Archivi giornalieri: 23 ottobre 2012

Giulio Angioni sul I volume della “Letteratura e civiltà della Sardegna” di Francesco Casula

Sulla Nuova Sardegna una eccellente recensione dell’antropologo e scrittore Giulio Angioni sul I volume della “Letteratura e civiltà della Sardegna” di Francesco Casula (Edizioni Grafica del Parteolla, Dolianova, 2011, Euro 20)


 

 

Nel primo volume dell’opera “Letteratura e civiltà della Sardegna” Francesco Casula riflette sul ruolo giocato dall’isola nella storia europea

 
 
di GIULIO ANGIONI

di GIULIO ANGIONI

Francesco Casula, potrebbe dirsi, si è dedicato alla sua ultima fatica storico-letteraria con lo stesso piglio, aggiornato, del canonico Giovanni Spano rispetto alla mole dei suoi studi, cioè sentendo desiderio e dovere di “illustrare la patria” sarda. Casula ha dato finora, tra l’altro, molte prove di quanto anche un sardismo molto risentito possa essere supporto e spinta verso operazioni che meritano, come questa sua di proseguire una tradizione anche sarda ormai quasi bisecolare di storiografia letteraria, se si può considerare un inizio la “Storia letteraria di Sardegna” che Giovanni Siotto Pintor pubblicava nel 1843-1844.

Da allora non sono mancate le storie anche complessive della scrittura letteraria in Sardegna, come la “Storia della letteratura di Sardegna” di Francesco Alziator, di un secolo dopo, datata ma forse ancora utile per il materiale raccolto e messo a disposizione.

Un tema qui subito trattato e risolto è quello di quale sia l’oggetto dell’opera e che si debba intendere con l’espressione letteratura sarda o di Sardegna. Anche su questo tema, da ultimo anche una storia della letteratura in sardo, di Salvatore Tola, “La letteratura in lingua sarda”. Testi, autori, vicende, del 2006, è anch’essa da considerare propedeutica a questo grosso lavoro di Casula, che dà ampio spazio e risalto alla produzione in sardo e la considera quella più autentica, anzi la più identitaria, auspicandone lo sviluppo: ma, come non può non accadere a chi affronti sensatamente un compito come il suo, le scritture letterarie dei sardi “dobbiamo valutarle non tanto per la lingua che scelgono, quanto per l’uso che ne fanno e per il modo di collocarsi esteticamente e non solo, in Sardegna” (p. 11). Del resto, secondo gli intendimenti del nostro autore, «l’intera letteratura sarda… risulta… autonoma, distinta e diversa dalle altre letterature. E dunque non una sezione di quella italiana: magari gerarchicamente inferiore» (p.10).

“Letteratura e civiltà della Sardegna” si intitola quest’ultima corposa opera di Francesco Casula, di cui è uscito, nelle Edizioni Grafica del Parteolla, il primo dei due volumi previsti. Questo primo volume tratta dell’attività letteraria in Sardegna negli ultimi mille anni, dalla prima carta sarda rimastaci, quella cagliaritana del 1070, fin oltre il nostro quasi contemporaneo Salvatore Cambosu, che moriva nel 1962, arrivando alla nostra contemporaneità con Salvatore Satta, Giuseppe Dessì e Giuseppe Fiori che ci lasciava nel 2003. E ne tratta appunto come cosa a sé, soprattutto perché «è proprio l’Identità sarda il tratto che accomuna gli Autori che abbiamo scelto e trattato in questo volume” (p.11), dove la nozione di identità sarda sembra significare un comune modo di sentire che va con costanza ineguagliata, anche in quanto ereditato da epoche preistoriche lontane come quella nuragica, dagli scrivani delle corti giudicali ai romanzieri in italiano e in sardo del Novecento e del Duemila.

Alla nozione di “civiltà della Sardegna” usata nel titolo Casula tiene fede lungo tutto il suo percorso, dalla ‘libertà’ giudicale ai vari modi di egemonia pisana e genovese, all’invasione iberica, all’acquisto sabaudo, al triennio rivoluzionario settecentesco, al risorgimento italiano, alla prima guerra mondiale, al primo sardismo, al fascismo, alla seconda guerra mondiale, alla rinascita, all’industrializzazione malfatta e fallita nei modi e negli scopi: tutti momenti e temi che situano nella temperie dei loro tempi i vari prodotti letterari e i loro autori. Un fatto importante è che Francesco Casula è stato uomo di scuola per quarant’anni, perché in quest’opera l’intento didattico è strutturante, sebbene non proprio nuovo, se si ricorda almeno il recente manuale per le scuole superiori di Giovanni Pirodda, “Sardegna”, per non dire della fortunata antologia di Giuseppe Dessì e Nicola Tanda, “Narratori di Sardegna”, del 1973. In queste pagine di Casula l’impianto didattico si organizza in un dialogo propositivo costante con i giovani, secondo una formula che offre inquadramenti storici, letture, commenti autorevoli, inviti a proseguire la ricerca. Il tutto dentro un orizzonte, costantemente ridefinito, in cui il giovane studente sardo è invitato all’identificazione di sé sulla scorta della nostra attività letteraria.

Non è raro in Sardegna chi agisce in vari ambiti, compreso quello degli studi storici, mosso e sostenuto dalla convinzione risentita che l’antica diversità dell’isola debba certe sue negatività non solo alla storia millenaria di sudditanze ma anche a una sorta sottovalutazione, di conventio ad excludendum, persino di un complotto o, quando va bene, di costante distrazione del resto del mondo rispetto alla Sardegna, che così risulta al mondo molto meno di quanto convenga anche al resto del mondo. Casula partecipa in questa opera di questo modo di sentire il bene e il male dell’essere sardi. Ciò che più vi si apprezza è che esso sostiene, anche in quanto risentimento, a volte imprese meritorie che forse altrimenti non si darebbero. Bisogna augurarsi che il piglio rivendicativo sardista guadagni a quest’opera più lettori e abili utilizzatori nella scuola di quanti non ne renda perplessi.

Indagine “Esopo”

NEWS

Sicurezza sul lavoro: il 26 ottobre presentazione indagine “Esopo”

 

Cosa pensano i lavoratori e le lavoratrici della sicurezza sul lavoro; qual è il loro livello di conoscenza delle norme comunitarie in materia di prevenzione e diritti. Su questi interrogativi ha indagato lo studio “Esopo”, promosso dall’Inca e realizzato dall’Ires, sulla base di circa 1000 questionari distribuiti in Francia, Italia, Regno Unito e Belgio. 

Il 26 ottobre, a Roma, presso la sede nazionale della Cgil, Corso d’Italia, 25, dalle 10 alle 14, verranno illustrati i primi risultati del sondaggio svolto in Italia. All’iniziativa parteciparanno dirigenti di Inail e dell’Inps e un rappresentante del Ministero della Salute. Il dibattito sarà concluso da Morena Piccinini, presidente Inca.

Nei giorni successivi si svolgeranno analoghe iniziative (atelier) nei paesi in cui si è concentrata l’indagine. 

La presentazione complessiva dei quattro atelier è in programma verso la prima metà di dicembre a Marcinelle, in Belgio, luogo simbolo della tragedia che nel lontano 1956 provocò la morte di oltre 200 minatori, per lo più italiani.      

Immigrati

 – meno lavoro e più precarietà

 

Maggiore precarizzazione dei rapporti di lavoro, riduzione delle ore lavorate, falsi contratti, aumento del sommerso e del divario rispetto alle retribuzioni degli italiani.

Questi gli effetti della crisi sui lavoratori immigrati, secondo uno studio dell’Ires Cgil, che ha diffuso un estratto di un rapporto piu’ ampio in pubblicazione a novembre.

Nel primo semestre del 2012 la quota del lavoro immigrato sul totale, si legge nello studio, e’ pari al 10% e si concentra soprattutto nei servizi collettivi e alla persona (37%), nelle costruzioni (19,2%) e nell’agricoltura (13%). Oltre un terzo dei lavoratori immigrati svolge poi una professione non qualificata e circa il 60% e’ impiegato in una microimpresa. Dal 2008 a oggi, però  il tasso di occupazione degli immigrati non comunitari ha perso oltre 6,7 punti e quello di disoccupazione e’ cresciuto di 5,1 punti. Nell’ultimo quinquennio, inoltre, gli immigrati in età da lavoro sono cresciuti di oltre 1,3 milioni: gli occupati sono aumentati del 41,6%, ma i disoccupati del 138,2%.

Oltre alla perdita di posti, il rapporto evidenzia anche quanto siano peggiorate negli ultimi cinque anni le condizioni degli stranieri che lavorano in Italia: i rapporti di lavoro non formali sono cresciuti di 24,6 punti percentuali, pari al 7,5% del totale, con un’incidenza pari a oltre il doppio della componente italiana; la componente immigrata sul totale dei lavoratori in Cig è passata dal 4,3% all’11,4%; la differenza tra i guadagni di un italiano e quelli di un immigrato è  pari al 23%, in aumento di 2,5 punti sul 2009.

ansa

 

Ma quale Stabilità

Ma quale Stabilità: caro Monti, i conti non tornano

“Cresce il welfare, cresce l’Italia”: cinquanta organizzazioni sociali in piazza a Roma mercoledi 31 ottobre

Non c’è spread che tenga: le ricette del governo Monti non vanno bene e la protesta sociale sta crescendo. Lo dicono i giovani, le persone con disabilità, quelle non autosufficienti, le imprese sociali, le famiglie che non arrivano a fine mese, le società sportive. Lo dicono anche i volontari che non vedono valorizzati i loro sforzi, nella protezione civile, nel settore socio-assistenziale, nella solidarietà internazionale, nel servizio civile.

Cinquanta organizzazioni del terzo settore e del mondo sindacale raccolte nella rete “Cresce il welfare, cresce l’Italia” si danno appuntamento a Roma, mercoledi 31 ottobre in piazza Montecitorio, per dire al governo Monti che è sbagliato contrapporre welfare e crescita economica, anzi che proprio il welfare rappresenta un motore di sviluppo per far ripartire il nostro Paese.

La giornata di mobilitazione incomincerà in mattinata: verrà allestito un palco e si alterneranno testimonianze dal sociale e musica. Qui confluiranno gruppi di volontari e attivisti delle organizzazioni sociali che daranno vita a flash mob in vari punti della città.

Contemporaneamente verranno formate delegazioni con rappresentanti della rete “Cresce il welfare, cresce l’Italia” che saranno ricevute da esponenti delle istituzioni e dei gruppi parlamentari. Alle 14, nell’attiguo Hotel Nazionale, si terrà la conferenza stampa dove verranno riportati i risultati degli incontri e verranno annunciate le prossime iniziative.
 
L’obiettivo della manifestazione è quello di chiedere al governo una decisa inversione di tendenza nella manovra di bilancio 2013: basta tagli al sociale e rilancio delle politiche di welfare per puntare davvero allo sviluppo dell’Italia. Ovvero: mettere in moto una politica di investimenti nel sociale che generi lavoro, solidarietà, coesione, sostegno alle fasce economiche più povere. Il governo Monti – spiegano gli organizzatori – ha iniziato il suo operato comunicando tre parole d’ordine: rigore, crescita, equità. Ad oggi è stato applicato ampiamente soltanto il rigore. Questi punti sono stati raccolti in una piattaforma comune che è stata sottoscritta dalle organizzazioni promotrici ed aderenti, disponibile sul sitowww.cresceilwelfare.it e www.fishonlus.it

 

Organizzazioni promotrici e aderenti:
Altramente; ANPAS – Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze; ARCI; Arciragazzi; ASC – Arci Servizio Civile Nazionale; Associazione Antigone; Associazione Nuovo Welfare; Auser; CGIL; Cilap-Eapn Italia; Cittadinanzattiva; CNCA; Conferenza Permanente per la Salute Mentale nel Mondo “Franco Basaglia”; Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali; Coordinamento Nazionale Nuove Droghe; Federconsumatori; FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’handicap; Fondazione Franca e Franco Basaglia; Forum Droghe; Forum Nazionale Salute Mentale; FP-CGIL; Gruppo Abele; Grusol – Gruppo Solidarietà; Handy Cup Onlus; INCA; IRES; Itaca – Associazione Europea degli Operatori Professionali delle Tossicodipendenze; Jesuit Social Network Italia Onlus; La Bottega del Possibile; Legacoopsociali; Mama Africa Onlus; Opera Don Calabria; Psichiatria Democratica; La Rivista delle Politiche Sociali; SOS Sanità; SPI-CGIL; Stop OPG; Uisp; UNASAM; Università Del Terzo Settore.

Ricongiunzioni onerose

NEWS

Ricongiunzioni onerose – Il pasticcio nel pasticcio
 

Una vita di contributi non basta. «Se vuoi la pensione, paga»

Nel numero di oggi di “Pubblico giornale” è riportato il commento dell’Inca sulla questione delle  ricongiunzioni onerose. Ne pubblichiamo qui di seguito un ampio stralcio:

…..”Parliamo delle cosiddette “ricongiunzioni ”. E di quei lavoratori che fino a luglio del 2010, prima dell ’entrata in vigore della legge 122, potevano andare serenamente in pensione, come tutti gli altri. E poi da un giorno all’altro si sono visti presentare dall’Inps un conto da capogiro per ottenere che fossero loro conteggiati ai fini della pensione di anzianità anche i contributi versati ad altro ente pensionistico. Cifre non inferiori ai 30-40mila euro ma che arrivano fino a 300mila euro nei casi più eclatanti. Un vero e proprio ricatto autorizzato. …… Pochissimi  finora sono quelli che hanno pagato. I pochi che se lo sono potuti permettere. E che comunque per riscattare la pensione che spettava loro di diritto hanno dovuto dare fondo ai risparmi di una vita o hanno accettato rateizzazioni che assomigliano al mutuo per comprare una casa. Molti di più sono quelli che si sono dovuti accontentare di pensioni da fame.E quanti speravano che per via amministrativa o per via legislativa il pasticcio si sarebbe risolto, due anni dopo si trovano a dover raccogliere l’ennesima delusione.

In questa condizione, secondo la relazione appena presentata dalla Ragioneria generale dello Stato, si troverebbero almeno 600mila persone. Persone che sono già andate in pensione e si sono ritrovate “fregate ”. E altre che invece si trovano costrette a restare al lavoro, anche se hanno versato quarant’anni di contributi. Secondo l’attuale esecutivo fare marcia indietro su quanto deciso dal precedente governo con la legge 122, per quanto ingiusto, è un “lusso”che in questo momento non possiamo permetterci. Sempre secondo la Ragioneria dello Stato, per poter restituire ai 600mila “gabbati ” il diritto alla pensione effettivamente maturata occorrerebbero infatti circa 2,4 miliardi. Tanto, troppo, secondo il governo Monti, che non riesce ancora a trovare i soldi per “risarcire ” tutti gli esodati danneggiati dalla Riforma Fornero. Quindi, per ora, anche questo conto, ingiusto e odioso, delle “ricongiunzioni ” continueranno a pagarlo i lavoratori.
 
Ma le cose stanno davvero come dice il governo? No, secondo l’Inca Cgil, che da luglio del 2010 si trova a dover raccogliere i cocci, insieme ai “gabbati ”. Tanti, troppi. Ma non così tanti come vuole far credere il governo, assicura Francesco Baldassarri dell’Inca Cgil, che contesta soprattutto il metodo usato dalla Ragioneria dello Stato per calcolare quanto costerebbe tornare indietro. Un conteggio che ai soldi necessari per arrivare alla pensione calcolata con il metodo retributivo somma anche quelli già accantonati per la pensione calcolata con il metodo contributivo. Insomma, un pasticcio nel pasticcio. Anche secondo Marialuisa Gnecchi, deputata del Pd. Furiosa, dopo che si è vista bocciare per ragioni di bilancio la proposta che aveva depositato in parlamento per abrogare la legge 122. «L’ha riconosciuto lo stesso presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua ospite alla trasmissione “In onda”, che quella legge, ingiusta voluta dal governo Berlusconi non prevedeva entrate per lo Stato», protesta. Quindi ora perché dovrebbe essere lo Stato a pagare per abrogarla? Ma tant’è, in Parlamento tutto è fermo. E l’unica via percorribile resta quella giudiziaria. «Arriveremo fino alla Corte Costituzionale, se c’è bisogno», avverte Baldassari, dell ’Inca Cgi:. «La pensione maturata è un diritto che non può essere ritirato».

Ilva Taranto

NEWS

: tumori “boom”, 167% oltre la media

 

Nel periodo 2003-2009 a Taranto si registra un vero e proprio “boom” di casi di tumore al polmone e soprattutto di tumore alla pleura: secondo i dati dello Studio Sentieri, presentato dal ministero della Salute, si registra un eccesso di tumori al polmone del 20%, mentre per il tumore alla pleura gli eccessi sono addirittura del 167% negli uomini e del 103% nelle donne.

Più alta della media anche la mortalità per malattie respiratorie: tra gli uomini +11%, tra le donne +5%, mentre l’incidenza per malattie respiratorie acute fa registrare un +37% nelle donne e +14% negli uomini.

Le polveri sottili Pm10 emesse dallo stabilimento siderurgico dell’Ilva a Taranto sono tra i principali fattori di rischio per la salute della popolazione. Taranto. “L’analisi dei dati ambientali – si legge nel documento – suggerisce che i microinquinanti organici presenti nel PM10 costituiscono i principali fattori di rischio per la salute attribuibili all’attivita’ dello stabilimento siderurgico. La molteplicità delle sorgenti di emissioni e le proprietà chimico-fisiche e tossicologiche di detti composti inducono impatti diversi sulla salute pubblica”.

Aumenta, e in alcuni casi raddoppia, l’incidenza di alcuni tipi di tumori a Taranto rispetto alla media. Nel dettaglio + 50% per il tumore maligno del polmone, + 100% per il mesotelioma e per i tumori maligni del rene e delle altre vie urinarie (escluso la vescica), superiore al 30%  il tumore della vescica e  i tumori della testa e del collo, +40% per il tumore maligno del fegato, + 60% per il linfoma non Hodgkin, superiore al 20%  il tumore maligno del colon-retto e il tumore della prostata e +90% per il melanoma cutaneo.

Per le donne residenti nei comuni di Taranto e Statte, sempre a confronto con il resto della provincia, si rileva un eccesso di incidenza per tutti i tumori di circa il 20%. Sono presenti eccessi per una serie di tumori maligni: della mammella pari al 24%, del corpo dell’utero superiore all’80%, del polmone 48%, del colon-retto 21%, del fegato 75%, del linfoma non Hodgkin 43% e dello stomaco superiore al 100%. Sia negli uomini che nelle donne gli eccessi sono presenti, per la maggior parte delle sedi, anche rispetto all’insieme dei Registri Tumori dell’Italia meridionale.

Uno spazio per giovani e precari

NEWS

Lavoro: Giovani Cgil, a Firenze nasce la casa per i mille lavori

Uno spazio per giovani e precari

Un punto di ritrovo per giovani e precari, una casa per i mille lavori di oggi dove incontrarsi per potersi orientare e informare, o magari condividere esperienze e organizzarsi. Tutto questo, e molto altro ancora, a PLAS (Partecipazione. LAvoro. Servizi), la casa dei mille lavori€, uno spazio indipendente, ma situato all’interno della Camera del Lavoro di Firenze, che verrà  inaugurato giovedì 25 ottobre alla presenza di Susanna Camusso, segretario generale Cgil.

Dopo alcune recenti e fortunate esperienze, come a Bergamo e a Lecce, la Cgil continua nel suo progetto di aprire e promuovere nelle sue strutture spazi rivolti ai giovani e ai precari. Questi ultimi, infatti, spiega in una nota il sindacato, non dispongono di luoghi in cui incontrarsi, per condividere la propria situazione e magari organizzare un’azione collettiva€.

Tutto questo sarà adesso possibile grazie a PLAS, la casa per i mille lavori di oggi, €œdove potersi orientare nell’accesso al lavoro e ricevere informazioni sui contratti e sui propri diritti; una casa dove svolgere corsi di formazione e immaginare un nuovo mutuo soccorso; una casa in cui organizzare iniziative culturali e aggregative, ma soprattutto una casa in cui, le nuove generazioni possano organizzarsi, sperimentare l’azione collettiva, elaborare nuove iniziative sindacali, costruire campagne e rivendicazioni territoriali€.

PLAS non è la sola esperienza del genere, fa parte infatti di un progetto nazionale promosso dai giovani della Cgil che ha dato vita ad iniziative simili mentre altre partiranno nei prossimi mesi. €œLa storia della Cgil e di tutto il movimento sindacale – spiega il sindacato – ci insegna come la rappresentanza dei soggetti più deboli e frammentati sia possibile se si immaginano modalità specifiche che puntano sulla partecipazione diretta€.

E’ questo che vuole fare la Cgil: mettere a disposizione delle nuove generazioni spazi e competenze€. L’inaugurazione di PLAS la casa dei mille lavori si terrà  giovedì 25 ottobre a Firenze presso la Camera del Lavoro (Borgo dei Greci 3) alle ore 18:15 alla presenza del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso.

I consigli della Fornero

NEWS

Giovani Cgil a Fornero, consigli fuori dalla realtÃ

 

I consigli della Fornero sono talmente fuori dalla realtà da farci pensare che per fare il Ministro non basta essere Professori e ci convince che forse dovremmo essere tutti più schizzinosi, o meglio “choosy”. Così – i giovani della Cgil replicano alle parole del ministro del Lavoro sul fatto che i giovani non debbano essere “schizzinosi” circa le prime offerte di lavoro.

Una modalità  quella della Fornero, osservano i “Giovani NON più disposti a tutto”, €œper tornare a colpevolizzare i giovani attraverso una frase inaccettabile agli occhi di una generazione che è stata costretta ad essere disposta a tutto pur di lavorare, così come la Cgil ha denunciato in questi anni€. Secondo i giovani del sindacato, inoltre, si tratta di una frase inappropriata nei confronti di €œuna generazione umiliata, costretta a lavorare a condizioni indecenti, con tirocini gratuiti, contratti fasulli, orari impossibili, mansioni estranee alle competenze acquisite, in assenza di diritti in caso di malattia e maternità , senza uno straccio di indennità  di disoccupazione, nonostante i falsi proclami della Riforma del lavoro€.

Il ministro Fornero, proseguono i giovani Cgil, €œfarebbe bene a occuparsi della propria Riforma del lavoro, che sta creando più  problemi che opportunità , e il Governo tutto dovrebbe pensare a come costruire una prospettiva di sviluppo per il nostro Paese, per offrire alle nuove generazioni un lavoro di qualità, all’altezza delle competenze acquisite in anni di studio. Una e ormai più generazioni stanno passando dalla precarietà alla disoccupazione: questo dimostra quanto è  falsa la retorica sulla flessibilità come panacea per favorire l’occupazione e se non invertiamo rapidamente l’agenda politica – concludono – condanneremo ancora di più i giovani alla marginalità  o all’espatrio€.