Archivi giornalieri: 18 giugno 2014

Esodati

Censis, tra prepensionati ed esodati, i “precari” a fine carriera

Abbandonati al triste destino di esuberi, prepensionati, esodati, staffettati, senza alcun meccanismo utile per conservare almeno una porzione di quell’importante capitale umano. È la condizione di buona parte del segmento degli adulti di 50-70 anni secondo il Censis.

E proprio al Censis oggi si è parlato di ”Il vuoto della generazione adulta”, a partire da un testo elaborato nell’ambito dell’annuale appuntamento di riflessione di giugno ”Un mese di sociale”, giunto alla XXVI edizione, dedicato quest’anno al tema ”I vuoti che crescono”.

Gli over 50 anni in Italia, spiega il Censis, sono 24,5 milioni. Tra loro gli occupati sono poco più di un quarto, quasi 6,7 milioni, di cui gli uomini superano di poco i 4 milioni e le donne raggiungono i 2,6 milioni. In questo segmento, tra il 2008 e il 2013 è aumentata l”incidenza dei lavoratori dipendenti e degli occupati a tempo pieno, come effetto dello slittamento in avanti dell’età da pensione. Ma nello stesso periodo c’è stato un aumento del 7,6% dei lavoratori autonomi e tende a raddoppiarsi la componente degli occupati a tempo parziale, che nel 2013 diventano circa un milione, con un incremento nei sei anni pari al 47,5%. I disoccupati over 50, secondo il Censis, hanno raggiunto le 438mila unità, con un aumento rispetto al 2008 di 261mila persone in termini assoluti e del 146% in termini relativi (in soli dodici mesi l’area della disoccupazione ha visto un incremento di 64mila unità: +17,2% tra il 2012 e il 2013). E i disoccupati di lunga durata ultracinquantenni sono quasi triplicati negli ultimi sei anni: sono passati da 93mila a 269mila (+189%).

Oggi l’insicurezza economica determinata dalla crisi, l’erosione oggettiva dei redditi, la necessaria compressione dei consumi spingono molti over 50 a cercare di entrare nel mercato del lavoro. Se si somma il numero delle persone in cerca di occupazione e quello di chi, pur inattivo, si dichiara disponibile a lavorare, la pressione esercitata sul mercato del lavoro da parte degli over 50 supera il milione di individui.

Tra i bocconi avvelenati della crisi, c’è il conflitto latente fra le generazioni sul mercato del lavoro. Avere un impiego non è mai stato così difficile, soprattutto per i giovani. Ma si è ridotto l’orizzonte di opportunità anche per le persone più avanti nell’età, a partire da chi ha oggi 50 anni. Per molti di loro è scattata la ricerca affannosa del mantenimento dei livelli di benessere raggiunti e comportamenti conservativi che riflettono la riduzione oggettiva degli spazi di iniziativa e alimentano un egoismo difensivo.

Le politiche attive del lavoro e la cassa integrazione, spiega il Censis, si sono orientate in questi anni ad affrontare le condizioni dei lavoratori più anziani in difficoltà. Fra il 2010 e il primo semestre del 2013 tra i beneficiari degli interventi (escludendo dal totale gli apprendisti) aumentano proprio gli over 50, che passano dal 12,4% al 15,5% (circa 100mila persone).

L’impatto di una lunga recessione può essere contrastato sul piano delle opportunità occupazionali, del reddito e della sicurezza economica attraverso un efficace adattamento delle risorse individuali disponibili e attraverso la valorizzazione del capitale umano. Ma anche su questo piano l’Italia si mostra debole. A una bassa dimensione quantitativa del capitale umano si associa una bassa qualità nel rendere effettive le conoscenze acquisite nei processi di apprendimento.

Amianto

Amianto: Camera, voto unanime a mozione unitaria su vittime

Sì unanime dell’Aula della Camera alla mozione unitaria che prevede iniziative a favore delle vittime dell’amianto. In base al testo approvato, il governo è impegnato, tra l’altro, “ad approvare definitivamente il piano nazionale amianto, prevedendo i finanziamenti necessari alla sua completa attuazione; ad attivarsi in accordo con le regioni affinché in tempi congrui sia concluso il programma dettagliato di censimento, bonifiche smaltimento dei materiali contaminati tramite i piani regionali amianto”.

Il governo, poi, risulta impegnato “ad assumere iniziative per incrementare le risorse assegnate al fondo per le vittime
dell’amianto, ad estendere le prestazioni del fondo non solo a coloro che abbiano contratto una patologia legata all’amianto ma anche ai familiari di essi; ad attivare iniziative per escludere dal saldo finanziario rilevante ai fini della verifica del rispetto del patto di stabilità interno le spese per gli interventi di messa in sicurezza e bonifica dell’amianto”.

Servizio civile

Servizio civile e Garanzia giovani: “Potranno partire 37 mila giovani”

“L’impegno del Governo a dare concreta attuazione allo sviluppo e al potenziamento del servizio civile nazionale è stato confermato dalla pubblicazione, in data 16 giugno, dell’avviso agli enti per la presentazione dei progetti di servizio civile nazionale e dei progetti di servizio civile nazionale connesso al programma Garanzia giovani”. Ad affermarlo è il Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con delega alle politiche giovanili e al servizio civile, che sottolinea come “questa scelta apre altresì la strada alla concreta realizzazione dell’obiettivo, annunciato dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, di impegnare negli anni futuri in un servizio civile universale fino a 100.000 giovani”.

“Con l’utilizzo delle risorse del Fondo nazionale del servizio civile disponibili per gli anni 2014 e 2015 e con quelle previste per l’attuazione del programma Garanzia giovani- precisa il Sottosegretario- sarà possibile far partire circa 37 mila giovani, di cui circa 11 mila con i progetti di Garanzia giovani”. Il bando emanato è unico ma i procedimenti di selezione dei progetti sono differenziati. Quelli di servizio civile nazionale relativi all’attuazione del programma Garanzia giovani saranno sottoposti ad una valutazione di idoneità senza attribuzione di punteggio e formazione di graduatoria.

“Tale procedimento, innovativo delle precedenti prassi amministrative- sottolinea – consentirà di completare la selezione dei progetti per Garanzia Giovani entro la fine di settembre, così da consentire di selezionare e avviare i giovani entro la fine del 2014”. I progetti di servizio civile nazionale finanziati con il Fondo saranno invece sottoposti alla consueta procedura di selezione, conformemente a quanto indicato nel nuovo Prontuario approvato con il DM del 30 maggio 2014 e pubblicato sul sito del Dipartimento della gioventù e del servizio civile nazionale. Le partenze dei giovani che saranno selezionati dagli enti è prevista per i primi mesi del 2015.

“Sia la Consulta nazionale per il servizio civile che le Regioni- aggiunge il Sottosegretario – hanno espresso parere favorevole all’adozione di tale procedura, che darà la possibilità a molti giovani, in tempi brevi, di poter svolgere un servizio utile alla propria comunità e fare un’esperienza da valorizzare sul piano formativo e professionale”. “Il Dipartimento – conclude il Sottosegretario – è fortemente impegnato sull’attuazione di questa politica attiva e fornirà tutto il supporto necessario per garantire celerità e speditezza delle procedure”. 

ISTAT

Istat – Povertà, “la famiglia ha tamponato gli effetti della crisi. Ma il futuro non è roseo”

“Le conseguenze della crisi in termini di povertà sarebbero potute essere molto più gravi se non ci fossero stati due ammortizzatori sociali: da un lato le famiglie, soprattutto per i giovani, dall’altro la cassa integrazione che ha protetto i capi famiglia”. Così Linda Laura Sabbadini, direttore del Dipartimento per le Statistiche sociali ed ambientali dell’Istat, intervenendo in video al seminario per i giornalisti di Redattore sociale intitolato “Miseria e nobiltà – Il declino del welfare e le risposte ancora possibili”.

Per Sabbadini, la famiglia ha “tamponato gli effetti della crisi” negli ultimi 5 anni, ma il futuro non è proprio roseo, anche perché la stessa famiglia sta cambiando. “Ormai la maggioranza delle famiglie italiane è formata da uno o due componenti e le persone sole arrivano ad essere più 7 milioni – ha spiegato -. Cresce il numero delle persone sole, cresce il numero delle coppie senza figli, cresce il numero delle famiglie monogenitore, soprattutto quelle di separati e divorziati e diminuisce il numero delle coppie con figli. La famiglia classica, per anni forma dominante tra le tipologie familiari, non arriva ad un terzo del totale delle famiglie”. A preoccupare, però, è il calo di fecondità che per il direttore del dipartimento statistiche sociali dell’Istat è “particolarmente grave”. “Siamo un paese a permanente bassa fecondità – ha spiegato Sabbadini -, che negli anni della crisi ha vissuto un ulteriore calo della fecondità, ma mentre in passato il calo della fecondità si era concentrato nelle aree più ricche del paese, adesso la geografia è cambiata ed è il Sud ad avere il calo più alto. Il processo di invecchiamento della popolazione del Sud si accrescerà molto velocemente, un problema molto grave che va ad aggiungersi agli enormi problemi strutturali di povertà e disuguaglianza che il Sud sta attraversando”. 

Se le famiglie sono a dura prova sul fronte della povertà, il futuro del fenomeno dipenderà dalle nuove generazioni, che oggi più che mai sono in difficoltà. Il quadro attuale della povertà relativa dei minori in Italia, infatti, non è incoraggiante. “Il numero dei minori che vivono in famiglie povere in Italia è altissimo – ha spiegato Maurizio Franzini, docente di Politica economica alla “Sapienza”, Università di Roma, già direttore del Centro di ricerca interuniversitario sullo stato sociale (Criss) – e siamo quasi leader in Europa per questo dato. Un  problema più volte segnalato su cui abbiamo fatto molto poco e questo è molto negativo perché abbiamo le prove che vivere in povertà nella fase precoce della propria vita segna in maniera definitiva il proprio destino di vita”. Tuttavia, ha spiegato Franzini, se non ci fosse stato un sistema di welfare, la situazione sarebbe stata peggiore, anche se, nel confronto europeo, l’impatto del welfare sulla povertà non è ai livelli dei paesi dove lo stato sociale è più avanzato. “L’Italia ha un tasso di riduzione di povertà più basso rispetto a tutti gli altri – ha spiegato Franzini -. In Italia la povertà si riduce di 4 o 5 punti percentuali al massimo, in Svezia e Danimarca si parla di 15-20 punti. Non ci possiamo sorprendere perché l’Italia è uno dei pochissimi paesi che non ha una misura di contrasto alla povertà universale”.

Per Sabbadini, è necessario “ridefinire il sistema di welfare”. “I bisogni sono crescenti ma le risposte non riescono ad essere adeguate – ha spiegato Sabbadini -. Un’opportunità potrebbe emergere dal non profit, che sul piano dell’assistenza e della sanità sta dando contributi”. Tuttavia, anche in questo settore, non mancano le difficoltà. “Abbiamo un processo di concentrazione molto forte – ha spiegato Sabbadini -: pochissime imprese che assorbono il grosso dei servizi che vengono forniti nell’ambito dell’assistenza agli anziani e gran parte delle imprese sono molto piccole e molto frammentate. Se vogliamo che su questo fronte il non profit possa svolgere un ruolo importante, bisogna porsi il problema di come far crescere il settore non profit in questo settore superando questi limiti della frammentazione”.

Redattore sociale

Disabili

Il diritto antidiscriminatorio per i disabili non si applica (secondo il Consiglio di Stato)

Il Consiglio di Stato, con ordinanza cautelare depositata il 9 giugno 2014, ha accolto il ricorso del Ministero della Giustizia contro l’ordinanza cautelare del Tar Lazio (n. 2563/2014)  con cui era stato sospeso il decreto ministeriale contenente il calendario delle prove di concorso in magistratura. Il ricorso al Tar è stato presentato da un candidato che aveva fatto istanza – rigettata – per ottenere lo svolgimento delle prove in giorni non consecutivi, dovendo sottoporsi a sedute di dialisi a giorni alterni e non essendo residente nel luogo ove le prove devono aver luogo.

Il Tar Lazio ha accolto la richiesta del ricorrente poiché il bando non aveva previsto speciali modalità di svolgimento delle prove di esame per consentire alle persone con disabilità di concorrere in effettive condizioni di parità con gli altri (art. 16, L. n. 68/99), chiarendo che l’uso di ausili necessari e tempi aggiuntivi (previsti dall’art. 20 della L. n. 104/1992) non esaurisce l’ambito degli strumenti di modulazione delle modalità di svolgimento delle prove concorsuali ipotizzabili per garantirne l’accessibilità.

Le ragioni giustificatrici addotte dalla difesa erariale sono di tipo economico, connesse ai profili di spesa e di organizzazione del lavoro degli addetti alla procedura concorsuale. Il Tar Lazio ha considerato insufficienti queste ragioni rispetto alla primaria esigenza di garanzia della possibilità di accesso del ricorrente alle prove in parità di condizioni con gli altri concorrenti. Al contrario, per il Consiglio di Stato (ordinanza del 9 giugno), l’impossibilità per una persona con disabilità di partecipare ad un concorso pubblico non è da considerare “una situazione ad effetti irreversibili ed irreparabili”.

Come sia compatibile tale affermazione con la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità saranno – si auspica – gli organismi giurisdizionali sovranazionali a dirlo, se non lo faranno quelli nazionali.

L’art. 27 della Convenzione Onu vieta le discriminazioni con riguardo a tutte le questioni concernenti ogni forma di occupazione, incluse le condizioni di reclutamento e assunzione. L’art. 4 impone agli Stati Parte di assicurare e promuovere la piena realizzazione di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali, anche adottando “tutte le misure appropriate legislative, amministrative e altre misure per realizzare i diritti riconosciuti” dalla Convenzione, tra cui l’accessibilità, principio generale statuito all’art. 3, unitamente alla non discriminazione, alla parità di opportunità. La mancanza di “adattamento ragionevole” è una discriminazione, anche in ambito lavorativo, e l’onerosità non può costituire valida giustificazione di per sé, se sussistono alternative che andavano previste, laddove – come nel caso di specie – il tempo l’avrebbe consentito. A nulla varrebbe, altrimenti, l’indicazione circa la necessità di modalità particolari di svolgimento delle prove concorsuali nella domanda di concorso da parte del singolo.

La Convenzione Onu è stata ratificata in Italia con la legge nazionale n. 18/2009 e vi ha aderito l’Unione Europea con la Decisione 2010/48/Ue. La Corte di Giustizia ha già chiarito che la Convenzione è un accordo internazionale vincolante per le istituzioni UE che prevale sugli atti dell’Unione stessa, sulle norme di diritto derivato e ne impone un’interpretazione, per quanto possibile, conforme. A questi principi deve, quindi, uniformarsi l’interpretazione della direttiva 2000/78/Ce e del decreto nazionale di recepimento (d.lgs. n. 216/2003) in materia di parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro.

Vale la pena ricordare che l’Italia è stata condannata dalla Corte di Giustizia nell’estate 2013 proprio per il mancato corretto recepimento di questa direttiva in materia di soluzioni ragionevoli per le persone con disabilità. Se i principi del diritto antidiscriminatorio continueranno ad essere ignorati dagli interpreti, dovremo probabilmente attenderci altri interventi di condanna.

a cura Ufficio giuridico vertenze/disabilità Cgil 

Salute

“Salviamo la Salute”: al via la campagna itinerante Cgil

Il prossimo 20 giugno presso il Centro Congressi Frentani si terrà l’Assemblea Nazionale “Salviamo la Salute”. Si tratta di una prima tappa del percorso con il quale la Cgil intende rilanciare proposte e iniziative per la contrattazione sociale nell’ambito del welfare “socio sanitario”. Sia a livello nazionale che regionale e territoriale.
  
Nel corso dell’Assemblea verrà presentata la Campagna di mobilitazione nazionale “Salviamo la Salute: attraversa l’Italia, da settembre 2014 a giugno 2015”. Si svolgerà con una modalità “itinerante” e sarà adattata alle diverse “tappe” e iniziative regionali e locali, d’intesa con le strutture interessate. La campagna confederale, promossa con la collaborazione di SPI CGIL, FP CGIL e FILCAMS CGIL, vedrà il coinvolgimento di tutte le categorie e prevederà anche appuntamenti nazionali su specifici argomenti.

All’iniziativa interverranno: Stefano Cecconi, Responsabile Politiche della Salute CGIL Nazionale; Nicola Marongiu, Coordinatore Area Welfare CGIL Nazionale; Maria Grazia Giannichedda, Presidente Fondazione Basaglia, docente Univ. Sassari; Elisabetta Midena, Autorità Nazionale AntiCorruzione per la valutazione e la trasparenza delle PPAA; Antonio Brambilla, Direttore Ass.za Distrettuale, Medicina Gen.le, Pianificazione Servizi Sanitari Reg. Emilia Romagna; Cecilia Taranto, FP CGIL Nazionale, Elisa Camellini, Segretaria nazionale FILCAMS CGIL; Ivan Pedretti, Segretario nazionale SPI CGIL; Vera Lamonica, CGIL Nazionale. 

Infanzia

Infanzia: Cgil, garantire diritti bambini, in Italia politiche insufficienti

“Le politiche dell’infanzia in Italia non sono ancora decollate”. E’ quanto afferma Vera Lamonica della Cgil Nazionale in merito a quanto emerso dal 7° Rapporto su ”I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia” a cura del Crc. “E’ importante – afferma – che il Rapporto abbia approfondito il tema della prima infanzia (0-3 anni), soffermandosi sulla qualità dei servizi educativi e sull’inserimento dei bambini di questa età così delicata nelle comunità di accoglienza, quando cause di forza maggiore non consentono loro di rimanere nelle famiglie di origine. Studi consolidati di economisti, medici, sociologi e psicologi – sottolinea Lamonica – dimostrano, infatti, come in questa fascia d’età si strutturino conoscenze e comportamenti che influenzano le scelte nel corso di tutta la vita”.

“Tra le questioni analizzate nel Rapporto – prosegue la dirigente sindacale – la Cgil ritiene urgente che si determini un quadro di risorse certe e poliennali e che si definisca un assetto di governance in grado di integrare funzioni ed interventi delle istituzioni a tutti i livelli”. Per Lamonica si rende fondamentale l’assunzione di “impegni precisi” a partire dal concludere velocemente l’iter dell’attuale ddl 1260 che regolamenta il sistema educativo e scolastico integrato per la fascia di età che va da 0 a 6 anni.

“Inoltre, il Governo – avverte Lamonica – deve subito avviare una discussione sui livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”. Infine, apprezzamento è stato espresso dalla dirigente sindacale della Cgil per l’annuncio della ricostituzione, a breve, dell’Osservatorio nazionale sull’infanzia che dovrà lavorare ad un Piano per l’Infanzia.

 

San Gregorio Giovanni Barbarigo

San Gregorio Giovanni Barbarigo


San Gregorio Giovanni Barbarigo

Nome: San Gregorio Giovanni Barbarigo
Titolo: Vescovo
Ricorrenza: 18 giugno

I milanesi erano soliti ripetere ai bergamaschi, complimentandosi per il loro vescovo: «Noi abbiamo un santo cardinale morto, san Carlo Borromeo, voi avete un vescovo vivo». Vescovo vivo era Gregorio Barbarigo, il quale, tra l’altro, aveva una stima sconfinata di san Carlo. Lo aveva scelto come modello di vita spirituale e come esempio di impegno pastorale quando tentò di realizzare nella propria diocesi le riforme volute dal concilio di Trento. 

Gregorio Barbarigo era nato a Venezia nel 1625 da un’antica e nobile famiglia istriana immigrata nella città lagunare. Educato alla scienza e alle virtù da un papà religiosissimo, a ventitré anni seguì il cugino Pietro Duodo a Miinster, come segretario di Alvise Contarini, che era ambasciatore della Serenissima Repubblica al congresso di pace di Westfalia. 

In Germania, dove rimase cinque anni, il Barbarigo strinse amicizia con il nunzio papale Fabio Chigi che lo introdusse nell’ascetica di Francesco di Sales e l’avviò nello studio del latino e delle scienze religiose. Fu ancora il Chigi a consigliare il giovane Barbarigo, una volta tornato a Venezia, a laurearsi in diritto canonico in vista di un suo possibile impiego a Roma. Il Barbarigo lo ascoltò e si iscrisse all’università di Padova, dalla quale uscì dottore il 25 settembre 1655. Nel frattempo aveva maturato la vocazione al sacerdozio. Due mesi dopo l’ordinazione, si stabiliva a Roma, chiamatovi da Alessandro VII, l’amico Chigi diventato papa. Nella capitale Gregorio dimorò in una casa accogliente, stracolma di libri, che egli intendeva trasformare in una «locanda di letterati». Intanto su Roma si abbatteva la peste e il giovane prete Barbarigo venne incaricato di organizzare i soccorsi nel popolare rione di Trastevere. «Avevo una paura al principio, che mi sentivo morire», scriveva al padre. Ma poi si buttò con passione e sprezzo del pericolo a eseguire la sua missione, che era di «dar ordini perché vengano le carrette […] a levar li morti e li ammalati, portar il sussidio alle case serrate […] e veder se hanno bisogno di niente». 

Cessata la peste, il Barbarigo venne nominato vescovo di Bergamo. Raggiunse la città lombarda portando con sé lo stretto necessario e, dei tanti libri, solo la biografia di san Carlo Borromeo. Prima di prendere possesso della diocesi inviò ai fedeli e al clero una lettera pastorale nella quale diceva: «Il distintivo del buon pastore è la carità». E alla più genuina carità improntò il suo ministero, riordinando la diocesi, eliminando abusi, restaurando la disciplina nel clero e nei monasteri, curando l’educazione catechistica e la preparazione dei futuri sacerdoti. Aveva progettato un grande seminario, ma non poté realizzarlo perché nel frattempo venne eletto cardinale e destinato alla diocesi di Padova. Nella città del Santo giunse in forma privata, osteggiato dal capitolo della cattedrale che temeva il suo rigore morale e la sua decisa volontà di riforma. A Padova Gregorio fu pastore esemplare e infaticabile. Visitò più volte le trecentoventi parrocchie della diocesi, stimolando il processo della riforma del clero e organizzando scuole di catechismo per fanciulli e adulti. Suo fiore all’occhiello, il seminario: lo collocò in un vecchio convento acquistato con la vendita di tutta l’argenteria della curia. 

Per l’aggiornamento del clero radunò alcuni importanti sinodi. Il grande vescovo, nei due conclavi ai quali partecipò, rischiò di venire eletto papa, tant’era la stima di cui godeva. Alla sua morte, avvenuta il 18 giugno 1697, durante una visita pastorale, nella sola città di Padova c’erano quarantadue scuole di dottrina cristiana, e trecentoquattordici scuole nell’intera diocesi. Fu incluso nell’albo dei santi, da Giovanni XXIII, nel 1960.