Informazioni

 

Nov 7 alle 9:59 PM

 

Ho ricevuto, come molti altri, il seguente messaggio dall’On. Marialuisa Gnecchi e ritengo utile farvelo conoscere:

Allego la risoluzione approvata ieri alla unanimità dalla commissione lavoro del senato, con parere favorevole del Governo, che ci auguriamo adesso costringerà l’Inps a modificare la famigerata circolare. Insomma andiamo avanti.

 

Legislatura 17ª – 11 ª Commissione permanente – Resoconto sommario n. 37 del 06/11/2013

RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE SULL’AFFARE ASSEGNATO N. 149 (Doc. XXIV, n. 12)

La Commissione Lavoro, previdenza sociale,

premesso che:

– il comma 9 dell’articolo 1 della legge n. 243 del 2004 (cosiddetta riforma Maroni) ha confermato, in via sperimentale, fino al 31 dicembre 2015 la possibilità di conseguire il diritto all’accesso al trattamento pensionistico di anzianità – in presenza di un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni o di un’età pari o superiore a 57 anni, per le lavoratrici dipendenti, e a 58, per le autonome – nei confronti di quelle lavoratrici che optano per una liquidazione del trattamento medesimo secondo le regole di calcolo del metodo contributivo;

– l’articolo 24, comma 14, del decreto-legge n. 201 del 2011, cosiddetto «decreto salva-Italia» (legge n. 214 del 2011), ha previsto che le disposizioni in materia di requisiti di accesso e di regime delle decorrenze vigenti prima della data di entrata in vigore del decreto-legge medesimo continuino ad applicarsi, tra l’altro, alle lavoratrici contemplate dal sopracitato articolo 1 della cosiddetta riforma Maroni;

– l’INPS, con la circolare n. 35 del 14 marzo 2012, ha interpretato la disposizione del citato articolo 24 nel senso che le lavoratrici possono esercitare l’opzione in esame, a condizione che il termine del 31 dicembre 2015 venga computato facendo riferimento alla decorrenza del trattamento pensionistico e non alla semplice maturazione dei requisiti; la disposizione in esame è stata interpretata come una deroga al regime generale introdotto dalla riforma pensionistica, in modo restrittivo e nell’ottica di un principio della minor spesa e del risparmio;

– osservato che il decreto-legge n. 201 del 2011 non novella il comma 9 dell’articolo 1 della legge n. 243 e che pertanto le disposizioni in esso contenute rimangono valide, non costituiscono una deroga al nuovo regime pensionistico, casomai è da considerare illegittima l’introduzione della decorrenza temporale;

– reputa il contenuto della circolare n. 35 nella parte concernente le lavoratrici in regime sperimentale contra legem;

– ricordato che, anche nel corso di un’audizione lo scorso 6 novembre 2012, l’allora ministro del lavoro Fornero, di fronte alla Commissione lavoro del Senato, rispondendo ad alcuni quesiti sull’interpretazione contenuta nella circolare n. 35, aveva espresso dubbi in merito ai contenuti della circolare medesima, impegnandosi ad approfondire la questione presso i competenti uffici dell’INPS;

impegna il Governo

a sollecitare l’INPS, anche allo scopo di evitare contenziosi già avviati e futuri, a rivedere il punto 7.2 della circolare n. 35 concernente la liquidazione del trattamento pensionistico per le lavoratrici in regime sperimentale, nel senso che per tali lavoratrici non devono essere applicate la finestra mobile per la decorrenza del trattamento pensionistico né le aspettative di vita, ma resta valida la semplice maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi entro il 31 dicembre 2015, come peraltro chiaramente definito nella citata disposizione di cui all’articolo 24, comma 14.

————————————————–

Per coloro che sono in attesa del Decreto previsto dal comma 5-bis dell’articolo 12 del DL n. 78/2010, riporto di seguito il testo del messaggio ricevuto da Graziella Boscarol (Amministratore di ESODATI GRUPPO INTESASANPAOLO)

Venerdì 11 ottobre nella Seduta n. 95 nella risposta alla interpellanza urgente n.2-00236 alla Camera (Intendimenti del Governo in merito all’adozione del decreto per il prolungamento dell’intervento di tutela del reddito a favore dei lavoratori cosiddetti esodati – n. 2-00236) CARLO DELL’ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali dichiarava: “Il decreto volto a riconoscere per il 2013 il reddito ai primi esodati, creati dalla riforma del lavoro del 2010 è stato già firmato dal ministro del Lavoro ed è alla controfirma del ministro dell’Economia”.. C’è stata – ha detto Dell’Aringa – un’istruttoria particolarmente articolata. Ritengo comunque che la firma sia solo questione di tempo, considerato che tutti i problemi dovrebbero essere stati risolti. Il ministero del Lavoro comunque si farà parte attiva affinché il decreto venga emanato nel più breve tempo possibile”. In effetti la controfirma del ministro delle Finanze è intervenuta pochi giorni dopo in data 15 ma dopo tale data del provvedimento si sono perse le tracce! Le formali assicurazioni volte a giustificare in qualche modo l’incredibile ritardo nella firma per il terzo anno consecutivo di un provvedimento che dovrebbe garantire la continuità reddituale a quanti pur salvaguardati dalla l. Fornero (una volta raggiunti i requisiti pensionistici) si trovano per molti mesi in una situazione di vuoto economico per effetto del differimento della decorrenza dell’assegno di pensione previsto dalla cd. finestra mobile della riforma Sacconi, sono rimaste a livello di dichiarazioni di intenti e il decreto si è perso nei meandri della burocrazia. Del provvedimento non sanno nulla al Centro di Contatto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e nemmeno all’Ufficio Relazioni Pubbliche del Ministero Economia e Finanze, e non è nemmeno pervenuto alla Corte dei Conti. L’unica ipotesi è che sia dopo alcune settimane fermo ancora all’Ufficio Centrale di Bilancio, struttura decentrata della Ragioneria Generale dello Stato che è distaccata presso ogni Ministero che – una volta svolti gli adempimenti di competenza – dovrebbe trasmetterlo finalmente alla Corte dei Conti. L’iter prevede poi la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e la relativa circolare Inps per disporre la liquidazione agli aventi diritto. E nel frattempo oltre 5mila lavoratori cd. “salvaguardati” e le loro famiglie attendono senza reddito da molti mesi.

Informazioniultima modifica: 2013-11-08T19:14:00+01:00da vitegabry
Reposta per primo quest’articolo