Testo NewsConsiderata l’enorme rilevanza per l’Istituto dell’utilizzo del sistema informatico di trasmissione delle comunicazioni, sono stati implementati i servizi presenti nella sezione “Servizi on line per aziende e consulenti” del sito internet, relativi alla gestione degli indirizzi di Posta Elettronica Certificata (PEC).
È quanto viene comunicato con il Messaggio numero 8464 del 25-03-2010.pdf , nel quale si dà anche notizia dell’aggiornamento dei modelli per l’iscrizione con modalità non telematica, in cui è stato inserito il campo “Indirizzo PEC” nella sezione riservata ai dati aziendali
Archivio mensile:marzo 2010
Un libro sui migranti lavoratori
Io sono un italiano, un italiano nero
Il titolo del libro del giornalista Domenico Guarino, riadatta la canzone di Toto Cutugno in versione migrante, diciassette interviste agli immigrati che arrivano in Italia per lavorare. Dai braccianti agricoli della Piana del Sele ai muratori rumeni, dalle badanti ai lavavetri, il libro è un viaggio, come spiega l’autore, in “quel mondo immenso che sotterriamo sotto la sigla sempre più inquietante di ‘extracomunitari’”.
Non si tratta di un’indagine esaustiva. E nemmeno di un saggio sociologico o una ricerca accademica. Le pagine del volume offrono vite reali alle prese con problemi reali. E con la voglia di non sentirsi esclusi in un paese che molti non hanno scelto ma in cui tanti alla fine vorrebbero vivere. Storie di successo e di sconfitta. Clandestini, regolari, cittadini italiani. Il libro racconta storie di uomini e donne che chiedono una chance al nostro paese e chiedono a noi di non lasciarli soli di fronte alla follia di un’immagine stereotipata che li vorrebbe tutti criminali in potenza, alla ricerca di un’occasione per prendere il nostro posto nella maniera più violenta possibile.
“Quello che manca in Italia è raccontare come gli immigrati siano molto più lucidi di noi autoctoni nell’analizzare e nell’affermare le vere cause del montante sentimento xenofobo che sta invadendo il nostro paese – spiega Guarino – Tutto questo ha assai poco a che fare con il razzismo classico, mentre riguarda molto più da vicino la paura del diverso e la lotta tra i poveri, in un paese che si sta sensibilmente impoverendo. E allora gli immigrati diventano il facile bersaglio su cui scaricare la rabbia sociale. Magari per cerare un nemico comune su cui ricompattare l’unità nazionale. O per militarizzare le città, riempire le carceri, controllare con sempre maggiore capillarità il territorio e le menti delle persone. In sostanza: creare quel capro espiatorio su cui scaricare il peso di tutte le paure e di tutti i peccati degli italiani”.
Il libro verrà presentato in anteprima oggi, mercoledì 24 marzo, alle 17.00 presso la sede della Cgil fiorentina in Borgo dei Greci 3. Oltre all’autore, interverranno Mauro Fuso, segretario generale Camera del lavoro metropolitana-Firenze, e Alberto Tassinari di Ires Toscana.
Sul danno differenziale
Due anni di sperimentazione della CGIL Roma sud
Il 31 marzo dalle ore 9.00 alle ore 14.00 nella sede della CGIL di Roma sud si presenteranno i risultati della sperimentazione sul danno differenziale (il danno risarcibile al lavoratore, ottenuto dalla differenza tra quanto versato dall’Inail a titolo di indennizzo per infortunio sul lavoro o malattia professionale, e quanto è possibile richiedere al datore di lavoro a titolo di risarcimento del danno in sede civilistica) a cura dell’unità valutativa composta da F. Aiello, D. Cordoni, R. Maffei, G. Norcia, T. Pampena e T. Santulli.
Interverranno E. Moroni, responsabile dell’UVL nazionle, Sara Taranto, responsabile dell’UVL di Roma e Lazio, Adele Caccioti, responsabile INCA CGIL regionale, Sandro Grugnetti, Presidente del CAAF Roma e Lazio. Concluderà Vincenzo Giuli, responsabile del Sistema Servizi CGIL di Roma e Lazio
Arcipelaghi
Regia: Columbu Giovanni
Interpreti: Bagedda Bruno, Begala Barbara, Besson Laura, Columbu Michele, Cottu Badore, Curreli Silvia, Harder Handreas, Lostia Giancarlo, Lostia Paolo, Maccioni Antonio, Maccioni Salvatore, Mattu Fiorenzo, Mazzette Vittoria, Mennea Pietrina, Mulas Caterina, Puddighinu Paolo, Sannais Carlo, Seche Pietro, Soddu Elisa, Soddu Ubaldo
Montaggio: Catela Catherine
Musiche: Milesi Piero
Tecnico audio: Gelao Antonio
Riprese: Della Chiesa Francisco
Luci: Olmi Fabio
Fotografia: Olmi Fabio
Tipologia: film
Argomento: storia e tradizioni
Lingua: italiano, sardo
Sottotitoli: inglese
Link risorsa: http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&id=187833
Editore: RAI Sardegna
Autore: Mocco Roberta
Regia: Mocco Roberta
Tecnico audio: Casti Simone, Zurru Davide
Interventi: Columbu Michele, Farenzana Stefano, Granara Nino, Jarzombek Katharina
Data di registrazione: 2010/01/31
Data di trasmissione: 2010/01/31
Emittente: Radio RAI Sardegna
Certificati medici on line
A rischio un milione di certificati al mese
Come chiesto dal Ministro della Funzione Pubblica e dell’Innovazione, Renato Brunetta, i medici dovranno inviare i certificati di malattia per i dipendenti pubblici che si assentano dal lavoro soltanto per via telematica.
Il 19 marzo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto Brunetta che prevede, inoltre, per chi non rispetta quest’obbligo, un illecito disciplinare che in caso di reiterazione “comporta l’applicazione della sanzione del licenziamento”. E’ quanto si legge nella circolare 1/2010 del dipartimento per la digitalizzazione e l’innovazione appena pubblicata secondo la quale per il medico inadempiente è prevista la decadenza della convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale.
In poche parole tra qualche giorno il percorso dei certificati medici per malattia dovrebbe essere questo: il medico o la struttura sanitaria competente inviano il certificato direttamente all’Inps che, a sua volta, lo invia all’amministrazione di appartenenza del dipendente pubblico ammalato. E tutto deve viaggiare rigorosamente in rete. I medici hanno 3 mesi di tempo per abituarsi all’idea, cioè in questi 3 mesi potranno continuare a rilasciare, secondo le modalità attualmente vigenti, certificati cartacei. A luglio è previsto un collaudo generale del sistema.
Ma i medici di famiglia non sono d’accordo con le nuove disposizioni. “Dal 3 aprile i medici di famiglia italiani potrebbero non essere più in grado di garantire la certificazione per malattia per almeno un milione di lavoratori dipendenti pubblici e privati ogni mese se non si troverà una soluzione per dare una corretta interpretazione alla nuova normativa sulle certificazioni on line”. E’ quanto dichiara il segretario nazionale della FIMMG – Federazione italiana medici di famiglia, che stamattina ha inviato una lettera ai quasi 30mila iscritti della Federazione per esprimere la sua preoccupazione. “E’ quanto succederà – spiega Milillo – se nell’incontro previsto tra FNOMCeO , Ministero della Salute, INPS e Ministero della Funzione Pubblica, non si troverà la soluzione per l’interpretazione del decreto, sulla definizione delle modalità tecniche per la predisposizione e l’invio telematico dei dati delle certificazioni di malattia al SAC (il sistema di accoglienza centrale ossia l’infrastruttura tecnologica del Ministero dell’economia e delle finanze che consente la ricezione dei dati delle ricette mediche e dei certificati di malattia trasmessi in via telematica dagli utenti)”.
“La nostra Federazione – prosegue Milillo – nell’interesse primario della tutela della salute dei cittadini e della sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale, ha sempre sostenuto i percorsi di innovazione, in particolare dell’informatizzazione e della messa in rete dei propri medici con tutti gli attori del servizio sanitario. Non è possibile però chiedere ai medici di fare ciò che le nuove disposizioni di legge vietano pena l’esposizione a gravi sanzioni civili e penali, in particolare le certificazioni per malattie brevi, che molto risentono del rapporto di fiducia e della conoscenza dei problemi di salute del paziente, spesso in assenza di segni e sintomi obiettivabili. Neppure possiamo ipotizzare che, conoscendo i ritardi e le carenze del sistema informativo nazionale, in tempi brevi e con propri mezzi i medici di famiglia italiani possano essere messi in grado di dare attuazione pratica a quanto disposto dal decreto in oggetto.” “Il 27 marzo – conclude Milillo – il Consiglio nazionale della FIMMG valuterà le azioni da mettere in atto a tutela dei medici e dei lavoratori assistiti”.
helpconsumatori
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Accertamento dei redditi dei pensionati residenti all’estero per il 2009
Contenuto della news
Testo NewsNell’ambito delle operazioni periodiche di verifica delle situazioni reddituali dei pensionati incidenti sulle prestazioni pensionistiche, è stata avviata l’ operazione di accertamento dei redditi dei pensionati residenti all’estero relativi all’anno 2009.
Con il Messaggio numero 7977 del 19-03-2010.pdf vengono dettate tutte le istruzioni necessarie per la compilazione dei modelli reddituali (MOD. RED/EST 2010), con l’indicazione dei termini per la presentazione delle dichiarazioni, viene disciplinata l’attività degli Enti di Patronato e dei Consolati, e vengono fornite indicazioni sulle procedure per l’acquisizione e l’elaborazione delle dichiarazioni reddituali.
Indennità di malattia e di maternità
NEWS
Modalità operative
In caso di malattia e maternità , l’Istituto previdenziale provvede al pagamento diretto delle prestazioni in favore dei seguenti lavoratori:
• agricoli (OTD-OTI), esclusi i dirigenti e gli impiegati;
• assunti a tempo determinato per i lavori stagionali;
• addetti ai servizi domestici e familiari (a questi lavoratori non spetta l’indennità di malattia ma solo quella per maternità);
• disoccupati (purché l’evento insorga entro 60 giorni dalla cessazione);
• sospesi dal lavoro che non usufruiscono del trattamento di cassa integrazione guadagni (purché l’evento insorga entro 60 giorni dalla sospensione;
• a domicilio nel periodo intercorrente tra la data di riconsegna del lavoro affidato dal committente e quella della nuova consegna (in tale periodo il lavoratore si considera “sospeso”, l’evento quindi deve insorgere entro 60 giorni dalla riconsegna);
• assunti a tempo determinato (che nei 12 mesi precedenti l’evento morboso non possono far valere periodi lavorativi superiori a 30 giorni, oppure non possono essere indennizzati direttamente dal datore di lavoro poiché l’attività lavorativa svolta presso quest’ultimo è inferiore ai periodi di malattia)
Nell’ambito delle figure descritte il pagamento diretto dell’indennità di malattia da parte dell’Inps potrebbe non intervenire, quando anche i CCNL dovessero prevedere il pagamento anticipato da parte del datore di lavoro.
In ogni caso, quando il datore di lavoro non corrisponda l’indennità (malattia/maternità), o la corrisponda in ritardo, il lavoratore deve chiedere il pagamento all’INPS tenendo presente che il diritto si prescrive nel termine di un anno dalla data della sua insorgenza.
Il diritto all’indennità permane per tutta la durata del rapporto di lavoro a tempo indeterminato e si protrae per un ulteriore periodo di due mesi (o di 60 giorni se più favorevole al lavoratore) successivo alla cessazione o sospensione del rapporto di lavoro: per il predetto periodo di due mesi i lavoratori cessati e quelli sospesi hanno conseguentemente diritto alla corresponsione dell’indennità.
Va inoltre precisato che ai fini della conservazione del diritto all’indennità, per lavoratore cessato deve intendersi il lavoratore licenziato o dimissionario anche se non iscritto alle liste di collocamento (presso i centri per l’impiego).
Per lavoratore sospeso deve intendersi il lavoratore nei cui confronti il datore di lavoro non ha l’obbligo di corrispondere la retribuzione né il lavoratore quello di prestare attività lavorativa; (aspettativa non retribuita, periodi di interruzione o sospensione del rapporto di lavoro previsti da specifiche disposizioni di legge ecc.).
In caso di part time orizzontale, cioè quando la riduzione di orario rispetto al tempo pieno è prevista in relazione all’orario normale giornaliero di lavoro (ad es. una prestazione lavorativa di 4 ore al giorno a fronte di un orario normale di lavoro di 8 ore al giorno), per la liquidazione della indennità di malattia e maternità obbligatoria (ordinaria – anticipata o posticipata) si prende a riferimento la retribuzione “teorica” del mese immediatamente precedente a quello di inizio del periodo indennizzabile; in caso di cessazione o sospensione del rapporto di lavoro quella del mese precedente la cessazione.
In caso di parti time verticale, cioè quando è previsto che l’attività lavorativa sia svolta a tempo pieno, ma limitatamente a periodi predeterminati nel corso della settimana, del mese o dell’anno (ad es. 3 giorni di 8 ore lavorative nell’arco della settimana; 6 mesi a tempo pieno nel corso dell’anno); di tipo misto, quando le modalità di svolgimento dell’attività lavorativa risultano dalla combinazione di part-time orizzontale e part-time verticale, potrebbe essere necessario, ai fini del calcolo delle indennità giornaliere di malattia e maternità, riproporzionare la retribuzione teorica di riferimento.
Suggeriamo, nei casi in cui il pagamento delle relative indennità avvenga direttamente da parte dell’Istituto, di verificare, con la collaborazione delle categorie e uffici vertenze, l’eventuale assenza di elementi retributivi rilevanti ai fini di una corretta liquidazione chiedendo, se necessario, il ricalcolo dei trattamenti.
Assegno di maternità alle cittadine extracomunitarie
Risolte le problematiche relative all’erogazione
L’INPS, con la circ. n. 35 del 9.3.2010 chiarisce alcuni aspetti relativi all’erogazione dell’assegno di maternità concesso dai Comuni in favore di cittadine straniere che, essendo in possesso di tutti i requisiti di legge richiesti per beneficiare dell’assegno, hanno presentato domanda di permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, entro i sei mesi dalla nascita del bambino, (termine perentorio per la richiesta dell’assegno), ma non ne sono ancora fisicamente in possesso a causa dei gravi ritardi nella consegna dei titoli da parte delle Questure.
L’INPS risolve questo problema, stabilendo che si potrà comunque presentare la domanda di richiesta dell’assegno, allegando la ricevuta comprovante l’avvenuta richiesta del titolo di soggiorno; tale domanda sarà tenuta “in sospeso” dai Comuni anche oltre il termine dei 6 mesi dalla nascita del bambino, in attesa del rilascio del titolo di soggiorno e della sua esibizione (in forma elettronica o cartacea).
Una volta ottenuto il titolo di soggiorno, la straniera dovrà presentarne copia al Comune
competente, il quale a sua volta procederà a trasmettere all’INPS i dati relativi alle domande
sospese, ai fini del pagamento della prestazione.
Ricordiamo che l’assegno di maternità concesso dai Comuni spetta anche alle cittadine
comunitarie, in questo caso dovrà essere presentata l’attestazione di iscrizione anagrafica.
Per quanto concerne gli ulteriori requisiti, occorre precisare che l’assegno viene concesso alle
cittadine residenti in Italia per ogni figlio biologico e per ogni minore adottato o in affidamento preadottivo. Lo straniero deve risultare residente nel nostro paese al momento dell’evento (parto o ingresso in famiglia in caso di adozione o affidamento).
Il nucleo familiare di appartenenza della madre non deve superare i limiti di reddito stabiliti
annualmente con il criterio dell’ISE (Indicatore Situazione Economica).
A tale riguardo si precisa che per lo svolgimento della pratica ISE, tutte le informazioni relative al possesso dei requisiti economici, alla compilazione del modello e all’inoltro dello stesso all’INPS ci si deve rivolgere alle sedi del CAAF.
Sfide per la prevenzione del rischio chimico
NEWS
Tumori ed esposizione lavorativa
Organizzato da ISTAS si è tenuto dal 10 al 12 marzo u.s. a Siviglia il VI Forum
“Sfide per la prevenzione del rischio chimico”, una sessione del Forum è stata dedicata al
rischio cancerogeno con il confronto fra diverse esperienze nazionali ed in questa sessione sono stati presentati i dati della indagine GISCOP condotta nelle strutture ospedaliere francesi.
L’Istituto di vigilanza sanitaria (InVS) nel 2008 ha pubblicato uno studio retrospettivo che ha rilevato come fra il 1980 ed il 2005 si è passati da 150.000 a 320.000 nuovi casi di tumore all’anno con un aumento (meno significativo) delle morti che sono passate da 125.000 a 145.000 con un netto aumento dei casi che si potrebbe
definire “cronici”.
La mortalità per tumore presenta forti diseguaglianze sociali, uno studio realizzato
dall’Insee (Istituto Nazionale di statistica e di studi economici) nel 1984 dimostrava come
tale mortalità fosse 4 volte superiore fra i lavoratori manuali che tra i dirigenti ed i
professionisti. Un più recente studio del 2008 condotto sui dati del 2005 quantifica in 10 volte tale differenza.
Questa differenza così significativa si può correre il rischio che venga interpretata
secondo un modello che tende ad occultare il ruolo dei rischi lavorativi privilegiando le
condotte individuali come tabacco ed alcool o condizioni individuali quali la dieta e
l’esercizio fisico.
Quando ci si confronta con i tumori causati da esposizione lavorativa sicuramente
ci si deve confrontare con una sottostima che deriva dall’utilizzo delle statistiche dei casi
riconosciuti ed indennizzati dagli istituti Assicuratori e molto attuale appare la frase
pronunciata nel 1982 nel corso di un convegno dell’INRS “Conosciamo solo ciò che
indennizziamo”.
A fronte di questa sottostima in Francia nel 2003 fu avviata una vasta indagine
(SUMER) che ha coinvolto 50.000 lavoratori delle industrie private attraverso la
somministrazione da parte dei medici del lavoro di un questionario che ha indagato le
esposizioni agli agenti cancerogeni di gruppo 1 e 2A IARC e di categoria 1 e 2 dell’Unione
Europea.
Infine anche i ricercatori di GISCOP concordano sul fatto che in questi ultimi anni
nelle attività a rischio cancerogeno sono principalmente impiegati lavoratori immigrati da
qui l’esigenza di specifiche misure per evitare una futura sottostima o addirittura
negazione del rischio. Partendo dalla ricostruzione delle storie professionali dei pazienti arruolati da
GISCOP è stata avviata la costruzione di un repertorio delle attività lavorative che possono
comportare una esposizione a prodotti cancerogeni. I dati sono stati validati da un gruppo di esperti di diversa provenienza (tossicologi, medici del lavoro, ingegneri della
prevenzione).
La finalità principale è quella di far emergere le esposizioni tenendo conto
dell’evoluzione dei processi tecnologici e produttivi ma anche delle condizioni di lavoro e
dell’organizzazione di lavoro. Questa attenzione alla dimensione temporale è assai
importante per patologie a lunga latenza come, appunto i tumori professionali.
Il repertorio che consta di 19 schede di analisi dei settori professionali e 60 schede
riguardanti le mansioni è consultabile all’indirizzo:
http://travail.expocancer.fr/wikiscope93/index.php/Accueil
12° newsletterf
Differenze salariali tra uomini e donne in Ue: il ruolo strategico del sindacato
NEWS
Per superare il “gender pay gap”
Indagare alle radici del divario salariale tra uomini e donne per trovare soluzioni a un problema tuttora irrisolto. Questo l’obiettivo di uno studio condotto da Eurofound (Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro).
Dallo studio emerge il ruolo fondamentale delle parti sociali nel colmare il divario di retribuzione tra uomini e donne. Secondo Eurofound, superare la segregazione all’interno della rappresentanza sindacale deve essere una delle principali preoccupazioni per le parti sociali. La penetrazione inferiore dei sindacati nei settori a prevalenza femminile o a bassa retribuzione dovrebbe portare a diverse strategie di affiliazione, che prevedano ‘pacchetti sindacali’ su misura per le donne.
Emerge poi che il “gender pay gap” – se trova iniziative efficaci da parte sindacale – rimane una preoccupazione secondaria per i datori di lavoro. È però evidente che le aziende hanno un ruolo molto importante da svolgere, non solo per quanto riguarda direttamente la retribuzione, ma anche nel creare un clima favorevole per un avanzamento egualitario nella carriera di uomini e donne.
Viene quindi rilevato che nei paesi in cui c’è contrattazione collettiva centralizzata, le differenze a livello di retribuzione sono meno diffuse. Le parti sociali che lavorano in altri contesti di contrattazione – come quelle che si svolgono a livello d’impresa – potrebbero tuttavia adottare alcuni dei vantaggi della contrattazione centralizzata, adottando linee guida condivise sulla contrattazione basata sul genere.
Ad ogni modo, la questione della segregazione orizzontale (ovvero la scelta del settore professionale da parte delle donne) rimane l’elemento centrale del problema: sono ancora molto poche le iniziative espressamente rivolte all’orientamento professionale, di settore e di carriera, rivolte specificamente alle donne. Affrontare la questione durante la giovane età e presentare le professioni e i settori d’impiego in un modo neutro rispetto al genere contribuirebbe ad affrontare il problema alla radice.