ISTAT

Istat: crescono famiglie unipersonali e donne sul mercato del lavoro

A distanza di dieci anni, crescono le famiglie unipersonali, i nuclei familiari monogenitore, le coppie senza figli e quelle non coniugate; è in declino la famiglia mononucleare classica. Inoltre, aumentano le famiglie con almeno uno straniero residente, soprattutto unipersonali. E’ la sintesi dei dati sulla famiglia contenuti nel 15° censimento Istat sulla popolazione, relativo al 2011 rispetto al 2001.

Per quel che riguarda il fronte del lavoro, le regioni del Sud confermano una quota di occupati sotto la media nazionale mentre aumenta in tutta Italia la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Si rafforza la presenza di occupati in età matura e cresce la quota di occupati con titoli di studio alti. 

Nel decennio compreso fra i due Censimenti Istat della popolazione del 2001 e del 2011, il numero di famiglie è cresciuto del 12,8% passando da 21.810.676 a 24.611.766. Sono le famiglie senza nuclei, ovvero quelle in cui i componenti non formano alcuna relazione di coppia o di tipo genitore-figlio, a registrare l’incremento maggiore (da 5.981.882 a 8.319.826, +39,1%) soprattutto per il sensibile aumento delle famiglie unipersonali che passano da 5.427.621 a 7.667.305 (41,3% in più rispetto al 2001).    

Complessivamente, rispetto al 2001, calano le coppie con figli e crescono le coppie senza figli e le famiglie monogenitore. La famiglia nucleare classica, costituita da coppie con figli senza altre persone, si attesta al 32,8% per un totale di circa 8 milioni. Tra le famiglie con un solo nucleo, quelle costituite da coppie senza figli ammontano a 4.968.683 (4.529.788 nel 2001).

Le famiglie con almeno uno straniero ammontano a 1.828.338, pari al 7,4% delle famiglie. Circa il 60% di esse è rappresentato da famiglie con un solo nucleo, gran parte delle quali vive senza altre persone residenti. Oltre un terzo del totale è composto da famiglie senza nuclei, che sono in grande maggioranza famiglie unipersonali. Il 3,9% sono famiglie con più nuclei. Rispetto al censimento del 2001 si registra un incremento pari al 171,9% delle famiglie con almeno uno straniero residente; i valori relativi più elevati si rilevano per le famiglie unipersonali soprattutto in coabitazione e per le famiglie monogenitore.

Tra la popolazione residente di 15 anni e più, le forze di lavoro si attestano al 50,8% (48,6% al Censimento 2001), gli inattivi al 49,2% (51,4% nel 2001). Gli occupati, che nel 2001 rappresentavano il 42,9% della popolazione (20.993.732 unità), nel 2011, dai dati censuari risultano essere il 45,0% (23.017.840 unità).

Resta pressoché invariata la quota di persone in cerca di occupazione.

La percentuale di occupati, nell’intervallo censuario 2001-2011, aumenta di oltre due punti percentuali, passando dal 42,9% al 45,0%.

Se nel 2001 la componente femminile rappresentava il 38,8% degli occupati (8.151.761), nel 2011 sale al 41,8%. La maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro è confermata dalla variazione intercorsa tra il 2001 e il 2011 che è stata per gli uomini pari a +4,3% (554.574 unità) mentre per le donne è pari a +18,0% (1.469.534). Il confronto intercensuario evidenzia un rafforzamento della presenza di persone di età matura tra gli occupati.

La fascia 35-44 anni presenta la maggiore percentuale di occupati (rispettivamente 30,0% e 30,4%). Ma all’aumento di oltre due milioni di occupati concorrono maggiormente le classi 45-54 (+1.504.808 unità pari ad un incremento del 30,4%) e 55-64 anni (1.086.010 in più, pari a +57,5%). A questo risultato si contrappone la contrazione di occupati nelle fasce più giovani di 15-24 (-367.096 unità, -22%) e 25-34 (-1.077.631, -18,4%) frutto sia del calo delle nascite negli anni precedenti sia degli effetti della crisi che ha colpito particolarmente i giovani.

La distribuzione per il grado di istruzione più elevato conseguito indica la tendenza alla crescita dei titoli di studio più alti tra gli occupati. Rispetto al 2001, si osserva una minore incidenza di occupati con grado di istruzione fino alla licenza di scuola media e al contempo una incidenza più marcata dei livelli di istruzione più elevati, con i possessori di titoli universitari che passano dal 12,7% al 18,8% del totale. 

ISTATultima modifica: 2014-06-09T21:31:02+02:00da vitegabry
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