Archivi giornalieri: 8 giugno 2014

Venerdì 13 giugno dalle ore 16.30 alle ore 19.30 Roma (Sala Protomoteca-Campidoglio)Presentazione dell’opera Letteratura e Civiltà della Sardegna di Francesco Casula

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    dalle ore 16.30 alle ore 19.30
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    Roma (Sala Protomoteca-Campidoglio)

     
Introdurrà e presiederà l’On. Gemma Azuni, Consigliera di Roma Capitale
Presenterà l’Opera Prof. Tonino Bussu, studioso di lingua, letteratura e storia sarda.
Interverranno
-La dottoressa Francesca Barracciu, Sottosegretario di Stato al Ministero 
dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
-Pino Aprile, giornalista e scrittore, autore di alcuni libri di successo 
sul Meridione.
-Maddalena Frau e Giancarla Carboni leggeranno poesie e passi tratti dall’Opera.
Saranno presenti
-L’Autore Professor Francesco Casula che concluderà i lavori
-L’Editore Paolo Cossu

L’opera di Francesco Casula, Letteratura e civiltà della Sardegna, propone un itinerario storico-letterario che partendo dalla nascita della lingua sarda e dai primi docu¬menti in volgare sardo arriva fino ai nostri giorni. E si tratta di una Letteratura sarda che risulta autonoma, distinta e diversa dalle altre letterature. E dunque non una sezione di quella italiana: magari gerarchicamente inferiore . Non “dialettale” dunque ma letteratura nazionale sarda con un suo percorso, un…a sua ragione, suoi caratteri e segni peculiari e specifici. 
Nell’opera potremmo vedere che dalle origini del volgare sardo fino ad oggi, non vi è stato periodo nel quale la lingua sarda non abbia avuto una produzione letteraria. Certo, qualcuno potrebbe obiettare, che essa, rispetto ad altre lingue romanze, ha prodotto pochi frutti: può darsi, ma – dato e non concesso – si poteva pensare che un cavallo per troppo tempo tenuto a freno, legato imbrigliato e impastoiato potesse correre?
Il criterio della selezione e la scelta degli Autori non è stato comunque la lingua utilizzata: per cui ci sono Autori che scrivono anche in Latino, Catalano, Castigliano, Italiano.
Perché – scrive Casula nella prefazione all’Opera – “Una Letteratura sarda esiste se, come ogni letteratura, ha i tratti universali della qualità estetica e se, in più è «specifica», non tanto per questioni grammaticali e sintattiche, quanto per una questione di Identità” E dunque “che gli autori sappiano andare per il mondo con pistoccu in bertula, perché proprio in questo andare per il mondo, mostrano le stimmate dei sardi e, quale che sia lo scenario delle loro opere, vedono la vita alla sarda”.
Il primo volume tratta degli Autori che formano le fondamenta della nostra letteratura: Antonio Cano, Sigismondo Arquer, Girolamo Araolla, Gian Metteo Garipa e Fra Antonio Maria da Esterzili fino a Efisio Pintor Sirigu, Francesco Ignazio Man¬nu, Diego Mele, Peppino Mereu, Gianbattista Tuveri, Antonio Gramsci e Emilio Lussu. Tra i romanzieri del 1900-2000 figurano Deledda, Salvatore Satta e Giuseppe Dessì. Per racconta¬re il banditismo e la società del males¬sere, i codici ‘barbarìcìni e i suoi ana¬listì, vengono indicati Pigliaru, Pira e Fio¬ri. Sebastiano Satta con Salvatore Cambosu, è l’autore in lingua italiana inserito nel capitolo sulla letteratura identitaria del 1900-2000; mentre tra i poeti in lingua sarda fi¬gurano Montanaru e Pedru Mura. 
Il secondo volume inizia con gli scrittori bilingui Benvenuto Lobina, Francesco Masala, Antonio Cossu, Franco Fresi (in Gallurese). Fra gli scrittori in lingua italiana emergono Antonio Puddu, Michele Columbu, Nereide Rudas, Eliseo Spiga, Giulio Angioni, Bachisio Bandinu, Salvatore Niffoi, Sergio Atzeni, Michela Murgia, Flavio Soriga. Fra quelli invece in lingua sarda sarda Aquilino Cannas, Franco Carlini, Gianfranco Pintore.
Tre poetesse in lingua sarda concludono la Letteratura: Maddalena Frau, Paola Alcioni e Anna Cristina Serra.

Archivio deliberazioni ufficio di presidenza del Consiglio Regionale del Lazio

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dall’Osservatore Romano

Roncalli
e l’avvocato degli ebrei

 

· Gli aiuti ai perseguitati dai nazisti in Croazia ·

07 giugno 2014

 
 

 

Nella primavera del 1943, in gran parte dell’Europa occidentale e balcanica, riprese vigore con particolare violenza la persecuzione degli ebrei. Era il preludio della «soluzione finale» che anche in Croazia scattò all’indomani della visita di Heinrich Himmler, giunto a Zagabria agli inizi di maggio per liquidare definitivamente la questione ebraica.

«Dimorando [Himmler] qui — osservava l’inviato della Santa Sede, Giuseppe Ramiro Marcone, il 10 maggio 1943 in uno dei tanti rapporti inviati al cardinale Maglione — sono stati ricercati gli ultimi ebrei residenti nella Capitale e in tutta la Croazia e deportati in Germania. Si calcola che ne siano stati catturati circa 600. Ora non restano che pochi ebrei nascosti e fuggiaschi. La Gestapo dirigeva le operazioni di ricerca coadiuvata dalla polizia croata. Tanto io, quanto l’arcivescovo [Stepinac] non abbiamo trascurato di recarci presso il ministro degli interni per perorare la causa ebraica».

L’eco di questi fatti giunse anche all’orecchio del delegato apostolico in Turchia, monsignor Angelo Roncalli che, il 26 maggio, ne apprese tutti i particolari dalla responsabile della sezione turca della Women International Zionist Organization Maria Bauer e dal delegato di un’agenzia di soccorso agli ebrei europei, Meir Touval-Weltmann i quali, quasi ogni settimana, si recavano alla delegazione per consegnare liste di nomi di intere famiglie ebree bloccate con i loro bambini nei territori occupati dall’Asse che, puntualmente, venivano recapitate alla Santa Sede mediante monsignor Victor Hugo Righi.

L’11 giugno 1943, in uno di questi incontri, Weltmann consegnò a Roncalli una lettera per ringraziarlo della «benevolenza paterna di Vostra Eccellenza in favore dei nostri rifugiati ebrei», non mancando di sottolineare, in un circostanziato «promemoria» allegato alla missiva, l’opera encomiabile svolta dalla Santa Sede nel salvataggio degli ebrei. Roncalli il 30 maggio aveva inviato un telegramma alla Segreteria di Stato chiedendo l’intervento immediato per un gruppo di 400 profughi ebrei croati internati nel campo di concentramento di Jasenovac, tra i quali figuravano anche il presidente della comunità ebraica di Zagabria Ugo Konn e il rabbino capo Miroslav Šalom Freiberger.

Pentecoste

 

Pentecoste


Pentecoste

Nome: Pentecoste
Ricorrenza: 08 giugno

« …Vi dico la verità, è meglio per voi che me ne vada, perché se io non vado, non verrà a voi il Consolatore; quando sarò andato, ve lo manderò e venendo, convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio ». Così aveva detto Gesù agli Apostoli poco tempo prima di salire al cielo.

Come nella creazione dell’uomo cooperarono tutte le tre Persone della SS. Trinità, così pure nella redenzione doveva cooperare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Già aveva cooperato il Padre con la preparazione remota e col mandare il suo unico Figlio; aveva cooperato Gesù Cristo con la sua passione e morte: ora doveva cooperare lo Spirito Santo, col vivificare, sostenere e santificare le anime.

Asceso Gesù al cielo, gli Apostoli si radunarono nel cenacolo e con Maria Vergine si prepararono a ricevere il Consolatore promesso. 

All’alba del decimo giorno un forte rumore scosse la casa, e in un attimo tutte le 120 persone che si trovavano radunate nell’ampia sala attorno a Maria, si inginocchiarono tremanti ed ecco che sopra le loro teste comparve un globo di fuoco dividendosi in tante fiammelle che andarono a posarsi su ciascuno, mentre una candida colomba aleggiava sul capo di Maria. « Repleti sunt omnes Spiritu Sancto, et coeperunt loqui variis linguis ». « Furono tutti ripieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare diverse lingue ». 

Ammirabile discesa d’amore, meravigliosa opera dello Spirito: quale cambiamento, quale rigenerazione produsse! 

Gli Apostoli, che ancora pensavano a un regno temporale del Messia, son diventati spirituali; da deboli e timidi pieni di forza e coraggio, poichè la grazia dello Spirito Santo li ha resi giusti, fedeli, umili, vincitori del mondo. 

E mentre prima si erano nascosti ed avevano abbandonato il Maestro nella passione, ora si dividono il mondo, predicano a tutti Gesù risorto, rinfacciano a tutti i loro peccati e i vizi e non risparmiano neppure gli stessi crudeli imperatori, e anche nei più atroci tormenti non cessano di predicare Gesù. 

S. Pietro, che pur costituito da Gesù capo della Chiesa, era stato vinto da una semplice servetta ed aveva rinnegato Gesù, ora dà inizio alla predicazione e converte subito 3.000 Giudei. Da quel giorno lo zelo degli Apostoli non conobbe confini. 

E quella Chiesa fondata da Gesù, che sembrava essere travolta dalla bufera che accompagnò la sua morte, colla venuta dello Spirito Santo si rianima, si fortifica, esce da quelle mura, cominciando a far proseliti e stendendo le sue tende dall’uno all’altro mare. 

Persecuzioni di ogni genere, calunnie, eresie, scismi, si scatenarono in ogni tempo contro la Chiesa, contro il Papa, ma essa assistita, confortata e aiutata dallo Spirito Santo, ha resistito impavidamente. 

Morirono i persecutori, i malvagi ministri di Satana, si spensero le diverse sette antireligiose, ma la Chiesa, opera di Dio, rimase, come « torre ferma che non crolla mai ». 

PRATICA. Invochiamo in questa giornata i doni dello Spirito Santo. 

PREGHIERA. O Signore, che quest’oggi con l’illustrazione dello Spirito Santo hai ammaestrato i cuori dei fedeli, dà a noi di gustare per mezzo dello Spirito ciò che è bene e di godere sempre della Sua consolazione

Pentecoste