Più lavoro e più diritti per rilanciare l’economia è lo slogan scelto dall’Ituc, la Confederazione internazionale dei sindacati, in occasione della Giornata mondiale del lavoro dignitoso del 7 ottobre scorso. L’Ituc sottolinea che le differenze fra paesi possono risultare più o meno marcate ma c’è una previsione che accomuna tutti ed è quella relativa all’occupazione giovanile che in alcuni casi ha raggiunto tassi del 60%.
“Una giornata di eventi, dibattiti e mobilitazioni – ricorda l’organizzazione – per ribadire la rilevanza del lavoro dignitoso in un momento in cui la crisi economica continua a incidere sui mercati occupazionali internazionali inducendo più di un governo a cercare di ridurre o limitare i diritti e le garanzie dei lavoratori nell’infondata speranza che questa politica possa rilanciare la ripresa”.
Fra gli eventi organizzati in Italia, c’è stato l’incontro in Cgil tenutosi il 5 ottobre e dal titolo “Il lavoro dignitoso al centro delle politiche economiche e sociali per uscire dalla crisi”. Una conferenza sulle esperienze europee e italiane per l’affermazione del diritto a un lavoro dignitoso, con una particolare attenzione alle lavoratrici e ai lavoratori immigrati, ai giovani e ai settori particolarmente colpiti dalla crisi ma anche un’occasione per rilanciare il “Nuovo piano del lavoro”, una proposta che il sindacato avanza all’Italia, alle sue forze politiche e sociali per creare nuova occupazione e valorizzare quella che c’è. Il piano è ancora in una fase di discussione nel sindacato, nella categorie e nei suoi territori, e arriverà a una versione definitiva la primavera prossima. Tra le proposte contenute nella bozza del piano si parla molto di investimenti nell’innovazione industriale, di tutela delle manifatture, di sostegno ai redditi da lavoro, di rilancio del Mezzogiorno, di creazione diretta di lavoro giovanile e femminile.
Ovunque si vada, sono i giovani lavoratori, ha sottolineato Sharan Burrow (il segretario generale dell’Ituc) un’intera generazione esclusa dal mercato del lavoro. I dati ufficiali mostrano infatti che 75 milioni di giovani in tutto il mondo sono disoccupati, altri sono intrappolati in una occupazione precaria o informale e decine di milioni di persone non hanno alcuna possibilità di trovare un lavoro o l’accesso all’istruzione e alla formazione. Una vera bomba a orologeria socio-economica.