Archivi giornalieri: 18 luglio 2022

Sudafrica

5 cose che non sapevi sul Sudafrica

Scopri 5 curiosità sul Sudafrica, tra cucina tradizionale, luoghi particolari e molto altro.

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Paesaggio arido di uno dei parchi nazionali del Sudafrica

Pensate di conoscere davvero il Sudafrica?
Questo paese, ricco di natura, cultura e dalla storia e cultura cosmopolita, nasconde ancora moltissime curiosità che il turista di solito non conosce. Scopri tutti i fatti più interessanti sul Sudafrica.

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I suoi vini sono tra i più pregiati al mondo

Vi siete mai chiesti perché in Sudafrica si produce tanto vino? La risposta è che le tecniche di viticoltura furono introdotte qui dai francesi e mai più abbandonate. Se durante il vostro viaggio in Sudafrica vi capiterà di assaggiare qualche vino sudafricano nella zona delle Winelands, siamo certi che ne sarete loro grati. I vini sudafricani sono pregiatissimi e i vitigni utilizzano quasi esclusivamente uve francesi, ad eccezione del locale Pinotage.

La regione vinicola si estende nei dintorni di Cape Town: Stellenbosch è il centro dell’enologia sudafricana, ma importanti in questo senso sono anche le località di Constantia, Franschoek, Hermanus e Paarl. Il Sudafrica è il settimo produttore di vini al mondo e l’unico degno di nota in Africa.

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Filare di vigneti a Stellenbosch, Sudafrica

Filare di vigneti a Stellenbosch

L’arcivescovo Desmond Tutu l’ha definita “nazione arcobaleno” per via della commistione di diverse culture ed etnie, nonchè di diverse lingue. L’inglese è infatti la lingua ufficiale e amministrativa compresa da tutti, ma altre 10 lingue sono ufficialmente riconosciute, tra cui l’Afrikaans, una lingua di origine germanica parlata anche in Namibia.

Molto simile ai dialetti olandesi del diciassettesimo secolo, fu importato dai coloni boeri e nel tempo ha subito influenze malesi, francesi, xhosa, portoghesi e di varie altre lingue. A riflettere l’eterogeneità del paese è anche la varietà dei paesaggi, daldeserto del Kalahari alle imponenti vette (tra cui la famosa Table Mountain, vedi immagine sotto), dalle grandi città ai parchi nazionali incontaminati.

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Vista dall'alto della Table Mountain in Sudafrica

Table Mountain, la catena montuosa più famosa del Sudafrica

La città di Cape Town ospita il quartiere musulmano di Bo Kaap, anche detto Cape Malay. Una vera attrazione da non perdere: tutte le case sono dipinte con colori sgargianti, ciascuna diversa dall’altra. Passeggiando per le sue strade, vi accorgerete subito di essere in un ambiente totalmente diverso dal resto della città, con l’aria intrisa del profumo di spezie, tra donne velate e uomini dai copricapi musulmani.

Questo quartiere così caratteristico per via dei suoi colori e atmosfere è stato spesso utilizzato come location di molti film e spot televisivi.

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Le case colorate del quartiere Malay o Bo Kaap, Sudafrica

Quartiere Malay o Bo Kaap

Il Sudafrica è un vero paradiso per gli amanti degli sport estremi e di avventura. Nelle vicinanze dello Tsitsikamma National Park si trova il Bloukrans Bridge (vedi immagine sotto), da cui si effettua il salto di bungee jumping più alto al mondo (216 m). Sempre nella stessa zona è possibile provare il canopy tour, un percorso sospeso in aria che permette di passare da un albero all’altro, scivolando lungo cavi d’acciaio con un’imbragatura.

Altre attività che si possono svolgere sono la scalata e il parapendio sulla Table Mountain, il kloofing (torrentismo) nei corsi d’acqua più impetuosi e il surf nella zona di Jeffreys Bays (e l’avvistamento degli squali bianchi calandosi in acqua con gabbie protettive). Oppure si può ripiegare sui più tranquilli percorsi di mountain bike e campi da golf.

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Ponte per attività di bungee jumping in Sudafrica

Bloukrans Bridge in Sudafrica

La cucina sudafricana, al pari della sua popolazione, è una commistione di sapori e diverse influenze ed offre un panorama gastronomico ricchissimo e diversificato di regione in regione. Affacciata su due oceani, offre un pesce fresco e delizioso, oltre ad aragoste, ostriche e gamberi. Durante il vostro viaggio in Sudafrica vi verrà probabilmente servita la krummelpap, una polenta di granoturco che accompagna pollo, agnello, maiale, spesso allo spiedo e arricchiti con albicocche secche.

Non perdetevi poi il bobotie (vedi immagine sotto), un piatto speziato a base di frutta, carne e curry malese, o il billtong, cucinato con carne di struzzo, bufalo, impala o antilope. Le pietanze sono spesso accompagnate da pane o frittelle di zucca e da vino sudafricano, mentre molto popolare è anche il braai, un barbecue di manzo, agnello e montone che si consuma in compagnia ed è un’ottima occasione per favorire la socializzazione con i locali.

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Piatto di Bobotie tipico della cucina del Sudafrica

Piatto di Bobotie

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Sudafrica: situazione politica e sociale

Sudafrica: situazione politica e sociale

Se hai il sogno nel cassetto di trasferirti a Cape Town, o anche di visitarla per un breve soggiorno, vorrai probabilmente informarti sulla situazione del Sudafrica prima di arrivare, e in particolare sulla situazione economica, politica e sociale.

Società

Il Sudafrica (o Sud Africa) è una democrazia giovane: le prime elezioni libere hanno avuto luogo nel 1994.
La società è multietnica, e i vari gruppi ancora oggi non socializzano molto tra loro tranne in alcuni ambienti, come per esempio il mondo dello spettacolo e l’ambiente accademico, e quasi solo nelle grandi città come Johannesburg e Cape Town.
Alle identità etniche in Sudafrica corrispondono spesso anche differenze linguistiche, culturali ed anche purtroppo economiche.
Tuttavia malgrado i grandi divari tra i vari gruppi non ci sono stati, dopo l’avvento della democrazia, conflitti razziali violenti, se non più recentemente contro immigrati africani di etnie straniere.

  • Africani
    Gli africani rappresentano quasi l’80% della popolazione totale del Sudafrica (che è di 53 milioni).
    I gruppi etnici africani più consistenti sono Zulu (22%), Xhosa  (16%) e Sotho (15%) pronuncia “sutu”.
    Gli africani sono stati le vittime principali dell’apartheid, il sistema di segregazione creato negli anni ’50 che li ha completamente tagliati fuori dall’accesso alle risorse quali istruzione e lavoro qualificato, dove invece si stavano cominciando ad integrare, mantenendoli di fatto in una situazione di povertà da cui ancora oggi faticano ad uscire.
    Mentre a Johannesburg è ora presente una consistente classe media africana (nera), nelle altre grandi città inclusa Cape Town come anche nelle zone rurali, molti neri vivono ancora nelle township, zone povere e segregate dove prevale la disoccupazione.
  • Bianchi
    I bianchi rappresentano quasi il 10% della popolazione sudafricana e discendono dai coloni olandesi e inglesi in prevalenza, ma anche dagli ugonotti francesi.
    Ci sono altre componenti minori e più recenti dell’immigrazione in Sudafrica, in particolare dalla Germania (anche tramite la Namibia), dal Portogallo (tramite Angola e Mozambico), dalla Lituania (per lo più ebrei), e anche dalla Grecia e dall’Italia.
    Gli italiani fanno soprattutto parte di un’ondata migratoria degli anni ’40 e ’50, a cui si è aggiunta negli anni recenti una nuova generazione di giovani, imprenditori e professionisti. Gli italiani a Cape Town sono oltre 9.000 e continuano a crescere.
  • Colorati
    I cosiddetti colorati o coloured sono un gruppo etnico nato in origine da unioni inter-razziali tra africani, malesi provenienti dall’Asia, e bianchi. Dopo l’introduzione del divieto di unioni multirazziali ai primi del Settecento, i colorati sono diventati un gruppo culturale e etnico a parte. Generalmente di lingua madre afrikaans e di religione mussulmana, sono più integrati nella comunità bianca che in quella africana. Il 9% della popolazione appartiene a questo gruppo, e la maggior parte vive nella zona di Cape Town (dove quasi 50% della popolazione è coloured).
  • Indiani
    Si trovano soprattutto a Durban, dove molti di loro vennero portati nell’800 dagli inglesi per lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero (Gandhi cominciò il suo attivismo proprio lì). Meno del 3% della popolazione è indiana o asiatica.


Lingue

La lingua veicolare del Sudafrica è l’inglese, parlata pressocché da tutti come seconda lingua e usata anche prevalentemente dai media e a livello governativo.
La lingua più parlata come prima lingua è lo zulu (specialmente nella regione di Durban e del Kwa-Zulu Natal), seguita dal xhosa (province dell’Eastern e Western Cape inclusa Cape Town) e poi dall’afrikaans (Western e Northern Cape).
L’afrikaans è una lingua derivata dall’olandese parlata da una gran parte dei bianchi e dal 90% di colorati.
A Cape Town le lingue più parlate sono quindi la lingua inglese (bianchi come madrelingua, tutti come seconda lingua), l’afrikaans (bianchi e colorati) e il xhosa (africani).
Spesso le città sono organizzate intorno ad aree, oltre che razziali anche linguistiche, e questo è un retaggio degli anni dell’apartheid in Sudafrica. A Cape Town per esempio, fra le aree residenziali dove prevale la popolazione bianca, nei Southern Suburbs tende ad essere parlata di più la lingua inglese, mentre nei Northen Suburbs quella Afrikaans.

Situazione politica

Il partito dell’ANC, o African National Congress, ha preso il potere con Nelson Mandela nel 1994. Le elezioni politiche hanno luogo ogni 5 anni: a Nelson Mandela è succeduto Thabo Mbeki (doppio mandato: 1999-2009), seguito da Jacob Zuma fino al 2019 ed è ora presidente Cyril Ramaphosa, con le prossime elezioni nel 2024.
L’ANC ha svolto un ruolo importante nella lotta per la conquista della democrazia ma, una volta al potere, ha portato avanti una politica economica piuttosto conservatrice che ha permesso sì al paese di mantenere buone relazioni economiche con partner importanti, ma non ha favorito una rapida redistribuzione della ricchezza.
Paradossalmente dalla caduta dell’apartheid le differenze di ricchezza non hanno fatto altro che aumentare, causando scontento fra gli elettori.
Negli ultimi anni i media hanno inoltre esposto numerosi casi di corruzione.
Malgrado ciò l’ANC mantiene una solida maggioranza, che si trova minacciata più che dall’esterno da divisioni interne.
Il principale partito di opposizione è il DA, o Democratic Alliance che ha ottenuto 20.7% di voti nelle ultime elezioni del 2019 ed è il partito di maggioranza a Cape Town e nella provincia del Western Cape. Il DA, che tradizionalmente rappresentava piuttosto gli interessi della classe media bianca e colorata, sta ora guadagnando voti nelle elezioni amministrative anche fra la comunità africana.
Fra gli altri partiti di opposizione in rapida crescita (saltato dal 6 al 10,8% nelle ultime elezioni) c’è l’EFF, guidato da Julius Malema un dissidente espulso dall’ANC nel 2013 per incitamento alla violenza, il cui manifesto include ideali socialisti come il miglioramento dell’accesso alla sanità pubblica e all’istruzione, e proposte più radicali quali la nazionalizzazione di miniere e banche e l’espropriazione di terreni a fini di ridistribuzione.

Economia

Se da un lato il Sudafrica ha un elevato livello di povertà, dall’altro è un paese con abbondanti materie prime, esportatore netto nel settore agricolo, e ben sviluppato nel settore manufatturiero, finanziario, energetico, delle comunicazioni e dei trasporti, oltre ad avere ottime infrastrutture ed una borsa quotata tra le top 20 del mondo.
Le diseguaglianze economiche fra bianchi e neri sono tuttora molto profonde, ma non c’è dubbio che siano in atto cambiamenti che la classe media nera emergente stia occupando anche grazie alla politica affermativa del BEE (Black Economic Empowerment), sempre più posti chiave.
Il Rand, moneta sudafricana, è una delle monete emergenti più importanti, negli ultimi anni il tasso di cambio con l’Euro oscilla periodicamente tra i 16 ei 19 Rand per 1 Euro.

Province

Il Sudafrica è diviso in nove province, vedi cartina di Wikipedia
Le tre province del Capo (Eastern, Western, Northern) si trovano a Sud Ovest, con Cape Town nel Western Cape.

La piccola provincia estremamente popolata del Gauteng si trova a Nord Est, e comprende l’agglomerato metropolitano Johannesburg/Pretoria/Germiston.
L’Orange-Free State è più o meno al centro del Sud Africa, il KwaZulu Natal si affaccia sull’Oceano Indiano a Sud Est, mentre le ultime tre province costeggiano il confine nord-occidentale del paese e sono il Limpopo, North West Province e Mpumalanga.

Centri urbani

Johannesburg è il maggior centro economico, con circa 4.4 milioni di abitanti. Si trova nel Nord-Est del paese, sull’altopiano centrale, a un’altitudine di 1750 metri.
L’agglomerato urbano Johannesburg/Pretoria comprende oltre 8 milioni di abitanti.
Cape Town è la seconda città, con circa 3.7 milioni di abitanti (cifra dell’ultimo censimento del 2011), ed è sulla costa Sud-Ovest. Vai alla pagina dei quartieri di Cape Town.
Altre città importanti sono Durban (3.4 milioni di abitanti) e Port Elizabeth (1.1 milione), entrambe sulla costa dell’Oceano Indiano.
La distanza tra Johannesburg e Cape Town è di 1.400 Km, e si percorre in macchina in 15 ore circa, o in due ore di volo.
A livello politico Cape Town è la capitale legislativa, Pretoria quella amministrativa, Bloemfontein la capitale giudiziaria.

Confini, coste e territorio

La maggior parte del territorio del Sudafrica è collinosa: c’è una banda costiera che è piana, bordata da una catena montuosa che porta all’altopiano centrale.
Le coste che si affacciano sull’Oceano Atlantico e sull’oceano Indiano, si estendono per ben 2500 chilometri.
Molte sono le zone di villeggiatura, ma attenzione per chi è abituato al caldo Mediterraneo l’Oceano Atlantico sembrerà piuttosto freddo.
Il Sudafrica è una base ideale per esplorare i paesi confinanti: la Namibia, il Botswana, lo Zimbabwe e il Mozambico. All’interno del suo territorio si trovano inoltre lo Swaziland e il Lesotho.

Guide

Altre pagine
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OpenPNRR

Cosa prevede il Pnrr per la tutela delle risorse idriche #OpenPNRR

La grave siccità di queste settimane ha riportato al centro del dibattito il tema della gestione della risorsa idrica. Il Pnrr prevede una serie di interventi in questo ambito ma non è detto che questi siano sufficienti a risolvere il problema.

 

In queste settimane l’intero paese sta attraversando una gravissima siccità che ha riportato al centro del dibattito il tema della corretta gestione delle risorse idriche. In particolare si è tornati a puntare il dito contro i sistemi di approvvigionamento, storicamente carenti, che ogni anno causano ingenti perdite d’acqua. Per cercare di risolvere questo annoso problema, sono state previste delle apposite misure nel piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Tali interventi mirano a migliorare l’efficienza dell’infrastruttura idrica e a ridurre le perdite. Si cerca inoltre, attraverso alcune riforme, di incentivare un miglioramento nella governance, considerata responsabile dei mancati interventi di manutenzione che, nel tempo, hanno portato alle criticità attuali. Tra gli obiettivi dichiarati, anche la riduzione del water service divide (cioè la differenza nella qualità dei servizi erogati) tra le regioni del sud e il resto del paese.

€ 3,95 mld le risorse del Pnrr dedicate alle risorse idriche.

Per quanto tali misure rappresentino certamente un passo in avanti importante, non è detto che saranno sufficienti a risolvere tutti i problemi. Le richieste di finanziamento fin qui pervenute infatti sono molto superiori rispetto alle risorse messe a disposizione. Va sottolineato inoltre il fatto che è stata data la priorità a quei progetti che si trovano già in uno stato avanzato di progettazione, in modo da consentirne la realizzazione entro il 2026. Un criterio che però rischia di escludere altri progetti altrettanto necessari.

Altro aspetto non trascurabile riguarda il fatto che se il cambiamento climatico, con l’innalzamento delle temperature, proseguirà con questi ritmi è probabile che i progetti finanziati oggi risultino già obsoleti nel giro di pochi anni.

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Quali investimenti per le risorse idriche nel Pnrr

Per avere un quadro degli interventi previsti in questo settore dal Pnrr possiamo fare riferimento a una relazione della corte dei conti. Il documento individua in particolare 6 misuredi cui 4 investimenti e 2 riforme. A queste si può poi aggiungere un’altro investimento dedicato alle infrastrutture per il sistema irriguo, che abbiamo già approfondito in questo articolo.

Per quanto riguarda gli investimenti economici, il più consistente è quello per le infrastrutture primarie di approvvigionamento, per cui sono stati stanziati 2 miliardi di euro. Questa prima linea di finanziamento mira a mettere in sicurezza l’approvvigionamento per usi civili, agricoli, industriali e ambientali. L’investimento punta in particolare a concludere le grandi opere rimaste incompiute nelle regioni del mezzogiorno.

L’aggiudicazione degli appalti dedicati alle risorse idriche è prevista per il 2023.

L’aggiudicazione degli appalti per questo investimento è prevista entro il terzo trimestre del 2023. Tuttavia, grazie al decreto 517/2021 del ministero delle infrastrutture, possiamo già sapere quali interventi saranno finanziati e la distribuzione delle risorse tra le diverse regioni. Per quanto riguarda il primo aspetto, i progetti ammessi a finanziamento sono 124 in totale. La maggior parte di questi si localizza in Toscana (19). Seguono poi gli interventi finanziati in Sardegna (16) ed Emilia Romagna (13).

A livello di importi però sarà la Campania la maggiore beneficiaria con circa 251 milioni di euro assegnati. Seguono Sicilia (239,6 milioni) ed Emilia Romagna (226,2 milioni). Nessuna risorsa invece per la Valle d’Aosta.

Gli altri investimenti

La seconda misura del Pnrr individuata dalla corte dei conti riguarda invece gli investimenti per la riduzione delle perdite. Tale intervento ambisce a ridurre del 15% le perdite di acqua potabile lungo oltre 15mila chilometri di reti. Per questa misura sono stati stanziati 900 milioni di euro.

Le risorse del Pnrr per le infrastrutture idriche non bastano a coprire tutte le richieste.

È stato pubblicato un apposito bando per la selezione dei progetti da finanziare. Secondo un comunicato stampa pubblicato dal Mims, la prima scadenza (relativa all’assegnazione di circa 630 milioni) si è chiusa il 31 maggio con la presentazione di 119 proposte per un valore di circa 2,1 miliardi. Per l’assegnazione dei fondi rimanenti invece (270 milioni) la scadenza è alla fine di ottobre. Già adesso però si nota come le richieste arrivate siano molto superiori rispetto alle risorse disponibili.

La terza misura riguarda invece interventi sulle fognature e sistemi di depurazione. Questo investimento, del valore complessivo di 600 milioni, punta in particolare a raggiungere gli standard europei, in modo anche da chiudere le procedure di infrazione a carico dell’Italia attualmente in corso su questo fronte (attualmente 4).

Anche in questo caso le richieste sarebbero molto superiori rispetto alle risorse disponibili. Secondo quanto riportato dalla corte dei conti infatti, le regioni avrebbero segnalato oltre mille interventi necessari per un valore superiore ai 3 miliardi di euro. Si è reso necessario quindi individuare dei criteri per selezionare le proposte da finanziare. Tali criteri sono stati ufficializzati con un decreto del ministero della transizione ecologica pubblicato lo scorso giugno. Tra questi, gli interventi mirati a chiudere le procedure di infrazione, oltre a quelli di più immediata realizzazione. In base a questo decreto sappiamo anche che la regione a cui andrà il maggior numero di fondi è la Lombardia (65,6 milioni) seguita da Sicilia (61,6) e Campania (57,4).

L’ultimo investimento individuato dalla corte riguarda gli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti. Nella relazione in particolare, sono individuati investimenti specifici per il trattamento dei fanghi delle acque reflue. A questa specifica voce sarebbero assegnati circa 450 milioni. A oggi è entrato in vigore il decreto ministeriale che definisce i criteri per la selezione dei progetti proposti dai comuni. Sono stati inoltre pubblicati i relativi bandi, ma anche in questo caso la selezione dei progetti è prevista alla fine del 2023.

Le riforme

Nel Pnrr sono previste anche due riforme sul tema. La prima riguarda la semplificazione normativa e il rafforzamento della governance per la realizzazione degli investimenti. Questa misura mira a semplificare le procedure e rendere più efficace l’attuale quadro giuridico. Prevede inoltre un supporto dedicato ai soggetti responsabili dell’attuazione degli investimenti che non dispongono delle capacità sufficienti per eseguire gli interventi nei tempi previsti.

La seconda riforma invece include misure per garantire la piena capacità gestionale ed è pensata per favorire, soprattutto nelle aree del mezzogiorno, la costituzione di operatori in grado di migliorare la qualità del servizio e raggiungere economie di scala per una gestione efficiente.

Relativamente alla prima delle due riforme, si prevedeva la sua entrata in vigore entro la fine del primo trimestre del 2021. Tale scadenza, anche in base alla documentazione disponibile, è stata conseguita a seguito della pubblicazione del decreto legge 121/2021 (articolo 2 commi 4 bis e ter) che introduce, tra l’altro, il “Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico”. Il percorso della riforma però non è ancora concluso. Entro la fine dell’anno infatti dovranno essere adottate una serie di procedure interne volte a dare concreta attuazione alla misura.

La seconda riforma invece prevede il raggiungimento di 3 distinte milestone. Due di queste sono state già raggiunte. In particolare con l’entrata in vigore del Dl 152/2021 (art. 16, comma 1). E con la firma di una serie di protocolli di intesa che hanno visto come protagoniste Campania, Calabria, Molise e Sicilia. La terza milestone invece riguarda l’entrata in vigore della riforma volta a garantire la piena capacità gestionale per i servizi idrici integrati. Tale traguardo dovrà essere portato a compimento entro settembre 2022 ma al momento non sono disponibili indicazioni sul suo stato di avanzamento.

Pnrr e risorse idriche, interventi di portata limitata

Come si può intuire, le riforme previste per il settore rappresentano dei passaggi fondamentali, propedeutici alla realizzazione degli investimenti. Ma come abbiamo appena visto per gli interventi di natura economica, anche per quanto riguarda le riforme, il Pnrr appare di portata limitata. Dalla già citata relazione della corte dei conti infatti emerge che gli interventi messi in campo risolvono solo una parte dei problemi del sistema idrico italiano.

Gli interventi previsti dal Pnrr non affrontano tutti i problemi del sistema idrico italiano.

Per esempio la corte cita il fatto che ancora non si è provveduto a trovare una soluzione per la soppressione dell’Ente per lo sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania ed Irpinia (Eipli), in stato di liquidazione ormai da anni.

Un altro aspetto non affrontato è quello della sostenibilità economica e ambientale delle attività di approvvigionamento in diverse regioni del mezzogiorno. In questo ambito infatti si riscontrano “difficoltà di recupero delle risorse finanziarie necessarie alla copertura dei costi operativi (elevati livelli di morosità) e alla mancanza di programmazione”. Un aspetto sollevato anche dall’agenzia di regolazione per l’energia, reti e ambiente (Arera) in una recente segnalazione al parlamento, dove si prospetta la necessità di un riordino del sistema degli approvvigionamenti in particolare in Basilicata, Puglia e Sardegna.

Lo stato del sistema idrico italiano

L’attuale siccità che sta attanagliando il nostro paese ha certamente riportato al centro del dibattito il tema dell’approvvigionamento idrico. Una questione che ora viene considerata urgente, ma che invece presenta una serie di criticità consolidate da tempo. A partire dalle perdite d’acqua che avvengono lungo l’infrastruttura, tra l’immissione della risorsa idrica fino all’erogazione al destinatario finale. Secondo i dati più recenti infatti, relativi ai soli capoluoghi, in Italia in media oltre un terzo dell’acqua immessa nella rete di distribuzione viene sprecata.

41 i metri cubi di acqua persi al giorno per chilometro di rete nei capoluoghi italiani nel 2020.

Estendendo l’analisi all’intero paese, attraverso i dati del censimento delle acque per uso civile, emerge come nel 2018 il livello di dispersione della rete idrica comunale raggiungesse il 42% in Italia. Con punte del 47,9% per l’acqua immessa nelle reti del mezzogiorno. In questo quadro, l’Abruzzo è la regione con la maggiore dispersione idrica: 55,6% di quanto immesso in rete. Una cifra superiore di oltre 13 punti percentuali rispetto alla media nazionale. Seguono Umbria (54,6%) e Lazio (53,1%). Mentre le regioni dove si registrano meno sprechi sono Lombardia (29,8%) e Valle d’Aosta (22,1%). Da notare peraltro che in diverse regioni l’incidenza delle perdite è aumentata tra il 2015 e il 2018.

Già da questo grafico emergono i ritardi del meridione da questo punto di vista. Ritardi che sono ancora più evidenti se si prendono in considerazione le interruzioni del servizio di fornitura dell’acqua potabile. Secondo i dati Istat sull’ambiente urbano infatti, sono 11 i capoluoghi di provincia che nel 2020 hanno subito misure di razionamento nell’erogazione dell’acqua potabile.

 

L’interruzione del servizio idrico nei capoluoghi del mezzogiorno nel 2020

Comuni Riduzione del servizio Sospensione del servizio
Su tutto il territorio comunale (giorni)
Pescara 74
Cosenza 365
Reggio di Calabria 77
Enna 16 16
Su parte del territorio comunale (giorni)
Avellino 11
Trapani 183 183
Palermo 183
Agrigento 182 183
Caltanissetta 14 197
Catania 6
Ragusa 60 15
Totale 977 788

 

 

In questi capoluoghi si sono documentati ben 1.765 giorni di riduzione o sospensione dell’erogazione su tutto o su parte del territorio comunale.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: Luca Dal Poggetto

 

San Federico di Utrecht

San Federico di Utrecht


Nome: San Federico di Utrecht
Titolo: Vescovo
Nascita: 781 circa, Utrecht
Morte: 18 luglio 838, Utrecht
Ricorrenza: 18 luglio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Federico fu vescovo di Utrecht dall’820 circa alla morte. Nipote del re dei Frisi Radbodo, fu ordinato prete della diocesi di Utrecht e fu incaricato dell’educazione dei catecumeni: succedette nell’episcopato al vescovo Ricfrido e si occupò del completamento dell’evangelizzazione dei Frisi, della quale incaricò sant’Odulfo (che fu poi il suo biografo); fu anche consigliere dell’imperatore Ludovico il Pio.

Secondo una tradizione, fu assassinato mentre celebrava la messa dai sicari dell’imperatrice Giuditta di Baviera (seconda moglie di Ludovico), di cui aveva pubblicamente condannato i costumi; per altri, fu ucciso dai pagani dell’isola zelandese di Walcheren che si opponevano alla sua missione: è per questo venerato come martire.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Utrecht san Federico, Vescovo e Martire.

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