Archivi giornalieri: 6 dicembre 2015

il manifesto

Un’etica politica assoluta e intransigente

Saggi. «La dignità dell’uomo. Luigi Pintor, ragione e passione», un volume collettivo sul giornalista e fondatore de «il manifesto»

04.12.2015

4.12.2015, 0:19

«Non ha mai cessato di combattere. La morte lo ha toccato spesso, la rassegnazione mai. Non voglio che passi l’idea, presente in molte pur rispettose e affettuose commemorazioni, di un grande giornalista, di un prodigioso polemista, di una esemplare testimonianza di impegno politico-morale, e però di un irrealistico e sconfitto profeta». Luciana Castellina appare netta, nel suo lungo e circostanziato ricordo di Luigi Pintor, posto in apertura di un volume appena pubblicato per Ediesse e a cura di Jacopo Onnis che ripercorre la vita, il lavoro e le relazioni politiche di una figura centrale del Novecento italiano.

La dignità dell’uomo. Luigi Pintor, ragione e passione (pp. 246, euro 13), ricorda così la parabola di Pintor restituendone più che un mero omaggio. Dignità, ragione e passione sono elementi che ne ritraggono bene la vicenda umana e politica.

Di tenore kantiano, i contorni della dignità seguivano in Pintor una qualità morale intrinseca, non negoziabile, senza prezzo. Un nitore della ragione quando si chiarisce a se stessa, declinata anche in un «un fortissimo bisogno di assoluto» – come ricorda Alfredo Reichlin – per niente spirituale ma legato a un fermo languore di verità. L’etica della parola era la stessa che accompagnava sia i suoi indimenticabili editoriali che le sue produzioni narrative autobiografiche. In entrambi i casi lo stile doveva restare asciutto, arrivare all’essenziale per portare alla sintesi la struttura complessa di pensiero e linguaggio.

La scomparsa del fratello Giaime, 24 anni, che viene ucciso da una mina tedesca nei pressi di Castelnuovo al Volturno, sorprende Luigi Pintor diciottenne ma niente affatto impreparato. Anzi, è da lì a poco che prende avvio la resistenza a Roma nei Gap, dopo che la guerra si è sovrapposta alla sua adolescenza «con la precisione di una calcomania» — scriverà nel prologo diServabo.

La militanza comunista, il lavoro giornalistico, l’esilio in Sardegna dopo l’XI congresso del Pci, la radiazione dal partito, la scommessa di un quotidiano come il manifesto sono solo alcune delle tappe che raccontano un’ostinazione lungimirante nello stare al mondo. Forse perché, sottolinea Valentino Parlato, in Luigi Pintor «la ragione diventava passione». Non era passaggio repentino ma lento, intransigente corrugarsi di quello che è stato il suo speciale «incrocio tra la notazione del vissuto e la rappresentazione del nocciolo generale» — come ha avuto modo di scrivere Pietro Ingrao. Sta qui infatti la consapevolezza dell’implacabile rimando che dalla vita piena di dolori lo ha sempre e comunque riportato alla politica, ricondotta a questa altezza nelle parole di chi lo ha conosciuto. Ripercorrere allora la memoria di una generazione che accanto e insieme a lui è cresciuta, e, per chi è più giovane, immaginare l’orizzonte di una stagione fondamentale del Novecento, sono aspetti che segnano l’operazione voluta da Jacopo Onnis.

A parte i contributi di Pietro Ingrao, Rossana Rossanda e Alberto Asor Rosa – comparsi nella rivista del manifesto nel 2003 — i restanti ventisei interventi che compongono il volume e si snodano tra interviste, testimonianze e aneddoti, raccontano l’intelligenza di un protagonista, maestro di giornalismo, un uomo che non si è accontentato di essere minoritario – secondo Rossana Rossanda. Nelle sfumature private della sorella Antonietta, di sua moglie Isabella Premoli, emerge il ritratto severo ma gentile di un uomo d’altri tempi, indocile eppure capace di attenzioni. Così nel macerarsi per la morte di suo figlio Giaime all’età di 41 anni. Ne ritrova le agende e decide di riportarne un passo, impietoso e difficile, contenuto ora in un capitoletto de La signora Kirchgessner. E infatti conclude: «io non capivo che la mia trepidazione paterna non trasmetteva intimità e tenerezza ma estraneità e imposizione. E continuerò a non capirlo in più gravi circostanze. Può dunque capitare di mettere al mondo un bambino con suo patimento, di non aiutarlo a starci, di farlo crescere in sofferenza e morire in solitudine».

Testimone del proprio tempo, più che pessimismo il suo è stato un realismo estremo – per dirla con Loris Campetti. E non solo perché ha saputo prevedere lucidamente gli sviluppi della politica e della sinistra italiana, come ricorda Riccardo Barenghi, ma perché era l’osservazione profonda e attenta della realtà a portarlo a chiarezza inequivocabile, «ricerca di una soluzione utile a preparare una svolta» secondo Norma Rangeri.

«Contano più che mai le intenzioni. Se fosse per i risultati non rifarei nulla di quello che ho fatto e non fatto. Preferirei di no. Ma se guardo alle intenzioni – scriveva Pintor — è un altro discorso». Da Anna Maria Pisano a Ritanna Armeni, Corradino Mineo, Stefano Rodotà, Marco Ligas, Aldo Tortorella e molti altri, il rigore politico e l’irreprensibilità sono state le cifre distintive attraverso cui viene ricordato Luigi Pintor: «consiglierei una rivoluzione retrattile, per quanto l’aggettivo non si presti alle scritte murali, che ristabilisca i ritegni e i tempi interiori abolendo gli orologi. Qualcosa che permetta di capirsi (…), i gesti che sfiorano le cose viventi e quelle inanimate e dicono più delle parole articolate di cui meniamo vanto».

San Nicola di Mira (di Bari)

 

 

 


San Nicola di Mira (di Bari)

Nome: San Nicola di Mira (di Bari)
Titolo: Vescovo
Ricorrenza: 06 dicembre
Protettore di:bambini, chiunque si trovi in circostanze sfavorevoli, marinai

S. Nicola fu uno dei più illustri santi che fiorirono nella Chiesa orientale nel secolo IV. Nativo di Pataro nella Licia, dimostrò fin da bambino di essere predestinato a grandi cose. Prestissimo si innamorò della vita religiosa, e si ritirò in un monastero nelle vicinanze di Mira. 

Mirabili furono quivi i suoi slanci d’amore al Signore ed il progresso quotidiano nella virtù. Praticava la carità materiale e spirituale verso il prossimo, e di lui rimase celebre il seguente fatto. 

Trovandosi tre giovanette in grave pericolo di perdere l’innocenza, non potendo a causa della loro povertà trovare un onesto collocamento, per tre notti consecutive Nicola si portò vicino a quella casa, ed ogni volta vi gettò dalla finestra una borsa contenente il necessario per la dote di una figlia. 

La sua grande devozione lo spinse a visitare la Terra Santa. Durante il viaggio, quando la nave su cui era montato si trovava in alto mare, si scatenò una tempesta tale che i marinai disperavano della salvezza. 

Ma Nicola, rassicuratili, si mise in ginocchio: ed il mare divenne calmo e si arrivò felicemente in porto. Ritornato dal pellegrinaggio, trovò vacante la sede episcopale di Mira, capitale della Licia. Nicola, già celebre per i suoi miracoli e per la sua vita esemplare, fu eletto ad occupare quella sede, e la resse sapientemente per molti anni. Fu grande benefattore dei poveri, padre degli orfani, sostegno delle vedove. 

Durante la persecuzione di Diocleziano, fu deportato e confinato. Restituita la libertà alla Chiesa, il santo vescovo ritornò tra il suo popolo. Partecipò al Concilio Ecumenico di Nicea ed ebbe parte assai attiva nella confutazione di Ario. 

Il Signore lo preavvisò della prossima sua morte ed il Santo, raccomandatosi alle preci del suo buon popolo, radunò il clero, e prese a recitare il salmo: In te Domine, speravi, fino al versetto: In manus tuas, commendo spiritum meum, e col sorriso sulle labbra, spirò. Era l’anno 342. 

Il suo corpo si conserva a Bari, nella Basilica del suo nome. 

PRATICA. Perdoniamo le offese e preghiamo per coloro che ci fanno soffrire. 

PREGHIERA. O Signore, che hai voluto onorare il tuo vescovo Nicola con insigni miracoli, fa’ che per la sua intercessione siamo liberati dalle pene del fuoco eterno. 

Approfondimento

I protestanti, come si sa, non ammettono il culto dei santi. Tuttavia, c’è un santo che è popolare anche e soprattutto nei paesi protestanti, benché non tutti sian capaci di riconoscere, sotto le fattezze e l’abbigliamento del bonario Babbo Natale, uno dei santi più celebri della Chiesa cattolica : San Nicola.

San Francesco

Ma non c’è dubbio. Il cappuccio foderato di pelliccia del nordico Babbo Natale, non è altro che la mitria del barbuto vescovo orientale. Infatti, in Germania e in Svizzera, Babbo Natale si chiama Nikolaus, e il 6 dicembre è festa grande per i ragazzi. Nikolaus, con la gerla colma di doni, ha varcato l’Oceano sulle navi dei coloni olandesi, e in America è diventato ” Santa Claus”, re della tradizione natalizia, e anche pubblicitaria del Nuovo Mondo. 

E dall’America, Santa Claus è rimbalzato con nuova fortuna in Europa; ma pochi l’hanno riconosciuto per San Nicola. San Nicola da Bari, il secolare amico degli scolaretti e di tutti i bambini. 

Questo non è l’unico segno della popolarità di San Nicola, uno dei santi più venerati in Oriente e in Occidente. Per tutto l’alto medioevo, egli è stato, per la sua delicata carità, qualcosa di simile a ciò che San Francesco è stato ed è ancora per l’evo moderno. E spesso appare vicino a San Francesco nelle pitture delle chiese francescane. 

Per la storia, San Nicola fu vescovo di Mira, nella Licia, ai tempi di Costantino. A Mira le sue reliquie furono venerate finché non sopraggiunse l’invasione turca. Allora vennero poste in salvo da 62 soldati, devoti corsari della città di Bari. E il 9 maggio del 1087, con immensi onori, furono poste nella celebre, vetusta cattedrale del grande porto pugliese, e Bari, dopo una vivace contesa con Benevento, divenne il centro del culto di San Nicola, patrono, tra l’altro, della Russia.

Numerose leggende narrano i particolari della sua vita: “Niccolaio trasse il suo nascimento da ricche e sante persone. Il primo die che fue bagnato, stette per se medesimo ritto nel bacino, e due dì della settimana, cioè il mercoledì e il venerdì, solamente una volta per die prendeva il latte. E. fatto giovane, schifava le dissoluzioni e le vanità e usava la chiesa maggiormente”. Non seguì però la carriera ecclesiastica. Salì alla cattedra vescovile per soprannaturale ispirazione dei vescovi riuniti in Concilio, che decisero di eleggere il primo che entrasse in chiesa e avesse il nome di Nicola. Fu presto noto per i suoi prodigi: “Uno die, alquanti marinai pericolavano nel mare. Feciono questa orazione con lacrime: `Niccolaio, servo di Dio, se vere sono le cose le quali udiamo di te, piacciati che noi ora le proviamo’. Incontanente apparve e disse: ‘Ecco, io sono presente’, e cessò la tempesta”. 

Perciò i marinai lo considerano loro protettore, ma soprattutto è patrono degli scolari. Tra le molte leggende è infatti celebre quella dei tre scolaretti che un feroce macellaio di Mira aveva sgozzato e messo in salamoia, come porcellotti. Il Santo compì la strepitosa resurrezione dei tre fanciulli, convertendo, per giunta, anche il macellaio. 

L’episodio ha dato origine a canti popolari, poco noti ma spesso suggestivi, dei quali citiamo quello raccolto e riportato da Gerard de Nerval nelle Figlie del fuoco 

San Francesco
C’erano una volta tre bambini
che andavano a spigolare in un campo.

Arrivano una sera da un macellaio
“Macellaio, potresti ospitarci?”
“Entrate, entrate, piccoli,
c’è posto senz’altro.”

Erano appena entrati,
che il macellaio li ha ammazzati,
li ha fatti a pezzettini,
li ha messi a salare come maialini.

San Nicola dopo sette anni,
San Nicola arrivò in quel campo.
Se ne andò dal macellaio
“Macellaio, potresti ospitarmi?”

“Entrate, entrate, San Nicola,
posto ce n’è, non ne manca davvero”
Era appena entrato,
che chiese da cena.

San Francesco


“Volete un pezzo di prosciutto?”
“Non ne voglio, mi sembra brutto”
“Volete un pezzo di vitello?”
Non ne voglio, non è bello!

Voglio proprio il salamino,
che sta a salare da sette anni!
Quando il macellaio lo senti,
fuori dalla porta se ne fuggi.

“Macellaio, macellaio, non fuggire,
pentiti, Dio ti perdonerà.”
San Nicola posò tre dita
sull’orlo del salatoio.

Il primo disse: “Ho dormito bene!”
Il secondo disse: “lo pure!”
Rispose il terzo: “Credevo d’esser già in paradiso!” 

Ancor più suggestivi sono gli innumerevoli episodi di carità del Santo. “Un suo vicino” narra la Legenda Aurea “pervenuto a grandissima povertà, tre sue figliole vergini ordinò di mettere al peccato, acciò che di quella vituperosa mercatantia potesse nutricare sé e le sue figliuole. Per la qual cosa, sentendo il Santo Niccolaio così scellerata intenzione, mosso da zelo di pietade, tolse una massa d’oro, e così legata in un panno, di notte tempo gittolla segretamente per la finestra, e partissi di celato”. 

L’uomo poté così maritare la prima figlia, e il misterioso dono si ripete finché tutte e tre le ragazze furono onestamente accasate. Solo allora, il padre, appostatosi, poté riconoscere in San Nicola lo sconosciuto benefattore. In tempo di carestia, ottiene dai marinai delle navi frumentarie dell’imperatore una parte del carico, e distribuisce il grano ai bisognosi, senza che poi gli esattori possano riscontrare nessuna mancanza. Appare in sogno a Costantino e impedisce l’esecuzione di tre ufficiali ingiustamente condannati. Ma più spesso, San Nicola è il protettore dei bambini, sempre pronto ad esaudire le preghiere dei genitori a lui devoti. 

Doni preziosi; episodi di carità: fanciulli beneficiati. Ecco ciò che spiega l’universale popolarità di San Nicola, e perché lo si ritrovi oggi con le sembianze di Babbo Natale: per ricordare, oltre tutte le apparenze superficiali, il dovere delle carità e il comandamento dell’amore, quell’Amore che nel Natale la sua espressione più alta.

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