Congedi di maternità in Europa. Il progetto di direttiva a rischio insabbiamento
La proposta per una nuova direttiva europea sui congedi di maternità, in gestazione (è il caso di dirlo…) ormai da 7 anni, finirà probabilmente sotto la scure della cosiddetta better regulation, ossia la strategia della Commissione europea che mira a semplificare la normativa Ue e ad eliminare le regole che “ostacolano le imprese”, in particolare per quanto riguarda la legislazione ambientale, sanitaria e sociale.
Nel 2008, il progetto di direttiva proposto dalla Commissione europea prevedeva di allungare il periodo del congedo di maternità obbligatorio a 18 settimane, contro le 14 previste dalla direttiva tuttora in vigore (92/85/CEE, del 1992), e raccomandava di versare alle donne il 100% della retribuzione, offrendo anche agli Stati membri l’alternativa di stabilire un tetto massimo pari ad una retribuzione equivalente all’indennità di malattia.
Nell’ottobre 2010, il Parlamento europeo aveva ulteriormente allungato il periodo di congedo obbligatorio, portandolo a 20 settimane, tutte remunerate al 100% dello stipendio, con una certa flessibilità per i paesi che hanno regimi di congedo parentale. Nella stessa occasione, gli eurodeputati avevano anche approvato l’introduzione del congedo di paternità obbligatorio, di almeno due settimane.
Da allora il progetto di direttiva è stato insabbiato dal Consiglio dei ministri.
Nel dicembre 2014, la nuova Commissione europea, stanca della situazione di stallo, aveva fissato un termine ultimo di sei mesi per risolvere i negoziati sul congedo di maternità. Dopo di che “la Commissione si ritirerà”, aveva annunciato il Vice Presidente della Commissione europea Frans Timmermans.
A poche settimane dalla scadenza dell’ultimatum, nulla è stato fatto per rimettere sul tavolo una nuova proposta e rilanciare il negoziato. L’attuale Presidenza UE (Lettonia) non ha avuto alcun mandato per avviare nuove discussioni sui congedi di maternità e la Commissione europea non sembra volersi muovere su questo.
Di fronte a questo immobilismo, i parlamentari europei tentano comunque ancora di difendere il loro testo. Il Comitato per i diritti delle donne e per l’uguaglianza di genere del Parlamento europeo ha approvato una risoluzione non vincolante che invita la Commissione e gli Stati membri a riprendere i negoziati sulla direttiva. La risoluzione è stata approvata con 19 voti favorevoli, 3 contrari e 11 astensioni.