Archivi giornalieri: 11 giugno 2010

Riforma delle pensioni nel pubblico impiego e Piano di integrazione per gli immigrati

Notizie

10 giugno 2010
 
Riforma delle pensioni nel pubblico impiego e Piano di integrazione per gli immigrati
Via libera dal Consiglio dei Ministri 

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della seduta odierna, ha dato il via libera all’equiparazione dell’età delle pensioni di vecchiaia tra uomini e donne nel pubblico impiego. La misura, resa necessaria per ottemperare ad una richiesta della Commissione europea, sancita a sua volta dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, prevede l’innalzamento a 65 anni dell’età pensionabile per le dipendenti pubbliche, a partire dal primo gennaio 2012. L’equiparazione sarà introdotta tramite un emendamento al decreto legge contenente le misure della manovra economica.
 
I Ministri Maurizio Sacconi, Mara Carfagna e Renato Brunetta, durante la conferenza stampa seguita alla riunione del Consiglio dei Ministri, hanno spiegato che i risparmi generati dalla misura saranno fatti confluire presso un fondo strategico istituito presso la Presidenza del Consiglio, con la specifica finalità di finanziare politiche a sostegno della famiglia e delle persone non autosufficienti.
 
Inoltre, il Consiglio dei Ministri ha dato oggi il proprio si definitivo al Piano di integrazione nella sicurezza: identità e incontro, promosso dal Ministro Sacconi che, anche alla luce del Libro bianco sul futuro del modello sociale, individua le principali linee di azione e gli strumenti da adottare al fine di promuovere un efficace percorso di integrazione delle persone immigrate, in grado di coniugare accoglienza e sicurezza.
 
Il Piano, insieme all’
Accordo nazionale d’integrazione degli immigrati, a cui si accompagna, si basa su cinque principi basilari di integrazione:

• Educazione e apprendimento – La scuola come primario luogo di intervento, con tetti di alunni stranieri nelle classi per favorire l’integrazione attraverso la formazione linguistica e la conoscenza della Costituzione tramite l’educazione civica.
 
Lavoro – Con particolare attenzione ad una programmazione dei flussi misurata con le effettive capacità di assorbimento della forza lavoro. Un percorso, questo, che deve iniziare già nei paesi di origine.
 
Alloggio e governo del territorio – Un tema cruciale per la creazione di un patto sociale nel rispetto delle regole di convivenza civile, al fine di evitare il binomio immigrazione-criminalità, spesso dovuto alla nascita di enclavi monoetniche.
 
Accesso ai servizi essenziali – Favorire il rapporto con la burocrazia e con l’accesso ai servizi sanitari e socio-assistenziali è essenziale. Un percorso che può essere facilitato, fra l’altro, da un’opportuna formazione specifica di operatori e mediatori.
 
Minori e seconde generazioni – Priorità all’integrazione dei minori stranieri presenti sul territorio e loro tutela piena ed incondizionata.

XXIII^ – FOEDDOS E VERSOS IN SARDU

XXIII^ – FOEDDOS E VERSOS IN SARDU

A cura di Salvatore Frau

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Pensando di fare una cosa gradita a tanti giovani lettori, e di certo non solo a loro, proponiamo una poesia composta da una giovane poetessa, sassarese di nascita, ma che vive tra Macomer, Alghero e Cagliari:  Carla Casula,  poetessa bilingue che ha già pubblicato tre raccolte poetiche in italiano, mentre continua gli studi di glottologia all’Università di Cagliari e le ricerche di linguistica sarda di cui ha scritto sul settimanale L’Ortobene di Nuoro. Quella che presentiamo è la poesia con la quale ha vinto quest’anno il primo premio nel concorso “Poetendi e contendi – Scalepranu in poesia”, scritta in logudorese, ma con delle inflessioni nuoresi-barbaricine, avendo radici ollolaesi. E’ una poesia dedicata a s’amore meu: otto quartine in cui si nota una cura particolare della metrica e della rima che la rendono ancor più gradevole.

 

PRO S’AMORE MEU

 

Istiu no est istiu chen’a tie

chi as furadu su nuscu a unu frore

e pro narrer chi mannu est s’amore

allegas no agato note e die.

 

Cando su sole iscardit su nie

e s’aera si prenat de calore

tue, bestidu a nou, resplendore

ses prima lughe chi in chelu si bie(t).

 

Sas laras ti cheria carissiare

milli ortas dae sero a manzanu

e a s’arbeschida, manu in sa manu,

nois solos in sa rena a passizare….

 

A l’ischis chi tue ses s’amore meu?

…Ma fortzis no ti l’apo ancora nau…

si carchi orta t’apo mentovau

est pro ti alabare che unu deu(s).

 

Tue cravellu de monte, donosu

puru sas janas cheres abbelare?

Dae tres annos m’as fatu innamorare…

disizo solu a tie pro isposu!

 

Chi t’apo dedicau sa poesia

l’ischint totus fintzas sos istranzos!

Tue menzus de fortuna e de balanzos

prenda lughente de sa vida mia…

 

Cando sa cara tua idet su mare

tristu si cuat ca tenet birgonza

e Venere, dae s’artu testimonza,

issa puru giai t’at a disizare.

E’ davvero una bella poesia, in cui l’amore viene manifestato con modi dolci e delicati, quasi con ritegno, pare che si noti persino il timore di alzare il tono del discorso e creare qualche reazione sgradevole in chi legge o ascolta:…as furadu su nuscu a unu frore/….tue cravellu de monte, donosu/….tue menzus de fortuna e de balanzos/prenda lughente de sa vida mia…, sono tutte espressioni di una bellezza genuina che si rifanno ad un mondo classico oggi sempre più raro, così come la ricerca e l’uso di parole arcaiche e dimenticate, come alabare, lodare  e abbelare, incantare.  E’ la dimostrazione che i ragazzi sanno fare poesia sarda in modo delicato e piacevole, senza eccessi sguaiati che mirano solo ad apparire. La stessa giuria ha scritto che “la poesia è intensa e sobria, elegante e rarefatta”. E non è il caso di aggiungere nulla di più.