Archivio mensile:marzo 2015
rassegna.it
Newsletter del 31/03/2015
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Pensione anticipata: ecco gli assegni penalizzati
Per eliminare il taglio dell’1 o 2% a chi è andato in pensione anticipata fra il 2012 e la fine del 2014 bisogna trovare nuove coperture finanziarie: Poletti in commissione alla Camera.
Per decidere, eventualmente, un nuovo intervento reatroattivo sui requisiti di accesso alla pensione anticipata che elimini le penalizzazioni previste per chi ha maturato il diritto all’assegno previdenziale prima del 2015, è necessario un intervento normativo del Parlamento che individui specifiche coperture finanziarie: lo ha dichiarato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti rispondendo a un’interrogazione in Commissione Lavoro alla Camera.
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Pensioni anticipate penalizzate
La questione riguarda coloro che sono andati in pensione anticipata dal 2012 al 2014, ovvero dopo la Riforma Fornero, che ha ridotto l’assegno di coloro che si sono ritirati prima dei 62 anni, e prima dellalegge 190/2014, che ha eliminato la penalizzazione per i trattamenti decorrenti dopo il primo gennaio 2015 dei lavoratori che maturano i requisiti entro la fine del 2017. In pratica, l’effetto combinato di queste due leggi crea una sperequazione per cui coloro che sono andati in pensione anticipata nel triennio 2012-2014 hanno un trattamento più basso sia di coloro che si sono ritirati fino al 2012 sia di coloro che invece vanno in pensione anticiata a partire dal 2015.
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Copertura finanziaria
Il ministro spiega che l’articolo 1 comma 113 della legge 190/2014 ha tolto questa riduzione dell’assegno ai soli trattamenti decorrenti dal 2015 «per ragioni di compatibilità finanziaria», perché se l’intervento «avesse avuto effetti retroattivi, gli oneri finanziari sarebbero stati notevolmente più elevati». Quindi, nel caso in cui si decidesse un intervento per estendere retroattivamente l’efficacia della norma, o anche solo per sospendere le penalizzazioni per il triennio 2015-2017 nei riguardi di coloro che hanno avuto accesso al pensionamento anticipato entro il 31 dicembre 2014, «ne conseguirebbero maggiori oneri per la finanza pubblica in relazione ai quali dovrebbe essere reperita la necessaria copertura finanziaria».
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Requisiti pensione anticipata
Ricordiamo che la possibilità di andare in pensione anticipata prima dei 62 anni al momento è riconosciuta agli uomini con 42 anni e sei mesi di contributi e alle donne con 41 anni e sei mesi, fino al 31 dicembre 2015, e quattro mesi in più (quindi 42 anni e dieci mesi per gli uomini e 42 anni e 10 mesi per le donne), dal primo gennaio 2016. Per coloro che maturano questo requisiti dal primo gennio 2015 non c’è più la riduzione dell’1 o 2% dell’assegno stabilità dalla Riforma Fornero per la pensione anticipata, che invece continua ad essere applicata ai lavoratori andati in pensione anticipata fra il 2012 e il fine 2014. A partire dal 2018, sarà necessario avere 62 anni.
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il manifesto
il Fatto Quotidiano
San Beniamino
Santa Balbina. un’altra delle delicate fanciulle nella storia della santità femminile, festeggiata oggi, abbiamo accennato ieri, parlando di suo padre Quirino, il Tribuno giustiziato sotto Adriano Imperatore, per aver mancato alla sua consegna di soldato e per aver preferito la conversione cristiana.
Con il padre, fu decapitata anche la fanciulla, trepida fidanzata di Gesù, e sul suo corpo sorse poi, nel quinto secolo, la chiesetta a lei dedicata e che ancora si può vedere, a Roma, vicino ai grandi ruderi delle Terme di Caracalla, presso ai pini della Passeggiata Archeologica.
Oggi è anche la sua festa, ma noi parleremo di un altro Santo del giorno: San Beniamino, unico di questo nome, vissuto in Persia verso il 400. Anche il Re persiano Isdeberge, adoratore del fuoco e del sole, perseguitava i Cristiani, e il diacono Beniamino fu da lui tenuto in carcere per due anni. Doveva essere un personaggio importante, anzi addirittura popolare, perché l’ambasciatore dell’Imperatore romano TPodosio, che negoziava un trattato di pace con il Re persiano, pose tra te condizioni anche quella di liberare l’illustre prigioniero.
Il Re Isdeberge, a sua volta, fece una controproposta: avrebbe liberato il diacono Beniamino se questi si fosse impegnato a cessare del tutto la sua opera di apostolato tra i persiani; e in questo senso parlò al prigioniero.
Vale la pena di riportare la risposta dell’intrepido cristiano, come ci è pervenuta dai Martirologi: « Non posso chiudere agli uomini le fonti della Grazia del mio Dio, disse Beniamino. Finché sarà in mio potere, illuminerò coloro che sono ciechi, mostrando loro la luce della verità. Non farlo, sarebbe incorrere nei castighi riserbati a coloro che nascondono i talenti del loro padrone ».
Si riferiva alla parabola evangelica del padrone che dà ai suoi servi i talenti d’oro, e al suo ritorno punisce quei servi che, oziosi e timorosi, li hanno nascosti, per paura di perderli, invece di metterli a frutto e di commerciarli fra gli uomini.
E in queste parole precise e decise, egli tracciava la linea di condotta di ogni cristiano, che non è solo depositario e custode dell’oro della verità, ma deve metterlo a frutto, donarlo al prossimo, insegnando e illuminando.
Fu liberato, malgrado queste sue ferme parole, per la pressione dell’ambasciatore romano; ma il fervente apostolo non perse tempo nei timori, e, come aveva dichiarato, riprese subito a istruire e a battezzare gli adoratori del fuoco.
Il Re persiano, libero dalla parola data, poté così di nuovo catturarlo, e gl’impose di rinnegare la fede, sacrificando al simulacro del sole.
I Romani, come si sa, giustiziavano i condannati, secondo l’uso militare, decapitandoli con la spada. Era, per quei tempi, una forma di esecuzione abbastanza civile, e non priva di guerresca nobiltà. I persiani, invece, come molti altri popoli orientali, escogitavano di volta in volta atroci supplizi con i quali finivano i loro prigionieri.
E di raffinata atrocità fu anche il supplizio riserbato a San Beniamino, che ebbe il corpo trapassato da spilloni. Il Santo lo accettò e lo preferì coraggiosamente ai castighi riserbati a coloro che nascondono i talenti della verità.
The Indipendent
EL PAIS
The Times
Discriminazioni
Crescono le discriminazioni sul lavoro: più colpiti i marocchini e i romeni
Straniero, maschio, età 35-54 anni: è con queste caratteristiche che una persona rischia più di altre di essere discriminata sul lavoro. È quanto emerge dai dati dell’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali. Su 252 casi segnalati nel 2014, il 53,6% riguardava casi di discriminazione etnica. Quasi sempre – 79,7% degli episodi – nell’accesso all’occupazione. “Si va da casi in cui la persona non è stata assunta, a parità di competenze con altri, per il cognome di origine straniera – spiega Marco Buemi dell’Unar – a quelli in cui nel momento del colloquio, di fronte al lavoratore con la pelle scura, il datore di lavoro ha detto che non aveva più bisogno di un nuovo dipendente”. Il 54,3% delle vittime è maschio. Per quanto riguarda l’età, il 12,8% ha meno di 35 anni, il 67,1% dai 35 ai 54 anni e il 7,4% è over 55. Tra le nazionalità più discriminate, marocchini (19% delle denunce) e romeni (9,5%). “L’Unar interviene cercando di mediare tra lavoratore e impresa – aggiunge Buemi – e spesso la situazione si risolve positivamente”.
Rispetto al totale delle denunce di discriminazione giunte all’Unar, quelle riguardanti il mondo del lavoro sono state pari al 18,8% con un incremento del 2,8% rispetto all’anno precedente. Al primo posto rimangono comunque le discriminazione causate dai mass media, pari al 24,9%. L’età è il secondo fattore di discriminazione nel mondo del lavoro: nel 2014 ha riguardato il 34,9%, mentre la disabilità il 4,8%, l’orientamento sessuale il 2,4%. Gli episodi vengono segnalati in prevalenza dalle vittime (37,3%), anche se in misura minore rispetto al passato. Sono invece in aumento le segnalazioni provenienti dalle associazioni (27,4%) e dai testimoni (26,6%).
La presentazione dei dati è avvenuta durante la Conferenza “Il lavoro che include” organizzata, oltre che da Unar, anche da Fondazione Sodalitas, Fondazione Adecco e People, nell’ambito di Diversitalavoro, il Career forum delle pari opportunità che dal 2007 facilita l’accesso al mercato del lavoro a persone con disabilità, appartenenti alle categorie protette, di origine straniera e transgender, coinvolgendo imprese e istituzioni. Nel 2014 hanno partecipato ai quattro Career forum diversitalavoro, organizzati a Napoli, Milano, Roma e Catania, oltre 1.200 candidati, che hanno potuto sostenere colloqui con 41 aziende. Durante la Conferenza è stato anche consegnato uno speciale riconoscimento, il Diversity&Inclusion Award, alle imprese che nel 2014 hanno inserito nella propria azienda persone incontrate durante gli incontri di Diversitalavoro.
Nei prossimi mesi sono previste altre tappe di Diversitalavoro a Milano (3-4 giugno), Roma (26 novembre) e Varese: qui verrà proposto un percorso di avvicinamento che partirà ufficialmente il prossimo 21 maggio con l’evento pubblico “Diversità e inclusione nel mondo del lavoro”.
da Redattore sociale
UE
Italia terza in Ue per peso oneri vari su costo lavoro
L’Italia anche nel 2014 è rimasta al top tra i Paesi Ue per l’incidenza degli oneri vari sul costo del lavoro (il 28,2%): secondo i dati Eurostat diffusi oggi solo la Francia e la Svezia ci superano con quote pari rispettivamente al 33,1 e al 31,6%. Lo scorso anno il costo complessivo di un’ora di lavoro in Italia è però cresciuto solo dello 0,7% rispetto al 2013, un tasso inferiore sia alla media dell’Eurozona (1,1%) che a quella Ue (1,4%).
Nella media Ue, il peso degli oneri extra-salariali sul costo orario del lavoro (principalmente quelli previdenziali e fiscali) si è attestato al 24,4%, incidenza che sale al 26,1% nella media dell’Eurozona. Alle spalle dell’Italia, secondo i dati Eurostat, si collocano la Lituania (28%), il Belgio (27,8%) e la Repubblica ceca (27,1%). I Paesi con meno oneri sul costo del lavoro sono invece Malta (6,9%) e Danimarca (13,1%).
In termini assoluti, lo scorso anno il costo di un’ora di lavoro in Italia è stato, in base ai dati pubblicati da Eurostat, di 28,3 euro contro i 29 della media Eurozona e i 24,6 della media Ue. Nel settore industriale l’Italia figura al di sotto della media Eurozona (28 euro contro 31,8) e sopra quella Ue (25,5), nelle costruzioni si attesta sui 24,7 euro (25,6 la media Eurozona e 22 quella Ue) e nei servizi a 27,2 euro (28 l’Eurozona e 24,3 l’Ue).
Dove invece il costo del lavoro ha superato sia la media Eurozona (28,9) che quella Ue (24,7) è il settore che raggruppa educazione, sanità, attività ricreative e altro: qui il dato segnalato da Eurostat per l’Italia è stato pari a 32,3 euro all’ora.
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Il nesso di causalità nelle neoplasie di tipo probabilistico
Una recente sentenza della Corte di Appello di Bologna interviene con una approfondita sentenza sul tema del nesso di causalità delle malattie professionali di tipo probabilistico con una critica alla metodologia della “Probability of Causation” adottata nell’ultimo decennio da parte dell’INAIL.
Gli eredi di un medico esposto a radiazioni ionizzanti deceduto per leucemia mieloide acuta avevano presentato domanda di riconoscimento dell’origine professionale e a fronte del diniego da parte dell’Istituto Assicuratore avevano adito le vie legali.
L’INAIL nel costituirsi in giudizio escludeva l’esistenza del nesso causale per inidoneità della dose assorbita ad indurre la patologia denunciata in applicazione del metodo della “Probability of Causation” da adottarsi nei casi di malattie tabellate non deterministiche ma probabilistiche.
Sulla base della CTU del professor Violante (direttore Istituto Medicina del Lavoro Università di Bologna) che concludeva che la dose di radiazioni ionizzanti ricevuta dal …. può determinare, secondo gli studi epidemiologici esaminati, un incremento del sette per cento dei casi di leucemia nei soggetti esposti il che non prova ma neppure esclude, che l’esposizione ad un tale livello di radiazioni ionizzanti possa essere considerata la causa in un singolo caso di leucemia, il Tribunale di Bologna riconosceva l’origine professionale.
L’INAIL nel proporre appello ribadiva che la patologia in esame “figura tra le malattie tabellate non deterministiche ma probabilistiche, per cui la correlabilità lavorativa viene calcolata sulla base di vari parametri; radiosensibilità del tessuto, età, sesso, dose cumulata di esposizione” e quindi in sede di valutazione della probabilità che tale malattia sia stata causata dall’esposizione probabilisti a radiazioni ionizzanti l’aver qualificato e quantificato con la metodica della Probaility of Causation la probabilità di nesso ponendola nella fascia sotto il 30% con un livello di confidenza del 99% (che indica quasi certezza) è nella sostanza la prova inconfutabile della inidoneità della dose assorbita nell’indurre la patologia denunciata”.
La Corte di Appello sulla base degli approfondimenti richiesti al medesimo CTU professore Violante perveniva a confermare l’origine professionale della leucemia.