonizzato nel 1453 da Callisto III, al quale, ancor giovanetto, Vincenzo predicatore aveva profetizzato il pontificato e la propria canonizzazione per mezzo suo.

PRATICA. Facciamo frutto della parola divina.

PREGHIERA. Dio, che ti sei degnato illustrare la tua Chiesa coi meriti e la predicazione del tuo confessore Vincenzo, concedi a noi, tuoi servi, di essere ammaestrati dai suoi esempi e di essere liberati per il suo patrocinio da tutte le avversità.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Vannes, nella Bretagna minore, san Vincénzo Ferréri, dell’Ordine dei Predicatori, Confessore, il quale, potente per le opere e per la predicazione, convertì a Cristo molte migliaia di infedeli.

ICONOGRAFIA

San Vincenzo Ferreri

titolo San Vincenzo Ferreri
autore seguace di G.B.Gaulli anno sec.XVII

Nell’iconografia di San Vincenzo Ferreri viene spesso raffigurato in compagnia di angeli e con l’abito domenicano (saio bianco e mantello nero), con l’indice della mano rivolto verso il cielo e con la fiamma dello Spirito Santo ardente sul capo o a volte sulla mano. Quasi sempre stringe una croce o regge un giglio.

San Vincenzo predica al popolo

titolo San Vincenzo predica al popolo
autore Guglielmo Borremans anno 1722

Nei molteplici dipinti, affreschi e statue a lui dedicati spesso è raffigurato come angelo dell’apocalisse. Raffigurato con le ali e regge la tromba e a volte il libro della Bibbia aperto al versetto di Apocalisse di Giovanni: «Timete Deum et date illi honorem quia venit hora judici eius» (‘Temete Dio e dategli onore poiché è giunta l’ora del suo giudizio’).

San Vincenzo predica alle folle

titolo San Vincenzo predica alle folle
autore Saverio De Musso anno XVIII sec.
San Vincenzo

titolo San Vincenzo
autore Giuseppe Antonio Luchi detto il Diecimino anno 1756
San Vincenzo Ferreri

titolo San Vincenzo Ferreri
autore Antonio Magnoni anno 1745
San Vincenzo Ferreri

titolo San Vincenzo Ferreri
autore Juan Masip anno 1445/1450
San Vincenzo Ferreri

titolo San Vincenzo Ferreri
autore Graziani E. junior anno sec. XVIII