Carceri

Carceri: un decreto per dare ossigeno all’Italia

Sotto la pressione dell’Ue e della Corte europea dei diritti umani, che ha intimato all’Italia di intervenire sul suo sistema carcerario per garantire condizioni dignitose ai detenuti, il consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto legge sulle carceri, un provvedimento che affronta il capitolo dell’esecuzione della pena puntando su meno reclusione e più lavoro e permessi premio per chi non ha commesso reati gravi e si comporta bene.

“Non è uno ”svuotacarceri”, ha subito voluto precisare il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, ma il provvedimento contiene comunque, sottolineano al ministero, disposizioni volte a fornire una prima risposta al problema del sovraffollamento penitenziario che comporta costi altissimi sotto il profilo umano e sociale, causati dalla lesione dei diritti fondamentali di decine di migliaia di persone detenute. Inoltre, oggi siamo di fronte ad un ulteriore indifferibile urgenza derivante dalla reiterata condanna del nostro Paese da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo”.

La proposta si articola su due fronti: innanzi tutto la previsione di misure dirette ad incidere strutturalmente sui flussi carcerari, agendo in una duplice direzione: quella degli ingressi in carcere e quella delle uscite dalla detenzione. Previsto poi il “rafforzamento delle opportunità trattamentali per i detenuti meno pericolosi, che costituiscono la maggior parte degli attuali ristretti”.

Al passaggio in giudicato della sentenza, nel caso di pena non superiore ai due anni (quattro anni per le donne incinte o con figli sotto i dieci anni, o se si tratta di persona molto ammalata), il pubblico ministero sospenderà infatti l’esecuzione della pena dando al condannato la possibilità di chiedere, da libero, una misura alternativa al carcere, che spetterà al tribunale di sorveglianza eventualmente concedere.

Per gli autori di gravi reati, soggetti pericolosi, o sottoposti a custodia cautelare in carcere, questa possibilità non ci sarà: resteranno in carcere fino a quando il tribunale di sorveglianza non ritenga possano uscire in misura alternativa.

Con il decreto – che naturalmente deve ancora passare al vaglio del Parlamento – viene poi ampliata la possibilità per il giudice di ricorrere, al momento della condanna, ad una soluzione alternativa al carcere, costituita dal lavoro di pubblica utilità. Tale misura, prevista per i soggetti dipendenti dall’alcol o dagli stupefacenti, fino ad oggi poteva essere disposta per i soli delitti meno gravi in materia di droga, mentre in prospettiva potrà essere disposta per tutti i reati commessi da tale categoria di soggetti, salvo che si tratti delle violazioni più gravi della legge penale.

Prevista anche l’estensione di alcune misure alternative – come la detenzione domiciliare – per determinate categorie di soggetti, in passato esclusi, come i recidivi per piccoli reati. Il tutto sempre nell’ottica di ridurre i flussi in entrata ma anche di incrementare le possibilità di uscita dal carcere.

Sempre per il medesimo obiettivo e anche per tentare di disinnescare le tensioni che, specie nel periodo estivo, possono più facilmente deflagrare sia tra i detenuti che nei confronti del personale penitenziario, il decreto estende la possibilità di accesso ai permessi premio per i soggetti recidivi e prevede l’estensione dell’istituto del lavoro esterno anche al lavoro di pubblica utilità.

Secondo il ministro Cancellieri, con il decreto si libereranno 10mila posti nelle carceri italiane entro il 2016 a fronte dell’esubero di 20-30mila unità attualmente in essere. Il ministro della Giustizia ricorda comunque che “ci vuole un sistema per affrontare il problema carcerario che richiede cambio culturale nel nostro Paese, un cambio di marcia”.

 

Carceriultima modifica: 2013-06-27T18:21:56+02:00da vitegabry
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