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Diritti nei fatti
Una bella vittoria quella del’avvocato Gabriella Del Rosso, legale dell’Inca Cgil Toscana che con la sua collega Yara Serafini ha tutelato i diritti di una donna fiorentina che ha partorito il proprio bimbo con un anticipo di tre mesi e mezzo sulla data presunta del parto. Il bimbo è rimasto però in un’incubatrice per ben 146 giorni.
Questa la ragione per la quale la neo mamma, dipendente di un’azienda privata ,aveva rivolto all’Inps e al suo datore di lavoro la domanda per ottenere un prolungamento dell’astensione obbligatoria dopo il parto in considerazione, appunto, di questo ricovero. La donna, voleva semplicemente prolungare il suo diritto a curare il proprio bambino aggiungendo ai tre mesi obbligatori decorrenti dalla data del parto i 146 giorni di ricovero del figlioletto.
La normativa generale prevede due mesi di astensione obbligatoria prima del parto e tre mesi dopo e, in caso di parto prematuro, la possibilità di sommare i due periodi (cinque mesi) al termine della gravidanza.
In questo particolare caso il bambino è tornato a casa 5 mesi dopo la data del parto, ragione per cui la donna poteva stare vicino al figlio solo per quattro giorni. Per poter assistere il bimbo che tre volte a settimana doveva essere portato all’ospedale per le visite di controllo, la giovane donna ha dovuto utilizzare i sei mesi di congedo parentale con uno stipendio ridotto al 30 per cento e, alla fine, è stata costretta a licenziarsi dopo che un primo ricorso d’urgenza era stato rigettato.
La neo mamma , nonostante l’amarezza per essersi dovuta licenziare, perché la ditta presso la quale prestava la propria attività lavorativa non gli aveva concesso neanche il part time ,si è dichiarata soddisfatta per il risultato ottenuto anche per le molte donne che si trovano nella sua stessa situazione e per le quali la sua sentenza potrà essere utile.
L’avvocato Gabriella Del Rosso ha sottolineato che, “ anche se l’Inps probabilmente farà ricorso, questa sentenza è la prima in Italia e, anche se nel merito, fa giurisprudenza. In questa materia c’era un vuoto legislativo e non esiste alcuna associazione che tuteli le donne che partoriscono prematuramente».