Archivi giornalieri: 1 ottobre 2012

Accordo Inail

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Freccia rosa – Accordo Inail – FS su salute e sicurezza sul lavoro

 

Nuovo accordo quadro tra Ferrovie dello Stato e l’Inail per tutelare  la salute e la sicurezza sul lavoro e ridurre gli infortuni. L’intesa è stata siglata dall’amministratore delegato di Fs Mauro Moretti e dal presidente dell’Inail Massimo De Felice nel corso della presentazione dell’iniziativa “Frecciarosa”.

I contenuti dell’accordo mirano alla valorizzazione degli strumenti di e-government per il miglioramento  del processo di analisi infortuni e malattie professionali. Previsti progetti di formazione e informazione oltre a progetti per migliorare i sistemi di gestione integrati di sicurezza sul lavoro e ambiente. Particolare attenzione anche a studi e ricerche nel campo epidemiologico per ridurre le malattie professionali e alla collaborazione tecnica in materia di verifiche e adeguamenti  di attrezzature, impianti e macchine.

L’iniziativa “Frecciarosa”, campagna di comunicazione e sensibilizzazione sul tema della salute, dei diritti e della sicurezza delle donne promossa da FS con il patrocinio dei Ministeri della Salute e del Lavoro, parte oggi e per tutto il mese di ottobre vedrà stazioni, treni, e l’Alta Velocità diventare teatro di iniziative volte a sensibilizzare le donne in particolare sui temi della prevenzione. Sono previste consulenze gratuite a bordo di due Frecciarossa sulla Milano-Roma, accompagnate dalla diffusione sui treni di vademecum con consigli e indicazioni utili, gadget e ad altro materiale informativo.

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Istat

NEWS

Istat –  Cgil, restrizione è strutturale, serve piano straordinario

 

“Per contrastare una crisi che sta determinando una restrizione strutturale della base occupazione è urgente l’adozione di un Piano del Lavoro che abbia come priorità il tema dell’occupazione delle donne e dei giovani”. Così il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, commenta i dati diffusi oggi dall’Istat, che segnalano come sia “un vero e proprio dramma la quota di inattivi, donne e giovani specie nel Mezzogiorno, da leggere come una progressiva e irrecuperabile perdita di speranza; mentre impressiona, insieme al complesso generale della tendenza negativa, il dato generale sulla disoccupazione giovanile”.

Per la dirigente sindacale “il prolungarsi della crisi ha ormai determinato, come effetto strutturale, la restrizione della base occupazionale con conseguenza drammatiche sul fronte sociale nonché ovviamente su quello economico produttivo. Risvolti – prosegue Sorrentino – ai quai si aggiungono le incertezze prodotte dalla recente riforma del lavoro, che sta bloccando il mercato del lavoro stesso, e gli effetti della riforma previdenziale che sta danneggiando chi vive l’ingiustizia di vedersi allontanare la prospettiva di pensionamento mentre rischia di bloccare nuovi ingressi di giovani a lavoro”.
 
Inoltre, aggiunge la segretaria confederale Cgil, “le imprese hanno chiesto al Governo di diminuire la pressione fiscale e il sindacato chiede la stessa misura per i lavoratori e pensionati: solo questa strada può delineare un’inversione di tendenza del ciclo recessivo, rilanciando da una parte i consumi e dall’altra investimenti sul versante innovazione, ricerca e nuova occupazione. Per questo – conclude Sorrentino – serve un Piano del Lavoro che affronti prioritariamente il tema dell’occupazione dei giovani e soprattutto delle donne, i cui effetti continueranno ad essere negativi se si continuano a tagliare i servizi pubblici”.

Super Inps

NEWS

Cgil – Super Inps, basta improvvisazioni. I lavoratori hanno già pagato

 

“Se le “buone idee” questo governo le avesse discusse con le parti sociali si sarebbe evitato di incorrere nelle superficialità e negli errori che hanno caratterizzato la riforma delle pensioni e la creazione del Super Inps”. Lo sostiene Vera Lamonica, segretario confederale della Cgil, a proposito delle notizie sul deficit dell’ente previdenziale dei lavoratori pubblici in relazione all’accorpamento con l’Inps.

“Dicemmo da subito – spiega la dirigente sindacale – che l’accorpamento in Inps di Inpdap ed Enpals, senza alcuna riflessione di merito, avrebbe comportato più problemi di quanti ne avesse risolti. E’ infatti oggi la scoperta dell’acqua calda che l’Inpdap si porta dietro, da tempo immemore, un deficit miliardario. Di tale deficit i lavoratori pubblici non hanno alcuna responsabilità. Essi hanno sempre pagato, sia i contributi che le prestazioni di welfare integrativo. Chi non ha pagato è il datore di lavoro pubblico, a partire dallo Stato, che per di più ha ridotto e si avvia a ridurre ancora l’occupazione, e quindi la massa contributiva”.

“Ora – dice Vera Lamonica – bisogna porre riparo all’improvvisazione vista fin qui, impedendo innanzitutto che l’accumulo nei prossimi anni del disavanzo intacchi pesantemente, fino ad azzerarlo in poco tempo, il patrimonio dell’Ente. Questo significa che bisogna costruire un piano che, anno per anno, ripiani il deficit ed impedisca che per risanamento si intenda l’ulteriore saccheggio delle risorse dei lavoratori dipendenti”.

“Sarebbe ora – conclude Lamonica – che, sulla complessa vicenda dell’Inps, il governo aprisse un confronto reale, a partire dal tema della riforma della governance, che non è certo indifferente rispetto al destino dell’Ente ed alle politiche previdenziali e di welfare che ad esso sono legate”.

Pensioni

 

Pensioni – Nessun allarme sui conti Inps?

 

Non c’è nessun allarme sui conti dell’Inps dopo la fusione con l’Inpdap secondo il ministro del Lavoro, Elsa Fornero. ”I dati erano tutti conosciuti. Che l’Inpdap fosse in disavanzo non è una novità. Quindi non c’è alcun allarme”.”Il nostro obiettivo – ha aggiunto – è ridurre i costi di gestione, dobbiamo riuscirci. I costi della previdenza sono legati alle regole per le pensioni e quindi scenderanno man mano che si realizzeranno i risparmi prodotti dalla riforma pensionistica. Non si fa risparmio sulle pensioni mettendo insieme Inps e Inpdap o altri enti, il risparmio si fa sugli oneri di gestione e di amministrazione. L’ente unico dovrà costare meno e io credo che cosi’ sara”’.

E il presidente dell’Inps, Mastrapasqua  a Tgcom 24 ha sottolineato che “Il bilancio dell’Inpdap è chiaramente in disavanzo perché negli ultimi anni c’è stato un turn over che ha portato a un aumento dei pensionati e alla diminuzione dei dipendenti. Nel momento in cui il nuovo ente ha inglobato l’Inpdap è chiaro che questo disavanzo si verifica contabilmente anche nel nuovo Inps. Dico contabilmente perché lo Stato ha sempre fatto fronte al piano dei disavanzi anticipando finanziariamente le risorse necessarie. Non c’è nessun allarme e nessun problema”.

Su eventuali misure correttive ha aggiunto che: “il sistema previdenziale è un sistema molto semplice. Se i lavoratori attivi sono in diminuzione e i pensionati aumentano, allora lo sbilancio è permanente e non ci sono manovre correttive. Con la spending review ci saranno ancora più pensionati. Qualora il disavanzo dell’Inpdap rimarrà, sarà lo Stato, in quanto datore di lavoro dei dipendenti pubblici, a doverlo risanare”. Infine il presidente scongiura una mancanza di liquidità per il pagamento delle pensioni. “L’azzeramento è un fatto contabile, ma finanziariamente i soldi per le pensioni ci saranno assolutamente”.

 

Amianto

 

Stop amianto: ai cittadini di Casale Monferrato il premio Testimoni di Pace

 

Il prestigioso riconoscimento sarà assegnato a Romana Blasotti e Bruno Pesce,  presso il teatro Splendor di Ovada, giovedì 4 ottobre 2012, alle ore 21.00, in rappresentanza della popolazione di Casale Monferrato: “Simbolo di tutti coloro che si sono battuti affinché emergesse la verità e fosse fatta giustizia sulla vicenda tragica dell’utilizzo industriale dell’asbesto”

I cittadini di Casale Monferrato sono Testimoni di Pace. Quest’anno, in occasione della settima edizione del prestigioso premio assegnato dal comune di Ovada non è stato necessario varcare i confini italiani e andare dall’altra parte del mondo per trovare protagonisti di storie dal grande significato umano e sociale. E’ bastato restare nella provincia di Alessandria, e spostarsi poco più di 70 chilometri: la distanza sufficiente per arrivare a Casale Monferrato, dove abitano Romana Blasotti, presidente dell’Associazione Famigliari vittime dell’amianto, e Bruno Pesce, cofondatore dell’Associazione e coordinatore del comitato Vertenza amianto. Sono loro, infatti, i vincitori del premio Testimone di pace 2012.

Un premio per una città che non si è mai arresa. Il riconoscimento, assegnato dal Comune di Ovada e dal centro pace Rachel Corrie, viene attribuito a chi si è distinto per attività nel campo della pace e della nonviolenza. La scelta di Romana Blasotti e di Bruno Pesce è stata fatta per l’alto valore simbolico di queste due persone che possono essere considerate simboli di un’intera comunità che – pur segnata profondamente dall’amianto, al quale è stata costretta a pagare un alto costo di vite umane – non ha mai smesso di arrendersi.

“Romana Blasotti e Bruno Pesce vengono premiati come rappresentanti e simbolo di tutti coloro che si sono battuti affinché emergesse la verità e, per quanto umanamente possibile, fosse fatta giustizia sulla vicenda tragica dell’utilizzo industriale dell’amianto. Romana Blasotti – per colpa dell’amianto – ha perso il marito Mario, operaio all’Eternit per 18 anni. Successivamente il mesotelioma le ha portato via la sorella, il nipote, la cugina e, nel 2004, la figlia. Bruno Pesce, invece,  ha dedicato, da sempre, ogni energia a chiedere giustizia e a lottare per la cittadinanza di Casale e per tutte le persone colpite nella vita e negli affetti dalla fibra killer.

La storia di Casale Monferrato è una storia ancora aperta perchè  riguarda moltissime altre situazioni in Italia e nel mondo: tutti i luoghi in cui l’amianto è stato utilizzato e prodotto e perché i tempi di latenza della malattia, nelle sue diverse forme, sono molto lunghi e perché non è cessata del tutto la produzione in vari Paesi né sono state fatte tutte le bonifiche necessarie”.

Romana Blasotti e Bruno Pesce hanno portato con le loro testimonianze elementi decisivi nel procedimento Eternit, il “processo del secolo” che ha visto la condanna in primo grado a 16 anni di reclusione dei due imputati, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, 64 anni, e il barone belga Louis de Cartier, 89 anni, ex vertici della multinazionale elvetica, accusati di disastro ambientale doloso e di omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche. Schmidheiny e de Cartier dovranno anche pagare un ammontare di rimborsi di oltre 90 milioni di euro.

Anche l’INAIL tra le parti civili. La sentenza del giudice Casalbore ha riconosciuto anche all’INAIL una provvisionale di 15 milioni (una somma di denaro a titolo di anticipo su una successiva causa di risarcimento danni). L’Istituto aveva chiesto come parte civile 272.518.026 euro (oltre agli interessi) e una provvisionale immediatamente esecutiva di 185.579.193 euro. Di fatto, la provvisionale ammessa dalla Corte riconosce la responsabilità degli imputati: i 15 milioni, dunque, sono da intendersi come una cifra che il giudice civile non potrà, comunque, disattendere e che – sempre in separata sede civile – potrà essere ulteriormente integrata, fino all’accoglimento della richiesta originaria.

ilva

WS

Cgil: per l’Ilva  serve quadro investimenti per dare certezze

 

“Servono investimenti, determinando la loro quantificazione e i tempi, a carico dell’Ilva per poter costruire un quadro di certezze rispetto al futuro”. E’ quanto affermato  dal segretario confederale della Cgil, Elena Lattuada, in merito alla vicenda Ilva, all’assemblea nazionale dei delegati della Fiom della siderurgia a Taranto, “luogo emblematico per la siderurgia oggi”.

Nel sottolineare “la necessità per il Paese di rimettere al centro della discussione la politica industriale, serve, da parte del governo, operare precise scelte strategiche e, di conseguenza, reperire risorse private e pubbliche”, Lattuada ha anche rilevato le questioni centrali della vertenza Ilva. “Servono innanzitutto investimenti a carico della proprietá, con quantità necessarie per rispettare le prescrizioni,  con tempi adeguati per procedere all’ecocompatibilità degli impianti”, ha affermato Lattuada.

Inoltre “c’è bisogno di un Aia che veda la collaborazione stretta tra tutti i livelli istituzionali, nel rispetto della legislazione, europea, nazionale e regionale; certezza per l’impresa rispetto agli investimenti; risposte chiare ed esplicite alla città e ai cittadini. Va evitato oggi, vista la gravità della situazione, qualsiasi conflitto Inter-istituzionale su tempi e forme della nuova autorizzazione, che va però accompagnato da un percorso di controlli pubblici stringenti sugli investimenti e per il rispetto delle disposizioni contenute.

A questo fine è necessario valorizzare le grandi competenze esistenti nel territorio, a partire da ARPA e ASL, che da anni si impegnano in questo costante lavoro di controllo e monitoraggio”. Infine, terza e ultima questione, “va ricostruito un rapporto dentro la fabbrica con l’insieme dei lavoratori, sulla base di un quadro chiaro ed esplicito di quali sono le proposte avanzate dal sindacato. Solo da qui si può ricostruire un rapporto stretto tra lavoratori e cittadini: l’unica possibilità – ha concluso Lattuada – per fare rivivere questa città senza uno scontro tra produzione e vita”.

Aziende confiscate alla mafia

 

Aziende confiscate alla mafia, parte la campagna Cgil

 

Con la mafia si lavora e con lo Stato no? Sembra impossibile ma questo interrogativo è stato posto talvolta, magari provocatoriamente, quando attività economiche e produttive, simbolo del potere delle mafie, una volta sequestrate dallo Stato, siano rimaste chiuse lasciando senza lavoro e senza reddito i lavoratori coinvolti.

Le carenze dell’attuale legislazione e l’assenza del ruolo del governo non consentono infatti che esse diventino modelli di legalità economica capaci di garantire sicurezza sociale. Ciò rischia di tradursi in una sconfitta dello Stato nei confronti della criminalità, il cui consenso deriva proprio dalla capacità di dare lavoro in territori di grave disoccupazione ed esclusione. Rendere le aziende sequestrate e confiscate presidi di legalità democratica ed economica e capaci di garantire lavoro dignitoso e legale è perciò l’obiettivo della Cgil che lancia una campagna rivolta al Paese, alle Istituzioni ed al Governo perchè si tutelino i lavoratori delle aziende sottratte alla criminalità organizzata e si valorizzi l’enorme potenziale di sviluppo di queste attività economiche e produttive.

Insieme ad associazioni come l’Anm, Libera, Arci, Acli, Confesercenti, LegaCoop ,Avviso pubblico, Centro Studi Pio La Torre, e Sos Impresa, la Cgil ha scelto lo strumento di una Proposta di legge di iniziativa popolare sulla quale raccogliere centinaia di migliaia di firme per: ampliare l’attuale copertura degli ammortizzatori sociali; favorire l’emersione alla legalità dell’azienda nel momento della gestione da parte dell’autorità giudiziaria; sostenere il percorso di riconversione delle aziende per rilanciarle nella fase di confisca.

La Campagna di Legalità sul Lavoro prenderà il via il 4 ottobre prossimo a Roma, ore 16 presso la Federazione Nazionale della Stampa (Fnsi) – corso Vittorio Emanuele II 349 – Sala Tobagi, con un’iniziativa pubblica cui parteciperanno il Segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ed i Presidenti di Anm, Rodolfo Maria Sabelli, di Libera, Don Luigi Ciotti, dell’Arci, Paolo Beni, delle Acli, Andrea Olivero, di Avviso Pubblico, Andrea Campinoti, del Centro studi Pio La Torre, Vito Lo Monaco, della Lega delle Cooperative, Giuliano Poletti, di Sos Impresa, Lino Busa.

Il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino e Luciano Silvestri, responsabile dell’Ufficio Legalità della confederazione, introdurranno la discussione ed illustreranno i contenuti dell’articolato di legge.