100 giorni per un reddito di dignità:contro povertà, diseguaglianze e mafieCiao Vittorio, Libera, associazione che promuove Riparte il futuro, è da sempre impegnata contro le ingiustizie, le mafie e le diseguaglianze. Secondo i dati Istat, dal 2008 al 2014 la crisi in Italia ed Europa ha più che raddoppiato i numeri della povertà. Dieci milioni di italiani e italiane vivono in condizione di povertà relativa, e sei milioni in condizione di povertà assoluta. Le diseguaglianze sono cresciute a dismisura e diventate insopportabili. Più la povertà aumenta, più le diseguaglianze si ampliano, più le mafie si rafforzano. Per questo Libera lancia oggi una nuova campagna per introdurre in Italia una misura come ilReddito Minimo o di Cittadinanza. Chiediamo che entro 100 giorni una buona legge sul reddito di dignità arrivi in aula per essere discussa e approvata. Firma su www.campagnareddito.eu “C’è bisogno del contributo e della partecipazione di tutti, non dimentichiamolo mai: la speranza o è di tutti o non è speranza” – Don Luigi Ciotti
Guarda il video di Don Luigi Ciotti Non è impossibile, non è irrealistico: ci sono diverse proposte di legge già presentate al Senato. Il Parlamento può prendere una decisione tanto semplice quanto storica. È una misura prevista già da tutti i Paesi europei, con l’esclusione di Italia, Grecia e Bulgaria. Persino il Parlamento Europeo ci chiede da anni di varare una legge che introduca un “reddito minimo, nella lotta contro la povertà e nella promozione di una società inclusiva”. Libera, con la partecipazione del BIN-Basic Encome Network e EAPN-European Antipoverty Network Italia promuove una campagna per far sentire la nostra voce e fare pressione su tutte le forze politiche. Per riuscire in questo importante obiettivo abbiamo bisogno di te. Firma la petizione cliccando qui e falla firmare ai tuoi colleghi, ai tuoi compagni di studio, ai tuoi amici, ai tuoi vicini di casa. |
Archivi giornalieri: 13 marzo 2015
ULTIMISSIME LAVORO – FISCALE13/03/2015
GIURISPRUDENZACONSIGLIO DI STATOSENTENZACONSIGLIO DI STATO – Sentenza 12 marzo 2015, n. 1289LAVORORinnovo del permesso di soggiorno per motivi di lavoro subordinato – Diniego CONSIGLIO DI STATO – Sentenza 12 marzo 2015, n. 1291FISCALEIMU e ICI – Riscossione – Comune di Lecce CONSIGLIO DI STATO – Sentenza 12 marzo 2015, n. 1325LAVORODiniego concessione della cittadinanza italiana CORTE DI CASSAZIONEORDINANZACORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 04 febbraio 2015, n. 2052LAVORORapporto di lavoro – Durata – “Ius superveniens” ex art. 32 legge n. 183 del 2010 – Applicabilità al giudizio di rinvio – Limiti – Giudicato interno CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 12 marzo 2015, n. 5016FISCALETributi – Imposte indirette – Imposta di registro – Notaio – Registrazione telematica ex Dlgs. n. 463/1997 – Compravendita immobiliare – Errore – Assoggettamento ad imposta – Contribuenti – Sussiste SENTENZACORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 03 febbraio 2015, n. 1916LAVOROLavoro – Mansioni diverse da quelle dell’assunzione – Esercizio dello “ius variandi” da parte del datore di lavoro – Limiti CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 05 febbraio 2015, n. 2156FISCALESocietà di capitali – Società per azioni – Scioglimento – Effetti – Divieto di nuove operazioni – Azione di responsabilità nei confronti degli amministratori – Onere della prova – Ripartizione tra attore e convenuto – Poteri gestori degli amministratori conseguenti allo scioglimento della società – Limiti CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 06 febbraio 2015, n. 2193FISCALETributi (in generale) – Contenzioso tributario (Disciplina posteriore alla riforma tributaria del 1972) – Procedimento – Disposizioni comuni ai vari gradi del procedimento – Istruzione del processo – In genere – Processo tributario – Prove atipiche – Perizia di parte – Ammissibilità – Condizioni – Fattispecie CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 06 marzo 2015, n. 4550FISCALECoop edilizia a proprietà indivisa – Detrazione degli interessi sul mutuo – A chi spetta CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 09 marzo 2015, n. 4684LAVOROLavoro – Risoluzione del rapporto di lavoro – Trattamenti pensionistici integrativi – Computo – Contributo di solidarietà din favore delle gestioni pensionistiche alle quali sono iscritti i lavoratori CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 11 febbraio 2015, n. 2639FISCALEIVA – Operazioni – Operazioni escluse o non assoggettate – Cessione di aree cimiteriali – Art.26-bis, D.L. n.415 del 1989, co.1 e art.1, D.L. n.417 del 1991, co.14 – Soggetto agente il Comune – Interpretazione della Corte CEE – Attività poste in essere nella veste di pubblica autorità – Sono tali – Esclusione dal tributo – Sussiste – Costruzione di alloggi di edilizia popolare e prestazione di servizi polifunzionali destinati ad attività istituzionali – Esclusione CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 12 marzo 2015, n. 4991LAVOROLavoro subordinato – Estinzione del rapporto – Preavviso – Dimissioni – Termine più lungo rispetto al licenziamento – Legittimità CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 12 marzo 2015, n. 4992LAVOROSicurezza sul lavoro – Violazione degli obblighi ex articolo 2087 cod.civ. – Emarginazione del dipendente – Privazione di mansioni e strumenti di lavoro – Stato di malattia – Sussiste CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 12 marzo 2015, n. 5014FISCALEDetrazione – Diritto al rimborso – Termine biennale – Legittimità CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 12 marzo 2015, n. 5015FISCALETributi – Imposte indirette – Imposta di registro – Prima casa – Agevolazioni fiscali – Mancato trasferimento residenza dell’immobile – Termini previsti dalla legge – Ristrutturazione dell’immobile – Non sussiste CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 12 marzo 2015, n.10498FISCALEReati fiscali – Omesso versamento dell’Iva – Resaponsabilità del direttore commerciale LEGISLAZIONEDECRETO MINISTERIALEMINISTERO POLITICHE AGRICOLE – Decreto ministeriale 12 gennaio 2015LAVORO, FISCALESemplificazione della gestione della PAC 2014-2020 MINISTERO SVILUPPO ECONOMICO – Decreto ministeriale 03 febbraio 2015, n. 25LAVORO, FISCALERegolamento recante modifiche al decreto 30 gennaio 2009, n. 19 del Ministro dello sviluppo economico recante norme per l’amministrazione, la contribuzione e i limiti di intervento del Fondo di garanzia per i mediatori di assicurazione e di riassicurazione, in attuazione dell’articolo 115 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209 PRASSIAGENZIA DELLE DOGANENOTAAGENZIA DELLE DOGANE – Nota 11 marzo 2015, n. 31094FISCALEReg. to di esecuzione (UE) n. 234/2015 del 13.02.2015 che modifica il Reg. to CEE 2454/93 art.561 – Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea serie L. 39/13 del 13.02.2015 REGIONE TOSCANACOMUNICATOREGIONE TOSCANA – Comunicato 12 marzo 2015LAVORO, FISCALEApprovazione dell’ordinanza n. 7 del 9 febbraio 2015 |
ULTIMISSIME EDILIZIA – COOPERATIVE13/03/2015
GIURISPRUDENZACONSIGLIO DI STATOSENTENZACONSIGLIO DI STATO – Sentenza 12 marzo 2015, n. 1289EDILIZIARinnovo del permesso di soggiorno per motivi di lavoro subordinato – Diniego CONSIGLIO DI STATO – Sentenza 12 marzo 2015, n. 1325EDILIZIADiniego concessione della cittadinanza italiana CORTE DI CASSAZIONEORDINANZACORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 04 febbraio 2015, n. 2052COOPERATIVE, EDILIZIARapporto di lavoro – Durata – “Ius superveniens” ex art. 32 legge n. 183 del 2010 – Applicabilità al giudizio di rinvio – Limiti – Giudicato interno SENTENZACORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 03 febbraio 2015, n. 1916COOPERATIVE, EDILIZIALavoro – Mansioni diverse da quelle dell’assunzione – Esercizio dello “ius variandi” da parte del datore di lavoro – Limiti CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 12 marzo 2015, n. 4991COOPERATIVE, EDILIZIALavoro subordinato – Estinzione del rapporto – Preavviso – Dimissioni – Termine più lungo rispetto al licenziamento – Legittimità CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 12 marzo 2015, n. 4992COOPERATIVE, EDILIZIASicurezza sul lavoro – Violazione degli obblighi ex articolo 2087 cod.civ. – Emarginazione del dipendente – Privazione di mansioni e strumenti di lavoro – Stato di malattia – Sussiste |
rassegna.it
Newsletter del 13/03/2015
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Libera
La “giornata della memoria” – Bologna, 21 marzo 2015
ll giorno 21 marzo p.v. si celebrerà a Bologna, “La giornata della memoria” in ricordo di tutte le vittime innocenti di mafia, organizzata da Libera con l’adesione di CGIL-CISL-UIL. Alla Marcia parteciperà il Segretario Generale Susanna Camusso.
CGIL-CISL-UIL saranno presenti con uno striscione unitario (SE SAI CONTARE INIZIA A CAMMINARE) dietro al quale invitiamo i compagni e le strutture che intendono partecipare alla marcia, di collocarsi (muniti possibilmente di bandiere della CGIL).
Inoltre vi informiamo che in preparazione dell’evento CGIL-CISL-UIL dell’Emilia Romagna, hanno organizzato per il 17 marzo p.v. un convegno sul tema delle infiltrazioni mafiose nell’economia e nelle istituzioni con particolare riferimento alla realtà regionale
Vittime del lavoro
Catania, vittime del lavoro “grigio”
“Le donne lavoratrici straniere? Se fanno le domestiche o le badanti hanno un contratto con un monte orario inferiore a quello reale. Lavoriamo 8 ore al giorno ma ce ne vengono registrate 20 settimanali. Il resto dei contributi li paghiamo noi. Lo denunciamo in Cgil. Tutto questo è ingiusto e discriminante”. Leni Vallejo è una donna della comunità filippina e rappresenta il Coordinamento migranti della Cgil. È stata tra le più applaudite all’incontro di Catania dell’11 marzo dal titolo: “Con le donne per la libertà. Spegni le discriminazioni e accendi i diritti”, organizzato in occasione della Giornata delle donne, dalla Camera del lavoro e dal Coordinamento donne Cgil. Un evento dedicato a tutte le donne e alla poetessa Alda Merini.
La denuncia di Leni è paradigmatica: le straniere vengono discriminate e sfruttate, anche a Catania, in nome di un contratto che consente loro di rimanere in Italia: “La Cgil è per noi un luogo di confronto e di conoscenza dei nostri diritti. Il nostro è un lavoro “grigio”, poiché abbiamo un contratto ma con contenuti che non combaciano con il vero monte ore di lavoro. Noi accettiamo per assicurarci il permesso di soggiorno – conclude Leni- e nel frattempo spesso siamo costrette a cercare un altro datore di lavoro, per un altro contratto, pagando noi stessi contributi per arrivare a quanto richiesto dalla legge”.
I lavori sono stati aperti, dopo i saluti del segretario generale Giacomo Rota e dalla responsabile del Coordinamento, Erica Sapienza, dalle tre delegate delle categorie Filcams (Laura Barbagallo) e Flai (Maria Rosa Favorito) e Coordinamento migranti Cgil (Leni Vallejo), e sono stati poi proseguiti dalla segretaria confederale Pina Palella, responsabile Dipartimento Legalità e conclusi dalla segretaria confederale e responsabile delle Pari Opportunità, Margherita Patti.
Amianto
Cgil Emilia Romagna: nasce associazione familiari e vittime amianto
“Ognuna delle vittime è un dramma, per la perdita di una vita preziosa in sé e per i familiari, gli amici, i compagni di lavoro. Ogni lavoratore, o ex lavoratore, che ha subìto l’esposizione alle fibre di amianto, vive l’angoscia quotidiana dell’incertezza. Un sistema produttivo irresponsabile e criminale ha causato l’epidemia per motivi di lucro e massimizzazione del profitto pur conoscendo l’effetto dell’amianto sulle persone”, prosegue il sindacato.
Per rompere la solitudine delle persone e dei loro familiari, per trasformare la rabbia in azione, è nata l’Associazione familiari e vittime dell’amianto Emilia Romagna, a partire dalla volontà dei lavoratori dell’Ogr di Bologna e dagli ex lavoratori Eternit di Rubiera, raccolta dalla Cgil che, insieme a loro, ha promosso l’Associazione.
Sabato 14 marzo, dalle ore 9,30 alle 13 si terrà l’assemblea di presentazione (“Amianto: giustizia e conoscenza, ricerca-cure-assistenza”) dell’Associazione. In apertura dei lavori, vi sarà il saluto di Simonetta Saliera, presidente dell’Assemblea legislativa Emilia-Romagna; seguiranno testimonianze di ex-esposti amianto e familiari delle vittime dell’asbesto, cui faranno seguito relazioni di studiosi, esperti e rappresentanti delle istituzioni locali e di associazioni in materia di amianto e prevenzione. Per il sindacato, interverrà Vincenzo Colla, segretario generale della Cgil Emilia Romagna.
Mobilità
Vertenza De Tomaso: Cgil, Fiom e Inca, garantita la mobilità per 450 lavoratori
Assicurata l’iscrizione alle liste di mobilità, con relativa indennità, ai 450 lavoratori, iscritti alla Fiom, dipendenti dell’azienda automobilistica torinese De Tomaso di Grugliasco, dichiarata fallita già nel 2012.
Grazie all’impegno straordinario della confederazione, della Fiom e dell’Inca di Torino è stato scongiurato il rischio che rimanessero privi di un sostegno al reddito. Il 4 gennaio di quest’anno, infatti, sarebbe scaduto il periodo di cassa integrazione concesso con diverse proroghe fino a questa data in attesa di offerte imprenditoriali, mai giunte, che avrebbero dovuto dare un futuro di lavoro ai dipendenti della De Tomaso, in cigs da luglio 2012.
Infatti, la ripresa della produzione prevista a partire dal 2011, con un piano di rilancio che prevedeva la produzione di 8000 vetture di lusso in alluminio (Deauville) non è mai avvenuta, nonostante l’impegno della Regione Piemonte che fece acquistare alla FinPiemonte (finanziaria della Regione) lo stabilimento di Grugliasco promettendo anche fondi regionali e europei per la riqualificazione dei dipendenti.
In realtà, di rinvio in rinvio, i soldi non sono mai arrivati (mentre la Giunta è passata al centro destra) e sull’uso dei fondi europei è stata aperta una inchiesta giudiziaria che ha portato all’arresto dei soci della De Tomaso.
In tutto questo periodo, però, i lavoratori non si sono mai arresi e con manifestazioni e presidi a Torino e a Roma hanno sollecitato la Regione e i Governi a trovare soluzioni che garantissero i posti di lavoro e la elevata competenza professionale dei lavoratori, che rappresenta la ricchezza del territorio torinese.
In assenza di concrete offerte imprenditoriali, già a novembre del 2014 l’azienda ha cominciato ad inviare le lettere di licenziamento per gli ormai poco più 800 dipendenti.
La Fiom di Torino, primo sindacato per numero di iscritti, che ha gestito la vertenza dei lavoratori fin dall’inizio, ha concordato, quindi, con il Centro per l’impiego le modalità di iscrizione collettiva alla disoccupazione e con il Curatore fallimentare un piano per utilizzare al meglio gli ammortizzatori sociali per chi sarebbe stato raggiunto dal provvedimento di licenziamento.
La stretta collaborazione tra Fiom, Cgil e Inca ha consentito ai 450 lavoratori iscritti alla Fiom di poter accedere alla mobilità, con il conseguente riconoscimento delle indennità, senza subire le penalizzazioni previste, a partire dal 1° gennaio 2015, dalla legge di riforma del mercato del lavoro dell’ex ministro Fornero (n.92/2012) che, se applicate, avrebbero ridotto il periodo di indennizzo di diversi mesi (a partire dal primo gennaio, infatti, l’indennità di mobilità è ridotta di 12 mesi, per i lavoratori con un’età superiore a 50 anni, e di 6 mesi per quelli tra i 40 e i 50 anni di età).
“In una situazione così complessa e conclusa tragicamente per i lavoratori – spiegano Valter Vergnano, segretario organizzativo della Fiom di Torino , Franco La Tona dell’ Inca e Pierino Crema del Sistema servizi Cdl di Torino- abbiamo evitato loro ulteriori danni, dimostrando che il sindacato nel suo complesso, insieme alle sue strutture, è in grado di parlare con una sola voce per tutelare tutti i lavoratori e le lavoratrici che pagano sulla loro pelle le conseguenze di una crisi drammatica, qual è la perdita del posto di lavoro.
Certificazione Unica
Certificazione Unica
Compilazione
Possibilità di suddividere in più flussi l’invio delle certificazioni dati lavoro dipendente ed assimilati di un sostituto d’imposta
D: le istruzioni alla CU a pagina 1 precisano ” È data facoltà ai sostituti d’imposta di suddividere il flusso telematico inviando, oltre il frontespizio ed eventualmente il quadro CT, le certificazioni dati lavoro dipendente ed assimilati separatamente dalle certificazioni dati lavoro autonomo, provvigioni e redditi diversi.”. Oltre all’invio separato delle certificazioni di lavoro dipendente e lavoro autonomo, è possibile suddividere le certificazioni dati lavoro dipendente ed assimilati di un sostituto d’imposta in più flussi?
R: si conferma la possibilità di inviare flussi separati anche per la stessa categoria di reddito, ad esempio in caso in cui il sostituto gestisce le medesime tipologie reddituali con applicativi diversi ed a volte per il tramite di distinti professionisti. Le modalità stabilite per la comunicazione delle certificazioni uniche non precludono infatti la possibilità di effettuare più invii separati, avendo incentrato la trasmissione dei dati e gli eventuali scarti sulle singole certificazioni e non sull’intero flusso.
Ciò che deve essere evitato, per consentire la corretta elaborazione dei dati, è invece la frammentazione in più certificazioni del reddito di lavoro dipendente o assimilato afferente al medesimo percipiente.
Modalità di trasmissione delle certificazioni in caso di scarto
D: ho inviato 40 certificazioni ma nella ricevuta di presentazione ne risultano scartate 2. Devo inviare nuovamente tutte le 40 certificazioni?
R: devono essere inviate con un nuovo flusso le sole certificazioni scartate per le quali il sistema non ha rilasciato alcun protocollo telematico di presentazione.
Integrazione o correzione di certificazioni precedentemente inviate
D: come posso integrare o eliminare una certificazione inviata in precedenza?
R: non è possibile integrare o eliminare direttamente i dati di una certificazione già validamente presentata. Qualora si intenda effettuare una modifica è quindi necessario procedere alla sostituzione o all’annullamento di una certificazione già trasmessa ed accolta, con la predisposizione di una nuova fornitura riservata esclusivamente alle sole certificazioni da annullare o sostituire.
In caso di semplice annullamento l’utente dovrà:
- barrare la casella Annullamento posta nel frontespizio
- compilare una nuova certificazione riportando solo la parte relativa ai dati anagrafici del contribuente
- impostare con il valore “A” il campo 9 della parte fissa del record D della C.U. che si intende annullare
- riportare nei campi 6 e 7 della parte fissa del record D il protocollo telematico attribuito dai Servizi telematici alla singola CU che si intende annullare
- i record G e H non devono essere riportati.
A seguito dell’annullamento l’utente potrà inviare nuovamente entro i termini la certificazione corretta o integrata nel suo contenuto.
In caso di sostituzione di una certificazione precedentemente inviata l’utente dovrà:
- barrare la casella Sostituzione posta nel frontespizio
- compilare una nuova certificazione comprensiva delle modifiche dei dati fiscali
- impostare con il valore “S” il campo 9 della parte fissa del record D della C.U. che si intende sostituire
- riportare nei campi 6 e 7 della parte fissa del record D il protocollo telematico attribuito dai Servizi telematici alla singola CU che si intende sostituire.
La nuova certificazione sostituisce integralmente la precedente. Qualora nella certificazione originaria che si sostituisce era presente sia la certificazione di redditi di lavoro dipendente che la certificazione di redditi di lavoro autonomo, la nuova certificazione dovrà contenere sia la parte di lavoro dipendente che quella di lavoro autonomo, ancorché le modifiche abbiano interessato solo una parte della certificazione unica.
Invio multiplo delle medesime certificazioni
D: come devo comportarmi se per errore ho inviato più volte le stesse certificazioni?
R: in tal caso devono essere eliminate le certificazioni duplicate e a tal fine l’utente dovrà effettuate una nuova fornitura riservata esclusivamente alle sole certificazioni da annullare. Per tali certificazioni, nel flusso di annullamento, dovrà essere indicato il relativo protocollo telematico (rilasciato per ciascuna certificazione precedentemente inviata) riportato nella ricevuta fornita dai servizi telematici.
Compilazione delle certificazioni in caso di Codice Fiscale errato o mancante
D: nell’invio delle certificazioni mi sono accorto che per un lavoratore autonomo residente all’estero non ho il codice fiscale, mentre per un lavoratore dipendente il codice fiscale comunicatomi è risultato non esistente in Anagrafe tributaria. Posso inviare ugualmente le certificazioni?
R: per l’invio di una certificazione unica è sempre necessaria l’indicazione di un codice fiscale non solo formalmente corretto ma anche valido ed esistente in Anagrafe tributaria.
Se il codice fiscale a disposizione risulta formalmente corretto ma non valido ed esistente in Anagrafe tributaria la certificazione sarà scartata.
Tuttavia, per i soggetti residenti all’estero titolari di redditi diversi da quelli di lavoro dipendente o assimilati, per i quali non si possiede il codice fiscale e non è possibile reperirlo, la certificazione non deve essere inviata telematicamente all’Agenzia delle Entrate.
Soggetti non obbligati alla presentazione del Quadro CT
D: in caso di invio di certificazioni uniche relative a redditi di lavoro dipendente o assimilato, sono sempre obbligato alla presentazione del quadro CT ?
R: l’invio del quadro CT è un adempimento finalizzato all’indicazione dell’indirizzo dell’utenza telematica del sostituto d’imposta (ovvero dell’intermediario da lui delegato) per la ricezione in via telematica dei dati relativi ai modello 730-4 resi disponibili dall’Agenzia delle Entrate.
Pertanto, in presenza di almeno una certificazione di redditi di lavoro dipendente, il sostituto d’imposta deve sempre allegare il quadro CT se in precedenza non è stata validamente presentata una comunicazione CSO.
Anche in assenza di dipendenti e nei casi in cui si trasmettono soltanto dati di natura previdenziale, in presenza di almeno una certificazione di lavoro dipendente ed assimilati, il sostituto d’imposta è sempre tenuto a compilare il quadro CT.
In caso di invio frazionato delle certificazioni di lavoro dipendente in più flussi il quadro CT deve essere allegato a ciascun flusso. L’invio del quadro CT non è invece richiesto in caso di flussi di annullamento o di sostituzione.
Operazioni straordinarie con estinzione del precedente sostituto d’imposta che ha effettuato le operazioni di conguaglio
D: in caso di operazioni straordinarie con estinzione del precedente sostituto d’imposta che ha effettuato le operazioni di conguaglio, da chi viene emessa la certificazione unica e chi ne effettua la trasmissione?
R: nel caso non vi sia prosecuzione dell’attività da parte di altri, le certificazioni devono essere emesse e trasmesse in nome e per conto del soggetto estinto da parte del liquidatore, curatore fallimentare, commissario liquidatore o dagli eredi, che indicheranno il proprio nominativo nella sezione “Dati relativi al rappresentante firmatario della comunicazione” posta nel frontespizio della comunicazione intestata al soggetto estinto.
In caso invece di prosecuzione dell’attività, con riferimento ai redditi di lavoro dipendente, se le operazioni di conguaglio di fine anno o di fine rapporto sono state effettuate dal soggetto estinto, il soggetto che prosegue l’attività deve trasmettere le certificazioni per ciascun percipiente, indicando nel frontespizio e nella sezione dati anagrafici delle singole certificazioni i propri dati. A titolo informativo, nella certificazione cartacea rilasciata al percipiente, viene riportata l’annotazione cod. GI per informare il contribuente che le operazioni di conguaglio sono state effettuate dal sostituto estinto.
il manifesto
San Rodrigo di Cordova
San Rodrigo di Cordova
Al nome del Santo di oggi non si può fare a meno di pensare immediatamente al signorotto dei manzoniani Promessi Sposi, l’insidiatore dell’onesta Lucia, arrogante e sprezzante fino a quando, colpito dalla peste, non sconta i suoi falli con la più triste e la più derelitta delle morti.
Il nome di Rodrigo sembra di origine spagnola, ma non lo è. Deriva da Roderico, ed ha quindi radice germanica, significando « ricco di gloria ». Forse il nome si diffuse in Spagna perché lì morì uno dei più celebri Rodrighi della storia, l’ultimo Re dei Visigoti, battuto dagli Arabi.
Spagnolo è anche il Santo di oggi, unico di questo nome, festeggiato insieme con un compagno di nome Salomone, anch’egli unico tra i Santi a portare il nome celebre del più splendido Re biblico, costruttore del Tempio di Gerusalemme.
Abbiamo parlato degli Arabi, conquistatori della Spagna, che strapparono alla dominazione dei Visigoti. Nei primi secoli della dominazione mussulmana della penisola iberica visse e morì martire San Rodrigo, accanto a molti altri cristiani intransigenti nella loro fede e troppo zelanti nel loro apostolato.
L’avvento dei Mussulmani segnò infatti, in Spagna, una dolorosa divisione tra popolazione cristiana e popolazione maomettana; una divisione che spesso si insinuava fin nell’interno delle famiglie, dando luogo a situazioni incresciose, e talvolta addirittura grottesche.
Nella famiglia di Rodrigo, per esempio, un fratello era acceso mussulmano; un altro, fervente cristiano. Rodrigo stesso, poi, era stato ordinato sacerdote cristiano. La convivenza, perciò, non era facile, e un giorno, in occasione di un alterco più violento del solito tra i due fratelli, Rodrigo si interpose come paciere, finendo per buscarne dall’uno e dall’altro. Ridotto privo di sensi, il fratello mussulmano gli giuocò il tiro più subdolo, caricandolo su una barella e portandolo in giro per le strade di Cordova, proclamando a gran voce che il fratello, già sacerdote cristiano, si era finalmente convertito alla fede del Profeta.
Ignaro di tutto ciò, quando si fu rimesso in sesto, Rodrigo riprese a esercitare il sacerdozio, e quando scoppiò una delle periodiche persecuzioni contro i cristiani, si allontanò da Cordova per ritirarsi in una località vicina.
Venne presto arrestato, non tanto perché cristiano, quanto come rinnegato. Se era vera infatti, come il fratello aveva proclamato, la sua conversione al Corano, il ritorno all’antica fede appariva come un vero e proprio tradimento, a meno che Rodrigo non si piegasse a rinnegare pubblicamente, davanti al Cadì, cioè al giudice arabo, la religione cristiana.
E poiché San Rodrigo non volle piegarsi, venne condannato al carcere, dove incontrò quel Salomone il quale viene oggi festeggiato, ma sul cui conto, fino a quel punto, non abbiamo notizia alcuna.
Si sa soltanto che tutti e due, Rodrigo e Salomone, si esortarono a vicenda nella fede, preparandosi al prossimo martirio. Furono infatti decapitati ambedue nell’anno 837, diventando, per così dire, fratelli di sangue, uniti in una famiglia che non conosce discordie né rivalità.
il manifesto
— Luciana Castellina, 11.3.2015
Convegno alla Camera dei Deputati. Pubblicati gli interventi parlamentari di Lucio Magri
Nella prefazione a questi due volumi Stefano Rodotà scrive che Lucio Magri è stato uno dei protagonisti di questa stagione parlamentare di fine secolo. Una «bella stagione», aggiunge Rodotà, e debbo dire che la rilettura di questi testi suscita nostalgia: perché non solo nel caso di Lucio, ma per tutti in quell’epoca, ogni intervento alla Camera rappresentava un impegno, una riflessione, un esercizio di alto livello. Per questo, del resto, quegli interventi possono essere pubblicati dopo tanti anni.
Protagonista, dunque ma assai anomalo, perché all’inizio, nella legislatura ’76-’79, parte di un gruppo di appena sei deputati su 630 e segretario di un partito, il Pdup, che in quella coalizione elettorale – denominata Democrazia Proletaria – di deputati ne aveva solo tre. E però era in rappresentanza della sola opposizione, come si diceva allora, quando ancora si facevano distinzioni, “dell’arco democratico”.
Nel suo primo discorso parlamentare Lucio si era infatti trovato nella paradossale condizione di dover negare la fiducia a un governo sostenuto da una maggioranza quasi totale: il governo delle larghe intese dell’on. Andreotti. Anche questo dettaglio credo stia ad indicare (ed è bene ricordarlo in un momento in cui proprio di legge elettorale si sta discutendo) quanto importante sia il pluralismo parlamentare, una rappresentanza che esprima davvero tutte le anime del paese.
Che non bloccò affatto l’istituzione, ma consentì anzi inediti e stimolanti intrecci, penso innanzitutto al dialogo che si sviluppò fra il nostro attuale presidente della Repubblica — che davvero ringrazio per la sua presenza — e Magri, in occasione della assai conflittuale ridefinizione, nel 1993, della legge elettorale.
È una buona cosa rileggere gli atti parlamentari ed è una buona cosa che la Biblioteca della Camera sia impegnata a renderlo possibile con le sue pubblicazioni: perché si tratta della testimonianza più autentica e diretta di un periodo storico, e debbo dire che anche io, che pure ho vissuto da parlamentare quegli anni ’76-’99, rileggendo questi volumi sono stata aiutata ad approfondire la riflessione su quella stagione. Che ha peraltro rappresentato un passaggio epocale per il nostro paese, non a caso definito “passaggio dalla prima alla seconda Repubblica”.
Tuttavia, più che ritornare a quella stagione vorrei cogliere quanto di tuttora estremamente attuale ho trovato in questi discorsi di Lucio Magri. E soffermarmi soprattutto sul tema della crisi della democrazia, che a me sembra essere oggi il tema più preoccupante. Lucio ne avverte la drammaticità già allora e denuncia i rischi — con quello che Rodotà ha definito «impietoso realismo» — della deriva dell’antipolitica oggi diventata così macroscopica.
Non un lamento impotente, ma la critica concreta all’autoreferenzialismo crescente dei partiti, alla loro incapacità di intendere quanto andava emergendo nella società attraverso i movimenti e indicando dunque la necessità non, come troppo spesso ora si fa, di offrire un’espressione diretta ad una indeterminata società civile sacralizzata e però frantumata e fatalmente subalterna alla cultura dominante, bensì un impegno a costruire quella che egli definiva «democrazia organizzata».
Non solo partiti chiusi in se stessi più rappresentanza delegata, ma anche una rete di organismi capaci di andar oltre la mera protesta e impegnati a imparare a gestire direttamente funzioni essenziali della società, così da ridurre via via la distanza fra governanti e governati (che poi è la base più salda della democrazia). E così colmare il solco che drammaticamente separa il cittadino dalle istituzioni.
Non a caso il Pdup fu un punto di riferimento per la crescita di queste reti che ebbero, — negli anni 70 — una particolare fioritura. Penso ai Consigli di fabbrica, a quelli di Zona, a movimenti come Medicina Democratica o Psichiatria, o nati attorno alle grandi questioni dell’assetto urbano e sociale.
Io non me la sento di accusare le nostre giovani generazioni per il loro disinteresse alla politica, per la polemica contro la “casta” che fatalmente sfocia nel disinteresse anche per la stessa democrazia, o di questa assume una visione assolutamente riduttiva: un insieme di diritti e di garanzie individuali, non lo spazio su cui si salda ed opera una collettività.
Il terreno della politica si è ormai a tal punto ridotto, come una pelle di zigrino, sì da diventare un esercizio passivo in cui ci si limita ad interrogare il cittadino perché dica «mi piace o non mi piace» a quanto proposto da un vertice, come si trattasse di facebook. E infatti di solito si dice «I like it, I don’t».
Se la democrazia è solo questa sporadica consultazione, e non invece uno spazio deliberativo che ti rende partecipe e soggetto della costruzione di una società ogni volta innovativa, perché mai un giovane dovrebbe appassionarsi?
Il declino dei grandi partiti politici di massa ha lasciato un vuoto che dai tempi in cui Lucio ne denunciava i sintomi è diventato un oceano. Non li ricostruiremo tali quali erano (e anche loro, del resto, avevano non pochi difetti). Ma è importante tornare a riflettere sul senso della politica, — che non è ricerca di consenso, ma costruzione di senso — così come con questi discorsi, pur pronunciati in Parlamento e non a scuola, Magri ci spingeva a fare, per recuperare la politica, che poi è ricerca della propria identità nel rapporto con gli altri umani e non arroccamento sul proprio io nell’illusione di potersi salvare da soli.
Se non dovessimo riuscire a far capire quanto la lentezza della condivisione, — che è propria della democrazia – sia più preziosa della fretta, solo apparentemente più efficiente, del decisionismo, non ce la faremo nemmeno a far rivivere una vera Sinistra. Per questo sono davvero contenta — e con me tutti i compagni del Pdup — della sollecitazione che da questi testi ci viene per riflettere sull’oggi. E per aiutarci a discuterne con i più giovani.
La lucidità anticipatrice di Magri su questo come su altri temi — che è certamente stata una delle sue più significative caratteristiche — ha avuto una particolare incisività perché lui non era un profeta, un intellettuale separato.
In occasione della sua scomparsa, Perry Anderson, uno dei fondatori della autorevole New Left Review, ha scritto: «Lucio Magri non ha avuto uguali nel panorama della sinistra europea. È stato l’unico intellettuale rivoluzionario in grado di pensare in sintonia con i movimenti di massa, sviluppatisi durante il corso della sua vita. La sua riflessione teorica si è radicata realmente nell’azione, o nella mancanza d’azione, degli sfruttati e degli oppressi».
La ricerca, alla fine quasi ossessiva, del nesso fra teoria e militanza ha finito per essergli fatale. Nel 2004 Magri decise di porre fine alla nuova “Rivista” de il manifesto che era rinata nel 1999 sotto la sua direzione. Era una bella rivista. Ma Lucio non si rassegnava al fatto che mancassero i referenti sociali, non voleva essere solo un intellettuale che scriveva senza la verifica dell’azione politica. E poiché non vedeva nell’immediato le condizioni perché interlocutori consistenti si presentassero e che il dibattito politico in atto si sbriciolava in quisquilie, decise di cessare le pubblicazioni.
Furono motivazioni analoghe che lo condussero alla sua tragica decisione finale. «Non dico che la sinistra non rinascerà — ripeteva — ma ci vorranno molti anni e io sarò comunque già morto. Così come è il dibattito non mi interessa». Ma non era tuttavia pessimista nel lungo periodo. Come del resto prova il titolo del suo libro Il sarto di Ulm — oggi tradotto in Inghilterra, Germania, Spagna, Brasile, Argentina — titolo tratto da un apologo di Bertolt Brecht. Al sarto, che pretendeva che l’uomo poteva volare, — stufo dell’insistenza — il vescovo-principe di Ulm finisce per dire: «Vai sul campanile e buttati, vediamo se è vero quanto dici». Il sarto va e salta, e naturalmente si sfracella.
E però: chi aveva ragione, il sarto o il vescovo? Il sarto, perché poi alla fine l’uomo ha volato. Ecco, diceva Lucio, per ora il comunismo si è schiantato, ma alla fine volerà. Noi continuiamo a provarci.
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