Archivi giornalieri: 3 aprile 2016

La Guida alle Pensioni

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Pensioni

Riforma pensioni 2016, proposte per la pensione anticipata: tutte le ipotesi – Guida

 

In questo articolo facciamo il punto sulla riforma pensioni 2016, presentando schematicamente tutte le proposte di pensione anticipata che sono state illustrate nel corso del 2015 e che si trascineranno anche durante il 2016 da poco iniziato. Il leitmotiv è flessibilità in uscita: tutti la annunciano, tutti la promettono ma per ora non ci sono cambiamenti particolari ed anche la Legge di Stabilità recentemente presentata ha deluso i più. Se per l’opzione donna e per gli esodati, infatti, si intravede qualche spiraglio, per i lavoratori precoci c’è ancora da attendere: Renzi ha promesso una soluzione definitiva ad inizio anno, staremo a vedere se sarà vero oppure no. Su questa pagina indichiamo sinteticamente, con aggiornamenti periodici, i pro ed i contro di tutte le proposte, unitamente alle possibilità che le soluzioni possano effettivamente essere approvate.

Ultime notizie sulla riforma pensioni: lavoreremo fino a 70 anni!

In questa prima parte ricostruiamo le ultimissime news sulla pensione anticipata mentre nella parte successiva dell’articolo trovate lo schema riepilogativo. Hanno fatto rumore le ultime dichiarazioni di Boeri che, parlando dei conti dell’INPS, ha comunque assicurato la tenuta del nostro sistema pensionistico nel medio-lungo periodo.

L’allarme, però, è un altro ed è ben più grave. Il presidente dell’INPS, infatti, ha affermato che i  nati nel 1980, se restassero così le cose, se la vedrebbero davvero brutta: oltre il 60 per cento di loro prenderà soltanto la pensione di vecchiaia e, di conseguenza, lascerà il posto (chi di loro riesce a non restare disoccupato!) nel 2050 a 70 anni di età. Le pensioni, e questo lo abbiamo già detto più volte, saranno poi più basse fino anche del 25 per cento rispetto ad oggi. A quanto pare, quindi, c’è poco da stare allegri!

Recentemente, poi, lo stesso Boeri è tornato a sollecitare un intervento urgente sulla flessibilità in uscita senza che, al momento, arrivassero particolari aperture oltre a quelle che conosciamo ormai da anni.

Per quanto riguarda l’attività dei sindacati, CGIL, CISL e UIL hanno recentemente presentato una proposta unitaria che sarà vagliata dal governo Renzi. Vi invitiamo a continuare a scorrere per leggerla nell’elenco che trovate nei successivi paragrafi. Il 2 aprile 2016 è prevista la manifestazione in tutte le piazze italiane per chiedere di riformulare l’assetto normativo voluto dalla riforma Fornero.

Sintesi degli ultimi avvenimenti

Riassumiamo il canovaccio che abbiamo raccontato negli ultimi mesi su queste pagine. Scendono le quotazioni di alcune proposte originariamente considerate più attendibili, come ad esempio la quota 100, mentre cresce il gradimento verso i pensionamenti flessibili. Tuttavia nelle ultime settimane è arrivato lo stop di Tito Boeri, presidente INPS, che ha bocciato gran parte delle proposte perchè troppo costose. La sua posizione, al momento, è quella di favorire il prepensionamento dei lavoratori con il metodo interamente contributivo, mandando in soffitta il sistema misto che, per i giovani, già non esiste più. Tale ragionamento piace poco sia al governo Renzi che a quelli che, come Cesare Damiano, predicano una flessibilità in uscita basata su penalizzazioni decrescenti.

Nelle prime settimane del 2016 non sono arrivate novità sostanziali: il dibattito è appiattito sulle solite proposte e dal governo Renzi, al momento, non c’è alcun segnale. Tutto fermo, dunque, nell’attesa che il tema sia finalmente affrontato seriamente. L’attenzione della politica, in queste settimane, sembra essere decisamente altrove.

=> CLICCA QUI PER LEGGERE LE ULTIME NEWS SULLA RIFORMA PENSIONI 2016

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Questo articolo è soggetto ad aggiornamenti periodici alla luce delle dichiarazioni e delle nuove proposte dei principali protagonisti della vita politica, sindacale ed economica. I contenuti sono rivisti costantemente dalla redazione per fornire all’utente un quadro completo dal cantiere della previdenza e per chiarire tutti i dubbi che possono sorgere nel corso della pubblica discussione.

Consigliamo la lettura delle guide di Affari Miei su

— Principali proposte di riforma pensioni —

 

Proposte dei sindacati: quota 41 e pensione anticipata a 62 anni

E’ giunta nelle prime settimane del 2016 la proposta unitaria dei sindacati CGIL, CISL e UIL che mira a risolvere i problemi fondamentali attualmente evidenziati dai più attenti: eccessiva penalizzazione in termini economici per chi esce con gran parte dell’assegno calcolato con metodo contributivo e lavoratori precoci.
 
Sul primo punto, i sindacati propongono di riformulare la pensione anticipata modificando la riforma Fornero: uscita a 62 anni è la loro soluzione, con penalizzazioni limitate e nessun ricalcolo contributivo.
 
Per i lavoratori precoci, invece, i sindacati hanno fatto propria la principale proposta di Cesare Damiano: la quota 41. I dettagli sono spiegati analiticamente nei prossimi paragrafi.

Quota 100: la proposta di Cesare Damiano per la pensione anticipata

Tra le varie idee è quella che è risultata a lungo la più gradita ai pensionandi, sebbene nelle ultime settimane abbia perso l’appeal iniziale in favore della quota 41. La soluzione vedrebbe l’uscita dal lavoro esattamente come avveniva nella pensione di anzianità soppressa dalla Fornero ma con qualche anno di ritardo. Età minima 62 anni a cui aggiungere 38 anni di contributi, con 63 anni servirebbero invece 37 anni di versamenti e così via (nella formulazione originaria occorrevano 60 anni di età più 40 di contributi).  Oggi servono 42 anni e 6 mesi per gli uomini e 41 anni e 6 mesi per le donne per accedere alla pensione anticipata (che è il nome dell’istituto, sebbene molti intendono il termine come mera anticipazione della pensione). E’ una delle soluzioni più “difficili” da attuare a causa degli elevati costi: si stima una spesa superiore ai 10 miliardi.
La Lega Nord ha depositato una sua proposta di quota 100 che prevede l’uscita con 58 anni di età e 42 di contributi: si tratta di una variante che sarà esaminata dal Parlamento.

Quota 100 con esodo volontario: Ercolani presenta la variabile della proposta Damiano

L’abbiamo presentata in una lunga intervista all’ingegner Ercolani. Sinteticamente, l’uscita con la quota 100 sarebbe opzionale e non si percepirebbe immediatamente la pensione: questa arriverebbe dopo qualche anno, leggermente maggiorata. In pratica, l’uscita servirebbe a chi può mantenersi qualche anno con risorse proprie stipulando una sorta di contratto con lo Stato. I pro ed i contro sono stati spiegati nell’articolo indicato ad apertura del paragrafo. Inoltre, suggeriamo la lettura della riflessione sul rapporto tra riforma pensioni e Ministero della Sanità.

Pensione flessibile con penalizzazioni decrescenti e quota 41: il Ddl Damiano

Si tratta di un’altra proposta che vede Cesare Damiano come primo firmatario. Età minima 62 anni con 35 anni di contributi: si percepirebbe inizialmente un assegno decurtato dell’8% che andrebbe a scalare fino a raggiungere lo zero (quindi fine della penalizzazione) a 66 anni. Alleghiamo l’infografica di Pensioni Oggi.

 
Fonte: Pensionioggi.it

Con 41 anni di contributi si conseguirebbe la pensione di vecchiaia indipendentemente dall’età, come accadeva quando era in vigore la pensione di anzianità (all’epoca bastavano 40 anni e si parlava dei c.d. quarantisti per indicare chi lasciava il lavoro dopo 40 anni di contributi). Le ultime notizie provenienti dalla politica vedono crescere le possibilità che questa soluzione possa essere approvata, sebbene non si è ancora capita precisamente la natura e la quantità del taglio che si andrebbe a stabilire per favorire l’uscita dal lavoro. Dopo la sentenza della Consulta sulla Legge Fornero, questa soluzione ha progressivamente preso piede anche se le ultime notizie di settembre hanno segnato una netta frenata da parte della politica.

Leggi anche: Pensione integrativa, guida di Affari Miei ai piani individuali pensionistici Previdenza complementare, come non farsi fregare dalle polizze vita

Prestito pensionistico: la proposta dell’ex ministro Giovannini ripresa dal PD

Il prestito pensionistico è un’idea lanciata qualche anno fa dall’ex ministro del Lavoro Giovannini: i lavoratori prossimi alla pensione riceverebbero un prestito di circa 700 euro che restituirebbero, maturati i requisiti per la pensione, con piccoli prelievi mensili. Detto anche “mini pensione”, è una soluzione “low cost”: la stima è di circa 1 miliardo. La critica che gli viene mossa è che si rischia di non risolvere il problema perché ci sarebbero comunque molte persone che riceverebbero una cifra che non consentirebbe loro di vivere dignitosamente.

Nel mese di luglio 2015 il Partito Democratico ha depositato al Senato un DDL a firma di Giorgio Santini e supportato anche da Pietro Ichino. Esso prevede per i lavoratori over 55 l’estensione dell’ASDI, il nuovo sussidio di disoccupazione introdotto con il Jobs Act, per un anno anzichè sei mesi. Trascorso questo periodo, essi potrebbero accedere all’APA (Assegno pensionistico anticipato) del quale, una volta conseguito il diritto ad andare in pensione, dovrebbero restituire i 2/3 con piccoli prelievi sulla futura pensione.

Nel mese di ottobre, in vista della Legge di Stabilità 2016, è circolata una nuova ipotesi di prestito pensionistico con la partecipazione delle aziende: in pratica l’intervento statale sarebbe solo marginale in questo caso mentre alle imprese verrebbe chiesto di accollarsi il prestito ai lavoratori in cambio di benefici non ancora precisati. I lavoratori, una volta raggiunti i requisiti per la pensione, restituirebbero l’importo alle aziende. La proposta è stata criticata perchè opzionale e difficilmente realizzabile soprattutto per le piccole imprese che sono l’ossatura del nostro sistema economico produttivo.

Pensione anticipata 2016 con ‘Opzione Uomo’: regime sperimentale per tutti?

E’ un’altra proposta che è stata fatta alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati. In pratica verrebbe esteso il regime contributivo delle donne per tutti. Oggi è in vigore l’opzione donna: prepensionamento a 57 anni e 3 mesi con 35 anni di contributi. L’assegno percepito è però interamente contributivo. Sulla questione si è scritto molto fino ad una parziale proroga del regime sperimentale al 31 dicembre 2015. La cosiddetta opzione uomo, comunque, non ha avuto al momento grandissimo seguito.

Pensionamento anticipato tramite accordo lavoratore-azienda e riscatto contributi della laurea. DDL 1941 depositato al Senato da Sacconi

E’ la proposta dell’ex ministro dei governi Berlusconi Maurizio Sacconi che abbiamo raccontato unitamente al riscatto agevolato dei contributi per gli anni un cui sono stati compiuti gli studi universitari. Praticamente le imprese, per “svecchiare” il personale, pagherebbero una quota per anticipare il pensionamento dei lavoratori e favorire la flessibilità in uscita. Non sembra piacere molto, tant’è che se ne parla poco.
A maggio, infine, al Senato Sacconi ha depositato il DDL 1941 per proporre la pensione anticipata dei lavoratori in maniera flessibile. Il disegno di legge ricalca molto quello di Cesare Damiano e prevede, inoltre, incentivi per le madri lavoratrici, con il calcolo di contributi doppi nel periodo di astensione dal lavoro per maternità o puerperio.

Letture consigliate: Quando finirà la crisi economica in Italia?E’ possibile cambiare vita a 50 anni?

Proposta di Salvini: 1.000 euro al mese di pensione a tutti con 40 anni di contributi

La proposta del leader della Lega prevede un assegno universale di 1000 euro a cui si accede con 40 anni di lavoro. I contributi previdenziali “ulteriori” alla soglia di 5 mila euro annui per raggiungere tale soglia verrebbero restituiti in busta paga al lavoratore. La soluzione, chiaramente, riguarderebbe i giovani. Per approfondire, consigliamo la lettura del post dedicato linkato in precedenza.

Proposta per la pensione anticipata di Boeri: riforma pensioni in 5 punti

Nel corso della relazione annuale dell’INPS dell’8 luglio 2015, il presidente Tito Boeri ha lanciato la sua proposta di riforma pensioni articolata, fondamentalmente, su 5 punti precisi. Bocciatura per quota 100, quota 41 e pensionamenti flessibili, sostenuti da Damiano e da una parte del PD. Nei primi giorni del mese di novembre, poi, è rimbalzata sulla stampa nazionale la bozza che in estate il presidente dell’INPS inviò al governo che esplicita nel dettaglio tutti i passaggi più importanti.
Ecco i 5 punti in sintesi:

  1. reddito minimo garantito per over 55: il presidente INPS propone di garantire con forme di assistenza quei lavoratori che hanno perso il proprio impiego in età avanzata. La misura va finanziata con la fiscalità generale;
  2. unificazione dei trattamenti previdenziali: stop alle tante pensioni che vengono percepite, tutti i trattamenti vanno unificati in un unico assegno mensile;
  3. stop ai vitalizi dei parlamentari: Boeri ha chiesto al Parlamento di rendere pubblici i criteri con cui vengono calcolati i vitalizi che sono, a tutti gli effetti, delle baby pensioni. Per il numero uno INPS bisogna interrompere le differenze tra generazioni e categorie e prevedere criteri univoci per tutti;
  4. flessibilità sostenibile: l’età pensionabile può essere anticipata solo se il montante contributivo accumulato viene spalmato su più anni. In poche parole, contributivo per tutti se si desidera di lasciare il lavoro in anticipo rispetto a quanto ora prevede la legge, in ossequio agli aumenti dell’aspettativa di vita;
  5. contributi anche dopo la pensione: l’INPS vuole offrire la possibilità alle imprese di versare contributi agli ex dipendenti o ai lavoratori di versarli anche se percepiscono già la pensione e svolgono altre attività. Questo vuole essere un incentivo a non lasciare la vita lavorativa attiva.
La proposta di Boeri non ha avuto seguito visto che il governo Renzi non l’ha mai valutata nel concreto. E’ stata criticata da Damiano, che ha invitato l’INPS a non occuparsi di legislazione, e da Poletti, che si è detto contrario ai tagli degli assegni d’oro.

Leggi anche => Quando vado in pensione?

Aumento pensioni minime: dal 2018 Renzi invierà 80 euro anche ai pensionati?

L’annuncio è arrivato durante l’assemblea PD del 18 luglio da parte del premier Matteo Renzi. In occasione delle elezioni politiche il leader Dem punta a bissare il successo elettorale del 2014 alle europee, estendendo (o promettendo di farlo) il bonus degli 80 euro ai pensionati con redditi inferiori a 25 mila euro. Ancora ignote le coperture ma, se questi sono i tempi, ci sarà modo di capire se si tratta di una proposta seria o di un annuncio per strappare qualche titolo di giornale. Intanto la miccia della discussione è stata accesa e siamo sicuri che se ne parlerà molto spesso.

Part-time agevolato per favorire il prepensionamento?

La notizia è approdata sui principali organi di stampa ad inizio settembre ed ha trovato riscontri nella Legge di Stabilità 2016 in corso di approvazione. In pratica l’azienda consentirebbe, secondo quanto scrive il quotidiano La Stampa, di ridurre l’orario di lavoro dei pensionandi impegnandosi a pagare i contributi integralmente e ad assumere un giovane. In cambio, ovviamente, le imprese riceverebbero delle agevolazioni economiche da parte dello Stato.

Pensione anticipata con tagli entro il 15%

Altra ipotesi circolata a settembre prevede una variabile della quota 41 con tagli più consistenti. In pratica il governo, secondo diverse indiscrezioni, starebbe lavorando a prevedere la pensione anticipata a partire da 63 anni, con 3 anni di anticipo rispetto alla vecchiaia, con tagli che vanno dal 3 al 5 per cento annuo fino ad un massimo del 12-15%.  Al momento questa ipotesi è stata solo battuta dalla stampa, nessun membro del governo l’ha ancora esplicitata.

Riforma pensioni 2016: le novità della Legge di Stabilità

Era atteso il Consiglio dei Ministri in cui il Governo Renzi annunciava la Legge di Stabilità che arriverà in parlamento per la tradizionale sessione. Non sono arrivate novità significative, tutto si è svolto nell’ottica di quanto abbiamo scritto nel corso del 2015. In sintesi, le novità più importanti sono queste:
  • attuata la settima salvaguardia per gli esodati (i comitati, però, lamentano che circa 20 mila lavoratori resteranno tagliati fuori);
  • prorogata l’opzione donna al 2015 e valutare cosa fare per il futuro (sono rimaste tagliate fuori le signore nate nell’ultimo trimestre del 1958 e le lavoratrici autonome dell’ultimo trimestre del 1957 a causa dell’aspettativa di vita. Sul punto la Legge di Stabilità ha previsto un intervento ogni anno, a settembre, per verificare la possibilità di prorogare il regime);
  • prevedere interventi ad hoc contro la povertà (non si è ancora capito quali sono!);
  • prepensionamenti con part-time e versamento dei contributi a carico dell’azienda per lavoratori over 63: le aziende verserebbero lo stipendio ridotto ed i contributi per intero, salvaguardando la futura pensione. Lo Stato si accollerebbe i contributi figurativi.

Quota 42 e 43: Boeri contro i sindacati?

La cronaca degli ultimi mesi ha visto crescere i consensi verso la quota 41, tant’è che anche i sindacati si sono detti a favore per risolvere definitivamente la vertenza dei precoci. Tito Boeri, presidente dell’INPS, ha sostenuto invece la possibilità di quantificare una quota di uscita scollegata dall’adeguamento all’aspettativa di vita a 43 anni per gli uomini e 42 anni per le donne: parliamo, ovviamente, di anni di lavoro e non anagrafici. Tale idea, però, è piaciuta molto poco ai sindacati.
 

I punti della riforma pensioni nel 2016

Alla luce delle mancate novità auspicate in Legge di Stabilità, restano aperti i seguenti fronti che caratterizzeranno il dibattito per le prossime settimane:
  • esodati – non tutti sono stati salvaguardati e nelle ultime settimane dello scorso anno è circolata una voce che parla di un ottavo provvedimento di tutela;
  • opzione donna – sono rimaste tagliate fuori le signore di cui si è detto prima che, insieme a quelle che a breve matureranno i requisiti previsti per il 2015, chiedono una proroga al 2018 del regime sperimentale;
  • lavoratori precoci – il filone numericamente più importante è ancora al palo, con tutte le varie proposte sulla flessibilità in uscita di cui abbiamo detto sopra.
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San Riccardo di Chichester


San Riccardo di Chichester

Nome: San Riccardo di Chichester
Titolo: Vescovo
Ricorrenza: 03 aprile

Riccardo fu educato da Roberto Grossatesta e Edmondo ad Oxford. Successivamente si trasferì a Parigi e poi a Bologna, dove studiò diritto.

Nel 1235 ritornò ad Oxford e divenne rettore dell’università. Nominato cancelliere da Edmondo di Abingdon, arcivescovo di Centerbury, partecipò agli sforzi di questo per riformare il clero e difendere la chiesa dalle ingerenze del potere reale.

Nel 1240, alla morte di Edmondo, decise di farsi prete, dopo aver studiato per due anni teologia presso i domenicani di Orleans. Ritornò in Inghilterra nel 1242 e divenne curato di una parrocchia del Kent. In seguito ritornò ad essere cancelliere dell’arcivescovo di Centerbury.

Nel 1244 fu eletto vescovo di Chichester, ma il re Enrico III, che appoggiava un candidato più docile, gli proibì di occupare la cattedra episcopale. Il papa Innocenzo IV lo consacrò vescovo a Lione nel 1245.

Di ritorno in Inghilterra riuscì ad ottenere la sua diocesi, ma dovette vivere in povertà in un presbiterio di campagna, dal momento che il re gli aveva confiscato tutte le rendite, che gli furono però restituite nel 1247.

Nel 1253 predicò con grande successo la crociata. Fu canonizzato nel 1262 da Urbano V. I suoi resti vennero traslati nel 1276 nella cattedrale di Chichester, alla presenza del re Edoardo I. Il culto sopravvisse sino alla riforma.