Archivi giornalieri: 13 giugno 2010

Indagine conoscitiva sul lavoro nero, caporalato e sfruttamento della manodopera straniera

Notizie

11 giugno 2010

Incontro del Ministro Maurizio Sacconi alla Camera dei Deputati

Lunedì 14 giugno 2010, alle 9.30, presso la Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio, in seno alla XI Commissione (Lavoro pubblico e privato) della Camera dei Deputati, si svolgerà un incontro per la presentazione degli atti dell’indagine conoscitiva su “Taluni fenomeni distorsivi del mercato del lavoro (lavoro nero, caporalato e sfruttamento della manodopera straniera)”.

I lavori si concluderanno con l’intervento del Ministro Maurizio Sacconi.

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Immigrazione – Permesso a punti

NEWS

Il nuovo sistema dei crediti

A gennaio 2011 si cambia. E’, infatti, all’inizio del nuovo anno che, secondo le previsioni del ministro dell’Interno Roberto Maroni, entrerà in vigore l’Accordo di integrazione, approvato definitivamente oggi dal Consiglio dei ministri, e che segna un nuovo corso nei rapporti fra i cittadini stranieri e lo stato italiano.

La principale novita’ riguarda il sistema dei “crediti”, i cosiddetti punti (si parte con 16 crediti) da incrementare o da ridurre a seconda dei comportamenti degli immigrati. La soglia di adempimento è il conseguimento di 30 crediti. Impossibile avere il permesso di soggiorno senza la conoscenza della lingua italiana e della cultura civica e della vita civile italiana, senza mandare i figli minori a scuola.

A presentare l’Accordo stamattina a Palazzo Chigi il ministro del lavoro e delle politiche sociali Maurizio Sacconi e il collega dell’interno. Questo accordo – ha detto Sacconi – ”nasce nell’ambito del pacchetto sicurezza e non è uno strumento vessatorio. Anzi, stimola alcuni elementi basici dell’integrazione”. Nessuno chiederà agli stranieri – ha precisato ironizzando il ministro – competenze pari ”all’Accademia della Crusca così come non si tratterà di fare un esame di diritto pubblico”.      L’accordo (della durata di due anni) è destinato agli stranieri (16-25 anni) che entrano per la prima volta sul territorio nazionale; si stipula presso lo sportello unico o la questura contestualmente al momento della presentazione della domanda di permesso di soggiorno. Sono esentati dall’Accordo, le vittime di tratta e violenze, chi ha patologie o è portatore di handicap tali da limitare l’apprendimento linguistico e culturale. Con la firma all’Accordo, lo straniero si impegna a rispettare i principi della Carta dei valori della cittadinanza e dell’integrazione mentre lo Stato gli garantisce il sostegno al processo di integrazione. A questo scopo, entro un mese assicura allo straniero la partecipazione gratuita ad una sessione di formazione civica e di informazione sulla vita civile in Italia della durata tra le 5 e le 10 ore”.

“Al momento dell’entrata in Italia, lo straniero parte da un credito di 16 punti; 15 di questi possono essere sottratti in caso di mancata frequenza al corso di formazione civica. I crediti possono essere incrementati, ad esempio, da percorsi di istruzione professionale, dall’iscrizione al servizio sanitario nazionale, dalla stipula di un contratto di locazione o di acquisto, dallo svolgimento di attivita’ di volontariato”.

“Potranno invece essere decurtati, in caso di condanna penale anche non definitiva, dall’aver commesso gravi illeciti amministrativi o tributari. Con crediti pari o inferiori allo zero c’è l’espulsione. Il provvedimento istituisce anche un’anagrafe nazionale degli intestatari degli accordi di integrazione presso il Viminale”.

“L’accordo di integrazione, insieme al Piano nazionale per l’integrazione varato anch’esso stamattina dal governo, permette, secondo Maroni, ”il giusto rigore” ma anche una ”politica per l’integrazione che non ha pari in  Europa. Abbiamo definito un sistema di regole che consente a chi vuole venire in Italia di rispettare le leggi e di seguire un percorso di integrazione che e’ eccellente”. Sono misure ”estremamente efficaci” anche secondo il ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini che segnala come l’Accordo e il Piano ”mettono al centro l’educazione, perche’ non c’é vera integrazione senza istruzione e conoscenza”.

Ansa

Pubblico impiego: la Cgil contro l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne

Secondo il Ministero del lavoro risparmi per 1,450 miliardi di euro dal 2012

L’aumento dell’età pensionabile delle donne nel pubblico impiego comporterà complessivamente risparmi per 1,450 miliardi di euro a partire dal primo gennaio 2012 per finire all’anno 2019. E’ quanto risulta dalla stima dell’impatto finanziario del cosiddetto scalone che obbligherà le dipendenti pubbliche ad  accedere alla pensione di vecchiaia con 65 anni di età a partire dal
2012.

In particolare, come si legge nella tabella del ministero del Lavoro, l’intervento approvato oggi dal governo avrà un impatto zero nel 2010 e nel 2011. Mentre i risparmi saranno pari rispettivamente a 50 mln nel 2012; 150 mln nel 2013; 250 nel 2014; 350 nel 2015; 300 nel 2016; 200 mln nel 2017, 100 nel 2018 e 50 nel 2019. Impatto zero anche nell’ultimo anno menzionato nella tabella, il 2020.

Contro questo provvedimento ha ribadito la sua contrarietà il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani: “Per attuare la parificazione di trattamento tra uomini e donne nel pubblico impiego, come chiede l’Europa – ha detto -, è possibile utilizzare lo strumento della flessibilità uguale per uomini e donne, per i lavoratori pubblici e privati, in uscita verso la vecchiaia, ma il governo non lo ha voluto fare”.

”Non c’è al mondo – ha spiegato nel corso della festa regionale di Suzzara (Mantova), – manovra di innalzamento dell’età pensionabile che da un giorno all’altro aumenta di cinque anni più uno, perché c’è pure la finestra flessibile, l’età pensionabile per centinaia di migliaia di lavoratrici”.

Sull’argomento, Epifani ha poi indicato come, per quanto riguarda la manovra economica, ”limitare a 10 mila persone la possibilità di andare in pensione senza l’innalzamento dell’età pensionabile per chi è in mobilità e’ un disastro”. A suo avviso ”abbiamo molto più di 10 mila persone in mobilità e se non si risolve il problema questi lavoratori resteranno senza mobilità e senza pensione”.

(Adnkronos e Ansa).

Rapporto Isfol – Stagisti allo specchio

Appena una stretta di mano…

Molti ragazzi italiani vengono congedati con una calorosa stretta di mano al termine di uno stage. Il 53% dei tirocini, infatti, non porta da nessuna parte, lasciano il tempo che trovano, mentre il restante 47% si frammenta tra prolungamenti di stage (17%), contratti a progetto (6%), di collaborazione occasionale (7%), o di assunzione a tempo determinato (6%). Ovvero tutte quelle forme tipiche che alimentano il precariato. Solo il 2% dei tirocinanti italiani viene assunto a tempo indeterminato. Questi sono i dati che emergono dal rapporto che l’Isfol ha presentato ieri a Roma.
Le considerazioni dell’Istituto sono il risultato del sondaggio «Gli stagisti allo specchio», condotto tra il maggio e l’ottobre 2009 in collaborazione con la testata on line La Repubblica degli stagisti. Sono stati in 3000 a rispondere al questionario pubblicato su vari siti internet, la maggior parte giovani tra i 25 e i 30 anni.
«Il problema è che sempre più giovani hanno una laurea debole – dice il direttore dell’Isfol Domenico Sugamiele – e avrebbero bisogno di stage altamente formativi, invece il valore dei tirocini sta diminuendo progressivamente. Ma mi preoccupa di più il fatto che circa la metà del lavoro che richiede figure specializzate è colpito da precariato. Siamo di fronte a molti casi di sottoinquadramento contrattuale».
In attesa di un impiego, ai ragazzi italiani non resta che fare ripetuti stage, spesso non retribuiti. Alcuni dei giovani che hanno risposto al questionario dell’Isfol, hanno dichiarato di aver fatto 5 o più stage. Se il 48% del campione ha fatto solo uno stage, il 33% ne ha fatti due, il 13% tre, il 4% quattro, l’1% cinque e un altro 1% oltre cinque stage.
Insomma il tirocinio sostituisce l’impiego: tra il 2008 e il 2009 sono aumentate le offerte di stage da parte delle aziende (+30%) e sono diminuite quelle di lavoro(-45%).
Un tempo si diceva che gli stagisti fossero utilizzati per fare caffè e fotocopie, oggi non è sempre così: lavorano e quasi quanto i colleghi assunti. Ma di rimborso adeguato manco a parlarne. Il 52% di loro non riceve nulla, il 17,3% prende tra i 500 e 250 euro al mese, il 14% meno di 250 euro. Sono pochi i fortunati: solo l’11% è pagato tra i 500 e i 750 euro e il 5,3% oltre i 750 euro. Se si considera che il 26% dei ragazzi si è dovuto trasferire in un’altra città per fare lo stage, e un altro 24,7% fa il pendolare, si intuisce quanto un tirocinio possa pesare a una famiglia. Più della metà degli stagisti, il 56%, non riceve nemmeno i benefit, ovvero i buoni pasto o i rimborsi per i trasporti. Così anche una stretta di mano diventa preziosa.
Del totale degli intervistati, il 69% sono donne. Chi ha preso parte alla tavola rotonda successiva alla presentazione del rapporto – rappresentanti di centri di orientamento di università e centri per l’impiego – ha cercato di interpretare questo dato. Le donne sono più determinate e flessibili e per questo afferrano con più entusiasmo le offerte di stage. Questa è stata una chiave di lettura abbastanza condivisa. Ma Maristella Cristofich del centro di orientamento dell’università di Genova ha voluto fornire una interpretazione alternativa. «Abbiamo osservato che le donne iscritte a Economia si laureano prima e con voti migliori dei colleghi maschi, ma poi trovano lavoro con più difficoltà perché le aziende preferiscono gli uomini». Allora alle ragazze non resterebbero che gli stage.Ciò che manca all’Italia è una normativa aggiornata che regolamenti gli stage. In altri paesi europei i tirocinanti sono tutelati e la legge impone che vengano pagati, o nel peggiore dei casi, rimborsati delle spese. Si tratta di quegli stati che da sempre promuovono politiche a favore dei più giovani, Francia, Inghilterra, Germania, Spagna. L’Italia, tra stage poco formativi e senza sbocco lavorativo, rimane indietro. Come ha detto Ginevra Benini, autrice del rapporto Isfol, per ora gli stage restano una «lotteria del posto fisso».

da Il Manifesto.it