Archivi giornalieri: 13 luglio 2022

Riforma pensioni, ipotesi “anticipo soft”: di che si tratta?

Riforma pensioni, ipotesi “anticipo soft”: di che si tratta?

Con Quota 102 in scadenza si cercano (in fretta) soluzioni per superare la riforma Fornero

Si fa strada all’interno del governo l’ipotesi di inserire all’interno della prossima nota di aggiornamento al Def di settembre una riforma delle pensioni dopo la bocciatura di quota 102, quota 100 e quota 41. Pasquale Tridico, il presidente dell’INPS, ha infatti proposto una pensione a due velocità, con la possibilità di ottenere un “anticipo soft” come l’ha definita il ministro del Lavoro, Andrea Orlando.

L’anticipo soft

Come sappiamo la pensione, adesso che è stata cancellata quota 100, con quota 102 prossima ad andare in soffitta -e tutte le altre proposte, è ottenibile al raggiungimento di 67 anni di età e 41 anni di contributi più 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini. Il pensionamento anticipato soft invece consisterebbe in una pensione ottenibile con 5 anni di anticipo ma con un assegno ridotto. Si potrebbe aprire quindi a questo punto un tavolo tecnico per discutere delle modalità attuative di questa proposta.

La Fornero sullo sfondo

In caso di mancata riforma tornerebbe di nuovo in vigore la riforma pensioni della Fornero a partire da gennaio 2023. L’ex Ministro è tornata sul tema sottolineando che il provvedimento da lei elaborato non è cancellabile ma comunque può essere superato con qualche correttivo laddove necessario.

Altre soluzioni

Un’altra proposta avanzata negli ultimi giorni è stata quella di estendere l’Ape sociale anche ad altre categorie oltre agli addetti impiegati in lavori usuranti: si è parlato di disoccupati, caregiver e tutti coloro che non sono considerati all’interno dell’Istituto Nazionale Previdenza Sociale e non hanno una contribuzione continuativa.

Si tratterebbe dunque di garantire un ascensore pensionistico a tutte quelle persone che un domani potrebbero costituire la parte più debole della società.

Cosa ha detto Orlando

Sulle pensioni è partita una fase di confronto con le parti sociali. A fine anno, con la scadenza di misure come “Opzione donna” e l’ “Ape sociale”, si renderà necessario procedere al loro rinnovo perché hanno ottenuto buoni risultati”. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Andrea Orlando intervenendo alla presentazione del Rapporto annuale Inps spiegando che il Governo dovrà “anche ampliare e dare criteri di strutturalità alla platea dei lavori gravosi, per l’accesso a meccanismi di anticipo rispetto all’attuale quadro normativo. Rimane aperto il cantiere per il superamento delle misure temporanee di flessibilità in uscita”.

 

Openpolis

In aumento le risposte alle interrogazioni ma alcuni ministeri restano in difficoltàRapporto fiduciario

Il parlamento svolge un’importante attività di controllo sull’operato del governo attraverso i cosiddetti “atti di sindacato ispettivo”. L’attuale esecutivo sta aumentando la sua capacità di risposta in questo senso ma con significative differenze tra i diversi ministeri.

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Negli ultimi anni ci siamo abituati ad assistere alle sempre più frequenti informative che il presidente del consiglio o altri esponenti del governo rendono alle aule parlamentari. Lo abbiamo visto prima con l’emergenza coronavirus e lo vediamo adesso con la guerra in Ucraina.

Il governo infatti deve sempre rendere conto al parlamento del proprio operato, in virtù del rapporto fiduciario che lo lega a quest’ultimo e senza il quale sarebbe costretto alle dimissioni. Proprio per questo motivo, deputati e senatori hanno anche ulteriori possibilità per indagare l’attività del governo, attraverso la presentazione dei cosiddetti “atti di sindacato ispettivo”. Si tratta di istanze attraverso cui i parlamentari possono chiedere informazioni agli esponenti del governo in merito a temi di loro interesse.

Anche se questi atti hanno indubbiamente un importante valore simbolico, non sempre i governi danno seguito alle richieste di chiarimento presentate. Per quanto riguarda l’attuale esecutivo ad esempio, gli atti di sindacato ispettivo prodotti sono stati 7.845 ma solo 2.523 di questi hanno ricevuto una risposta.

32,2% le risposte fornite dal governo Draghi agli atti di sindacato ispettivo del parlamento.

Un dato in aumento rispetto ai mesi scorsi ma ancora piuttosto basso, sebbene in linea con quello dei governi precedenti. Tra i ministeri più in difficoltà da questo punto di vista troviamo quelli della salute, dell’istruzione, dell’interno e della giustizia, oltre alla stessa presidenza del consiglio.

Quanti e quali atti di sindacato ispettivo

Per acquisire tutte le informazioni necessarie alla valutazione dell’attività del governo, il parlamento ha a disposizione tre strumenti principali:

  • le interrogazioni mediante le quali un membro del parlamento può chiedere ad un esponente dell’esecutivo se è un fatto è vero, se ne abbia notizia e se il governo intenda prendere dei provvedimenti a riguardo. I parlamentari possono richiedere che a tali interrogazioni sia data risposta immediata in assemblea o in commissione, oppure con risposta scritta;
  • le interpellanze: domande scritte sui motivi della condotta del governo le cui risposte vengono fornite in assemblea;
  • le informative urgenti rese dai membri del governo su iniziativa propria o su richiesta dei gruppi parlamentari su questioni di particolare rilievo e attualità.

In questo articolo in particolare ci soffermeremo sulle prime due voci. Da questo punto di vista, possiamo dire che dall’inizio della legislatura fino al 31 maggio 2022, sono stati presentati in totale 23.489 atti di sindacato ispettivo di cui 7.932 (il 33,8%) hanno ricevuto una risposta. Per quanto riguarda l’attuale esecutivo in particolare possiamo osservare che le interrogazioni e le interpellanze che ancora attendono una risposta rappresentano oltre i due terzi.

 
 

FONTE: elaborazione openpolis su dati camera dei deputati
(ultimo aggiornamento: giovedì 7 Luglio 2022)

 

In particolare sono le interrogazioni a risposta scritta quelle che tipicamente vengono lasciate più indietro. Delle circa 4mila presentate infatti, ancora 3.500 circa devono essere concluse. A queste si devono aggiungere oltre 1.200 interrogazioni con risposta in commissione, 360 interrogazioni a risposta orale e 218 interpellanze.

88,6%  le interrogazioni a risposta scritta a cui il governo Draghi non ha ancora risposto.

Nonostante si tratti di numeri piuttosto significativi, possiamo osservare che la performance dell’attuale esecutivo non si discosta di molto da quelle dei suoi predecessori. Infatti, analizzando i dati delle ultime due legislature, notiamo che solo i governo Renzi (33,2%) e Conte I (33%) presentano un tasso di risposta agli atti ispettivi superiore.

 
 

FONTE: elaborazione openpolis su dati camera dei deputati
(ultimo aggiornamento: giovedì 7 Luglio 2022)

 

Tra gli ultimi 6 governi invece, la performance peggiore da questo punto di vista è quella del governo Letta che non raggiunge il 30%.

Quali sono i ministeri più in difficoltà

Fin qui abbiamo analizzato i dati relativi all’attuale esecutivo in forma aggregata. Ma in questo modo non è possibile individuare quali sono i componenti del governo maggiormente in difficoltà da questo punto di vista. Per questo occorre approfondire i dati di ogni singolo componente del governo Draghi, a partire dalla data del suo insediamento.

Il parlamento ha presentato molti atti ispettivi ai ministeri guidati dai tecnici.

Infatti tra un ministro o una ministra e l’altro possono intercorrere delle differenze anche molto significative. Sia dal punto di vista della quantità di atti ispettivi a loro sottoposti che come capacità di risposta. Per quanto riguarda il primo aspetto, il ministero che ha ricevuto più interrogazioni dal parlamento – come ampiamente prevedibile – è quello della salute. Alla struttura guidata da Roberto Speranza (Leu) infatti, tuttora in prima linea nel fronteggiare l’emergenza Covid, sono state poste oltre mille tra interrogazioni e interpellanze. Interessante notare che, dopo il ministero della salute, gli altri 5 più inquisiti dal parlamento sono tutti guidati da tecnici. Si tratta dei ministeri dell’interno (Lamorgese), delle infrastrutture (Giovannini), dell’economia (Franco), della transizione ecologica (Cingolani) e della giustizia (Cartabia).

A livello di risposte fornite invece, al primo posto troviamo proprio il ministero dell’economia con 273 atti conclusi con una risposta. Seguono poi il ministero del lavoro guidato dal dem Andrea Orlando (245), quello della transizione ecologica (229) e quello delle infrastrutture (225).

Ma com’è del tutto evidente, non tutti i ministeri sono stati coinvolti allo stesso modo da quest’attività. Si passa infatti da dicasteri a cui sono stati sottoposte diverse centinaia di atti ispettivi ad altri chiamati a rispondere (spesso senza riuscirci peraltro) a poche decine. Alla luce di ciò, è molto importante valutare il tasso percentuale di risposta che ogni ministero riesce a fornire. Tenendo sempre presente che – evidentemente – un maggior numero di atti ispettivi richiede comunque un maggiore sforzo per fornire le risposte richieste, le strutture meno efficienti sono quella che fa capo alla ministra per gli affari regionali Maria Stella Gelmini (11,1%), la presidenza del consiglio dei ministri (13,16%) e lo stesso ministero della salute (18,7%). Sotto il 25% di risposte fornite anche il ministero dell’istruzione (21%) e quello dell’interno (21,6%).

 
 

FONTE: elaborazione openpolis su dati camera dei deputati
(ultimo aggiornamento: giovedì 7 Luglio 2022)

 

Per quanto riguarda il ministero della salute in particolare è probabile che il minor tasso di risposta alle richieste di chiarimento da parte di deputati e senatori sia da ricollegarsi alla priorità data dal ministero alla gestione dell’emergenza. Soprattutto nelle fasi più critiche, la comunicazione con il parlamento si è sostanziata principalmente attraverso le informative del ministro in aula, avvenute con una certa regolarità.

Meritevole di attenzione invece l’atteggiamento della presidenza del consiglio che, pur avendo ricevuto una quantità piuttosto contenuta di atti ispettivi, ha scelto di rispondere solo a una minima parte delle interrogazioni e delle interpellanze.

Com’è variata nel tempo la capacità di risposta al governo Draghi

Un ultimo elemento interessante da notare riguarda com’è cambiata nel tempo la capacità del governo in carica di rispondere agli atti di sindacato ispettivo presentati dal parlamento. Possiamo osservare infatti che l’attuale esecutivo, dopo i primi mesi di insediamento, ha iniziato a recuperare il tempo perso.

Se osserviamo l’evoluzione mensile del rapporto tra la somma degli atti di sindacato ispettivo presentati e quelli a cui il governo ha risposto, possiamo notare un costante aumento mese dopo mese. Al netto di qualche piccola battuta d’arresto quindi, il governo ha dimostrato un certo sforzo da questo punto di vista anche nel cercare di recuperare il tempo perso. A maggio infatti, come già detto, si è arrivati a superare il 32% di atti ispettivi conclusi con la risposta dell’esecutivo. Dato che rappresenta il record per il governo Draghi.

Nonostante questo sforzo sia apprezzabile, i valori rimangono comunque ancora piuttosto bassi e difficilmente si potranno avere dei significativi incrementi in questi pochi mesi che ci separano dalla fine della legislatura. Anche perché, come appare evidente pure dal grafico, i parlamentari presentano sempre nuovi atti di questo tipo. Forse ancora di più in un momento come questo: ci troviamo infatti ormai a pochi mesi dalla fine della legislatura e molti deputati e senatori non sono ancora sicuri della possibilità di rielezione. Presentare atti di sindacato ispettivo può quindi rappresentare per costoro un’importante occasione di visibilità, o comunque un modo per segnalare ai propri elettori di riferimento un interesse su determinati temi.

Foto: governo – licenza

4. Le aree residenziali nei paesi europei

4. Le aree residenziali nei paesi europei

L’Ue promuove l’armonizzazione delle politiche abitative negli stati membri, ma come abbiamo raccontato nei precedenti approfondimenti sulla questione abitativa in Europa, sono ancora molte le differenze da stato a stato e anche all’interno dei singoli stati, a livello regionale.

Per esempio, gli scenari sono molteplici per quel che riguarda il rilascio dei permessi erogati dagli stati per la costruzione di edifici abitabili e l’incidenza delle aree residenziali.

Quante residenze si costruiscono negli stati Ue

Con permesso per la costruzione di edifici residenziali si intende l’autorizzazione che il governo nazionale dà per progetti abitativi, per la costruzione o la trasformazione urbanistica o edilizia. Eurostat misura l’azione degli stati membri in questo senso con un indice, il cui valore base è fissato pari a 100 nel 2015.

Negli anni 2013 e 2014 sono stati erogati meno permessi per costruire residenze.

Il valore medio registrato nell’Unione ha raggiunto il picco intorno al 2010, per poi calare progressivamente fino agli anni 2013 e 2014 – anno a partire dal quale si è poi verificata una graduale anche se modesta ripresa. Facendo un paragone dei dati dell’anno 2021 con quelli del 2010, i primi a disposizione, si rileva un aumento particolarmente marcato in Svezia (+157%) e Irlanda (+133%), e in alcuni paesi dell’Europa orientale e baltica, come EstoniaLituania e Bulgaria.

Rispetto al valore base del 2015 è invece la Grecia ad aver riportato l’incremento più notevole – anche se osservando i valori dal 2010, risulta comunque un calo pari al 45%.

La Grecia è quindi il paese Ue in cui l’indice, nel 2021, riporta il valore più elevato. Parliamo di 413,1, più di 4 volte il valore del 2015. Seguono Irlanda, Cipro e Portogallo, tutti e tre con valori superiori a 300.

Mentre i valori più bassi sono registrati in Austria e Francia, con cifre inferiori a 120. Con un indice pari a 142,8, l’Italia è il quartultimo stato Ue per quel che riguarda i permessi erogati nel 2021, sempre rispetto al 2015.

Nei grandi paesi dell’Unione, dal 2015 al 2021 l’aumento è stato marcato in maniera particolare in Spagna. Come anche in Francia, Germania e Italia, il valore ha registrato un calo nel 2020, l’anno della pandemia, per poi rialzarsi nel 2021. Nel caso della Spagna, si è passati da 137 a 195,6. Come in Italia però, anche la Spagna ha registrato un calo piuttosto evidente rispetto al 2010 (-23%). Mentre l’aumento è stato più costante in Germania.

L’incidenza delle aree residenziali in Europa

Quando si parla di zone residenziali, si tratta di aree, misurate in chilometri quadrati, di terreno ricoperto da edifici a finalità abitativa. La situazione europea risulta ampiamente variegata., con una quota maggiore negli stati più piccoli e in quelli maggiormente urbanizzati.

17,8% del territorio di Malta è ricoperto di aree residenziali (2018).

Malta è il primo stato membro in questo senso, con oltre il 17% della propria estensione territoriale che nel 2018 (l’anno dell’ultimo aggiornamento Eurostat) era occupata da aree residenziali. La seguivano il Belgio e i Paesi Bassi, due paesi di dimensioni ridotte e fortemente urbanizzati, con valori pari rispettivamente a 12,1% e a 6,6%.

L’Italia è settima (3,8%), mentre agli ultimi posti si trovano Spagna e Bulgaria (entrambe con l’1,2% di terreno occupato da aree residenziali). Seguono stati dalla bassa densità abitativa come Svezia e Finlandia, con rispettivamente 1,3% e 1,4%.

Come immaginabile, è soprattutto nelle aree metropolitane che la quota risulta più elevata. A livello regionale vediamo infatti che ai primi posti si trovano le regioni delle capitali, prima tra tutte Berlino.

33,4% la quota di territorio dedicata alle aree residenziali, nella regione di Berlino (2018).

Alla capitale tedesca seguiva la regione di Brema, nello stesso paese, con un valore pari a 31,2%. Al terzo e quarto posto si trovavano, nel 2018, altre due grandi capitali europee: Bruxelles (27,9%) e Vienna (24,5%). Agli ultimi posti invece alcune regioni spagnole come l’Aragona (0,2%), Navarra, Castilla y Leon, La Rioja e il nord-est, tutte con una cifra pari allo 0,5%.

Per quanto riguarda invece il nostro paese, la situazione è eterogenea: si va dal 7,7% dell’Emilia-Romagna (il valore più elevato della penisola), allo 0,7% della provincia autonoma di Bolzano. In generale le cifre sono più elevate al nord e nelle regioni caratterizzate dalla presenza di grandi città, come il Lazio (5,9%) e la Campania (5%) e sono invece più basse nelle regioni meno urbanizzate.

 

Foto: Nicole Baster – licenza

 

Reddito di Cittadinanza: aggiornamenti su incentivi all’assunzione

Reddito di Cittadinanza: aggiornamenti su incentivi all’assunzione

Con il messaggio 11 luglio 2022, n. 2766 l’INPS comunica di aver modificato il modulo telematico “SRDC – Sgravio Reddito di Cittadinanza” disponibile all’interno del Portale delle Agevolazioni. Tramite il modulo i datori di lavoro possono richiedere l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a carico del datore di lavoro e del lavoratore, previsto per chi assume i beneficiari di RdC.

L’Istituto, con la circolare INPS 19 luglio 2019, n. 104 e il successivo messaggio 8 novembre 2019, n. 4099, ha già fornito le indicazioni per la fruizione dell’agevolazione.

La legge di bilancio 2022 ha introdotto alcune importanti novità in questo ambito:

  • estende le fattispecie contrattuali incentivabili, stabilendo che l’esonero possa applicarsi anche in favore delle assunzioni di soggetti beneficiari di RdC effettuate mediante contratti a tempo parziale e a tempo determinato;
  • elimina in capo al datore di lavoro l’onere di comunicare preliminarmente le disponibilità dei posti vacanti alla piattaforma digitale dedicata al RdC presso l’ ANPAL , quale condizione di accesso all’esonero.

La legge prevede, inoltre, il riconoscimento dell’esonero anche in favore delle agenzie per il lavoro.

Nel messaggio 2766/2022 sono illustrati tutti gli aggiornamenti e le modifiche alla procedura telematica.

XXI Rapporto annuale INPS: presentazione alle parti sociali

XXI Rapporto annuale INPS: presentazione alle parti sociali

Si terrà domani, mercoledì 13 luglio, alle 11, nella sede di Palazzo Wedekind, la presentazione del XXI Rapporto annuale dell’INPS dedicata alle parti sociali.

I lavori saranno aperti dal Presidente dell’Istituto Pasquale Tridico, che illustrerà il Rapporto insieme al Direttore Ufficio Studi Daniele Checchi e al Coordinatore generale del Coordinamento Statistico Gianfranco Santoro.

Seguirà un dibattito in cui interverranno Maurizio Landini (CGIL), Luigi Sbarra (CISL), Pierpaolo Bombardieri (UIL) e Carlo Bonomi (Confindustria). Le conclusioni saranno affidate al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Andrea Orlando.

L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sul canale dedicato XXI Rapporto annuale INPS – presentazione alle parti sociali.

Per maggiori informazioni è disponibile in allegato il programma dell’evento.

Integrazioni salariali: nuove modalità di richiesta di pagamento diretto

Integrazioni salariali: nuove modalità di richiesta di pagamento diretto

Il messaggio 8 luglio 2022, n. 2743 comunica la pubblicazione di due nuovi servizi:

  • acquisizione Uniemens -Cig (UNI41);
  • eliminazione Uniemens -Cig (UNI41).

Il primo permette di acquisire e trasmettere i dati dei flussi di pagamento diretto dei trattamenti di integrazione salariale. Il secondo, invece, consente di eliminare i flussi Uniemens -Cig precedentemente trasmessi. Entrambi i servizi sono presenti nella sezione “Servizi per le Aziende ed i Consulenti” del portale.

Con la circolare INPS 14 aprile 2021, n. 62 l’Istituto ha illustrato le modalità di trasmissione dei dati necessari al calcolo e alla liquidazione diretta delle integrazioni salariali da parte dell’INPS o al saldo delle anticipazioni delle stesse. Nello stesso atto sono presenti, inoltre, le informazioni sull’accredito della relativa contribuzione figurativa , da effettuare con il nuovo flusso telematico ” Uniemens -Cig”, per gli eventi di sospensione o di riduzione dell’attività lavorativa che partono dal 1° aprile 2021.

Sant’ Enrico II

Sant’ Enrico II


Nome: Sant’ Enrico II
Titolo: Imperatore
Nascita: 6 maggio 972, Bad Abbach o Hildesheim, Germania
Morte: 13 luglio 1024, Grona, Germania
Ricorrenza: 13 luglio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Patrono di:Polia
S. Enrico nacque nel 972 da Enrico, re di Baviera e da Gisela, figlia di Corrado re di Borgogna. Ebbe ottima indole, nobili sentimenti e rara virtù: qualità che fecero di lui un imperatore santo.

Incoronato da Benedetto VIII il 22 febbraio del 1014, Enrico comprese quanto gli fosse necessaria la umiltà per non prevaricare; e la cercò e l’esercitò quindi in tutti i suoi atti. Era solito dire che Iddio voleva due cose da lui: la santificazione propria ed il benessere dei sudditi: programma che il glorioso monarca svolse lodevolmente in tutta la sua vita.

Unitosi in matrimonio con S. Cunegonda, conservò nella vita coniugale la perfetta castità, tanto da poter dire, in fin di vita, ai genitori di lei: Io ve la rendo illibata come me la deste.

S. Enrico per difendere la giustizia conculcata, ebbe anche a sostenere molte guerre, con le quali rese il suo nome sempre più temuto e rispettato.

In esse riusciva sempre vittorioso: ma il santo re prima di attaccar battaglia pregava e faceva pregare i soldati. In questo modo potè scacciare dall’Italia i Greci che, alleati dei Turchi, minacciavano la stessa Roma.

Eresse a sue spese molte cattedrali, fra cui quella di Bamberga, dedicata ai Ss. Pietro e Paolo, che fu consacrata dallo stesso Pontefice di Roma; restaurò molte chiese danneggiate dagli eretici, eresse sedi vescovili, fondò orfanotrofi.

Il suo zelo si spinse tanto avanti da riuscire a convertire Stefano, re di Boemia, il quale a sua volta portò tutta quella nazione alla vera religione.

In mezzo alle terrene grandezze, S. Enrico sentiva di non essere pienamente soddisfatto, perché bramava di servire unicamente a Dio. Per questo, essendo amico del beato Riccardo, abate di Verdun, fece istanze presso di lui per poter entrare nel suo monastero. Ma l’abate, vedendo il bene che il santo re faceva ai popoli, non glielo permise: e S. Enrico inchinò riverente il capo all’ubbidienza e tornò alla reggia.

Anche nelle infermità S. Enrico benediceva Dio: così sopportò con esemplare rassegnazione la contrazione di una coscia che lo rese zoppo per tutta la vita.

Circondato dai grandi dell’impero e da molti vescovi, santamente spirò in Grône il 13 luglio del 1024.

Il suo corpo venne sepolto nella chiesa di Bamberga ed egli fu canonizzato da Eugenio III nel 1145.

PRATICA. Impariamo da questo Santo a non lasciarci assorbire completamente dagli affari terreni, ma solleviamo spesso nostro pensiero al cielo, perché il Paradiso sarà la nostra vera patria.

PREGHIERA. O Dio, che quest’oggi trasferisti il tuo beato confessore Enrico dal fastigio del terreno impero al regno eterno, ti supplichiamo umilmente che come tu, prevenendolo colla tua grazia, gli facesti superare le lusinghe del secolo, così faccia che noi resistiamo, a sua imitazione, alle attrattive del mondo e giungiamo a te con cuore puro.

MARTIROLOGIO ROMANO. Sant’Enrico, che imperatore dei Romani, si adoperò insieme alla moglie santa Cunegonda per rinnovare la vita della Chiesa e propagare la fede di Cristo in tutta l’Europa; mosso da zelo missionario, istituì molte sedi episcopali e fondò monasteri. A Grona vicino a Göttingen in Germania lasciò in questo giorno la vita.