Archivi giornalieri: 4 giugno 2023

Lo sport come strumento per combattere le discriminazioni #conibambini

Lo sport come strumento per combattere le discriminazioni #conibambini

L’attività sportiva può essere un veicolo prezioso per trasmettere valori e abbattere discriminazioni. Oggi i minori stranieri praticano sport molto meno dei coetanei, e l’offerta di spazi dove praticarlo è ampiamente differenziata sul territorio.

 
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La funzione dello sport nella crescita di bambine e bambini, ragazzi e ragazze non coinvolge unicamente il loro sviluppo psicofisico. Un aspetto fondamentale, perché riguarda il diritto alla salute tutelato dalla convenzione sui diritti dell’infanzia, e che tuttavia non esaurisce il ruolo dell’attività sportiva.

Lo sport ha infatti un impatto anche nella crescita sociale ed educativa dei più giovani. Offre un ambiente in cui apprendere, in un contesto di gioco, valori quali il rispetto delle regole e degli avversari, la lealtà verso i compagni e la squadra, la dedizione personale. Inoltre, rappresenta un momento di aggregazione e di socialità in cui sviluppare la propria personalità e instaurare relazioni con i coetanei e gli adulti.

Aspetti che rendono la pratica sportiva centrale anche nelle politiche di contrasto alle discriminazioni, come quelle di natura etnica e razziale, ancora oggi purtroppo molto presenti. Un potenziale enorme, attualmente compromesso dalla minore partecipazione di bambini e ragazzi di origine straniera alle attività sportive.

L’impatto delle discriminazioni sui minori stranieri

Le ragazze e i ragazzi stranieri subiscono atti di discriminazione e di bullismo più spesso dei coetanei italiani. Del resto il bullismo, come abbiamo avuto modo di raccontare, genera esclusione sociale, perché a farne le spese sono coloro che sono già meno inclusi, per una diversità sociale, fisica, etnica o culturale.

Nelle rilevazioni di Istat sull’integrazione delle seconde generazioni è emerso come siano proprio i ragazzi delle nazionalità che hanno meno contatti con i coetanei italiani a finire più spesso vittime di atti di discriminazione.

(…) i ragazzi che sembrano essere più “esposti” ad episodi di prepotenza e/o comportamenti vessatori da parte dei loro coetanei sono i cinesi, i filippini e gli indiani (con percentuali ben superiori al 50 per cento), le stesse collettività che tendono ad essere più “chiuse” nei confronti dei coetanei italiani.

Per contrastare questi fenomeni è necessario intervenire sull’educazione al rispetto tra persone e culture e sull’abbattimento di pregiudizi e stereotipi. Partendo innanzitutto dalla conoscenza e dal confronto reciproco. Le occasioni di aggregazione offerte dalla pratica sportiva possono aiutare a realizzarli, giorno per giorno.

23,9% gli alunni stranieri che non frequentano i compagni fuori da scuola (14,4% tra gli italiani).

La condivisione e il gioco di squadra che si realizzano nello sport rappresentano un veicolo insostituibile per creare questi momenti di socialità e trasmettere tali valori. Perciò è un problema se i minori stranieri hanno minore accesso alla pratica sportiva, come oggi sembra accadere.

I minori stranieri fanno meno sport dei coetanei

Tra ragazze e ragazzi delle medie, solo il 53% degli studenti stranieri pratica attività sportive al di fuori dall’orario scolastico. Quasi altrettanti (47%) non ne svolgono alcuna, in base ai dati raccolti nell’ambito dell’indagine sull’integrazione delle seconde generazioni. Per avere un termine di paragone, tra i coetanei italiani oltre 3 su 4 fanno sport (75,7%), e meno del 25% non ne pratica nessuno.

Il divario è meno ampio, ma comunque consistente nelle scuole superiori. E spesso le disparità nell’accesso allo sport riguardano proprio i giovani meno inclusi, stando ai dati sul bullismo e sulla frequentazione con i compagni visti in precedenza.

I più svantaggiati risultano essere i ragazzi indiani e cinesi, con percentuali intorno al 35 per cento: in particolare, tra le ragazze indiane solo il 16 per cento pratica un’attività sportiva al di fuori dell’orario scolastico.

Inoltre il gap, oltre che per cittadinanza, è anche per genere. I maschi italiani delle scuole secondarie, alla data della rilevazione (2015), praticavano sport nel 76% dei casi, quelli stranieri nel 64,1%. Le ragazze italiane meno dei giovani stranieri (62,3%), quelle straniere addirittura hanno dichiarato di fare sport in poco più di un caso su 3 (35,3%).

Disparità di accesso che possono dipendere da numerosi fattori, dalle discriminazioni di genere alla condizione economica della famiglia. Tanto tra i ragazzi italiani quanto tra gli stranieri la pratica sportiva aumenta al migliorare dello status socio-economico percepito. Senza contare aspetti come l’integrazione della comunità straniera nel contesto territoriale di riferimento, o ancora la stessa diffusione di luoghi per fare sport sul territorio.

L’accesso e la disponibilità di luoghi dove fare sport sul territorio

In media, quasi uno studente straniero delle scuole secondarie su 3 dichiara di non frequentare mai campi o centri sportivi, come luogo di ritrovo al di fuori della scuola. Tra i ragazzi italiani la quota scende a 1 su 4: il 25,6% non frequenta mai strutture sportive nel proprio tempo libero.

In PugliaSicilia e Campania, la quota di adolescenti stranieri che non hanno mai accesso a queste strutture supera il 34%; superano la media nazionale anche Lazio (33%), Liguria (32,2%), Toscana e Veneto (entrambe al 31,7%). Mentre livelli più contenuti si registrano nella provincia autonoma di Bolzano (20,5%), in Friuli-Venezia Giulia (26%), in Valle d’Aosta (26,1%) e nella provincia autonoma di Trento (27,10%).

34,9% i ragazzi stranieri che in Puglia non frequentano campi sportivi come luogo di ritrovo.

Un mancato utilizzo che pone una questione di disparità di accesso a questo tipo di strutture. In termini economici, considerato il legame tra la condizione della famiglia e l’abitudine alla pratica sportiva. Ma anche per la stessa disponibilità di luoghi dove fare sport sul territorio.

L’offerta di aree sportive all’aperto ad esempio non è omogenea sull’intero territorio nazionale. Così come nelle zone del paese dove vivono più bambini e ragazzi con cittadinanza non italiana.

Sono 5 i capoluoghi dove oltre il 25% dei minori è stranieroPrato, dove i residenti under-18 senza la cittadinanza italiana sono oltre un terzo del totale (34,3%), Piacenza (29,1%), Brescia (27,8%), Imperia (25,5%) e Milano (25,2%).

In 3 di questi la disponibilità di aree sportive all’aperto, cioè spazi all’aperto con funzione ludica-ricreativa adibiti a campi sportivi, piscine, campi polivalenti o aule verdi, non raggiunge la media nazionale, pari a circa 10 metri quadri per ciascun minore residente nei capoluoghi.

In particolare l’offerta è di 0,9 metri quadri per minore a Milano, di 5,4 mq a Imperia, di 7,1 a Brescia. Mentre si collocano al di sopra della media nazionale Prato (29,7 metri quadri per residente tra 0 e 17 anni) e Piacenza (42,9).

Disparità su cui intervenire quindi anche per una ragione ulteriore. Anche la disponibilità di spazi dove fare sport può costituire uno strumento prezioso nelle politiche di inclusione.

Scarica, condividi e riutilizza i dati

I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi al verde urbano nelle città sono di fonte Istat e sono aggiornati al 2021.

Foto:  Allison Shelley (EDUimages) – Licenza

 

L’inflazione in Europa ad aprile Europa

L’inflazione in Europa ad aprile Europa

Si registra un nuovo aumento dell’inflazione nell’area euro. In Ungheria l’inflazione maggiore del continente mentre i tassi più bassi sono riportati in Belgio e in Lussemburgo.

 

Continua ad essere presente una spinta inflazionistica che pesa sugli acquisti delle famiglie riducendone il potere d’acquisto.

Secondo la commissione europea, le previsioni sono comunque ottimistiche: i prezzi del gas si mantengono infatti stabili, per quanto gli effetti sul mercato energetico siano piuttosto vari tra i paesi membri. Si stima che per il 2023 l’inflazione annuale nell’Unione europea sarà del 6,7% mentre quella dell’area euro del 5,8%, per poi scendere rispettivamente al 3,1% e al 2,8% nel 2024.

L’inflazione core invece sarà più persistente. Con questa espressione si intende la spinta dei prezzi di tutti quei prodotti che mostrano andamenti meno volatili e più stabili. Secondo le previsioni, sarà del 6,1% in area euro e del 6,9% nell’Unione europea, scendendo poi a 3,2% e 3,6% nel 2024.

Cos’è l’inflazione

Con questo termine si identifica un aumento generale dei prezzi di beni e servizi che vengono consumati nel corso di un anno.

L’inflazione è un rincaro dei prezzi di ampia portata che non riguarda esclusivamente una voce di spesa. Questo aumento riduce il valore della moneta nel tempo, dal momento che con la stessa quantità di denaro si possono acquistare meno beni e servizi. Vai a “Che cos’è l’inflazione”

L’aumento dei prezzi può essere dovuto a elementi sia interni che esterni all’economia del paese. Per esempio, la diminuzione dell’offerta di un determinato bene che ne causa un aumento di prezzo che ricade su altri settori. Oppure squilibri e tensioni a livello geopolitico che potrebbero fermare le forniture oppure alzare il livello di prezzo di certi beni.

Il tasso di inflazione da solo può raccontare solo una parte della storia. Ci sono infatti ulteriori fattori importanti da considerare come il livello dei salari, che determina la possibilità del singolo consumatore di acquistare beni e servizi o l’entità dell’aumento dei prezzi in particolari ambiti del paniere, che potrebbero trainare i rincari.

Eurostat mette a disposizione ogni mese le stime sul tasso di inflazione tendenziale. Gli ultimi dati si rifanno al periodo di aprile 2023. Il tasso tendenziale in Europa si attesta all’8,1%.

7% il tasso di inflazione su base annua nell’area euro ad aprile 2023.

Il paese che riporta il tasso maggiore è l’Ungheria con il 24,5%. Seguono la Lettonia (15%), la Repubblica Ceca (14,3%) e la Polonia (14%). Tassi minori invece in Spagna (3,8%), Belgio (3,3%) e Lussemburgo (2,7%). In Italia, l’inflazione è pari all’8,7%, superiore sia alla media dell’area euro che a quella dell’Unione.

Dopo il picco registrato a ottobre 2022, le percentuali si sono abbassate per tutti i territori considerati fino a marzo 2023. Ad aprile si registra invece un aumento per quasi tutti i paesi compresi nell’analisi. L’Italia continua a riportare il valore maggiore (8,7%) seguita da Germania (7,6%), Francia (6,9%) e Spagna (3,8%).

I beni energetici hanno inciso sull’inflazione dell’area euro. Si registrano due picchi a giugno 2022 (41,9%) e ottobre 2022 (41,3%) per poi giungere a un calo della differenza dei livelli di prezzi fino al raggiungimento di un valore negativo a marzo 2023 (-0,9%). Ad aprile 2023 i beni energetici segnano un aumento rispetto all’indice calcolato a marzo 2023 (2,3%). La componente con gli incrementi maggiori rimane comunque il cibo, per quanto l’aumento sia minore rispetto a quello registrato nel mese precedente (13,5%). Stabili invece i beni industriali non energetici (6,2%) e servizi (5,2%).

Dinamica simile anche per l’Italia, che registra una diminuzione dell’inflazione sul cibo (da 12% calcolato a marzo 2023 a 11% di aprile 2023) mentre aumenta il peso dell’energia (da 10,7% a 16,7%). Diminuisce leggermente la pressione dei beni industriali non energetici (5,5%) e rimangono stabili i servizi (5,1%).

Foto: Lucas Santos – licenza

 

In quali territori andranno i fondi del Pnrr contro il dissesto idrogeologico #OpenPNRR

In quali territori andranno i fondi del Pnrr contro il dissesto idrogeologico #OpenPNRR

In molti hanno suggerito di usare i fondi Pnrr per la ricostruzione post alluvione in Emilia Romagna ma metà delle risorse per il dissesto idrogeologico sono già stata assegnate. Vediamo dove e cosa finanziano e quali sono i margini per nuovi progetti.

 

Alla luce delle drammatiche vicende che hanno colpito l’Emilia Romagna nelle ultime settimane, da più parti è arrivata la richiesta di destinare una parte dei fondi del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) alla ricostruzione. Occorre precisare però che uno specifico investimento per la riduzione del rischio idrogeologico è già presente nel piano e che parte dei fondi previsti è già stata assegnata.

1,15 miliardi € i fondi del Pnrr già assegnati per la ricostruzione di infrastrutture danneggiate a causa di frane e alluvioni precedenti.

Discorso diverso riguarda gli interventi finalizzati alla messa in sicurezza, al monitoraggio e alla prevenzione. Questi fondi infatti, pari a circa 1,29 miliardi, devono ancora essere assegnati, anche se il processo di selezione dei progetti è già partito.

In attesa della proposta di revisione complessiva del piano, promessa dal governo entro agosto, sono queste le risorse che potenzialmente potrebbero essere reindirizzate alla ricostruzione. Tuttavia va detto che i fondi Pnrr hanno una destinazione precisa, legata a misure specifiche e la possibilità di dirottarli su interventi diversi non è così scontata.

Gli investimenti del Pnrr contro il dissesto idrogeologico

Complessivamente l’investimento del Pnrr che prevede interventi per la gestione del rischio idrogeologico ammonta a 2,49 miliardi di euro.

In generale l’investimento punta a rafforzare le misure di prevenzione attraverso un programma di azioni strutturali e non. Le risorse stanziate sono destinate a progetti per ridurre il rischio di alluvioni e frane, mettendo in sicurezza i territori con interventi di riqualificazione, monitoraggio e prevenzione.

1,3% le risorse Pnrr dedicate al dissesto idrogeologico rispetto al totale.

Tale investimento poi si suddivide in 2 sotto-misure. La linea A, di competenza del ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, prevede interventi nelle aree più a rischio con l’obiettivo di portare in sicurezza 1,5 milioni di cittadini. La linea B invece, a cui abbiamo già accennato, è di competenza della protezione civile e prevede finanziamenti per il ripristino delle infrastrutture danneggiate da eventi calamitosi già verificatisi. Tale intervento assorbe 1,2 miliardi dell’investimento totale (il 48,2% circa).

Per quanto riguarda la linea A i progetti da finanziare non sono ancora stati selezionati. Questo passaggio è atteso entro la fine dell’anno. Sono invece già noti gli interventi che saranno realizzati nell’ambito della linea B.

Prima di passarli in rassegna però, occorre precisare che in nessun modo tali azioni avrebbero potuto evitare ciò che è accaduto in Emilia Romagna. Questo per due ragioni: la prima è che si tratta di progetti per la ricostruzione in territori colpiti da calamità naturali precedenti. Emilia Romagna compresa.

I fondi Pnrr non sono pensati per far fronte alle emergenze.

La seconda è che il Pnrr è stato avviato nel 2021 e prevede il completamento degli interventi finanziati per questa misura rispettivamente nel marzo del 2026 (per la linea A) e nel dicembre del 2025 (per la linea B). Con l’attuale configurazione quindi tali investimenti dovranno servire affinché eventi come quelli degli ultimi giorni non si ripetano, piuttosto che per la ricostruzione emergenziale.

A tale scopo è necessario ricorrere ad altre fonti di finanziamento. A meno di una revisione complessiva del Pnrr che preveda una redistribuzione delle risorse. Un passaggio che potrebbe anche essere possibile dato che il governo sostiene da mesi di avere avviato delle trattative con la commissione europea per la modifica del piano italiano.

Oltre agli investimenti il Pnrr prevede anche anche una riforma il cui scopo era quello di superare le criticità legate alla debolezza e all’assenza di un efficace sistema di governance nelle azioni di contrasto al dissesto idrogeologico.

Nella sua indagine relativa al fondo di programmazione 2016-2018, la Corte dei conti ha evidenziato: i) l’assenza di un’efficace politica nazionale, di natura preventiva e non urgente, per il contrasto al dissesto idrogeologico; ii) la difficoltà degli organi amministrativi nell’inserire la tutela del territorio nelle proprie funzioni ordinarie; iii) la debolezza dei soggetti attuatori e dei Commissari/Presidenti Straordinari della Regione, che non hanno strutture tecniche dedicate. La Corte dei conti ha inoltre sottolineato le difficoltà procedurali, l’assenza di controlli adeguati e di un sistema unitario di banche dati.

Tale riforma di settore doveva entrare in vigore entro giugno dello scorso anno (all’epoca era ancora in carica il governo Draghi). Passaggio che, in base a quanto riportato dalle fonti disponibili, può essere considerato come completato. Ciò non è avvenuto con un singolo intervento normativo. Sono ben 15 infatti gli atti elencati sul portale Italia domani.

Come si distribuiscono i fondi del Pnrr già assegnati

Allo stato attuale quindi è possibile conoscere quanti sono i progetti finanziati nell’ambito della “linea B”. E come i fondi assegnati si distribuiscono tra le varie regioni italiane.

Complessivamente i progetti selezionati sono 1.725 per un ammontare complessivo di circa 1,15 miliardi di euro assegnati (sostanzialmente tutte le risorse disponibili). La maggior parte di questi fondi, pari a circa 924 milioni di euro, è stata assegnata a 1.319 nuovi progetti. Interventi cioè predisposti ad hoc per intercettare le risorse del Pnrr. La restante parte invece andrà a progetti “in essere”. Opere cioè che erano già state previste in precedenza ma ugualmente finanziate dal piano.

A livello complessivo a ricevere più risorse è la Lombardia (136,9 milioni per 320 progetti). Una scelta probabilmente dovuta al fatto che si tratta della regione più densamente popolata d’Italia. Inoltre parliamo di un territorio con estese zone montane, particolarmente esposte al rischio di alluvioni e frane.

Al secondo posto per quota di risorse totali assegnate troviamo proprio l’Emilia Romagna (circa 98 milioni di euro per 222 progetti). Regione che peraltro, come avevamo visto in questo articolo, risulta essere tra le più esposte in Italia a questo tipo di fenomeni.

Tra le aree del paese che ricevono i finanziamenti maggiori troviamo anche Sicilia (circa 97 milioni per 48 progetti), Veneto (84,4 milioni per 26 progetti) e Toscana (84,3 milioni per 37 progetti).

Gli interventi finanziati in Emilia Romagna

Sulla nostra piattaforma OpenPNRR è possibile capire, territorio per territorio, quali sono i progetti per il rischio idrogeologico che hanno già ricevuto fondi. Occorre precisare però che, pur avendo preso i dati da una fonte ufficiale (il portale Italia domani), abbiamo visto che in alcuni casi questi contengono degli errori che ci stiamo impegnando a correggere. A questo proposito, come spieghiamo in questo articoloinvitiamo tutti i lettori a segnalarci eventuali anomalie che dovessero riscontrare.

I fondi Pnrr già assegnati riguardano opere per la ricostruzione di aree già colpite da cataclismi in passato.

Tenendo presente quanto detto, a livello di singole opere, possiamo osservare che ci sono 5 interventi finanziati in Emilia Romagna con un valore complessivo pari o superiore ai 2 milioni di euro. Il progetto dall’importo più alto prevede la manutenzione straordinaria e l’adeguamento delle opere di difesa della costa nei comuni che si trovano nella provincia di Forlì-Cesena e Rimini. Vale complessivamente 3,14 milioni di euro e interessa 5 comuni (Cesenatico, Bellaria-Igea marina, Savignano sul Rubicone, San Mauro Pascoli e Gatteo).

Il secondo progetto più rilevante vale 2,9 milioni e prevede la riduzione del rischio idraulico per i comuni di ScandianoCasalgrande e Rubiera. Territori attraversati dal torrente Tresinaro in provincia di Reggio Emilia. C’è poi un’opera del valore complessivo di 2,5 milioni di euro per il ripristino, recupero e integrazione delle opere di difesa idraulica dell’alveo del fiume Trebbia. Progetto che interessa i comuni di Travo e Coli in provincia di Piacenza.

Trasparenza, informazione, monitoraggio e valutazione del PNRR

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Infine, 2,4 milioni andranno ai comuni di Pavullo nel Frignano e Montese (Modena), per il ripristino e l’adeguamento delle opere idrauliche e il consolidamento dei terreni interresati da frane. E 2 milioni per la messa in sicurezza degli abitanti a rischio idrogeologico nella Val d’Enza. In particolare nei comuni di TraversetoloPalanzano e Monchio delle Corti (Parma).

Come risulta evidente da questo breve excursus, molti progetti interessano contemporaneamente più territori. È impossibile in questi casi riuscire a estrapolare una ripartizione esatta dei fondi per singolo comune. Per farci un’idea di come gli investimenti contro il dissesto idrogeologico potranno impattare sulle varie comunità quindi abbiamo scelto di attribuire l’intero importo del progetto a tutte le aree coinvolte. I valori rappresentati nella mappa sottostante quindi devono essere presi come un’indicazione generale e non come una ripartizione puntuale dei fondi.

Santissima Trinità

 

Santissima Trinità


Nome: Santissima Trinità
Titolo: Il Padre il Figlio e lo Spirito Santo
Ricorrenza: 4 giugno
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Solennità
La Chiesa, dopo aver stabilite diverse feste che onorano le singole Persone della Santissima Trinità, ne fissò pure una in onore delle Tre Persone.

Questa festa fu istituita nei primi secoli del Medio Evo per opera specialmente dei monaci che cominciarono a celebrarla nei loro monasteri. Di qui si estese man mano alle singole diocesi e finalmente all’intera Chiesa Romana per opera di Papa Giovanni XXII che nel 1314 la dichiarava festa universale, fissandola la prima domenica dopo Pentecoste.

« Abbiamo visto, dice il Guéranger, gli Apostoli il di della Pentecoste ricevere lo Spirito Santo, e fedeli all’ordine del loro Divino Maestro, mettersi in viaggio per andare ad ammaestrare le nazioni nel nome della Santissima Trinità. Era dunque conveniente che la festa di Dio Uno e Trino seguisse immediatamente la Pentecoste cui si connette con misterioso vincolo ».

La festa della Trinità è una festa cara e gradita a tutti i cristiani perché ricorda il più grande mistero della nostra religione: « Un Dio solo in tre persone uguali e distinte »; questo dogma che è il grande oggetto della nostra adorazione in vita, sarà poi la nostra eterna felicità in cielo.

La Messa ed il Breviario sono un continuo sueccedersi di invocazioni alla Santissima Trinità.

Così tutti i Sacramenti portano la medesima invocazione. L’intenzione quindi della Chiesa nell’avere tutta impregnata la Sacra Liturgia del nome della Santissima Trinità è di far vivere nelle menti dei fedeli questo mistero e di far rinnovare in essi i sentimenti di una profonda adorazione, di una umile riconoscenza verso le Tre Persone.

Verso il Padre, come principio di tutto ciò che è, Padre di un Figlio eterno e con sostanziale a Lui, Padre che col Figlio è principio dello Spirito Santo.

Verso il Figlio, generato ab aeterno dal Padre, incarnatosi, morto sulla croce per la salvezza degli uomini.

Verso lo Spirito Santo, come amore eterno e sostanziale del Padre e del Figlio dai quali procede, e da Essi dato alla Chiesa, che santifica, vivifica, mediante la carità che si diffonde nei nostri cuori.

Nessun altro mistero è tanto ricordato nella Liturgia come questo. Nei Sacramenti che sono i principali mezzi della grazia si fa menzione della Santissima Trinità.

Nel Battesimo, il bambino viene battezzato nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Nella Cresima si ha la formula: « Ti segno col segno della croce, ti confermo col crisma della salute nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo ».

Dopo la distribuzione della Santissima Eucarestia il sacerdote benedice nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo.

Al confessionale il sacerdote comincia colla benedizione e dà l’assoluzione nel nome della Santissima Trinità.

Soventissimo invocato, nel Sacramento dell’Ordine.

Nel matrimonio il sacerdote congiunge gli sposi nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo.

In tutti gli inni, in tutti i salmi, in tutte le preghiere della Messa son ricordate le Tre Persone: è una lode perenne che si dà alla Santissima Trinità.

PRATICA. Facciamo sovente il segno della santa croce, recitiamo bene il Gloria al Padre e al Figliuolo e allo Spirito Santo.

PREGHIERA. Ci giovi alla salvezza dell’anima e del corpo, o Signore Dio nostro, la comunione di questo sacramento, la confessione della sempiterna e santa Trinità e della stessa individua unità.

MARTIROLOGIO ROMANO. Solennità della santissima e indivisa Trinità, in cui professiamo e veneriamo Dio uno e trino e la Trinità nell’unità.