Disabili

Disabili, Censis: bisogni ignorati

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Invisibilità. Distacco dal resto del mondo. Bisogni inascoltati e ignorati. Soprattutto, un approccio che in Italia è tutto fondato sull’assistenza e non mette in primo piano il tema dell’uguaglianza, delle pari opportunità, dei diritti. L’Italia è fra gli ultimi posti in Europa per risorse destinate alla protezione sociale delle persone con disabilità. E fa perno, ancora e sempre, sull’assistenza della famiglia, che riceve il mandato di far fronte ai bisogni dei disabili. Spesso da sola. Lo dice una ricerca di Censis e Fondazione Cesare Serono. Non a caso è intitolata “I bisogni ignorati delle persone con disabilità”. Oltre i numeri, che indicano una spesa media italiana pari a 438 euro procapite nelle risorse destinate alle persone con disabilità, lontano dalla media europea (531 euro) e lontanissimo dal Regno Unito (754 euro), ci sono i problemi dell’inserimento lavorativo e il rischio che anche un caso di eccellenza come la scuola, che accoglie tutti i bambini disabili, finisca per arenarsi nella mancanza di risorse. Senza contare che, come in molti altri campi, il modello italiano è tutto centrato sulla famiglia, che si accolla praticamente da sola – o con l’aiuto delle “badanti” – la responsabilità dell’assistenza a malati e disabili, con la conseguente de-responsabilizzazione delle politiche pubbliche. Al di là delle erogazioni dell’Inps, il modello italiano – spiega infatti la ricerca – “rimane fondamentalmente assistenzialistico e incentrato sulla delega alle famiglie, che ricevono il mandato implicito di provvedere autonomamente ai bisogni delle persone con disabilità, di fatto senza avere l’opportunità di rivolgersi a strutture e servizi che, sulla base di competenze professionali e risorse adeguate, potrebbero garantire non solo livelli di assistenza migliori, ma anche la valorizzazione della capacità e la promozione dell’autonomia delle persone con disabilità”. In Italia la disabilità è trattata e percepita, sia nei media sia nella politica, come una questione assistenziale e non come un tema che riguarda uguaglianza, inclusione, diritti civili: questo fa la differenza in negativo col resto d’Europa. Anche sull’inserimento lavorativo, l’Italia è indietro. Pur tenendo presente le diverse definizioni di disabilità nei paesi europei, emerge che in Francia si arriva al 36% di occupati fra i 45-64enni disabili, mentre in Italia il tasso di occupazione si ferma al 18,4% dei 15-44enni e al 17% dei 45-64enni. Le ricerche del Censis e della Fondazione Cesare Serono evidenziano la difficoltà di trovare lavoro e di conservarlo, anche quando la disabilità non impedisce affatto di lavorare. Una volta completato il percorso formativo, c’è difficoltà a trovare lavoro e c’è difficoltà a conservarlo se si ha una malattia cronica che causa progressiva disabilità – come è il caso di chi soffre di sclerosi multipla.

Disabiliultima modifica: 2012-10-19T09:43:00+02:00da vitegabry
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