Archivi giornalieri: 11 aprile 2016

Lavoratori precoci

I lavoratori precoci sono quelli che hanno cominciato a lavorare prima dei 20 anni di età e che hanno, quindi raggiunto i 42 anni di contributi ma non i 62 anni d’età. Questi lavoratori, secondo l’emendamento approvato in commissione, potranno andare in pensione fino al 31 dicembre del 2017 senza penalizzazioni. Sarebbero quindi esclusi dall’applicazione delle nuove norme contenute nella manovra di dicembre. L’anzianità contributiva, dovrà derivare esclusivamente dalla prestazione effettiva di lavoro (inclusi i periodi di maternità, infortuni, leva e cassa integrazione ordinaria)

(Aggiornato il 26 gennaio 2012 )

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Non sarà sciolto neanche con il decreto legge Milleproroghe il nodo delle pensioni dei lavoratori cosiddetti “esodati”, ovvero che hanno beneficiato di

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Il Milleproroghe si avvia verso il traguardo finale e dalla Camera arriva intanto il via libera alla fiducia. L’aula di Montecitorio ha infatti approvato la

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Pensioni e indennità

Pensioni e indennità > Minorazioni civili – definizioni, iter e accertamenti

Osservatore Romano

 

Aggrappati
alla lettera

 

​Messa a Santa Marta ·

11 aprile 2016

 
 

 

Per Gesù quello che conta è la vita delle persone e non uno schema di leggi e parole: l’uccisione di Stefano e Giovanni d’Arco, la morte di tanti altri innocenti nella storia e persino il suicidio di Giuda ricordano quanto male possa fare «un cuore chiuso alla parola di Dio» tanto da usarla proprio contro la verità. Lo ha detto il Papa durante la messa celebrata lunedì mattina, 11 aprile, nella cappella della Casa Santa Marta.

Beato Angelico, «Santo Stefano davanti al Sinedrio»Nella prima lettura tratta dagli Atti degli apostoli (6, 8-15), ha spiegato Francesco, «la Chiesa ci fa ascoltare il brano del discorso di Stefano e del giudizio» contro di lui. «Alcuni dei dottori della legge, dottori della lettera, si alzarono a discutere con Stefano — ha ricordato il Papa — ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo spirito con cui parlava». Difatti «Stefano era stato unto dallo Spirito Santo e aveva proprio la sapienza dello Spirito Santo e parlava con quella forza, con quella sapienza, la stessa che aveva Gesù; ma lui era Dio, che parlava con autorità, l’autorità che viene da Dio, l’autorità che viene dallo Spirito Santo».

Non potendo nulla contro di lui, ha proseguito Francesco, quelle persone che erano in sinagoga «istigarono alcuni perché» lo accusassero ingiustamente di aver pronunciato «parole blasfeme contro Mosè e contro Dio». Ecco che, non potendo «dialogare con lui e aprire il cuore alla verità, subito presero la via della calunnia». Gli Atti raccontano che Stefano venne catturato e condotto davanti al sinedrio e che vennero anche presentati falsi testimoni per accusarlo.

La vicenda di Stefano, ha fatto presente il Papa, è significativa: «Il cuore chiuso alla verità di Dio è aggrappato soltanto alla verità della legge, della lettera — più che della legge, della lettera — e non trova altra uscita che la menzogna, il falso testimone e la morte». Proprio «Gesù aveva rimproverato questo atteggiamento perché con i profeti, nell’Antico testamento, era accaduto lo stesso». Tanto che «Gesù aveva detto» a quelle persone «che i loro padri avevano ucciso i profeti “e voi fate i monumenti, i sepolcri”». Ma la loro «risposta è più che ipocrita, è cinica: “Se noi fossimo stati al tempo dei nostri padri, non avremmo fatto lo stesso”». E «così si lavano le mani e davanti a se stessi si giudicano puri». Ma «il cuore è chiuso alla parola di Dio, è chiuso alla verità, è chiuso al messaggero di Dio che porta la profezia per far andare avanti il popolo di Dio».

«Mi fa male — ha confidato Francesco — quando leggo quel passo piccolo del Vangelo di Matteo, quando Giuda pentito va dai sacerdoti e dice: “ho peccato”, e vuol dare… e dà le monete». Ma loro gli rispondono: «Che ci importa! Te la vedrai tu!». Hanno «un cuore chiuso davanti a questo povero uomo pentito che non sapeva cosa fare». Gli dicono: «Te la vedrai tu». E così Giuda «andò ad impiccarsi».

Ma «cosa fanno loro quando Giuda va ad impiccarsi? Parlano e dicono: “ma povero uomo…”». E quelle monete poi, aggiungono riferendosi ai trenta denari, «sono a prezzo di sangue, non possono entrare nel tempio». In buona sostanza sono «i dottori della lettera» e così seguono «la regola tale, tale, tale, tale…».

A loro, ha ribadito il Papa, «non importa la vita di una persona, non importa il pentimento di Giuda: il Vangelo dice che è tornato pentito». A loro «importa soltanto il loro schema di leggi e tante parole e tante cose che hanno costruito». Proprio «questa è la durezza del loro cuore, la stoltezza del cuore di questa gente che siccome non poteva resistere alla verità di Stefano va a cercare testimonianze e testimoni falsi per giudicarlo: la sorte di Stefano è segnata come quella dei profeti come quella di Gesù».

E questo modo di fare «si ripeterà» nel tempo, ha detto Francesco ricordando che «non è solo accaduto nei primi tempi della Chiesa». Del resto, ha fatto notare, «la storia ci narra di tanta gente che venne uccisa, giudicata, seppur era innocente: giudicata con la parola di Dio contro la parola di Dio». Il Papa ha fatto riferimento «alla caccia delle streghe o a santa Giovanna d’Arco» e anche «a tanti altri che vennero bruciati, condannati perché non si “aggiustarono”, secondo i giudici, alla parola di Dio».

È «il modello di Gesù — ha concluso il Pontefice — che, per essere fedele e avere obbedito alla parola del Padre, finisce sulla croce». Francesco ha rilanciato l’immagine della grande tenerezza di Gesù che ai discepoli di Emmaus dice: «Stolti e tardi di cuore». Al Signore, ha concluso, «chiediamo che, con la stessa tenerezza, guardi le piccole o grandi stoltezze del nostro cuore, ci carezzi» dicendoci «“stolto e tardo di cuore” e incominci a spiegarci le cose».

Naspi e dimissioni, vediamo quando è possibile 0

Naspi e dimissioni, vediamo quando è possibile 0

di in 11 aprile 2016 ABC Lavoro, Naspi
Naspi e dimissioni

Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l’Impiego (NASpI)

Fra i requisiti della Naspi vi è lo stato di disoccupazione involontario, ma si può avere anche per dimissioni o risoluzione consensuale, vediamo quando.
 

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L’indennità di disoccupazione Naspi è una prestazione a sostegno del reddito, istituita a partire dal 1° maggio 2015 con Decreto Legislativo 4 marzo 2015 n. 22 in attuazione del Jobs Act. La Naspi è andata a sostituire ed accorpare la vecchia disoccupazione Aspi e la mini-Aspi.

Leggi anche: NASpI, dal 1° maggio 2015 al via la nuova disoccupazione

Per poter accedere alla disoccupazione Naspi il lavoratore deve avere i seguenti requisiti:

  • stato di disoccupazione involontario;
  • requisito contributivo;
  • requisito lavorativo.

Per quanto riguarda gli ultimi due in breve, per poter accedere alla nuova disoccupazione Naspi il lavoratore deve poter far valere almeno 13 settimane di contribuzione contro la disoccupazione nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione (requisito contributivo) e almeno trenta giornate di lavoro effettivo, a prescindere dal minimale contributivo, nei dodici mesi che precedono l’inizio del periodo di disoccupazione (requisito lavorativo).

Inoltre a differenza delle vecchie disoccupazioni ordinaria e Aspi, non è più previsto il cosiddetto requisito di anzianità d’iscrizione il quale prevedeva che, al momento della cessazione del rapporto di lavoro, fossero trascorsi almeno due anni dal versamento del primo contributo contro la disoccupazione per poter accedere alla prestazione.

Stato di disoccupazione involontario

L’oggetto di questa guida è la possibilità di accedere alla Naspi in caso di dimissioni o risoluzione consensuale, la normativa prevede infatti dei casi specifici perchè ciò sia possibile. Per poter accedere alla Naspi infatti uno dei 3 requisiti fondamentali, come elencato sopra è Stato di disoccupazione involontario.

In attesa dell’istituzione del portale nazionale delle politiche del lavoro (D. Lgs. n. 150 del 2015), si considera disoccupato il lavoratore privo di impiego, che abbia dichiarato al Centro per l’Impiego la propria immediata disponibilità (D.i.d.) allo svolgimento di attività lavorativa ed alla partecipazione alle misure di politica attiva del lavoro.

L’indennità Naspi non spetta al lavoratore nel caso in cui il rapporto di lavoro sia cessato a seguito di dimissioni o risoluzione consensuale, tranne che nei casi di seguito specificati.

Naspi e dimissioni

Il lavoratore o la lavoratrice hanno diritto all’indennità Naspi anche a seguito di dimissioni rese durante il periodo tutelato di maternità, ex D. Lgs 151/2001 art. 55. Per poter accedere alla Naspi le dimissioni devono essere date nel periodo che va dai 300 giorni prima della data presunta del parto fino al compimento del primo anno di vita del figlio.

Leggi anche: Dimissioni della lavoratrice madre e diritto alla disoccupazione

Il lavoratore ha inoltre diritto alla Naspi in caso di dimissioni per giusta causa. L’INPS con la Circolare 94/2015 fa un breve elenco a titolo esemplificativo dei casi in cui il lavoratore può rassegnare le proprie dimissioni per giusta causa.

Per le dimissioni per giusta causa l’Inps così come da Circolare n. 97/2003 l’INPS sì è conformato all’orientamento espresso dalla Corte Costituzionale nella sentenza 269/2002. Con questa pronuncia la Corte Costituzionale ha affermato che sussistono i requisiti per dare le dimissioni “per giusta causa” qualora le dimissioni non siano riconducibili alla libera scelta del lavoratore, ma siano indotte da comportamenti altrui, idonei ad integrare la condizione di improseguibilità del rapporto di lavoro.

Quindi la NASpI deve essere riconosciuta nei casi di dimissioni intervenute per giusta causa, ovvero quando si sia verificata una causa che non consente la prosecuzione, anche provvisoria, del rapporto di lavoro, che “costringe” il lavoratore a dimettersi.

La giurisprudenza nel corso degli anni ha riconosciuto le dimissioni per giusta causa per i seguenti casi:

  • mancato pagamento della retribuzione;
  • aver subito molestie sessuali nei luoghi di lavoro;
  • modificazioni peggiorative delle mansioni lavorative;
  • mobbing, intendendosi per tale la lesione dell’equilibrio psico-fisico del lavoratore, a causa di comportamenti vessatori da parte dei superiori gerarchici o dei colleghi (per tutte, Corte di Cassazione, sentenza n. 143/2000);
  • notevoli variazioni delle condizioni di lavoro a seguito di cessione dell’azienda (Corte di Giustizia Europea, sentenza del 24 gennaio 2002);
  • spostamento del lavoratore da una sede aziendale ad un’altra, senza che sussistano le “comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive” (Corte di Cassazione, sentenza n. 1074/1999).
  • comportamento ingiurioso posto in essere dal superiore gerarchico nei confronti del dipendente (Corte di Cassazione, sentenza n. 5977/1985).

Contestualmente alla domanda di Naspi il lavoratore deve allegare una autocertificazione a norma di legge in cui dichiara la sua volontà di “difendersi in giudizio” nei confronti di un comportamento illecito del datore di lavoro, nonché altri documenti come ad esempio:

  • le diffide a pagare inviate al datore di lavoro;
  • gli esposti;
  • le denunce;
  • le citazioni;
  • i ricorsi d’urgenza ex art. 700 c.p.c.;
  • le sentenze;
  • ogni altro documento idoneo.

Deve inoltre impegnarsi a comunicare l’esito della controversia giudiziale o extragiudiziale. Qualora le dimissioni siano determinate da mancato pagamento della retribuzione, il lavoratore non dovrà più allegare alcuna dichiarazione da cui risulti la volontà di “difendersi in giudizio”.

Attenzione, se l’esito della controversia non riconosce la giusta causa di dimissioni, l’Inps recupererà la Naspi eventualmente corrisposta, così come già avviene nel caso in cui il lavoratore, a seguito di licenziamento giudicato illegittimo, viene reintegrato nel posto di lavoro.

Naspi e risoluzione consensuale

Così come per le dimissioni anche a seguito di risoluzione consensuale il lavoratore non ha diritto alla Naspi, tranne che in alcuni casi previsti dalla legge.

 

 

La risoluzione consensuale infatti non impedisce il riconoscimento della prestazione:

  • per la risoluzione consensuale nell’ambito della procedura conciliativa presso la Direzione Territoriale del Lavoro L. n. 604 del 1966, come sostituito dalla Legge 28 giugno 2012 n.92;
  • nell’ipotesi di licenziamento con accettazione dell’offerta di conciliazione di cui D. Lgs n. 23 del 2015, proposta dal datore di lavoro entro i termini di impugnazione stragiudiziale del licenziamento (ex art. 6 della legge n.604 del 1966);
  • qualora la risoluzione consensuale intervenga a seguito del rifiuto del lavoratore al proprio trasferimento ad altra sede della stessa azienda distante oltre 50 km dalla residenza del lavoratore e/o mediamente raggiungibile in 80 minuti o oltre con i mezzi di trasporto pubblici.
 

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Santa Gemma Galgani


Santa Gemma Galgani

Nome: Santa Gemma Galgani
Titolo: Vergine
Ricorrenza: 11 aprile

Gemma Galgani nacque a Camigliano di Lucca il 12 marzo 1878 da Enrico Galgani e da Aurelia Landi, ambedue ferventi cristiani. La buona madre sembrava che presentisse la sua vicina morte e perciò quando poteva stare con la cara bimba, le spiegava le verità della fede, i pregi dell’anima, la bruttezza del peccato, e la vanità delle cose del mondo. Più spesso, mostrandole il Crocifisso, le diceva: « Vedi, Gemma, questo caro Gesù è morto per noi in croce ». A quella vista la fanciullina profondamente commossa piangeva. Questo piissimo sentimento di amore verso Gesù appassionato fu la caratteristica della sua vita: vita di amore e di sacrificio.

Gesù difatti l’aveva prescelta e la voleva santificare attraverso vie straordinarie, facendola partecipe dei suoi dolori ed attirandola a sè mediante vincoli di amore ineffabili.

Il 17 giugno 1897, festa del Sacro Cuore di Gesù, fece la sua prima Comunione con angelico fervore, contando nove anni di età.

Non entrò in religione quantunque lo desiderasse ma guidata prodigiosamente dalla Provvidenza Divina, dopo dolorosissime prove fu ricevuta dalla famiglia Giannini nella città di Lucca, e quivi visse fino alla morte.

Non è possibile dire in poche righe tutte le meraviglie che il Signore operò in lei : Soffrire per Gesù, con Gesù, amare soltanto Gesù, era il suo altissimo ideale. « Vada, diceva, vada chi vuole sul Monte Tabor, io me ne voglio stare con Gesù sul Calvario ». E sul Calvario Gemma sbocciò come mistico fiore.

Già fin dalla fanciullezza ebbe a soffrire: la malattia e la morte della madre; una dolorosissima operazione ad un piede; lo spogliamento di tutti gli averi della famiglia Galgani per cui si trovò nell’estrema miseria, ed un’altra penosissima malattia, da cui fu miracolosamente guarita. Per tanta eroica rassegnazione, Gesù le apparve e le disse: « Figlia, alla grazia che ti ho fatta stamattina (cioè la guarigione), ne seguiranno ancora molte altre maggiori. Io sarò sempre con te, io ti farò da padre, e la mamma tua sarà l’Addolorata ».

A Lucca cominciò la lunga serie delle grazie. Gesù non si lasciò vincere in generosità. Tutti i venerdì Gemma soffriva i dolori della passione del Signore, e nel 1899, due anni dopo la sua offerta col voto di perpetua verginità, fu favorita del dono delle stimmate. Con questo, resa più partecipe dei dolori di Gesù, .raggiunse in breve il più alto grado della mistica. Diceva con S. Paolo: « Oggi non sono più in me, sono col mio Dio, tutta per lui ed egli è tutto in me e per me ».

Godette anche la confidenza del suo Angelo Custode, il quale la liberò da molte tentazioni e portò perfino la sua corrispondenza al padre Germano, suo direttore spirituale.

Il demonio la perseguitò sotto svariatissime forme, persino apparendole nella persona di Gesù appassionato. La grazia però di cui era favorita, le fece sempre discernere i moti del maligno da quelli dello spirito buono. Consumata più dalle fiamme del divino amore che dalla malattia, se ne volava al suo celeste Sposo 1’11 Aprile 1903, vigilia di Pasqua.

PRATICA. — Non stiamo mai in peccato mortale, ma purifichiamo prontamente la nostra anima.

PREGHIERA. — O Signore Gesù che nella vita della tua serva Gemma, hai mostrato come prediligi i semplici e gli umili, fa’ che imitandola possiamo attirare anche su di noi le tue benedizioni.

PREGHIERA A S. GEMMA PER CHIEDERE GRAZIE
O cara santa Gemma, che ti sei lasciata plasmare da Cristo crocifisso, ricevendone nel tuo corpo verginale i segni della sua gloriosa Passione, per la salvezza di tutti, ottienici di vivere con generosa dedizione il nostro impegno battesimale e intercedi per noi presso il Signore affinché ci conceda le grazie desiderate.

Amen

Santa Gemma Galgani, prega per noi.
Padre nostro, Ave Maria, Gloria