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I Patronati del CEPA per primi si sono impegnati nella campagna di emersione dal lavoro nero. Ciò è avvenuto nonostante i vincoli inseriti nella legge e nonostante le interpretazioni restrittive imposte nella istruttoria delle domande.
Insieme alle organizzazioni promotrici abbiamo in queste settimane sollecitato il Governo e la Pubblica Amministrazione perché si superassero le eccessive restrizioni che questa regolarizzazione ha posto nei confronti dei datori di lavoro e dei lavoratori coinvolti. Vincoli economici e i vincoli legati alla dimostrazione della presenza del lavoratore che solo in parte sono stati alleggeriti da una interpretazione autentica del 4 ottobre scorso, quasi a fine campagna. E’ nostro impegno, nella tutela di chi si rivolge a noi, operare all’interno delle leggi dello Stato.
Durante la campagna di emersione abbiamo avuto contatti pari a quattro volte il numero delle domande presentate. Per tre quarti degli interessati non è stato quindi possibile presentare domanda di emersione perché non rientrava nei limiti che la legge ha imposto. Riteniamo che il numero complessivo delle domande di emersione sia ancora molto ridotto rispetto alla realtà del lavoro irregolare che si presenta sul territorio e che anche il numero ridotto delle domande dalle imprese, il 14% del totale, evidenzi che questa opportunità non è stata sfruttat
Nei giorni scorsi si è tenuta, con l’alto Patronato del Presidente della Repubblica, a Modena “Ambiente e Lavoro Convention” .
L’Inca con la sua Consulenza Medico-Legale è stata invitata a partecipare al Convegno “RISCH 2012 : Agenti chimici pericolosi, cancerogeni , mutageni , Reach. CLP SDS. L’obiettivo di questo Convegno era quello di fornire una lettura corretta della Normativa di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori dal rischio chimico implementata dai Regolamenti Europei REACH, CLP e SDS al fine di comprendere se è veramente necessario aggiornare la valutazione e la gestione del rischio chimico e l’eventuale valutazione dell’esposizione ad agenti chimici pericolosi, cancerogeni, mutageni.
Nella newsletter dell’Inca un’ampia relazione sul rischio da agenti chimici a cura della nostra consulenza medico legale.
In gioco ormai è tutto il made in Italy. La crisi continua infatti a non fare sconti a nessuno e colpisce un settore dopo l’altro. Quando chiude o riduce drasticamente la produzione uno stabilimento a scomparire dal mercato è anche il suo prodotto, e così in Italia rischiano di scomparire intere filiere come quella dell’alluminio in Sardegna (Alcoa, Eurallumina) o dell’acciaio (ThyssenKrupp, Lucchini, Ilva) con il conseguente aumento delle importazioni e quindi della dipendenza dall’estero della nostra economia.
A rischio il made in Italy nel tessile e nell’industria del bianco (Merloni, Indesit), nella ceramica (Ginori), nell’alimentare e nel mobile imbottito che 10 anni fa copriva il 16% dell’intera produzione mondiale mentre oggi registra una mortalità delle attività produttive pari all’80%. E se è vero che l’industria italiana si è dimostrata meno sofferente sotto il punto di vista dell’export, passando dal 61,4% del 2000 al 55,6% del 2011, a subire enormemente la crisi sono le aziende che si rivolgono esclusivamente o quasi al mercato interno.
Il quadro per l’industria italiana è drammatico: i primi sentori della crisi il nostro paese li ha avvertiti nel 2008, quando ha registrato un calo dell’attività industriale del 22,1% (aprile 2008 marzo 2009) e da allora, sostanzialmente non si è più ripresa. A dimostrarlo è la scomparsa tra il 2009 e il 2011 di 30mila imprese.
A questa sofferenza dell’attività industriale si sommano le richieste di ore di Cassa integrazione, circa un miliardo all’anno per 500mila lavoratori, che è importante sottolinearlo, incidono negativamente sulla produttività oraria che viene invece solitamente calcolata sul numero complessivo della forza lavoro.
Il report completo su: