Archivi giornalieri: 23 giugno 2010

Un’azione civile contro la discriminazione

 > News > 22-06-2010

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Compire 60 anni e non aver diritto di sopravvivenza

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Compiuti i 60 anni il comune di Milano gli ha tolto il sussidio che eroga alle persone in condizione di povertà assoluta.

È salvadoregno e ha il permesso di soggiorno, ma da quando ha spento le 60 candeline non basta più: nella lettera che ha ricevuto dal comune c’è scritto che ci vuole la carta di soggiorno.

Sostenuto dall’Asgi e da Avvocati per niente, si è rivolto al Tribunale di Milano per un'”azione civile contro la discriminazione” ai sensi dell’articolo 44 del Testo unico sull’immigrazione.

“L’effetto paradossale – spiega l’avvocato che cura la causa dell’immigrato salvadoregno – è che stranieri indigenti e talora invalidi percepiscono il sussidio (importo massimo 500 euro) fino a 60 anni e poi lo perdono proprio quando con l’avanzare degli anni ne avrebbero piu bisogno”.

Un criterio illogico e anticostituzionale: “La Corte ha ripetutamente stabilito che non è possibile limitare le prestazioni assistenziali a coloro che hanno la carta di soggiorno, perché questa a sua volta richiede un reddito minimo – aggiunge il legale -, sicchè è assurdo escludere dalle prestazioni proprio coloro che non dispongono neanche di quel reddito minimo”.

Permesso di soggiorno – Si, se si conosce l’italiano

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Permesso di soggiorno – Si, se si conosce l’italiano

Patente d’italiano

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Per il rilascio del permesso di soggiorno lo straniero dovrà possedere un livello di conoscenza della lingua italiana che consente di comprendere frasi ed espressioni di uso frequente in ambiti correnti. E’ quanto prevede il Ministero dell’Interno con il decreto del 4 giugno scorso, dove sono individuate le modalità di svolgimento del test di conoscenza della lingua italiana il cui superamento consentirà il rilascio del permesso per soggiornanti di lungo periodo.

Le disposizioni del decreto entreranno in vigore a partire dal 9 dicembre 2010, non si applicheranno ai figli minori di quattordici anni e agli stranieri affetti da gravi limitazioni alla capacità di apprendimento linguistico. La valutazione del livello di conoscenza della lingua italiana presso la Prefettura del luogo di residenza che, entro sessanta giorni dalla richiesta, convoca lo straniero per la prova.

Il test si svolgerà con modalità informatiche o – a richiesta dello straniero – tradizionali (prove scritte); il richiedente dovrà conseguire almeno l’ottanta per cento del punteggio complessivo. Ai fini del rilascio del permesso di soggiorno CE, le Questure verificheranno la sussistenza del livello di conoscenza della lingua italiana attraverso il riscontro dell’esito positivo del test riportato nel sistema informativo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’interno ovvero, nei casi di esonero dal test, attraverso il riscontro della relativa documentazione.

Manovra finanziaria – CGIL: no a condono falsi invalidi

 > News > 22-06-2010

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La provocazione della Lega

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No al condono sui falsi invalidi. E’ quanto sostiene la responsabile dell’ufficio Politiche per le disabilita’ della Cgil, Nina Daita, commentando l’emendamento alla Manovra finanziaria presentato dalla Lega Nord che prevede un condono per i falsi invalidi che, insieme ai loro medici, si autodenuncino entro i 180 giorni.

L’idea del Carroccio, afferma Daita, “costituisce l’ennesima provocazione della Lega”. Alla politica aggiunge, “chiediamo serieta’,non sono i controlli che vanno abrogati, ma la soppressione dell’articolo che prevede l’innalzamento della percentuale ‘invalidita’”. “Tutti i disabili e le loro famiglie -conclude Daita- sono indignati e sconcertati per l’iniquita’ della manovra e saranno in grado di difendere i pochi diritti acquisiti”.

Morte sopravvenuta dopo pochi istanti per infortunio, è danno tanatologico

Una nuova sentenza della Corte di Cassazione

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Con riferimento ad un caso di infortunio sul lavoro dal quale è derivata la morte del lavoratore, la Corte di Cassazione esamina la problematica del danno “tanatologico”, riconoscendolo in caso di morte sopravvenuta dopo pochi istanti dall’illecito (sentenza n. 13672 del 7 giugno 2010).

Un infortunio letale sul lavoro consente alla Suprema Corte di rielaborare i principi in tema di danno tanatologico: in particolare, la sentenza in epigrafe reca una grande apertura, riconoscendo il danno tanatologico in caso di morte sopravvenuta dopo pochi istanti dall’illecito.

Nella specie, la sentenza impugnata aveva escluso il risarcimento del danno del lavoratore proprio per la sua inconfigurabilità in ragione del tempo estremamente breve intercorso tra l’infortunio ed il decesso del lavoratore danneggiato.

La Suprema Corte cassa la decisione con rinvio, affermando un principio del tutto opposto: ritiene infatti che debba essere riconosciuto “il danno morale alla vittima di lesioni fisiche, alle quali sia seguita dopo breve tempo la morte, che sia rimasta lucida durante l’agonia in consapevole attesa della fine”. Il danno tanatologico resta così ancora inquadrato nell’ambito del danno morale, quale “sofferenza della vittima che lucidamente assiste allo spegnersi della propria vita”, non assumendo rilevanza invece quale danno biologico.

Nella giurisprudenza di legittimità, in precedenza, la Cassazione (Sez. 3, Sentenza n. 8360 del 08/04/2010) ha ritenuto che il danno cosiddetto tanatologico o da morte avvenuta a breve distanza di tempo da lesioni personali, deve essere ricondotto nella dimensione dei danni morali e concorre alla liquidazione degli stessi da configurare in modo unitario ed onnicomprensivo, procedendosi alla personalizzazione della somma complessiva che tenga conto, perciò, anche della suddetta voce di danno, ove i danneggiati ne abbiano fatto specifica e motivata richiesta e sempre che le circostanze del caso concreto ne giustifichino la rilevanza.

Anche secondo un’altra sentenza emessa dalla Cassazione (n. 458 del 13/01/2009), il danno cosiddetto “tanatologico” o da morte immediata va ricondotto nella dimensione del danno morale, inteso nella sua più ampia accezione, come sofferenza della vittima che lucidamente assiste allo spegnersi della propria vita. Nella specie, la Suprema Corte ha confermato la sentenza impugnata che aveva qualificato la predetta sofferenza della vittima come danno morale e non come danno biologico terminale, attestante l’inidoneità – essendo stato l’intervallo di tempo tra il sinistro e la morte di tre giorni – ad integrare gli estremi di quella fattispecie di danno non patrimoniale.

Da Ipsoa Francesco Buffa

Una bella vittoria per le neo mamme

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Diritti nei fatti

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Una bella vittoria quella del’avvocato Gabriella Del Rosso, legale dell’Inca Cgil Toscana che con la sua collega Yara Serafini ha tutelato i diritti di una donna fiorentina che  ha partorito il proprio bimbo con un anticipo di tre mesi e mezzo  sulla data presunta del parto. Il bimbo è rimasto però in un’incubatrice per ben 146 giorni.

Questa la ragione per la quale la neo mamma, dipendente di un’azienda privata ,aveva rivolto all’Inps e al suo datore di lavoro la domanda per ottenere un prolungamento dell’astensione obbligatoria dopo il parto in considerazione, appunto, di questo ricovero. La donna, voleva  semplicemente prolungare  il suo diritto a curare il proprio bambino aggiungendo ai tre mesi obbligatori decorrenti dalla data del parto i 146 giorni di ricovero del figlioletto.

La normativa generale prevede due mesi di astensione obbligatoria prima del parto e tre mesi dopo e, in caso di parto prematuro, la possibilità di sommare i due periodi (cinque mesi) al termine della gravidanza.

In questo particolare caso il bambino è tornato a casa 5 mesi dopo la data del parto, ragione per cui la donna poteva stare vicino al figlio solo per quattro giorni. Per poter assistere il bimbo che tre volte a settimana doveva essere portato all’ospedale per le visite di controllo, la giovane donna ha dovuto utilizzare i sei mesi di congedo parentale con uno stipendio ridotto al 30 per cento e, alla fine, è stata costretta a licenziarsi dopo che un primo ricorso d’urgenza era stato rigettato.

La neo mamma , nonostante l’amarezza per essersi dovuta licenziare, perché la ditta presso la quale prestava la propria attività lavorativa non gli aveva concesso neanche il part time ,si è dichiarata soddisfatta per il risultato ottenuto anche per le molte donne che si trovano nella sua stessa situazione e per le quali la sua sentenza potrà essere utile.

L’avvocato  Gabriella Del Rosso  ha sottolineato che, “ anche se l’Inps probabilmente farà ricorso, questa sentenza è la prima in Italia e, anche se nel merito, fa giurisprudenza. In questa materia c’era un vuoto legislativo e non esiste alcuna associazione che tuteli le donne che partoriscono prematuramente».

Oltre la macelleria sociale

Tagli indiscriminati

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Mentre in Italia il decreto-legge n. 78/2010 taglia i finanziamenti sociali complessivi mettendo a rischio la possibilità di assicurare i livelli essenziali di assistenza socio sanitaria che ricadranno esclusivamente sui lavoratori e sugli invalidi e non autosufficienti, accentuando il disagio sociale e colpendo le prospettive di sviluppo  del nostro paese, in Gran Bretagna uno studio condotto da ricercatori inglesi e pubblicato sul British Medical Journal mette in evidenza come le persone che si prendono cura dei malati di cancro ai polmoni vivono, come in uno specchio, gli stessi problemi psicologici e soffrono dello stesso stress dei malati.

Il risultato della ricerca condotto su alcuni pazienti scozzesi e sui loro familiari dice, infatti,  che chi si prende cura del malato subisce gli stessi effetti psicologici e sociali dalla malattia mimando in qualche modo le esperienze del paziente. In alcuni casi questo si traduce in un deterioramento anche della sua salute fisica che impedisce di prendersi cura del malato.

Gli autori dello studio concludono sostenendo che chi si occupa di un malato deve avere un sostegno durante tutta la fase della malattia e non solamente nelle fasi  finali. O, come spesso accade, mai.

E, aggiungiamo noi, specialmente in Italia dove si pensa addirittura di innalzare la percentuale di invalidità dal 74 all’85% escludendo dal diritto all’assegno di invalidità le persone prive di arti, affetti dalla sindrome di down o con patologie gravi si collocherebbero al di sotto dell’ 80% di invalidità ….

Cassa integrazione record a maggio

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Situazione stagnante e ripresa incerta

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Il ricorso alla cassa integrazione a maggio segna, ancora una volta, il dato più alto di sempre con circa 117 milioni di ore richieste mentre irrompe con tutto il suo peso la Cassa integrazione in deroga – lo strumento che estende gli ammortizzatori sociali ai lavoratori che finora non erano tutelati – segnando, da inizio anno a maggio, un aumento del 629,68% sui primi cinque mesi del 2009, per un totale di 120.759.864 ore di Cigd. E’ quanto si apprende da una nota diffusa dalla Cgil.

Da gennaio dello scorso anno a maggio 2010, in 17 mesi, sono state autorizzate 240.938.984 ore di Cigd. Questi i dati che emergono dalle elaborazioni delle rilevazioni Inps da parte dell’Osservatorio Cig del dipartimento Settori produttivi della Cgil Nazionale e dalle quali risultano essere un milione e trecentotrentamila i lavoratori coinvolti nei processi di Cig mentre i riflessi sulla busta paga da inizio anno segnano una perdita secca di oltre 2 miliardi di euro.

Nel rapporto, inoltre, si analizza la deroga all’applicazione delle nuove norme in tema pensionistico in favore di un massimo di 10mila lavoratori coinvolti in processi di mobilità e che, secondo la Cgil, “determinerà un evidente disastro sociale per migliaia di lavoratori che si ritroveranno, finito il periodo di mobilità, licenziati e senza l’opportunità di andare in pensione”.

Secondo la vice segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, “i dati di maggio confermano quanto sia ancora pesante la crisi e incerta la ripresa: la situazione economica resta stagnante e non si intravedono scelte di politica industriale. Immobilismo senza idee, è questa la cifra politica di questo governo, ma nei processi economici tale atteggiamento non è consentito perché determina la marginalizzazione del paese dal panorama economico e industriale mondiale”.

Con gli interventi sulle pensioni annunciati dal governo nella correzione di bilancio, “si aprono – si legge nel rapporto – scenari ancora difficili per i lavoratori coinvolti in processi di mobilità e in attesa di pensione”. Secondo il rapporto della Cgil le nuove iscrizioni alle liste di mobilità accolte dall’Inps da gennaio 2009 ad oggi corrono al ritmo medio di 7.000 lavoratori al mese, inoltre, i lavoratori che nel corso del 2009 sono usciti dalla mobilità per fine periodo o per pensionamento sono stati intorno ai 50.000.

A giugno 2010, considerando le entrate e le uscite dalle liste, i lavoratori che usufruiscono dell’indennità di mobilità presumibilmente non sono meno di 120.000, che si aggiungono ad una quota strutturale di lavoratori in mobilità che si trascina dagli anni precedenti. La deroga all’applicazione delle nuove norme in favore di un massimo di 10mila lavoratori coinvolti in processi di mobilità, come previsto dal governo, determinerà secondo la Cgil “un evidente disastro sociale per migliaia di lavoratori che si ritroveranno, finito il periodo di mobilità, licenziati e senza l’opportunità di andare in pensione. Opportunità che nella maggioranza dei casi era stata la prerogativa e la condizione stessa della validità degli accordi di ristrutturazione”.

La Cgil sostiene quindi la necessità che la misura dei 10.000 posti disponibili venga cancellata dalla manovra evitando di creare ulteriori problemi e gravissime discriminazioni verso chi sta già maggiormente subendo gli effetti della crisi.