Archivi giornalieri: 19 luglio 2022

Marocco crescono investimenti ma peggiora lo stato sociale

Marocco crescono investimenti ma peggiora lo stato sociale

In Marocco i massicci investimenti stranieri e la diminuzione della povertà complessiva non hanno prodotto equità sociale. Permangono sacche di disoccupazione e disparità. Pericolosi fermenti in alcune zone e fenomeni di migrazione verso l’Europa.

Tempo Lettura: 2 minutidi Redazione.

Marocco. Da oltre un anno, pescatori, minatori, e laureati disoccupati del nord del paese hanno invocato l’aiuto del governo. Mentre le proteste infuriano nel paese, il governo, consapevole della necessità di creare posti di lavoro, ha dato vita a un progetto di sette eco-resort.

A Marchica è in via di ultimazione il primo. Fanno parte di un piano decennale voluto dal Re per aumentare il turismo e gettare le basi per nuovi investimenti.

Lo sviluppo economico.

Lo sviluppo del Marocco è stato impressionante. Il settore manifatturiero è in crescita, forti investimenti da parte di imprese europee e cinesi, e legami migliori con l’Africa subsahariana, hanno stimolato l’economia che ha visto, dal 2000, un aumento pro capite del 70% in termini reali.

Investimenti in strade, treni ad Alta velocità che tagliano le montagne per giungere alla costa, e agevolazioni fiscali, hanno attirato un numero considerevoli di investitori, tra i quali 110 aziende aerospaziali e 150 aziende automobilistiche.

Se la povertà è diminuita complessivamente, rimangono situazioni di marginalizzazione sociale. Il costo dei pedaggi delle nuove autostrade costringe molti marocchini a rimanere su carreggiate intasate e pericolose. Il treno AV è per i turisti, perché costituisce un lusso per una famiglia media.  Circa due terzi dei marocchini abili al lavoro non riescono a trovare un impiego.

Ineguaglianza sociale.

La situazione è peggiorata con le zone del nord nelle quali la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 40%, più del doppio della media nazionale. Decine di migliaia di marocchini attraversano lo stretto di Gibilterra ogni anno, sperando di trovare lavoro in Europa e mandare denaro ai parenti rimasti a casa.

Le numerose proteste hanno allarmato il re Muhammad VI che teme un terremoto politico.  Egli rimprovera al suo governo di non aver ridotto le disparità sociali tra i segmenti della popolazione; di non aver corretto gli squilibri economici tra le differenti regioni del paese; e non aver raggiunto la “giustizia sociale”. Lamenta che solo una minima parte del suo piano quinquennale per il nord del paese è stata implementata. A seguito di questo diversi ministri sono stati licenziati.

Purtroppo il sovrano ha seri problemi di salute e trascorre molto tempo in convalescenza all’estero. Recentemente ha subito un intervento al cuore. In sua assenza non tutti i progetti vengono portati a buon fine e l’élite al potere, nota con il nome di Makhzen, controlla gran parte dell’economia e privilegia i propri progetti.

I rischi di nuove rivolte.

Il rischio sono le possibili rivolte che potrebbero scatenarsi nel paese. Nel Rif, una regione montuosa a nord, c’è fermento. In quella zona già nel 1950 il re Hassan II, soppresse violentemente una rivolta e considerò selvaggi i berberi locali. Il figlio, l’attuale Muhammad, ha praticato una politica più morbida cercando di sviluppare le zone del nord, nelle quali trascorre sovente le vacanze. In quelle zone ha fatto della lingua berbera Tamazight, una lingua ufficiale. Solamente tre persone sono state uccise ,a seguito di violenze, nell’ultimo anno.

Recentemente in alcune città del nord si sono sviluppate delle proteste. Nel dicembre scorso due fratelli morirono raccogliendo carbone in una miniera abbandonata.  Queste miniere erano un pilastro dell’economia ma furono chiuse dal governo negli anni ’90. Il re ha mandato in visita uno dei suoi ministri. La situazione è rimasta tranquilla per la forte presenza di forze di sicurezza.

Le contestazioni sono presto riprese subito dopo, e più di 50 persone sono finite sotto processo per minaccia nei confronti dello stato. La gente pretende e chiede un’alternativa economica valida. Probabilmente l’idea di costruire alcuni eco-resort non sarà sufficiente per risolvere il problema del perdurante disagio sociale.

Fonte: The Economist

 

Sant’ Arsenio il Grande

 

Sant’ Arsenio il Grande


Nome: Sant’ Arsenio il Grande
Titolo: Eremita
Nascita: 350 circa, Roma
Morte: 450, Scete, Egitto
Ricorrenza: 19 luglio
Tipologia: Commemorazione
Patrono di:Sant’Arsenio
 
Bianco con candida e lunga barba, alto di statura, nobilissimo d’aspetto, questo era Sant’Arsenio a novantacinque anni, dopo più di mezzo secolo di vita nel deserto più arido e desolato, quello dello Scete, in Egitto.

Il nobile incedere gli veniva dall’essere romano, di famiglia senatoriale. Nel Palazzo imperiale aveva ricoperto cariche assai alte, e sembra addirittura che Teodosio l’avesse scelto come precettore dei propri figli, Arcadio e Onorio, che si divisero poi l’Impero paterno. Quando Roma fu conquistata dal Re barbaro Alarico; quando l’Impero costruito dai Cesari cominciò a crollare, Arsenio comprese come la sua opera nel mondo fosse inutile. Si sentì chiamato verso un nuovo Impero, che non avrebbe temuto le orde dei barbari. Una voce gli disse: «Fuggi gli uomini, e ti salverai!». Fuggiti gli uomini, Arsenio condusse, nel deserto egiziano, una vita di continua preghiera, quasi sopprimendo il sonno. Al tramonto, volgeva le spalle al sole calante e per tutta la notte, con gli occhi fissi al levante, aspettava l’aurora del nuovo giorno. Soltanto allora, per brevissimo tempo, si assopiva.

Pregava e piangeva, con gli occhi senza più ciglia, per le lacrime e per lo sforzo di non dormire. Pregava per l’Impero caduto, ma anche di più piangeva sull’infelicità del mondo, sulla sorte di tanti infelici, sul sacrificio divino, dimenticato e negletto dagli uomini.

«Beato te, abate Arsenio, disse di lui un altro eremita. Tu ti sei pianto in questa vita! Chi non si piange in questa vita, piange eternamente nell’altra».

Il pianto di Sant’Arsenio fu assai lungo: durò per 53 anni, prima del giorno in cui passò, con la morte, alla gioia dell’altra vita. La sua esistenza era stata l’adempimento di una preghiera che si legge ancora nel Messale, e che chiede proprio il dono delle lacrime, quelle lacrime che la maggioranza degli uomini vorrebbero evitare, perché espressione di sofferenza. Dice: «Dio onnipotente e pieno di dolcezza, che in favore del popolo assetato facesti zampillare dalla roccia una fonte d’acqua viva, estrai dal nostro cuore di pietra le lacrime della compunzione, affinché possiamo piangere i nostri peccati, meritando così di esserne perdonati nella Tua misericordia».

MARTIROLOGIO ROMANO. Presso il monte Scete in Egitto, sant’Arsenio, che fu, secondo la tradizione, diacono della Chiesa di Roma; ritiratosi a vita solitaria al tempo dell’imperatore Teodosio, pieno di ogni virtù rese lo spirito a Dio.