Frontalieri

Lavoratori frontalieri. Raccomandazioni CES su come superare gli ostacoli alla mobilità

Il 10 e 11 marzo 2015 il Comitato esecutivo della CES (Confederazione europea dei sindacati) ha adottato una serie di raccomandazioni ai governi nazionali e all’Unione europea su come superare gli ostacoli alla mobilità dei lavoratori frontalieri, ossia 
dei cittadini di uno Stato membro che lavorano sul territorio di un altro Stato membro, e ritornano al luogo di residenza almeno una volta alla settimana.

Anche se numericamente non rappresentano una parte rilevante del mercato del lavoro dell’UE (non più di 1,2 milioni, secondo la Commissione europea), i lavoratori frontalieri forniscono un contributo importante all’economia di molti Stati membri, ma si trovano ad affrontare problemi specifici che limitano il loro diritto alla libera circolazione attraverso le frontiere.

In materia di libera circolazione, i lavoratori frontalieri devono affrontare ostacoli simili a quelli degli altri lavoratori mobili, ma sono anche colpiti da una discriminazione più specifica, relativa al fatto che lavorano in un paese e vivono in un altro.

Gli ostacoli specifici alla libera circolazione dei lavoratori frontalieri si manifestano, secondo la CES, soprattutto in quattro aree: previdenza e prestazioni sociali; imposte dirette e benefici fiscali indiretti; diritto del lavoro; disposizioni in materia di ingresso e soggiorno dei lavoratori frontalieri cittadini di paesi terzi.

Convinti della necessità di garantire la parità di trattamento per tutti i lavoratori e in tutti i mercati del lavoro, indipendentemente dalla nazionalità e dal luogo di residenza, la CES ritiene necessario eliminare tutte le restrizioni irragionevoli o ingiustificate al lavoro di frontiera. Queste quindi, in sintesi, le raccomandazioni che il sindacato europeo rivolge all’UE e ai governi nazionali e, al fine di eliminare gli ostacoli che devono affrontare i lavoratori frontalieri:

All’Unione europea:

Monitorare l’atteggiamento degli Stati membri al fine di garantire l’applicazione del diritto comunitario e il rispetto della parità di trattamento.

Incoraggiare gli Stati ad adottare norme speciali per rimuovere gli ostacoli alla circolazione di tutti i lavoratori.

Incoraggiare e sostenere gli Stati a creare istituzioni specializzate per informare e assistere tutti i lavoratori mobili.

Ai governi nazionali, per quanto riguarda previdenza e prestazioni sociali:

Piena attuazione del principio secondo cui i lavoratori frontalieri sono coperti dal sistema di sicurezza sociale del paese in cui lavorano e non il paese in cui risiedono.

Assicurarsi che questi diritti siano rispettati anche da tutte le autorità territoriali e le organizzazioni intermedie.

Ai governi nazionali, in materia di imposte e benefici fiscali:

Stabilire regole comuni e promuovere la cooperazione amministrativa tra le autorità fiscali, al fine di evitare la doppia imposizione sul reddito e sul patrimonio.

Prevedere che le entrate fiscali generate dal reddito dei lavoratori frontalieri siano attribuite in parte al paese di residenza di quest’ultimi.

Ai governi nazionali, per quanto riguarda il diritto e le condizioni di lavoro:

Garantire che il fatto di non risiedere nel paese di lavoro non sia una ragione per non applicare integralmente ai lavoratori frontalieri i principi della parità di trattamento (con particolare riferimento ai salari e condizioni di lavoro) e la “lex loci laboris”.

Garantire l’applicazione del principio della “parità di retribuzione”.

Ai governi nazionali, in materia di ingresso e soggiorno di cittadini di paesi terzi:

Il fatto di non avere residenza nel territorio del paese di occupazione non deve causare barriere e trattamenti ingiusti nei confronti di cittadini di paesi terzi che svolgono un lavoro di frontiera.

www.osservatorioinca.org

Frontalieriultima modifica: 2015-03-26T17:14:40+01:00da vitegabry
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